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Il disastro sulla via Tenente Minicuci a Melito Porto Salvo (RC)

Erano passate da poco le 8,30, quando si è sentito un boato possente provenire dalla Via Tenente Minicuci; seguito da urla, grida di aiuto ed un diluvio di tetti, calcinacci, mura, macchine e motori che sprofondavano nella scarpata posteriore. Mentre gli operai, la ragioniera e il titolare della ditta si mettevano in salvo. Sul posto Vigili urbani, Vigili del Fuoco, Polizia e Carabinieri e tanti curiosi, che avranno pure il diritto d’informarsi sull’accaduto, stabilito per legge. Si parla di un danno che potrebbe aggirarsi intorno al milione di euri. Segue secondo servizio più dettagliato
MELITO PORTO SALVO (RC), IN VIA TENENTE MINICUCI, PROLUNGAMENTO DI VIA FRATELLI ROSSELLI, ALLE OTTO E TRENTA DEL MATTINO, VANNO IN ONDA LE… “PROVE TECNICHE DI TERREMOTO” SFIORATA LA TRAGEDIA
Sul volto degl’involontari protagonisti, si potevano cogliere al volo, paura, panico e terrore, stress, emozioni ed ansia, ma anche tanta rabbia. Questo è il senno del poi.  Sulla via si è materializzata la schiera degli… “esperti-specialisti”: tecnici, ispettori, ingegneri, geologi, geometri, architetti, tenenti kojak e Derrick, muratori, carpentieri, ferraioli, manovali”
Domenico Salvatore

MELITO PORTO SALVO (Reggio Calabria) 11 dicembre 2013 - Giovanni Tripodi, come ogni mattina, ha alzato le serrande della sua officina e si è messo al lavoro, di cui a prescindere dalla crisi economica c’è tanto bisogno. Del resto il titolare della ditta, svolge la sua attività di meccanico con diligenza, profitto ed ottima nomea. Infatti i clienti arrivano anche da fuori Melito. Segno di garanzia sui pezzi originali, serietà competenza e professionalità. Una professione che sta portando avanti da anni, con grande dispendio di energie economiche e sacrifici. Ma stamani 11 dicembre 2013, alle ore 8,30, è successa una cosa terribile, che cambierà la sua vita. Almeno nelle prossime settimane. La burocrazia vuole, anzi, “si prende” la sua parte…indagini, rilievi tecnici, riconoscimento delle responsabilità, cause del crollo, ricostruzione del muro di sostegno e del tetto del capannone, (ma anche degli altri manufatti laterali, che a giudicare dalle foto, c’era e così via. Sul posto dell’incidente, i Carabinieri della locale stazione coordinati dal capitano Gennaro Cascone; la Polizia Municipale, coordinata dal capitano Antonio Laganà; i Vigili del Fuoco, Distaccamento di Melito Porto Salvo, coordinati dall’ingegnere Emanuele Franculli;

la Polizia di Stato di Condofuri, coordinata dal vice-questore aggiunto Enrico Palermo, stanno lavorando in sinergìa. Sebbene procederanno i “Vigili Urbani”, giunti per primi sul luogo del sinistro. C’è ancora in giro, qualche “homo bonae voluntatis” che ci informa. Così, possiamo informare. Altrimenti prendiamo il “buco”. Come si dice in gergo. Questa, come tutti sanno è la tecnica-dinamica. Siamo arrivati sul posto, dove c’era già ovviamente una nutrita schiera di curiosi. Chi sul balcone; chi sulle strade adiacenti e chi sul posto; ma anche sul retro, dove faceva bella mostra di sé, una valanga di ferro e cemento, pezzi di tetto, letteralmente divelto, motori, lamierato, pezzi di carrozzeria, bulloni, chiavi ed arnesi da officina. Con tutta calma poi, si farà l’inventario; e la stima dei danni morali e materiali. Ma si parla già di  cifre approssimative ingentissime; nell’ordine del milione di euri, se non di più. Sul posto, sono arrivati anche gli avvocati e i tecnici. Quando ci sono di mezzo le assicurazioni, si sa quando si cominci; non, quando si finisca. Melius abundare, quam deficere. Salvo ricorsi e controricorsi, se non denunce penali e conseguenti pronunce dei giudici. Qui la cosa è grossa, come tutti possono immaginare. E come si evinca dalle immagini in nostro possesso.

