I mass media, non solo nazionali, lo etichettarono come il classico caso di malagiustizia. Accusato di gravi reati, ai quali tuttavia era totalmente estraneo, sulla base unicamente di asserzioni provenienti da un inquisito per mafia; è stato per questo arrestato e imputato di associazione camorristica e traffico di droga. Solo dopo anni di carcere ingiustamente scontati, la sua innocenza è stata dimostrata e riconosciuta dalla stessa magistratura che lo aveva coinvolto, e che lo ha definitivamente assolto. Il giornalista è deceduto poco dopo la sentenza che metteva fine al suo calvario.
ROMA, VENTICINQUE ANNI FA SCOMPARIVA L'EUROPARLAMENTARE ENZO TORTORA, GIORNALISTA, INDIMENTICABILE PROTAGONISTA DI "PORTOBELLO"
Domenico Salvatore
"Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una, me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta »(Enzo Tortora, 20 febbraio 1987. Professione giornalista, conduttore televisivo. Enzo Claudio Marcello Tortora (Genova, 30 novembre 1928 – Milano, 18 maggio 1988) è stato un conduttore televisivo e politico italiano. Insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo è considerato uno dei padri fondatori della radio e della televisione italiana. Negli anni cinquanta è stato anche interprete di fotoromanzi per il periodico femminile Grand Hotel. Il suo nome è ricordato anche per un caso di malagiustizia di cui fu vittima e poi denominato Caso Tortora. Enzo Tortora fu infatti accusato di gravi reati ai quali tuttavia era totalmente estraneo, sulla base unicamente di asserzioni provenienti da un inquisito per mafia; è stato per questo arrestato e imputato di associazione camorristica e traffico di droga. Solo dopo anni di carcere ingiustamente scontati, la sua innocenza è stata dimostrata e riconosciuta dalla stessa magistratura che lo aveva coinvolto, e che lo ha definitivamente assolto. Il giornalista è deceduto poco dopo la sentenza che metteva fine al suo calvario.
Sono volati via altri 25 anni della nostra vita. Un quarto di secolo e nemmeno ce ne siamo accorti. Siamo abituati a misurare il tempo con gli avvenimenti, gli aventi, i fatti, gli episodi, i personaggi, che di rimbalzo e carambola 'girano' intorno a noi. Dai presidenti della Repubblica…Francesco Cossiga, Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano ai premier…Bettino Craxi, Giuliano Amato, Lamberto Dini, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Massimo D'Alema, Mario Monti…Sino ai film,; dai Festival di Sanremo, dalle Coppe del Mondo di calcio conquistate dall'Italia o dalle Champions League conquistate dai nostri Club…Milan, Inter, Juventus…Dalle Olimpiadi; dai Giri d'Italia; dai tours de France; dai Campionati del Mondo di ciclismo; dal matrimonio; dalla nascita dei figli e loro battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni ecc.; dalla scomparsa di personaggi importanti, se non dei nostri cari, dall'elezione di un sindaco, presidente di Provincia e di Regione o scioglimento per mafia; da un'operazione della DDA, un maxi-processo, un omicidio o strage; se non l'elezione del presidente degli Stati Uniti o della Russia, di un Papa o sua scomparsa e cos' via. Un quarto di secolo. I più fortunati arrivano a viverne, a 'chiuderne' ben quattro. Amarcord tra amarezza e delusione, se non dolore. Il classico caso di ingiustizia, se non di malagiustizia. Infatti il conduttore televisivo venne completamente scagionato.
Il 17 marzo 1988 la Cassazione lo assolve in via definitiva. Due mesi più tardi Tortora se ne va per sempre. Da innocente. La sua vicenda è simbolo degli errori della giustizia: accusato dalla procura di Napoli di traffico di droga ed associazione mafiosa. Già! 25 anni fa. Proprio questo giorno e mese (18 maggio 1988), spariva il giornalista, europarlamentare, Enzo Tortora…Un caso di malagiustizia che può colpire chiunque. "I giudici italiani, fonte www.flavioberlanda.net sono 1,39 ogni diecimila abitanti, contro la media dello 0,91 degli altri Paesi europei. L' Italia occupa il 155 posto su 178 Paesi esaminati per l'efficienza della giustizia (rapporto annuale 2007 della Banca Mondiale) I processi durano mediamente 116 mesi in Italia, contro i 34 mesi dell' Austria, ad esempio, con un peggioramento anno dopo anno. Dal 1975 al 2004 la durata delle cause civili è aumentata del 90% (relazione dell'anno 2007 del presidente della Corte di Cassazione)Tra il 1999 e il 2007 la Corte europea ha condannato l'Italia 948 volte per non aver rispettato i tempi di un giusto processo.
Questo corrisponde ad una sentenza contro l'Italia emessa ogni tre giorni. Solo nel 2007 sono stati pagati 56 milioni di danni per MALAGIUSTIZIA (1 euro per ogni italiano). Le cause pendenti in Italia sono 8 milioni: 5 milioni di cause civili e 3 milioni di cause penali.Si calcola che in ogni causa sono coinvolti almeno in 2, significa che 16 milioni di italiani hanno cause in corso (1 ogni 4 abitanti).E QUANDO SBAGLIANO?Solo lo 0,6 per cento dei magistrati che vengono giudicati per colpa o omissioni nell'esercizio del loro lavoro e finiscono davanti al loro organo di giustizia perdono il posto. Negli ultimi sette anni (1999-2006) il Csm ha istruito mille e dieci procedimenti disciplinari. Con questi risultati: 812 chiusi con l'assoluzione, 126 con l'ammonimento, 38 sono finiti con la censura, 22 con la perdita di anzianità, 2 con la rimozione e 4 con la destituzione. In pratica, dei mille e 10 magistrati sottoposti a giudizio, solo 6 hanno pagato per le loro colpe. Un magistrato ha un potere assoluto, evidentemente superiore a quello del Primo Ministro, e che può perseguire chiunque, in base alle sue congetture e convinzioni, utilizzando i mezzi dello stato, senza pericolo di essere chiamato a pagare per i propri errori, come ogni altro cittadino nell'ambito della propria professione.
Nessuno può contraddirlo, se non una sentenza definitiva, che comunque non è obbligato a riconoscere.
Se il magistrato è una persona equilibrata e moralmente onesta, svolge il suo lavoro con la cautela dovuta nel rispetto di ogni cittadino. Ma se questo è condizionato da pregiudizi o, peggio, da ideologie o «missioni», allora diventa una scheggia impazzita pericolosa per chiunque abbia la sventura di essere preso di mira.
Non dimentichiamo che un magistrato è in grado, nel bene e nel male, di condizionare e stravolgere la vita di ognuno di noi. Purtroppo molti di loro soffrono di delirio di onnipotenza e lo manifestano con arroganza e superbia.
È arrivato il tempo, dunque, di richiamare all'ordine certa magistratura con una riforma che la costringa dentro il suo ambito, visto che nessun altro potere dello Stato, compreso il presidente della Repubblica, riesce più a controllarla. Un magistrato può colpire anche un altro magistrato. Abbiamo visto pure, magistrati di prima grandezza, subìre questo martirio. A parte il procuratore capo della Repubblica di Ancona, Alberto Cisterna (ex procuratore nazionale aggiunto) ed il consigliere di Corte d'Appello a Roma, Franco Neri. "Questa triste vicenda ha portato a un referendum popolare volto a introdurre la responsabilità civile dei magistrati: il risultato referendario ha dato esito positivo con larghissima maggioranza, ma è stato successivamente abrogato dalla legge varata dal ministro e ex-magistrato Giuliano Vassalli, fonte Wikipedia, che ha reintrodotto l'immunità e ripristinato il codice a come era prima del referendum. Gli inizi. Nato da Salvatore e Silvia, originari della provincia di Napoli ma trasferitisi a Genova molto giovani, con la sorella Anna, futura autrice televisiva, collabora da giovanissimo con propri testi con la Compagnia goliardica Mario Baistrocchi.
Nel 1947 entra nell'Orchestra di Totò Ruta come percussionista, esibendosi nei night club di tutta Italia.Dopo aver conseguito la laurea presso l'Università degli studi di Genova, lavora per alcuni spettacoli con Paolo Villaggio, prima di entrare in RAI a ventitré anni. In quello stesso periodo fanno il loro ingresso nella radio di stato Piero Angela, Luigi Marsico e, come direttore del giornale radio, Vittorio Veltroni. Al giovane Enzo viene affidato lo spettacolo radiofonico Campanile d'oro.Il 26 dicembre 1953 Tortora si sposa a Rapallo con Pasqualina Reillo, unione dalla quale nascerà Monica. La coppia si separerà nel marzo del 1959 e successivamente il loro matrimonio verrà dichiarato nullo dalla Sacra Rota. La prima apparizione in video è del 1956, quando presenta, in coppia con Silvana Pampanini, Primo applauso.Le sue prime trasmissioni di grande successo, risalenti alla seconda metà degli anni cinquanta, sono Telematch e soprattutto Campanile sera, in cui è spesso inviato esterno. Dopo un breve periodo passato alla Televisione Svizzera (a causa dell'allontanamento dalla RAI nel 1962 per un'imitazione di Alighiero Noschese di Amintore Fanfani in un suo programma) in cui presenta Terzo grado, torna nell'azienda radiotelevisiva di stato per condurre in radio Il gambero.
