Aizzato dalla piazza Bersani ha subito abbandonato Marini al suo destino decretando così la fine del dialogo con il Pdl di Berlusconi. Per ricompattare un partito lacerato fra mille divisioni il segretario piacentino ha rispolverato il nome di Prodi che, paradossalmente, piace perfino ai grillini. Prodi è un vecchissimo arnese della politica, già demitiano, esperto in sedute spiritiche, tecnocrate, nonché protagonista di questa malsana unione monetaria che produce disperazione e suicidi senza soluzione di continuità. L’unico merito che Prodi può vantare è quello di essere inviso a Berlusconi. Vi basta?
Contenti voi, contenti tutti. Ricordo con ribrezzo alcuni provvedimenti in tema di lavoro presi dal primo governo Prodi che, ministro del lavoro Tiziano Treu, introdusse in Italia il veleno mortale della precarietà. Intere generazioni perdute e schiavizzate sono figlie dirette di quella scelta scellerata, vigliacca, falsa e meschina. Ricordo invece con ilarità un altro momento pietoso delle passate esperienze governative del mortadella bolognese. Durante il suo breve e inglorioso secondo mandato, espressione della vittoria mutilata conseguita nelle elezioni del 2006, Prodi vide i sui stessi ministri protestare contro l’indirizzo politico del governo di cui facevano parte. L’accusa? Fare macelleria sociale. Ottime premesse, non c’è che dire. Come un tipo così possa piacere ai pentastellati rimane un mistero doloroso. Prodi è un vecchio consulente di Goldman Sachs, gradito ad un certo tipo di establishment internazionale che i grillini dicono (a parole) di voler combattere. Ad onore del Prodi odierno, però, va anche detto che alcune recenti prese di posizione rispecchiano una possibile trasformazione dell’uomo che lascia ben sperare per il futuro. Ieri, intervistato da un giornalista di Servizio Pubblico, Prodi ha detto con chiarezza che le politiche mercantiliste della Germania sono sbagliate perché in una fase come questa l’economia ha bisogno di essere stimolata.
Un sussurro keynesiano. Nella diffusa e capillare omertà mafiosa che contraddistingue il nostro sistema politico e informativo a difesa dell’austerità, questo tipo di timida analisi merita già di per sé plauso e apprezzamento. La riluttanza di Mario Monti, killer dell’Italia inviato dalla Germania, a convergere sul nome del Professore costituisce inoltre una ulteriore ragione di cauta apertura. Evidentemente i massoni reazionari che governano l’Europa odierna non si sentono garantiti da Prodi al Quirinale. Magari perché l’ex presidente dell’Iri non condivide completamente la svolta neonazista che la Ue ha impresso al Vecchio Continente negli ultimi anni (in Grecia i bambini svengono in classe per fame su preciso ordine della Troika di Draghi, Lagarde e Barroso). Certo, Rodotà, Cordero o Zagrebelsky, a differenza di Prodi, avrebbero rappresentato una soluzione di vera discontinuità con un passato opaco, triste e polveroso. La furia antiberlusconiana che agita il Paese, per quanto legittima e comprensibile, non basta da sola a trasformare un ambiguo tecnocrate, già al soldo di Goldman Sachs, in grande speranza di vero cambiamento.
Ma se la risposta delle destre di fronte a questa ipotesi è quelle di contrapporre una casalinga mancata come Anna Maria Cancellieri (non mi si accusi di maschilismo. La Cancellieri è culturalmente inadeguata a prescindere dal fatto apprezzabile di essere donna. Non è Barbara Spinelli per capirci), bisogna sapersi accontentare. Infine una curiosità. Sono molto curioso di vedere come si comporteranno i delegati calabresi guidati dal presidente di centrodestra Scopelliti di fronte alla ipotesi di puntare sull’attuale ministro degli interni del governo Monti. Per chi non lo sapesse, infatti, la Cancellieri ha sciolto il Comune di Reggio Calabria, fatto ad immagine e somiglianza di Scopelliti, per presunte “contiguità mafiose”. Scopelliti tuonò allora contro una decisione politica, elaborata da lobby internazionali, presa per colpire la politica e beatificare il lavoro immacolato dei tecnici a guida Monti. Ora ce li ritroviamo improvvisamente tutti insieme appassionatamente. E’ l’Italia bellezza!
