Arrestati 53 affiliati a clan, sequestrati beni per 25 milioni
REGGIO CALABRIA, 24 giugno 2014 - Era la gestione delle sale giochi e delle slot machine a Roma il «core business» delle attività della cosca di 'ndrangheta dei Molè di Gioia Tauro che aveva ampliato lo spettro di azione anche nel controllo di imprese commerciali e imprenditoriali e nella gestione di significativi interessi in materia di traffico di armi e droga. È quanto emerge dall'operazione «Mediterraneo», condotta dai Ros e dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il coordinamento della Dda reggina, che ha decapitato lo storico clan calabrese. Nella rete sono finite 53 persone per associazione mafiosa, traffico di armi e di stupefacenti e intestazione fittizia di beni. L'operazione, che oltre alla Calabria e al Lazio ha interessato anche Umbria, Liguria, Francia e Albania, ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 25 milioni tra cui una struttura per esami radiologici a Gioia Tauro, e, in Umbria, un centro odontoiatrico.
L'indagine ha preso forma da alcuni spunti investigativi emersi nel corso della faida dei Molè contro i Piromalli, legati da vincoli di parentela e da storici rapporti di 'affarì e che ha visto soccombere, con l'omicidio di Rocco Molè del primo febbraio del 2008, quella che veniva considerata 'l'ala militarè del potente sodalizio criminale, un tempo unito. L'attività di coordinamento del gruppo era comunque ancora affidata alle decisioni di Girolamo Molè, detto 'Momminò, di 53 anni, da tempo detenuto e condannato definitivamente all'ergastolo, considerato la «testa pensante» della cosca. «Quella di oggi - ha detto, incontrando i giornalisti, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho - è la conclusione positiva di un imponente lavoro investigativo, grazie all'apporto eccezionale del Ros dei carabinieri. I Molè, nonostante i colpi subiti dagli avversari e dallo Stato, con la nuova generazione, tra cui un minore che figura tra gli arrestati, avevano ripreso in grande stile i traffici di stupefacenti, hashish e cocaina e di armi, che provvedevano, con Giuseppe Belfiore, l'armaiolo del gruppo, a modificare per renderle 'pulitè. Agivano lontano da Gioia Tauro, mantenendo però una fitta rete di relazioni criminali che aveva consentito loro di impiantare decine e decine di slot machine nella zona di Roma, in piena armonia con gli altri raggruppamenti criminali che operano nella capitale».
Le indagini hanno permesso di scoprire che i Molè mantenevano un forte legame con i Mancuso di Limbadi, con i quali interagivano nel traffico di hashish, mentre per la cocaina utilizzavano il canale balcanico e facevano giungere lo stupefacente dall'Albania in Italia«. »Pur allontanandosi da Gioia Tauro - ha detto il comandante del Ros, generale Mario Parente, presente all'incontro con i giornalisti insieme al comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Lorenzo Falferi - i Molè erano riusciti a ricavarsi uno spazio di azione nel Lazio. Roma, dal punto di vista criminale, è una sorta di 'città apertà, dove notoriamente convivono cosche di Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta. I Molè, dunque, erano riusciti a penetrare un territorio lontano dalla zona d'origine e controllavano in tempo reale a distanza e con sistemi elettronici, tutti i locali pubblici che ospitavano le macchinette mangiasoldi di loro interesse«. Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano, con l'operazione dei Ros, »ancora una volta lo Stato infligge un durissimo colpo alla malavita organizzata«.
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L'indagine ha preso forma da alcuni spunti investigativi emersi nel corso della faida dei Molè contro i Piromalli, legati da vincoli di parentela e da storici rapporti di 'affarì e che ha visto soccombere, con l'omicidio di Rocco Molè del primo febbraio del 2008, quella che veniva considerata 'l'ala militarè del potente sodalizio criminale, un tempo unito. L'attività di coordinamento del gruppo era comunque ancora affidata alle decisioni di Girolamo Molè, detto 'Momminò, di 53 anni, da tempo detenuto e condannato definitivamente all'ergastolo, considerato la «testa pensante» della cosca. «Quella di oggi - ha detto, incontrando i giornalisti, il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho - è la conclusione positiva di un imponente lavoro investigativo, grazie all'apporto eccezionale del Ros dei carabinieri. I Molè, nonostante i colpi subiti dagli avversari e dallo Stato, con la nuova generazione, tra cui un minore che figura tra gli arrestati, avevano ripreso in grande stile i traffici di stupefacenti, hashish e cocaina e di armi, che provvedevano, con Giuseppe Belfiore, l'armaiolo del gruppo, a modificare per renderle 'pulitè. Agivano lontano da Gioia Tauro, mantenendo però una fitta rete di relazioni criminali che aveva consentito loro di impiantare decine e decine di slot machine nella zona di Roma, in piena armonia con gli altri raggruppamenti criminali che operano nella capitale».