La Domenica Sportiva e l'allontanamento dalla Rai. Dal febbraio 1965 conduce La Domenica Sportiva, trasformandola radicalmente, anche attraverso gli ospiti per la prima volta presenti in studio. Nel maggio dello stesso anno tiene a battesimo la prima edizione di Giochi senza frontiere, di cui è il primo presentatore italiano. Il 19 dicembre 1964 a Fiesole si unisce in matrimonio a Miranda Fantacci, un'insegnante ventisettenne incontrata 3 anni prima a Firenze. Da questa unione nasceranno Silvia nel 1962 e Gaia nel 1969. Il matrimonio si concluderà nel 1972, a motivo della relazione che Tortora avrà con la giornalista Anna Angelini.Con Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo diviene uno dei presentatori televisivi più noti e popolari di quegli anni. I quattro appaiono insieme in televisione una sola volta, in Sabato sera del 1967, in un siparietto in cui Mina li invita a cantare e ballare con lei.Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora a Sabato sera nel 1967.
A fine 1969, all'apice della sua popolarità (in contemporanea a La Domenica Sportiva Tortora conduce il gioco a premi Bada come parli! alla televisione e il quiz alla rovescia Il gambero alla radio), Enzo Tortora viene licenziato in tronco dalla RAI a causa della pubblicazione di un'intervista sul settimanale Oggi in cui definisce l'ente radiotelevisivo come un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy scout che litigano ai comandi, rischiando di mandarlo a schiantarsi sulle montagne. Inizia così a lavorare per alcune emittenti private e testate giornalistiche tra le quali La Nazione e Il Nuovo Quotidiano. Diventa vicepresidente della prima TV via cavo italiana, Telebiella e partecipa alla fondazione di Telealtomilanese dove è l'ideatore e il conduttore della trasmissione cult Il Pomofiore e di Aria di mezzanotte. Lavora pure molto per la TSI, Televisione della Svizzera italiana, dove conduce programmi seguitissimi come "Si rilassi" e "La domenica sportiva". Il ritorno e Portobello. Con la riforma RAI del 1976 e la nascita delle reti concorrenti, a differente impronta politica, diversi personaggi fanno ritorno al piccolo schermo dopo anni di assenza. Tra questi, sulla socialista Rete 2, Dario Fo ed Enzo Tortora. Nella primavera del 1977 il presentatore genovese assume la conduzione di Portobello.
La trasmissione, inizialmente prevista in seconda serata e successivamente spostata in prima dato il gradimento del pubblico, batterà ogni record di share mai realizzato fino a quel momento.Ispirata nel nome al celebre mercatino londinese verrà poi considerata la madre della televisione degli anni novanta. In essa si vede già buona parte delle idee che saranno poi protagoniste dei successivi format tv come Stranamore, Carràmba che sorpresa, I cervelloni, Chi l'ha visto?. Il 3 novembre del 1977 Tortora tiene a battesimo l'emittente Antenna 3 Lombardia di Legnano di cui è co-fondatore insieme all'amico Renzo Villa. Gli anni ottanta: il "caso Tortora". L'attività lavorativa di Tortora prosegue fino al 1983 in RAI con programmi quali Portobello e L'altra campana (1980) e su Antenna 3 Lombardia; durante quell'anno passa a Retequattro per condurre Cipria. Conduce infine con Pippo Baudo alcune puntate della rubrica Italia parla. La carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, quando viene arrestato con l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli.L'arresto di Enzo Tortora, il 17 giugno 1983, a Roma, presso il comando del Reparto Operativo dei Carabinieri. Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto "Gianni il bello", Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand'era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, uno dei vertici della malavita milanese; infine altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, tra cui Michelangelo D'Agostino pluriomicida, detto "Killer dei cento giorni", accusano Tortora.
A queste accuse si aggiungeranno quelle, rivelatesi anch'esse in seguito false, del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3.L'accusa si basa, di fatto, unicamente su di un'agendina trovata nell'abitazione di un camorrista, Giuseppe Puca detto O'Giappone, con su scritto a penna un nome che appare essere, all'inizio, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono; nome che, a una perizia calligrafica, risulterà non essere il suo, bensì quello di tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risulterà appartenere al presentatore. Si stabilirà, per giunta, che l'unico contatto avuto da Tortora con Giovanni Pandico fu a motivo di alcuni centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, centrini che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all'asta del programma Portobello. La redazione di Portobello, oberata di materiale inviatole da tutta Italia, smarrisce i centrini ed Enzo Tortora scrive una lettera di scuse a Pandico. La vicenda si conclude poi con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire. In Pandico, schizofrenico e paranoico, crescono sentimenti di vendetta verso Tortora. Inizia a scrivergli delle lettere, che pian piano assumono carattere intimidatorio con scopo di estorsione.Il presentatore sconta sette mesi di carcere - ottenendo tre colloqui con i magistrati inquirenti Lucio Di Pietro e Felice Di Persia - e continua la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Nella sua autobiografia, relativamente al suo periodo carcerario, racconterà di un suo sogno in cui assieme ai suoi compagni di cella diviene ladro di appartamenti.Nel giugno del 1984, a un anno esatto dal suo arresto, Enzo Tortora viene eletto deputato al Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sosterrà le battaglie giudiziarie. Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente per le accuse di altri pentiti.Il 9 dicembre 1985 il Parlamento Europeo respinge all'unanimità la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'eurodeputato Enzo Tortora per oltraggio a magistrato in udienza. I fatti contestati sono relativi all'udienza del processo alla N.C.O. del 26 aprile 1985, in occasione della quale il pubblico ministero Diego Marmo, rivolgendosi al legale di Tortora, afferma:« Il suo cliente è diventato deputato con i voti della camorra! »accusa dinanzi alla quale Tortora grida:« È un'indecenza! »Nella motivazione della decisione del P.E. si legge tra l'altro:« Il fatto che un organo della magistratura voglia incriminare un deputato del Parlamento per aver protestato contro un'offesa commessa nei confronti suoi, dei suoi elettori e, in ultima analisi, del Parlamento del quale fa parte, non fa pensare soltanto al «fumus persecutionis»: in questo caso vi è più che un sospetto, vi è la certezza che, all'origine dell'azione penale, si collochi l'intenzione di nuocere all'uomo e all'uomo politico. »
Roma 1985 Marcia della Pace Enzo Tortora, Adelaide Aglietta, Giovanni Negri, Loris Fortuna, Flaminio Piccoli, Giuseppe Zamberletti. Il 31 dicembre 1985 si dimette da europarlamentare e, rinunciando all'immunità parlamentare, resta agli arresti domiciliari. Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d'appello di Napoli e i giudici smontano in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia: secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore - quelli legati a clan camorristici - hanno dichiarato il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena. Altri, invece, non legati all'ambiente carcerario, avevano il fine di trarre pubblicità dalla vicenda: era, questo, il caso del pittore Giuseppe Margutti, il quale mirava ad acquisire notorietà per vendere i propri quadri.Così, in una intervista concessa al programma La Storia siamo noi, in una puntata dedicata specificamente al caso Tortora, il giudice Michele Morello racconta il suo lavoro d'indagine che ha portato all'assoluzione del popolare conduttore televisivo
:« Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all'ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po' sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell'altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell'imputato. Anche i giudici, del resto, soffrono di simpatie e antipatie... E Tortora, in aula, fece di tutto per dimostrarsi antipatico, ricusando i giudici napoletani perché non si fidava di loro e concludendo la sua difesa con una frase pungente: «Io grido: "Sono innocente". Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.» »Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello. Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation. Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, con evidente commozione pronuncia serenamente la famosa frase:« Dunque, dove eravamo rimasti?Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo.
L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro.Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta. »Una trasmissione di Giuliano Ferrara, "Il testimone" del 1988, documenta per la prima volta la vicenda giudiziaria di Tortora, chiarendo l'infondatezza degli indizi che indussero gli inquirenti al suo arresto. Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 13 giugno 1987, a quattro anni dal suo arresto. I PM Lucio Di Pietro e Felice Di Persia, insieme al giudice istruttore Giorgio Fontana querelano Ferrara per diffamazione, che però viene assolto perché il fatto non costituisce reato. Il caso Tortora porterà, in quello stesso anno, al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: in quella consultazione voterà il 65% degli aventi diritto, l'80% dei quali si esprimerà per l'estensione della responsabilità civile anche ai giudici. Il referendum è stato poi di fatto abrogato dalla legge Vassalli, tant'è che attualmente il cittadino non può rivalersi in via civile nei confronti di un magistrato. Enzo Tortora al suo ritorno in televisione.