Francesco Toscano
Contenti voi, contenti tutti. Ricordo con ribrezzo alcuni provvedimenti in tema di lavoro presi dal primo governo Prodi che, ministro del lavoro Tiziano Treu, introdusse in Italia il veleno mortale della precarietà. Intere generazioni perdute e schiavizzate sono figlie dirette di quella scelta scellerata, vigliacca, falsa e meschina. Ricordo invece con ilarità un altro momento pietoso delle passate esperienze governative del mortadella bolognese. Durante il suo breve e inglorioso secondo mandato, espressione della vittoria mutilata conseguita nelle elezioni del 2006, Prodi vide i sui stessi ministri protestare contro l’indirizzo politico del governo di cui facevano parte. L’accusa? Fare macelleria sociale. Ottime premesse, non c’è che dire. Come un tipo così possa piacere ai pentastellati rimane un mistero doloroso. Prodi è un vecchio consulente di Goldman Sachs, gradito ad un certo tipo di establishment internazionale che i grillini dicono (a parole) di voler combattere. Ad onore del Prodi odierno, però, va anche detto che alcune recenti prese di posizione rispecchiano una possibile trasformazione dell’uomo che lascia ben sperare per il futuro. Ieri, intervistato da un giornalista di Servizio Pubblico, Prodi ha detto con chiarezza che le politiche mercantiliste della Germania sono sbagliate perché in una fase come questa l’economia ha bisogno di essere stimolata.
Un sussurro keynesiano. Nella diffusa e capillare omertà mafiosa che contraddistingue il nostro sistema politico e informativo a difesa dell’austerità, questo tipo di timida analisi merita già di per sé plauso e apprezzamento. La riluttanza di Mario Monti, killer dell’Italia inviato dalla Germania, a convergere sul nome del Professore costituisce inoltre una ulteriore ragione di cauta apertura. Evidentemente i massoni reazionari che governano l’Europa odierna non si sentono garantiti da Prodi al Quirinale. Magari perché l’ex presidente dell’Iri non condivide completamente la svolta neonazista che la Ue ha impresso al Vecchio Continente negli ultimi anni (in Grecia i bambini svengono in classe per fame su preciso ordine della Troika di Draghi, Lagarde e Barroso). Certo, Rodotà, Cordero o Zagrebelsky, a differenza di Prodi, avrebbero rappresentato una soluzione di vera discontinuità con un passato opaco, triste e polveroso. La furia antiberlusconiana che agita il Paese, per quanto legittima e comprensibile, non basta da sola a trasformare un ambiguo tecnocrate, già al soldo di Goldman Sachs, in grande speranza di vero cambiamento.
Ma se la risposta delle destre di fronte a questa ipotesi è quelle di contrapporre una casalinga mancata come Anna Maria Cancellieri (non mi si accusi di maschilismo. La Cancellieri è culturalmente inadeguata a prescindere dal fatto apprezzabile di essere donna. Non è Barbara Spinelli per capirci), bisogna sapersi accontentare. Infine una curiosità. Sono molto curioso di vedere come si comporteranno i delegati calabresi guidati dal presidente di centrodestra Scopelliti di fronte alla ipotesi di puntare sull’attuale ministro degli interni del governo Monti. Per chi non lo sapesse, infatti, la Cancellieri ha sciolto il Comune di Reggio Calabria, fatto ad immagine e somiglianza di Scopelliti, per presunte “contiguità mafiose”. Scopelliti tuonò allora contro una decisione politica, elaborata da lobby internazionali, presa per colpire la politica e beatificare il lavoro immacolato dei tecnici a guida Monti. Ora ce li ritroviamo improvvisamente tutti insieme appassionatamente. E’ l’Italia bellezza!
Francesco Toscano
1 Commenti
Prodi, il nuovo che avanza. Che schifo. La sinistra mai così in basso.
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