Le indagini hanno permesso di scoprire che i Molè mantenevano un forte legame con i Mancuso di Limbadi, con i quali interagivano nel traffico di hashish, mentre per la cocaina utilizzavano il canale balcanico e facevano giungere lo stupefacente dall'Albania in Italia«. »Pur allontanandosi da Gioia Tauro - ha detto il comandante del Ros, generale Mario Parente, presente all'incontro con i giornalisti insieme al comandante provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Lorenzo Falferi - i Molè erano riusciti a ricavarsi uno spazio di azione nel Lazio. Roma, dal punto di vista criminale, è una sorta di 'città apertà, dove notoriamente convivono cosche di Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta. I Molè, dunque, erano riusciti a penetrare un territorio lontano dalla zona d'origine e controllavano in tempo reale a distanza e con sistemi elettronici, tutti i locali pubblici che ospitavano le macchinette mangiasoldi di loro interesse«. Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano, con l'operazione dei Ros, »ancora una volta lo Stato infligge un durissimo colpo alla malavita organizzata«.
REGGIO CALABRIA. Le persone destinatarie del provvedimento restrittivo nell'ambito dell'operazione mediterraneo sono:
CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE: Girolamo Molè, 53 anni, di Gioia Tauro, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Milano - Opera; Antonio Albanese, 69 anni, di Gioia Tauro, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Frosinone; Carmelina Albanese, 35 anni, di Gioia Tauro; Cosimo Amato, 46 anni, di Gioia Tauro; Ayoub Baba Khayi, 25 anni, nato a Rabat (Marocco); Marino Belfiore, 34 anni, di Gioia Tauro; Altin Belulaj, 34 anni, nato a Vlore (Albania); Fation Belulaj, 29 anni, nato a Vlore (Albania); Antonio Bonasorta, 43 anni, di Gioia Tauro; Carmelo Bonfiglio, 34 anni, di Polistena; Carmelo Cicciari, 21anni, di Gioia Tauro; Gaetano Cicciari, 57 anni, di Gioia Tauro; Claudio Celano, 50 anni, di Rocca Priora (Roma); Fabio Cesari, 52 anni, di Roma; Patrizio D'Angelo, 31 anni, di Roma; Marco De Donno, 49 anni, di Roma; Mirko Di Marco, 39 anni, di Sarteano (Siena); Patrizio Fabi, 35 anni, di Sabaudia (Latina); Eugenio Ferramo, 30 anni, di Roma; Arcangelo Furfaro, 45 anni, di Gioia Tauro, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Catanzaro; Enrico Galassi, 29 anni, di Civitavecchia (Roma); Domenico Galati, 33 anni, di Filandari (Vibo Valentia); Giuseppe Galluccio, 51 anni, di Gioia Tauro; Giuseppe Guardavalle, 47 anni, di Monte Compatri (Roma); Girolamo Magnoli, 35 anni, di Gioia Tauro; Giuseppe Salvatore Mancuso, 25 anni, di Nicotera (Vibo Valentia); Domenico Mazzitelli, 54 anni, di Gioia Tauro; Ippolito Mazzitelli, 22 anni, di Rocca Priora (Roma); Pietro Mesiani Mazzacuva, 47 anni, di Gioia Tauro; Valeria Mesiani Mazzacuva, 45 anni, di Gioia Tauro; Francesco Modaffari, 45 anni, di Gioia Tauro, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Crastrovillari; Antonio Molè, inteso "u niru", 25 anni, di Gioia Tauro; Antonio Molè, inteso "u jancu", 24 anni, di Gioia Tauro; Annunziato Pavia, 44 anni, di Gioia Tauro, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Avellino; Fiorina Silvia Reitano, 64 anni, di Gioia Tauro; Vincenzo Ritrovato, 23 anni, di Gioia Tauro; Pasquale Saccà, 46 anni, di Camporosso (Imperia); Manolo Sammarco, 35 anni, di Guidonia Montecelio (Roma); Stefano Sammarco, 33 anni, di Roma; Manuel Alesander Signoretta, 23 anni, di Jonadi (Vibo Valentia); Domenic Signoretta, 29 anni, di Jonadi (Vibo Valentia); Carmelo Stanganelli, 45 anni, di Gioia Tauro, attualmente detenuto nella Casa circondariale di Paola; Domenico Stanganelli, 28 anni, di Gioia Tauro; Ferdinando Vinci, 44 anni, di Roma.
ARRESTI DOMICILIARI: Giuseppe Belfiore, 73 anni, di Gioia Tauro; Giovanni Burzì, 24 anni, di Joppolo (Vibo Valentia); Alfredo Chiofalo, 29 anni, di Civitavecchia (Roma); Pietro Giovanni De Leo, 42 anni, di Gioia Tauro; Alessandro Giusto, 34 anni, di Aprilia (Latina); Alessio Mocci, 27 anni, di Civitavecchia (Roma); Massimo Modaffari, 43 anni, di Gioia Tauro; Claudio Ruffa, 47 anni, di Rombiolo (Vibo Valentia); Maria Teresa Tripodi, 49 anni, di Gioia Tauro.
Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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