Nessuna azione penale o indagine di approfondimento venne mai avviata, né alcun procedimento disciplinare verrà mai promosso davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a carico dei pubblici ministeri napoletani, che proseguiranno le proprie carriere, senza ricevere censure per il loro operato nel caso Tortora. L'ultima umiliazione che la giustizia italiana riserverà a Enzo Tortora sarà perpetrata dal vecchio accusatore Gianni Melluso, il quale nel 1992 ebbe a ribadire le sue false accuse, ma, querelato dalla figlia del presentatore, venne assolto dal GIP Clementina Forleo con la seguente argomentazione: l'assoluzione di Tortora rappresenta "soltanto la verità processuale e non anche la verità reale". La morte. Conclusa in anticipo, causa malattia, la conduzione del suo ultimo programma televisivo intitolato Giallo andato in onda nell'autunno 1987, Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore polmonare. I funerali si sono tenuti presso la Basilica di Sant'Ambrogio a Milano. A Tortora è stata dedicata la Biblioteca Enzo Tortora a Roma e la Fondazione per la Giustizia Enzo Tortora, presieduta dalla compagna, Francesca Scopelliti.
A Enzo Tortora è dedicata anche l'Associazione Radicale di Milano, facente capo a Radicali Italiani e al Partito Radicale e alcuni club dei Riformatori Liberali (scissione di questi ultimi) sono intitolati a Tortora, che è ritenuto un simbolo dal mondo Radicale e liberale italiano.In un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso del 25 maggio 2010, l'ex collaboratore di giustizia Gianni Melluso, uscito dal carcere nel 2009, chiede ufficialmente perdono ai familiari di Enzo Tortora per le dichiarazioni rilasciate ai magistrati dell'epoca e sostiene che il tutto fu una vendetta dei due boss Barra e Pandico. Le ceneri di Enzo Tortora riposano nel famedio del cimitero Monumentale di Milano.Citazioni ed omaggi Interni della Biblioteca Enzo Tortora, a Roma. A Enzo Tortora è intitolata la biblioteca comunale del Municipio I a Testaccio (Roma). A San Benedetto del Tronto per ricordarlo gli è stata intitolata "Piazza Enzo Tortora" sita in via Palmiro Togliatti di fronte al tribunale lato ovest. Il 18 maggio 1998, a dieci anni dalla sua scomparsa, il Comune di Milano intitola al noto conduttore "Largo Enzo Tortora" un piazzale lungo Corso Margenta, nel cuore del centro storico della città. Nel 2008 il Comune di Genova ha intitolato a Enzo Tortora una galleria. La cerimonia d'inaugurazione viene svolta il 27 giugno, alla presenza di Marco Pannella, Marta Vincenzi ed Alfredo Biondi. Nel 2009 il comune di Napoli ha intitolato una strada a Enzo Tortora. Anche il comune di Roma gli ha intitolato una via, nel quartiere di Saxa Rubra, vicino al centro Rai.
Il comune di Mondovì gli ha dedicato una via, a ricordo della partecipazione della città nell'anno 1959 alla trasmissione "Campanile Sera" nel quale Enzo Tortora fu l'inviato.Roma, 17 mag. - "Il mio dispiacere è che a 25 anni di distanza l'Italia(Adnkronos) non ha fatto un centimetro in avanti e che la vicenda giudiziaria di cui è stato vittima mio padre si può ripetere e si ripete. E la mia rabbia è che qualcuno, che invece attraversa vicende completamente diverse, la strumentalizzi". Lo ha detto Silvia Tortora, all'Adnkronos, in occasione dei venticinquesimo anniversario della morte del padre Enzo, avvenuta il 18 maggio del 1988, facendo indiretto riferimento alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi."Credo che gli italiani - aggiunge - abbiano tutti gli elementi per giudicare sia la carriera professionale di mio padre, perché faceva una tv che resta ineguagliata e a cui si ispira ancora il meglio della televisione di oggi, sia la sua triste vicenda giudiziaria. Il problema però è che gli italiani tendono a dividersi, a dimenticare, ad informarsi poco. Ma chi ha voglia di comprendere ha in Enzo un esempio talmente limpido e luminoso da oscurare completamente chi lo utilizza a sproposito", conclude Silvia."
Prima arrestato, (Ansa di Enzo Quaratino) ammanettato e così proposto all'opinione pubblica sui giornali ed in tv; condannato in primo grado; infine assolto con formula piena: sono passati 25 anni da quel 18 maggio 1988 quando morì Enzo Tortora, il popolare presentatore televisivo, la cui vicenda è divenuta simbolo, spesso tuttora evocato, dell'errore giudiziario. L'incubo, per Tortora, era finito meno di un anno prima: accusato di aver fatto parte della "Nuova Camorra Organizzata" di Raffaele Cutolo, il 15 settembre 1986 la Corte d'appello di Napoli, in un'Italia divisa tra colpevolisti e innocentisti, lo aveva assolto dall'accusa di associazione camorristica, giudicando inattendibili i pentiti che lo accusavano. La sua innocenza fu confermata definitivamente dalla Cassazione il 13 giugno 1987-L' inchiesta nei riguardi di Enzo Tortora cominciò nei premi mesi del 1983, quando Pasquale Barra e Giovanni Pandico, personaggi di rilievo della "Nuova Camorra Organizzata" (Nco) decisero di dissociarsi dall' organizzazione e di collaborare con gli inquirenti. I due "pentiti" indicarono Tortora, "quello di Portobello" (popolarissima trasmissione televisiva dell'epoca, che egli conduceva) quale appartenente alla "Nco" con l' incarico di corriere di stupefacenti. Il giornalista e presentatore televisivo fu arrestato a Roma il 17 giugno di quell' anno, nel corso di un' operazione diretta dalla Procura di Napoli per l' esecuzione di 856 ordini di cattura. Tortora fu bloccato all' alba in un albergo del centro di Roma, ma fu portato in carcere in tarda mattinata, solo quando - secondo i difensori - fotografi e cineoperatori, avvertiti, furono pronti a ritrarre l' imputato in manette.
Fin dal primo momento Tortora si disse innocente, nonostante crescesse continuamente il numero dei "pentiti" che lo accusavano. Dopo sette mesi di detenzione in carcere, l' imputato ottenne gli arresti domiciliari dal tribunale della libertà, quasi in coincidenza con il "pentimento" di un rapinatore, Gianni Melluso, detto "Gianni il bello", che raccontò di consegne di stupefacenti da lui fatte a Tortora per conto del boss milanese Francis Turatello. Enzo Tortora fu eletto eurodeputato radicale il 17 giugno 1984. Il 20 luglio 1984 tornò in libertà ed annunciò che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l' autorizzazione a procedere nei suoi riguardi; autorizzazione che fu data il 10 dicembre. Rinviato a giudizio, il 4 febbraio 1985 Enzo Tortora comparve davanti al Tribunale di Napoli, ribadendo ai giudici la sua innocenza, in contrasto con le accuse dei "pentiti". Il 17 settembre arrivò la sentenza di primo grado: condanna a dieci anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti. Un anno dopo, il 15 settembre 1986, la Corte di Appello di Napoli rovesciò il verdetto: Tortora fu assolto con formula piena, ed i pentiti furono giudicati non credibili. "E' la fine di un incubo", disse il presentatore.