Alle ore otto e trenta, minuto più, minuto meno, andavano in onda, “le… prove tecniche di terremoto “. Ma non c’era in atto nessuna scossa tellurica. Almeno queste sono le informazioni in nostro possesso. Sgraffignate qua e là. Non dimenticate amici lettori sovrani, dove siamo e quali siano i nostri interlocutori, anche quelli istituzionali. Con le dovute eccezioni per carità. Se terremoto ci sia stato, in ogni caso, questo ce lo dirà, l’Istituto di Sismologìa se non l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Giovanni Tripodi e la sua squadra, era al lavoro, come ogni mattina. La segretaria, per le telefonate in entrata ed in uscita. I clienti, che chiedono insistentemente…è pronta la macchina?...Pronto, quando passo a prendere l’automobile?...Giovanni, puoi accelerare che mi serve urgentemente per lavoro e per la famiglia?…Improvvisamente, intorno alle ore 8,30, mentre gli operai si apprestavano ad iniziare la…”santa giornata”, i primi strani rumori…paaatatraaac! Stock! Spak! Straaat! Rumble! Sciooooh! Rumori, scrosci, fracassi, trambusti, fragori, clamori. Subito seguiti da schiamazzi, urli, grida e frastuoni. Le strade si sono animate d’incanto, perché la gente ha pensato subito ad una scossa di terremoto. Sono partite le prime telefonate al 112, 113, 115, 117, 118 e chi più ne abbia, più ne metta. A sirene spiegate, sono arrivati: Carabinieri, Polizia di Stato, Vigili del Fuoco, Polizia Urbana. Superato il primo momento di ansia e paura, i cittadini, sia pure girando al largo, si sono avvicinati alla zona, opportunamente transennata.

Mentre il poliziotto municipale Massimo Mandica, invitava alla prudenza. C’era il pericolo di altri crolli. Sul volto dei dipendenti si potevano cogliere al volo, i segni del disastro; del dramma; se non della sciagura. Occhi di brace, sguardo atterrito se non assente, tremore. Qualche cosa farfuglia Giovanni Tripodi:”Che vi posso dire? Datemi il tempo di riprendermi. Ể successa una cosa terribile. Stamani, abbiamo rischiato la vita. Nessuno poteva  immaginare neppure lontanamente una catastrofe di simili proporzioni. Ringraziamo Maria di Porto Salvo, che ci ha protetti. Ce la siamo cavata per il rotto della cuffia. Personalmente, ho subito danni enormi sul piano morale, materiale ed economico; ai mezzi, ai motori, alla costosa attrezzatura, distrutti e sotterrati sotto le macerie. I miei sogni annientati. Ma ho salva la vita; e spero di rifarmi. Ma superare lo shock, non sarà facile.” Pare che al Pronto Soccorso dell’ospedale “Tiberio Evoli” ed ai Riuniti di Reggio Calabria, non ci siano ricoverati; e nessun operaio sia rimasto sotto le macerie. I giornalisti, sono arrivati per svolgere il loro lavoro; per compiere il loro dovere d’informatori dei lettori e dell’opinione pubblica, ma le  difficoltà, non sono mancate. Quel crollo, non l’abbiamo provocato noi. Né vogliamo dare la colpa a nessuno; non è compito nostro. Questo, lo stabiliranno le varie perizie tecniche o giurate che siano; ed il rapporto informativo, inviato a chi di competenza. A margine della vicenda l’occasione è giusta per tornare sulla questione Eternit. I tetti dell’ex fabbrica delle pipe, luogo del disastro, sono coperti di amianto. In parte smantellato. Ma tutta la città di Tiberio Evoli, Minicuci e Mandalari è letteralmente soffocata dai famigerati “ondulati”. Perfino intorno al Comune.

Domenico Salvatore





























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5 Commenti

  1. Vorrei sottolineare un grave errore ricorrente... il plurale di euro è EURO e non euri.

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  2. A scanso di equivoci. I dizionari della lingua italiana si comportano in modo vario, ma propendono ormai per la correttezza e unicità del plurale invariato euro. Nell’uso, da qualche anno in qua, è notevolmente maggioritaria la soluzione l’euro/gli euro. Comunque, si deve essere coscienti che il plurale euri non è scorretto, anche se molti storcono il naso perché sentono euri come forma popolareggiante e sbagliata. A presto e grazie lo stesso. LP

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  3. "Non ci saranno 'euri' in Italia. L'euro non sarà declinato al plurale: lo ha sancito definitivamente il Senato, respingendo un emendamento alla Finanziaria presentato dal senatore dell'Udc, Renzo Gubert, che chiedeva di inserire da gennaio 2003 nei nuovi atti ufficiali delle pubbliche amministrazioni la denominazione al plurale della moneta europea. [...] Natale D'Amico ha ricordato che non solo l'Accademia si è già pronunciata contro la declinazione al plurale 'euri', ma anche il Consiglio della Bce spiegando che in questa ipotesi i plurali dei diversi membri dell'Unione sarebbero stati diversi. L'aula del Senato, rifiutando la proposta di modifica di Gubert, dovrebbe quindi aver detto l'ultima parola sull'argomento, anche perché del plurale per la nuova moneta si parla da tempo. [...] Il problema se lo pose comunque già la Comunità europea quando si cercava il nome della nuova moneta unica. La decisione e l'indicazione fu: mantenere la forma invariata perché sarebbe stato più facile 'chiamare' la moneta nelle diverse lingue della futura Eurolandia. Da allora si dice 'gli euro'".



    Se qualcuno dovesse proporvi, quindi, l’alternativa "euri", a maggior ragione che di questi tempi gli euro son pochi, non dategli credito: il solo plurale è quello che tutti, o quasi, conosciamo.

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    1. http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_062.html

      Per metterci la parola FINE.

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  4. Euro o euri, credo fermamente che a coloro che si trovavano all'interno d
    el capannone,salvi grazie a Dio,non importi niente se il plurale di euro è in un modo o nell'altro!

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