Reggio Calabria 21 maggio 2013 - Un licenziamento
illegittimo. A distanza di 2 anni e 7 mesi il Tribunale del Lavoro di
Reggio Calabria ha dato ragione al giornalista Lucio Musolino,
licenziato da quotidiano “Calabria Ora” nell'ottobre 2010.
La
sentenza è stata notificata nei giorni scorsi agli avvocati Natale
Carbone e Maria Grazia Mammì che hanno assistito Musolino dopo che
quest’ultimo, lo ricordiamo, è stato epurato dal suo giornale con
un fax.
In
particolare, il Giudice del Lavoro Patrizia Morabito ha accolto il
ricorso di Musolino che ha rinunciato a qualsiasi azione nei
confronti del direttore Piero Sansonetti.
Tuttavia
il Tribunale ha imposto agli editori di Calabria Ora il reintegro del
giornalista nel posto di lavoro in precedenza occupato. “Il
licenziamento – scrive, infatti, il giudice – è stato irrogato
senza il rispetto delle garanzie procedimentali e già questo appare
ragione sufficiente di radicale illegittimità del recesso» del
rapporto di lavoro.
Ancora
una volta, quindi, il giudice ha rilevato come gli editori di
Calabria Ora abbiano licenziato Musolino non rispettando l’articolo
7 della legge 300/70 secondo cui “il datore di lavoro che intenda
sanzionare condotte indisciplinate, debba preventivamente contestarle
all’incolpato”. Cosa che non è stata fatta con Musolino,
licenziato senza preavviso e con un fax mentre era in ferie.
Calabria
Ora, inoltre, è stata condannata a risarcire i danni a Musolino il
quale, appresa la notizia dai suoi avvocati, ha commentato: “Prendo
atto che il giudice ha accolto il mio ricorso. È la terza volta che
il Tribunale del lavoro certifica che sono stato epurato
illegittimamente dal giornale per cui lavoravo. Lo aveva fatto il 28
marzo e il 10 giugno 2011 quando mi ha dato ragione al termine della
procedura d'urgenza. Entrambe le volte, non sono stato né
reintegrato né risarcito. La sentenza dimostra che anche nei
giornali calabresi devono affermarsi le leggi e i contratti di
lavoro”.
“Comunque
– conclude Musolino che si occupava di cronaca nera e giudiziaria
nella redazione di Reggio Calabria – non è questo il momento di
fare polemiche. Ciò che conta è che sono stato licenziato per aver
svolto il mio lavoro come ho sempre fatto. Negli ultimi mesi avevo
scritto dei rapporti tra la 'ndrangheta e la politica. Evidentemente
questo aveva dato fastidio a qualcuno. Per la sentenza di oggi voglio
ringraziare i miei avvocati, Carbone e Mammì, e il sindacato Fnsi
che non mi hanno mai abbandonato dopo il licenziamento”.

0 Commenti