La prima sezione penale della Cassazione confermò definitivamente l' innocenza del presentatore il 13 giugno 1987. Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora morì per un cancro ai polmoni."Io come Tortora", le figlie contro BerlusconiGaia e Silvia Tortora replicano al leader del Pdl: "Non accettiamo paragoni, è un'altra vicenda"Le figlie di Enzo Tortora, fonte Il Fatto Quotidiano | 13 maggio 2013, rispondono a Silvio Berlusconi che nel corso della manifestazione anti-giudici a Brescia si è definito una "vittima" della giustizia, paragonandosi al giornalista. "Mio padre era un'altra storia. Un'altra persona.Ognuno risponde alla sua coscienza", ha scritto su Twitter Gaia Tortora. "Non posso accettare questi paragoni - le fa eco la sorella Silvia -, mio padre ha sempre rispettato i giudici"."Sono allibita, è inaccettabile" - "In questi giorni cade il 25esimo anniversario dell'arresto di mio padre, il 17esimo dalla sua morte: purtroppo devo constatare che non riposerà mai in pace finché qualcuno continuerà a strumentalizzare questa vicenda. Sono allibita, non posso accettare tutto questo. Enzo aveva una dignità e tutti lo dovrebbero ricordare", ha aggiunto Silvia, la figlia maggiore del giornalista."Da tempo cerchiamo rispetto" - In serata, Gaia Tortora, giornalista di La7, è tornata sulla vicenda proprio durante l'edizione del tg delle 20, da lei condotta. "Si tratta di un'altra storia e di un'altra persona - ha ribadito –
Lo dico con il massimo rispetto, ma è quel rispetto che da tanto tempo andiamo cercando. Anche perché questo paese ha bisogno di un altro clima e non è il clima che abbiamo visto oggi a Brescia".La compagna di Tortora: "La sua è solo propaganda" - Continuano le polemiche contro Silvio Berlusconi all'indomani del comizio di Brescia. Dopo la presa di distanza delle figlie di Enzo Tortora, arriva anche quella della compagna, Francesca Scopelliti. "Le sue parole hanno il sapore della propaganda, della ricerca di legittimazione", afferma. Ieri il leader del Pdl aveva paragonato la sua vicenda giudiziaria a quella del presentatore tv accusato ingiustamente di essere membro della camorra e trafficante di droga.Berlusconi: "Figlie Tortora hanno perso occasione per stare zitte". Il leader del Pdl, fonte Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2013 ritorna sulla polemica dopo le dichiarazioni fatte durante la manifestazione anti giudici di Brescia quando, di fatto, ha paragonato la sua storia giudiziaria a quella del conduttore accusato ingiustamente. Gaia Tortora: "Caro Presidente, mi ero rivolta alei con rispetto. E non replicherò oltre". Silvio Berlusconi non ci sta. Le critiche che sono cadute come grandine sul suo tentativo di paragonare la sua storia giudiziaria con quella Enzo Tortora, giornalista e conduttore, assolto dopo una lunga e dolorissima odissea e simbolo di un errore giudiziario clamoroso, vengono respinte al mittente
: "Le figlie di Tortora, la compagna, Marco Pannella, hanno perso una buona occasione per stare zitti e non fare brutta figura. Non mi sono paragonato a Tortora ho solo ricordato, con commozione e con rispetto, un suo pensiero che può essere il pensiero di tutti coloro che stanno per essere sottoposti al giudizio di un giudice" fa sapere il leader del Pdl, per cui oggi, dopo la manifestazione di sabato a Brescia e dopo lo show televisivo sul processo Ruby, attende la richiesta di pena che il procuratore aggiunto Ilda Boccassini invocherà.La risposta all'ex premier di Gaia Tortora arriva su Twitter: "Caro Presidente, mi ero rivolta alei con rispetto. E non replicherò oltre". Sabato, invece, dopo il clamore suscitato dalla frase del Cavaliere, la giornalista aveva scritto sul social network: "Ero preparata. Caro Silvio, mio padre era un'altra storia. Un'altra persona. Ognuno risponde alla sua coscienza. No strumentalizzazioni". Durante l'edizione del TgLa7 da lei condotto aveva aggiunto: "Si tratta di un'altra storia e di un'altra persona – ha ribadito -. Lo dico con il massimo rispetto, ma è quel rispetto che da tanto tempo andiamo cercando. Anche perché questo paese ha bisogno di un altro clima e non è il clima che abbiamo visto oggi a Brescia".
Anche la compagna di Tortora, Francesca Scopelliti, aveva criticato la scelta del leader del Pdl: "Berlusconi ha avuto tanti anni di governo per realizzare, anche nel nome di Tortora, quelle riforme necessarie alla giustizia italiana. Non l'ha fatto. E le sue parole oggi hanno il sapore della propaganda, della ricerca di una legittimazione. So bene che dire 'io come Tortora' è come dire 'azzurro come il cielo': è un valore assoluto. Ma poi ognuno deve rispondere alla propria storia, alla propria vita. E Tortora è tutta un'altra storia. Silvio Berlusconi ha avuto circa 20 anni per ricordare Enzo Tortora, per fare tesoro dell'esempio di un uomo che ha saputo trasformare una vergognosa vicenda giudiziaria in una nobile battaglia per tutti, che ha voluto dimettersi da parlamentare per tornare ai suoi giudici, di un uomo che ha saputo mettere a disposizione di tanti la sua voce, il suo impegno, la sua battaglia per la giustizia giusta. Un anno prima di morire, con tenacia e caparbietà, insieme a Marco Pannella e ai Radicali, Enzo Tortora ha portato al successo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: referendum vinto con una stragrande maggioranza ma poi tradito - aveva concluso Scopelliti – da una legge inadeguata quanto inapplicata".Diverso il tono, ma identici gli argomenti utilizzati da Marco Pannella, impegnato negli anni bui del carcere per Tortora a invocare vera giustizia per il conduttore accusato da presunti pentiti di camorra
: "Vorrei parlare con Silvio Berlusconi, credo nel dialogare, però non ne ho la possibilità. Vorrei dirgli: Silvio, ma ti pare che tu puoi andare a sparare una cazzata che mamma Rosa non ti avrebbe perdonato? Come fai a dire 'io sono come Tortora'? Tu scherzi? Se ti muovi così non sei come Tortora, ma come uno dei suoi denigratori, sei un po' un Melluso tutt'al più che Tortora. Forse questo sarebbe eccessivo, come è eccessivo dire di essere come Tortora" che "si dimise da deputato europeo avvisando con me la Guardia di finanza che stava arrivando a Milano. Siccome il Parlamento Europeo non dava l'autorizzazione per quella vergogna, si dimise. Ti rendi conto Silvio? Che cosa avete in comune?". Con la legge costituzionale n. 2 del 1999, fonte digilander.libero.it/ il "giusto processo" è finalmente approdato nella Costituzione, divenendo così legge dello Stato. I principi scritti nel nuovo art. 111 della Costituzione, che comporteranno una riconsiderazione anche del processo civile e amministrativo, sanciscono non solo la necessità di una piena esplicazione del contraddittorio e quindi della difesa effettiva, ma anche la necessità di pervenire ad una decisione in tempi ragionevoli, rendendo in tal modo espliciti e più vincolanti i principi già implicitamente contenuti negli articoli 24 comma 2 e 27 comma 2 della Costituzione e traducendo in canoni oggettivi di legittimità del processo quei diritti che fino ad ora erano concepiti come garanzia individuale.
Il nuovo testo dell'art. 111 della Costituzione (che enunciava: " tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati; contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali, è sempre ammesso il ricorso in Cassazione per violazione della legge…") sancisce ora la parità fra accusa e difesa, il contraddittorio di fronte al giudice terzo ed imparziale, nonché la ragionevole durata del processo, condizione quest'ultima indispensabile poiché, come ha osservato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Mario Cicala "Non può esistere il giusto processo se non si raggiungono verdetti in tempi ragionevoli". Il contraddittorio rappresenta il cuore della riforma: la parità delle parti nel processo passa tramite il contraddittorio ad un giudice terzo ed imparziale, ossia in una posizione di indifferenza ed equidistanza rispetto alle parti. La nuova disposizione assicura che il soggetto indagato sia informato, in maniera riservata e nel minor tempo possibile, delle ragioni e della natura delle accuse elevate a suo carico. Quanto al diritto di difesa, l'accusato deve disporre del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua arringa difensiva.
Tra le condizioni figura la possibilità di interrogare dinanzi al magistrato colui che ha reso dichiarazioni a suo carico. L'imputato, inoltre, ha il diritto di ottenere la convocazione in aula e la deposizione davanti alla Corte o al Tribunale di testimoni a sua difesa nelle medesime condizioni dell'accusa e l'acquisizione di ogni altro strumento di prova a suo vantaggio. Domenico Salvatore
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ROMA, VENTICINQUE ANNI FA SCOMPARIVA L'EUROPARLAMENTARE ENZO TORTORA, GIORNALISTA, INDIMENTICABILE PROTAGONISTA DI "PORTOBELLO"
Domenico Salvatore
"Dunque, dove eravamo rimasti? Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una, me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo. L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui anche per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro. Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta »(Enzo Tortora, 20 febbraio 1987. Professione giornalista, conduttore televisivo. Enzo Claudio Marcello Tortora (Genova, 30 novembre 1928 – Milano, 18 maggio 1988) è stato un conduttore televisivo e politico italiano. Insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo è considerato uno dei padri fondatori della radio e della televisione italiana. Negli anni cinquanta è stato anche interprete di fotoromanzi per il periodico femminile Grand Hotel. Il suo nome è ricordato anche per un caso di malagiustizia di cui fu vittima e poi denominato Caso Tortora. Enzo Tortora fu infatti accusato di gravi reati ai quali tuttavia era totalmente estraneo, sulla base unicamente di asserzioni provenienti da un inquisito per mafia; è stato per questo arrestato e imputato di associazione camorristica e traffico di droga. Solo dopo anni di carcere ingiustamente scontati, la sua innocenza è stata dimostrata e riconosciuta dalla stessa magistratura che lo aveva coinvolto, e che lo ha definitivamente assolto. Il giornalista è deceduto poco dopo la sentenza che metteva fine al suo calvario.
Sono volati via altri 25 anni della nostra vita. Un quarto di secolo e nemmeno ce ne siamo accorti. Siamo abituati a misurare il tempo con gli avvenimenti, gli aventi, i fatti, gli episodi, i personaggi, che di rimbalzo e carambola 'girano' intorno a noi. Dai presidenti della Repubblica…Francesco Cossiga, Sandro Pertini, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano ai premier…Bettino Craxi, Giuliano Amato, Lamberto Dini, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Massimo D'Alema, Mario Monti…Sino ai film,; dai Festival di Sanremo, dalle Coppe del Mondo di calcio conquistate dall'Italia o dalle Champions League conquistate dai nostri Club…Milan, Inter, Juventus…Dalle Olimpiadi; dai Giri d'Italia; dai tours de France; dai Campionati del Mondo di ciclismo; dal matrimonio; dalla nascita dei figli e loro battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni ecc.; dalla scomparsa di personaggi importanti, se non dei nostri cari, dall'elezione di un sindaco, presidente di Provincia e di Regione o scioglimento per mafia; da un'operazione della DDA, un maxi-processo, un omicidio o strage; se non l'elezione del presidente degli Stati Uniti o della Russia, di un Papa o sua scomparsa e cos' via. Un quarto di secolo. I più fortunati arrivano a viverne, a 'chiuderne' ben quattro. Amarcord tra amarezza e delusione, se non dolore. Il classico caso di ingiustizia, se non di malagiustizia. Infatti il conduttore televisivo venne completamente scagionato.
Il 17 marzo 1988 la Cassazione lo assolve in via definitiva. Due mesi più tardi Tortora se ne va per sempre. Da innocente. La sua vicenda è simbolo degli errori della giustizia: accusato dalla procura di Napoli di traffico di droga ed associazione mafiosa. Già! 25 anni fa. Proprio questo giorno e mese (18 maggio 1988), spariva il giornalista, europarlamentare, Enzo Tortora…Un caso di malagiustizia che può colpire chiunque. "I giudici italiani, fonte www.flavioberlanda.net sono 1,39 ogni diecimila abitanti, contro la media dello 0,91 degli altri Paesi europei. L' Italia occupa il 155 posto su 178 Paesi esaminati per l'efficienza della giustizia (rapporto annuale 2007 della Banca Mondiale) I processi durano mediamente 116 mesi in Italia, contro i 34 mesi dell' Austria, ad esempio, con un peggioramento anno dopo anno. Dal 1975 al 2004 la durata delle cause civili è aumentata del 90% (relazione dell'anno 2007 del presidente della Corte di Cassazione)Tra il 1999 e il 2007 la Corte europea ha condannato l'Italia 948 volte per non aver rispettato i tempi di un giusto processo.
Questo corrisponde ad una sentenza contro l'Italia emessa ogni tre giorni. Solo nel 2007 sono stati pagati 56 milioni di danni per MALAGIUSTIZIA (1 euro per ogni italiano). Le cause pendenti in Italia sono 8 milioni: 5 milioni di cause civili e 3 milioni di cause penali.Si calcola che in ogni causa sono coinvolti almeno in 2, significa che 16 milioni di italiani hanno cause in corso (1 ogni 4 abitanti).E QUANDO SBAGLIANO?Solo lo 0,6 per cento dei magistrati che vengono giudicati per colpa o omissioni nell'esercizio del loro lavoro e finiscono davanti al loro organo di giustizia perdono il posto. Negli ultimi sette anni (1999-2006) il Csm ha istruito mille e dieci procedimenti disciplinari. Con questi risultati: 812 chiusi con l'assoluzione, 126 con l'ammonimento, 38 sono finiti con la censura, 22 con la perdita di anzianità, 2 con la rimozione e 4 con la destituzione. In pratica, dei mille e 10 magistrati sottoposti a giudizio, solo 6 hanno pagato per le loro colpe. Un magistrato ha un potere assoluto, evidentemente superiore a quello del Primo Ministro, e che può perseguire chiunque, in base alle sue congetture e convinzioni, utilizzando i mezzi dello stato, senza pericolo di essere chiamato a pagare per i propri errori, come ogni altro cittadino nell'ambito della propria professione.
Nessuno può contraddirlo, se non una sentenza definitiva, che comunque non è obbligato a riconoscere.
Se il magistrato è una persona equilibrata e moralmente onesta, svolge il suo lavoro con la cautela dovuta nel rispetto di ogni cittadino. Ma se questo è condizionato da pregiudizi o, peggio, da ideologie o «missioni», allora diventa una scheggia impazzita pericolosa per chiunque abbia la sventura di essere preso di mira.
Non dimentichiamo che un magistrato è in grado, nel bene e nel male, di condizionare e stravolgere la vita di ognuno di noi. Purtroppo molti di loro soffrono di delirio di onnipotenza e lo manifestano con arroganza e superbia.
È arrivato il tempo, dunque, di richiamare all'ordine certa magistratura con una riforma che la costringa dentro il suo ambito, visto che nessun altro potere dello Stato, compreso il presidente della Repubblica, riesce più a controllarla. Un magistrato può colpire anche un altro magistrato. Abbiamo visto pure, magistrati di prima grandezza, subìre questo martirio. A parte il procuratore capo della Repubblica di Ancona, Alberto Cisterna (ex procuratore nazionale aggiunto) ed il consigliere di Corte d'Appello a Roma, Franco Neri. "Questa triste vicenda ha portato a un referendum popolare volto a introdurre la responsabilità civile dei magistrati: il risultato referendario ha dato esito positivo con larghissima maggioranza, ma è stato successivamente abrogato dalla legge varata dal ministro e ex-magistrato Giuliano Vassalli, fonte Wikipedia, che ha reintrodotto l'immunità e ripristinato il codice a come era prima del referendum. Gli inizi. Nato da Salvatore e Silvia, originari della provincia di Napoli ma trasferitisi a Genova molto giovani, con la sorella Anna, futura autrice televisiva, collabora da giovanissimo con propri testi con la Compagnia goliardica Mario Baistrocchi.
Nel 1947 entra nell'Orchestra di Totò Ruta come percussionista, esibendosi nei night club di tutta Italia.Dopo aver conseguito la laurea presso l'Università degli studi di Genova, lavora per alcuni spettacoli con Paolo Villaggio, prima di entrare in RAI a ventitré anni. In quello stesso periodo fanno il loro ingresso nella radio di stato Piero Angela, Luigi Marsico e, come direttore del giornale radio, Vittorio Veltroni. Al giovane Enzo viene affidato lo spettacolo radiofonico Campanile d'oro.Il 26 dicembre 1953 Tortora si sposa a Rapallo con Pasqualina Reillo, unione dalla quale nascerà Monica. La coppia si separerà nel marzo del 1959 e successivamente il loro matrimonio verrà dichiarato nullo dalla Sacra Rota. La prima apparizione in video è del 1956, quando presenta, in coppia con Silvana Pampanini, Primo applauso.Le sue prime trasmissioni di grande successo, risalenti alla seconda metà degli anni cinquanta, sono Telematch e soprattutto Campanile sera, in cui è spesso inviato esterno. Dopo un breve periodo passato alla Televisione Svizzera (a causa dell'allontanamento dalla RAI nel 1962 per un'imitazione di Alighiero Noschese di Amintore Fanfani in un suo programma) in cui presenta Terzo grado, torna nell'azienda radiotelevisiva di stato per condurre in radio Il gambero.
La Domenica Sportiva e l'allontanamento dalla Rai. Dal febbraio 1965 conduce La Domenica Sportiva, trasformandola radicalmente, anche attraverso gli ospiti per la prima volta presenti in studio. Nel maggio dello stesso anno tiene a battesimo la prima edizione di Giochi senza frontiere, di cui è il primo presentatore italiano. Il 19 dicembre 1964 a Fiesole si unisce in matrimonio a Miranda Fantacci, un'insegnante ventisettenne incontrata 3 anni prima a Firenze. Da questa unione nasceranno Silvia nel 1962 e Gaia nel 1969. Il matrimonio si concluderà nel 1972, a motivo della relazione che Tortora avrà con la giornalista Anna Angelini.Con Mike Bongiorno, Corrado e Pippo Baudo diviene uno dei presentatori televisivi più noti e popolari di quegli anni. I quattro appaiono insieme in televisione una sola volta, in Sabato sera del 1967, in un siparietto in cui Mina li invita a cantare e ballare con lei.Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora a Sabato sera nel 1967.
A fine 1969, all'apice della sua popolarità (in contemporanea a La Domenica Sportiva Tortora conduce il gioco a premi Bada come parli! alla televisione e il quiz alla rovescia Il gambero alla radio), Enzo Tortora viene licenziato in tronco dalla RAI a causa della pubblicazione di un'intervista sul settimanale Oggi in cui definisce l'ente radiotelevisivo come un jet supersonico pilotato da un gruppo di boy scout che litigano ai comandi, rischiando di mandarlo a schiantarsi sulle montagne. Inizia così a lavorare per alcune emittenti private e testate giornalistiche tra le quali La Nazione e Il Nuovo Quotidiano. Diventa vicepresidente della prima TV via cavo italiana, Telebiella e partecipa alla fondazione di Telealtomilanese dove è l'ideatore e il conduttore della trasmissione cult Il Pomofiore e di Aria di mezzanotte. Lavora pure molto per la TSI, Televisione della Svizzera italiana, dove conduce programmi seguitissimi come "Si rilassi" e "La domenica sportiva". Il ritorno e Portobello. Con la riforma RAI del 1976 e la nascita delle reti concorrenti, a differente impronta politica, diversi personaggi fanno ritorno al piccolo schermo dopo anni di assenza. Tra questi, sulla socialista Rete 2, Dario Fo ed Enzo Tortora. Nella primavera del 1977 il presentatore genovese assume la conduzione di Portobello.
La trasmissione, inizialmente prevista in seconda serata e successivamente spostata in prima dato il gradimento del pubblico, batterà ogni record di share mai realizzato fino a quel momento.Ispirata nel nome al celebre mercatino londinese verrà poi considerata la madre della televisione degli anni novanta. In essa si vede già buona parte delle idee che saranno poi protagoniste dei successivi format tv come Stranamore, Carràmba che sorpresa, I cervelloni, Chi l'ha visto?. Il 3 novembre del 1977 Tortora tiene a battesimo l'emittente Antenna 3 Lombardia di Legnano di cui è co-fondatore insieme all'amico Renzo Villa. Gli anni ottanta: il "caso Tortora". L'attività lavorativa di Tortora prosegue fino al 1983 in RAI con programmi quali Portobello e L'altra campana (1980) e su Antenna 3 Lombardia; durante quell'anno passa a Retequattro per condurre Cipria. Conduce infine con Pippo Baudo alcune puntate della rubrica Italia parla. La carriera di Tortora viene bruscamente interrotta il 17 giugno 1983, quando viene arrestato con l'accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico dalla Procura di Napoli.L'arresto di Enzo Tortora, il 17 giugno 1983, a Roma, presso il comando del Reparto Operativo dei Carabinieri. Le accuse si basano sulle dichiarazioni dei pregiudicati Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto "Gianni il bello", Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand'era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello, uno dei vertici della malavita milanese; infine altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata, tra cui Michelangelo D'Agostino pluriomicida, detto "Killer dei cento giorni", accusano Tortora.
A queste accuse si aggiungeranno quelle, rivelatesi anch'esse in seguito false, del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3.L'accusa si basa, di fatto, unicamente su di un'agendina trovata nell'abitazione di un camorrista, Giuseppe Puca detto O'Giappone, con su scritto a penna un nome che appare essere, all'inizio, quello di Tortora, con a fianco un numero di telefono; nome che, a una perizia calligrafica, risulterà non essere il suo, bensì quello di tale Tortona. Nemmeno il recapito telefonico risulterà appartenere al presentatore. Si stabilirà, per giunta, che l'unico contatto avuto da Tortora con Giovanni Pandico fu a motivo di alcuni centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, centrini che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all'asta del programma Portobello. La redazione di Portobello, oberata di materiale inviatole da tutta Italia, smarrisce i centrini ed Enzo Tortora scrive una lettera di scuse a Pandico. La vicenda si conclude poi con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire. In Pandico, schizofrenico e paranoico, crescono sentimenti di vendetta verso Tortora. Inizia a scrivergli delle lettere, che pian piano assumono carattere intimidatorio con scopo di estorsione.Il presentatore sconta sette mesi di carcere - ottenendo tre colloqui con i magistrati inquirenti Lucio Di Pietro e Felice Di Persia - e continua la sua detenzione agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Nella sua autobiografia, relativamente al suo periodo carcerario, racconterà di un suo sogno in cui assieme ai suoi compagni di cella diviene ladro di appartamenti.Nel giugno del 1984, a un anno esatto dal suo arresto, Enzo Tortora viene eletto deputato al Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale, che ne sosterrà le battaglie giudiziarie. Il 17 settembre 1985 Tortora viene condannato a dieci anni di carcere, principalmente per le accuse di altri pentiti.Il 9 dicembre 1985 il Parlamento Europeo respinge all'unanimità la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'eurodeputato Enzo Tortora per oltraggio a magistrato in udienza. I fatti contestati sono relativi all'udienza del processo alla N.C.O. del 26 aprile 1985, in occasione della quale il pubblico ministero Diego Marmo, rivolgendosi al legale di Tortora, afferma:« Il suo cliente è diventato deputato con i voti della camorra! »accusa dinanzi alla quale Tortora grida:« È un'indecenza! »Nella motivazione della decisione del P.E. si legge tra l'altro:« Il fatto che un organo della magistratura voglia incriminare un deputato del Parlamento per aver protestato contro un'offesa commessa nei confronti suoi, dei suoi elettori e, in ultima analisi, del Parlamento del quale fa parte, non fa pensare soltanto al «fumus persecutionis»: in questo caso vi è più che un sospetto, vi è la certezza che, all'origine dell'azione penale, si collochi l'intenzione di nuocere all'uomo e all'uomo politico. »
Roma 1985 Marcia della Pace Enzo Tortora, Adelaide Aglietta, Giovanni Negri, Loris Fortuna, Flaminio Piccoli, Giuseppe Zamberletti. Il 31 dicembre 1985 si dimette da europarlamentare e, rinunciando all'immunità parlamentare, resta agli arresti domiciliari. Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora viene assolto con formula piena dalla Corte d'appello di Napoli e i giudici smontano in tre parti le accuse rivolte dai camorristi, per i quali inizia un processo per calunnia: secondo i giudici, infatti, gli accusatori del presentatore - quelli legati a clan camorristici - hanno dichiarato il falso allo scopo di ottenere una riduzione della loro pena. Altri, invece, non legati all'ambiente carcerario, avevano il fine di trarre pubblicità dalla vicenda: era, questo, il caso del pittore Giuseppe Margutti, il quale mirava ad acquisire notorietà per vendere i propri quadri.Così, in una intervista concessa al programma La Storia siamo noi, in una puntata dedicata specificamente al caso Tortora, il giudice Michele Morello racconta il suo lavoro d'indagine che ha portato all'assoluzione del popolare conduttore televisivo
:« Per capire bene come era andata la faccenda, ricostruimmo il processo in ordine cronologico: partimmo dalla prima dichiarazione fino all'ultima e ci rendemmo conto che queste dichiarazioni arrivavano in maniera un po' sospetta. In base a ciò che aveva detto quello di prima, si accodava poi la dichiarazione dell'altro, che stava assieme alla caserma di Napoli. Andammo a caccia di altri riscontri in Appello, facemmo circa un centinaio di accertamenti: di alcuni non trovammo riscontri, di altri trovammo addirittura riscontri a favore dell'imputato. Anche i giudici, del resto, soffrono di simpatie e antipatie... E Tortora, in aula, fece di tutto per dimostrarsi antipatico, ricusando i giudici napoletani perché non si fidava di loro e concludendo la sua difesa con una frase pungente: «Io grido: "Sono innocente". Lo grido da tre anni, lo gridano le carte, lo gridano i fatti che sono emersi da questo dibattimento! Io sono innocente, spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi.» »Enzo Tortora torna in televisione il 20 febbraio del 1987, quando ricomincia con il suo Portobello. Il ritorno in video è toccante, il pubblico in studio lo accoglie con una lunga standing ovation. Tortora, leggermente invecchiato e fisicamente molto provato dalla terribile vicenda passata, con evidente commozione pronuncia serenamente la famosa frase:« Dunque, dove eravamo rimasti?Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha sofferto con me questi terribili anni. Molta gente mi ha offerto quello che poteva, per esempio ha pregato per me, e io questo non lo dimenticherò mai. E questo "grazie" a questa cara, buona gente, dovete consentirmi di dirlo.
L'ho detto, e un'altra cosa aggiungo: io sono qui, e lo so anche, per parlare per conto di quelli che parlare non possono, e sono molti, e sono troppi. Sarò qui, resterò qui, anche per loro.Ed ora cominciamo, come facevamo esattamente una volta. »Una trasmissione di Giuliano Ferrara, "Il testimone" del 1988, documenta per la prima volta la vicenda giudiziaria di Tortora, chiarendo l'infondatezza degli indizi che indussero gli inquirenti al suo arresto. Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 13 giugno 1987, a quattro anni dal suo arresto. I PM Lucio Di Pietro e Felice Di Persia, insieme al giudice istruttore Giorgio Fontana querelano Ferrara per diffamazione, che però viene assolto perché il fatto non costituisce reato. Il caso Tortora porterà, in quello stesso anno, al referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: in quella consultazione voterà il 65% degli aventi diritto, l'80% dei quali si esprimerà per l'estensione della responsabilità civile anche ai giudici. Il referendum è stato poi di fatto abrogato dalla legge Vassalli, tant'è che attualmente il cittadino non può rivalersi in via civile nei confronti di un magistrato. Enzo Tortora al suo ritorno in televisione.
Nessuna azione penale o indagine di approfondimento venne mai avviata, né alcun procedimento disciplinare verrà mai promosso davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a carico dei pubblici ministeri napoletani, che proseguiranno le proprie carriere, senza ricevere censure per il loro operato nel caso Tortora. L'ultima umiliazione che la giustizia italiana riserverà a Enzo Tortora sarà perpetrata dal vecchio accusatore Gianni Melluso, il quale nel 1992 ebbe a ribadire le sue false accuse, ma, querelato dalla figlia del presentatore, venne assolto dal GIP Clementina Forleo con la seguente argomentazione: l'assoluzione di Tortora rappresenta "soltanto la verità processuale e non anche la verità reale". La morte. Conclusa in anticipo, causa malattia, la conduzione del suo ultimo programma televisivo intitolato Giallo andato in onda nell'autunno 1987, Enzo Tortora muore la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore polmonare. I funerali si sono tenuti presso la Basilica di Sant'Ambrogio a Milano. A Tortora è stata dedicata la Biblioteca Enzo Tortora a Roma e la Fondazione per la Giustizia Enzo Tortora, presieduta dalla compagna, Francesca Scopelliti.
A Enzo Tortora è dedicata anche l'Associazione Radicale di Milano, facente capo a Radicali Italiani e al Partito Radicale e alcuni club dei Riformatori Liberali (scissione di questi ultimi) sono intitolati a Tortora, che è ritenuto un simbolo dal mondo Radicale e liberale italiano.In un'intervista rilasciata al settimanale L'Espresso del 25 maggio 2010, l'ex collaboratore di giustizia Gianni Melluso, uscito dal carcere nel 2009, chiede ufficialmente perdono ai familiari di Enzo Tortora per le dichiarazioni rilasciate ai magistrati dell'epoca e sostiene che il tutto fu una vendetta dei due boss Barra e Pandico. Le ceneri di Enzo Tortora riposano nel famedio del cimitero Monumentale di Milano.Citazioni ed omaggi Interni della Biblioteca Enzo Tortora, a Roma. A Enzo Tortora è intitolata la biblioteca comunale del Municipio I a Testaccio (Roma). A San Benedetto del Tronto per ricordarlo gli è stata intitolata "Piazza Enzo Tortora" sita in via Palmiro Togliatti di fronte al tribunale lato ovest. Il 18 maggio 1998, a dieci anni dalla sua scomparsa, il Comune di Milano intitola al noto conduttore "Largo Enzo Tortora" un piazzale lungo Corso Margenta, nel cuore del centro storico della città. Nel 2008 il Comune di Genova ha intitolato a Enzo Tortora una galleria. La cerimonia d'inaugurazione viene svolta il 27 giugno, alla presenza di Marco Pannella, Marta Vincenzi ed Alfredo Biondi. Nel 2009 il comune di Napoli ha intitolato una strada a Enzo Tortora. Anche il comune di Roma gli ha intitolato una via, nel quartiere di Saxa Rubra, vicino al centro Rai.
Il comune di Mondovì gli ha dedicato una via, a ricordo della partecipazione della città nell'anno 1959 alla trasmissione "Campanile Sera" nel quale Enzo Tortora fu l'inviato.Roma, 17 mag. - "Il mio dispiacere è che a 25 anni di distanza l'Italia(Adnkronos) non ha fatto un centimetro in avanti e che la vicenda giudiziaria di cui è stato vittima mio padre si può ripetere e si ripete. E la mia rabbia è che qualcuno, che invece attraversa vicende completamente diverse, la strumentalizzi". Lo ha detto Silvia Tortora, all'Adnkronos, in occasione dei venticinquesimo anniversario della morte del padre Enzo, avvenuta il 18 maggio del 1988, facendo indiretto riferimento alle dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi."Credo che gli italiani - aggiunge - abbiano tutti gli elementi per giudicare sia la carriera professionale di mio padre, perché faceva una tv che resta ineguagliata e a cui si ispira ancora il meglio della televisione di oggi, sia la sua triste vicenda giudiziaria. Il problema però è che gli italiani tendono a dividersi, a dimenticare, ad informarsi poco. Ma chi ha voglia di comprendere ha in Enzo un esempio talmente limpido e luminoso da oscurare completamente chi lo utilizza a sproposito", conclude Silvia."
Prima arrestato, (Ansa di Enzo Quaratino) ammanettato e così proposto all'opinione pubblica sui giornali ed in tv; condannato in primo grado; infine assolto con formula piena: sono passati 25 anni da quel 18 maggio 1988 quando morì Enzo Tortora, il popolare presentatore televisivo, la cui vicenda è divenuta simbolo, spesso tuttora evocato, dell'errore giudiziario. L'incubo, per Tortora, era finito meno di un anno prima: accusato di aver fatto parte della "Nuova Camorra Organizzata" di Raffaele Cutolo, il 15 settembre 1986 la Corte d'appello di Napoli, in un'Italia divisa tra colpevolisti e innocentisti, lo aveva assolto dall'accusa di associazione camorristica, giudicando inattendibili i pentiti che lo accusavano. La sua innocenza fu confermata definitivamente dalla Cassazione il 13 giugno 1987-L' inchiesta nei riguardi di Enzo Tortora cominciò nei premi mesi del 1983, quando Pasquale Barra e Giovanni Pandico, personaggi di rilievo della "Nuova Camorra Organizzata" (Nco) decisero di dissociarsi dall' organizzazione e di collaborare con gli inquirenti. I due "pentiti" indicarono Tortora, "quello di Portobello" (popolarissima trasmissione televisiva dell'epoca, che egli conduceva) quale appartenente alla "Nco" con l' incarico di corriere di stupefacenti. Il giornalista e presentatore televisivo fu arrestato a Roma il 17 giugno di quell' anno, nel corso di un' operazione diretta dalla Procura di Napoli per l' esecuzione di 856 ordini di cattura. Tortora fu bloccato all' alba in un albergo del centro di Roma, ma fu portato in carcere in tarda mattinata, solo quando - secondo i difensori - fotografi e cineoperatori, avvertiti, furono pronti a ritrarre l' imputato in manette.
Fin dal primo momento Tortora si disse innocente, nonostante crescesse continuamente il numero dei "pentiti" che lo accusavano. Dopo sette mesi di detenzione in carcere, l' imputato ottenne gli arresti domiciliari dal tribunale della libertà, quasi in coincidenza con il "pentimento" di un rapinatore, Gianni Melluso, detto "Gianni il bello", che raccontò di consegne di stupefacenti da lui fatte a Tortora per conto del boss milanese Francis Turatello. Enzo Tortora fu eletto eurodeputato radicale il 17 giugno 1984. Il 20 luglio 1984 tornò in libertà ed annunciò che avrebbe chiesto al Parlamento europeo di concedere l' autorizzazione a procedere nei suoi riguardi; autorizzazione che fu data il 10 dicembre. Rinviato a giudizio, il 4 febbraio 1985 Enzo Tortora comparve davanti al Tribunale di Napoli, ribadendo ai giudici la sua innocenza, in contrasto con le accuse dei "pentiti". Il 17 settembre arrivò la sentenza di primo grado: condanna a dieci anni di reclusione per associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico di stupefacenti. Un anno dopo, il 15 settembre 1986, la Corte di Appello di Napoli rovesciò il verdetto: Tortora fu assolto con formula piena, ed i pentiti furono giudicati non credibili. "E' la fine di un incubo", disse il presentatore.
La prima sezione penale della Cassazione confermò definitivamente l' innocenza del presentatore il 13 giugno 1987. Meno di un anno dopo, il 18 maggio 1988, Enzo Tortora morì per un cancro ai polmoni."Io come Tortora", le figlie contro BerlusconiGaia e Silvia Tortora replicano al leader del Pdl: "Non accettiamo paragoni, è un'altra vicenda"Le figlie di Enzo Tortora, fonte Il Fatto Quotidiano | 13 maggio 2013, rispondono a Silvio Berlusconi che nel corso della manifestazione anti-giudici a Brescia si è definito una "vittima" della giustizia, paragonandosi al giornalista. "Mio padre era un'altra storia. Un'altra persona.Ognuno risponde alla sua coscienza", ha scritto su Twitter Gaia Tortora. "Non posso accettare questi paragoni - le fa eco la sorella Silvia -, mio padre ha sempre rispettato i giudici"."Sono allibita, è inaccettabile" - "In questi giorni cade il 25esimo anniversario dell'arresto di mio padre, il 17esimo dalla sua morte: purtroppo devo constatare che non riposerà mai in pace finché qualcuno continuerà a strumentalizzare questa vicenda. Sono allibita, non posso accettare tutto questo. Enzo aveva una dignità e tutti lo dovrebbero ricordare", ha aggiunto Silvia, la figlia maggiore del giornalista."Da tempo cerchiamo rispetto" - In serata, Gaia Tortora, giornalista di La7, è tornata sulla vicenda proprio durante l'edizione del tg delle 20, da lei condotta. "Si tratta di un'altra storia e di un'altra persona - ha ribadito –
Lo dico con il massimo rispetto, ma è quel rispetto che da tanto tempo andiamo cercando. Anche perché questo paese ha bisogno di un altro clima e non è il clima che abbiamo visto oggi a Brescia".La compagna di Tortora: "La sua è solo propaganda" - Continuano le polemiche contro Silvio Berlusconi all'indomani del comizio di Brescia. Dopo la presa di distanza delle figlie di Enzo Tortora, arriva anche quella della compagna, Francesca Scopelliti. "Le sue parole hanno il sapore della propaganda, della ricerca di legittimazione", afferma. Ieri il leader del Pdl aveva paragonato la sua vicenda giudiziaria a quella del presentatore tv accusato ingiustamente di essere membro della camorra e trafficante di droga.Berlusconi: "Figlie Tortora hanno perso occasione per stare zitte". Il leader del Pdl, fonte Il Fatto Quotidiano, 13 maggio 2013 ritorna sulla polemica dopo le dichiarazioni fatte durante la manifestazione anti giudici di Brescia quando, di fatto, ha paragonato la sua storia giudiziaria a quella del conduttore accusato ingiustamente. Gaia Tortora: "Caro Presidente, mi ero rivolta alei con rispetto. E non replicherò oltre". Silvio Berlusconi non ci sta. Le critiche che sono cadute come grandine sul suo tentativo di paragonare la sua storia giudiziaria con quella Enzo Tortora, giornalista e conduttore, assolto dopo una lunga e dolorissima odissea e simbolo di un errore giudiziario clamoroso, vengono respinte al mittente
: "Le figlie di Tortora, la compagna, Marco Pannella, hanno perso una buona occasione per stare zitti e non fare brutta figura. Non mi sono paragonato a Tortora ho solo ricordato, con commozione e con rispetto, un suo pensiero che può essere il pensiero di tutti coloro che stanno per essere sottoposti al giudizio di un giudice" fa sapere il leader del Pdl, per cui oggi, dopo la manifestazione di sabato a Brescia e dopo lo show televisivo sul processo Ruby, attende la richiesta di pena che il procuratore aggiunto Ilda Boccassini invocherà.La risposta all'ex premier di Gaia Tortora arriva su Twitter: "Caro Presidente, mi ero rivolta alei con rispetto. E non replicherò oltre". Sabato, invece, dopo il clamore suscitato dalla frase del Cavaliere, la giornalista aveva scritto sul social network: "Ero preparata. Caro Silvio, mio padre era un'altra storia. Un'altra persona. Ognuno risponde alla sua coscienza. No strumentalizzazioni". Durante l'edizione del TgLa7 da lei condotto aveva aggiunto: "Si tratta di un'altra storia e di un'altra persona – ha ribadito -. Lo dico con il massimo rispetto, ma è quel rispetto che da tanto tempo andiamo cercando. Anche perché questo paese ha bisogno di un altro clima e non è il clima che abbiamo visto oggi a Brescia".
Anche la compagna di Tortora, Francesca Scopelliti, aveva criticato la scelta del leader del Pdl: "Berlusconi ha avuto tanti anni di governo per realizzare, anche nel nome di Tortora, quelle riforme necessarie alla giustizia italiana. Non l'ha fatto. E le sue parole oggi hanno il sapore della propaganda, della ricerca di una legittimazione. So bene che dire 'io come Tortora' è come dire 'azzurro come il cielo': è un valore assoluto. Ma poi ognuno deve rispondere alla propria storia, alla propria vita. E Tortora è tutta un'altra storia. Silvio Berlusconi ha avuto circa 20 anni per ricordare Enzo Tortora, per fare tesoro dell'esempio di un uomo che ha saputo trasformare una vergognosa vicenda giudiziaria in una nobile battaglia per tutti, che ha voluto dimettersi da parlamentare per tornare ai suoi giudici, di un uomo che ha saputo mettere a disposizione di tanti la sua voce, il suo impegno, la sua battaglia per la giustizia giusta. Un anno prima di morire, con tenacia e caparbietà, insieme a Marco Pannella e ai Radicali, Enzo Tortora ha portato al successo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati: referendum vinto con una stragrande maggioranza ma poi tradito - aveva concluso Scopelliti – da una legge inadeguata quanto inapplicata".Diverso il tono, ma identici gli argomenti utilizzati da Marco Pannella, impegnato negli anni bui del carcere per Tortora a invocare vera giustizia per il conduttore accusato da presunti pentiti di camorra
: "Vorrei parlare con Silvio Berlusconi, credo nel dialogare, però non ne ho la possibilità. Vorrei dirgli: Silvio, ma ti pare che tu puoi andare a sparare una cazzata che mamma Rosa non ti avrebbe perdonato? Come fai a dire 'io sono come Tortora'? Tu scherzi? Se ti muovi così non sei come Tortora, ma come uno dei suoi denigratori, sei un po' un Melluso tutt'al più che Tortora. Forse questo sarebbe eccessivo, come è eccessivo dire di essere come Tortora" che "si dimise da deputato europeo avvisando con me la Guardia di finanza che stava arrivando a Milano. Siccome il Parlamento Europeo non dava l'autorizzazione per quella vergogna, si dimise. Ti rendi conto Silvio? Che cosa avete in comune?". Con la legge costituzionale n. 2 del 1999, fonte digilander.libero.it/ il "giusto processo" è finalmente approdato nella Costituzione, divenendo così legge dello Stato. I principi scritti nel nuovo art. 111 della Costituzione, che comporteranno una riconsiderazione anche del processo civile e amministrativo, sanciscono non solo la necessità di una piena esplicazione del contraddittorio e quindi della difesa effettiva, ma anche la necessità di pervenire ad una decisione in tempi ragionevoli, rendendo in tal modo espliciti e più vincolanti i principi già implicitamente contenuti negli articoli 24 comma 2 e 27 comma 2 della Costituzione e traducendo in canoni oggettivi di legittimità del processo quei diritti che fino ad ora erano concepiti come garanzia individuale.
Il nuovo testo dell'art. 111 della Costituzione (che enunciava: " tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati; contro le sentenze e contro i provvedimenti sulla libertà personale, pronunciati dagli organi giurisdizionali ordinari o speciali, è sempre ammesso il ricorso in Cassazione per violazione della legge…") sancisce ora la parità fra accusa e difesa, il contraddittorio di fronte al giudice terzo ed imparziale, nonché la ragionevole durata del processo, condizione quest'ultima indispensabile poiché, come ha osservato il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Mario Cicala "Non può esistere il giusto processo se non si raggiungono verdetti in tempi ragionevoli". Il contraddittorio rappresenta il cuore della riforma: la parità delle parti nel processo passa tramite il contraddittorio ad un giudice terzo ed imparziale, ossia in una posizione di indifferenza ed equidistanza rispetto alle parti. La nuova disposizione assicura che il soggetto indagato sia informato, in maniera riservata e nel minor tempo possibile, delle ragioni e della natura delle accuse elevate a suo carico. Quanto al diritto di difesa, l'accusato deve disporre del tempo e delle condizioni necessari per preparare la sua arringa difensiva.
Tra le condizioni figura la possibilità di interrogare dinanzi al magistrato colui che ha reso dichiarazioni a suo carico. L'imputato, inoltre, ha il diritto di ottenere la convocazione in aula e la deposizione davanti alla Corte o al Tribunale di testimoni a sua difesa nelle medesime condizioni dell'accusa e l'acquisizione di ogni altro strumento di prova a suo vantaggio. Domenico Salvatore
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