MANIFESTI MORTUARI CONSIGLIERE PD, DENUNCIÒ 'NDRANGHETA
TORINO, 12 agosto 2014- Aveva denunciato una vicenda che finì nella maxi inchiesta Minotauro della Procura di Torino sulla 'ndrangheta Pasquale Mazza, il consigliere comunale e segretario di Castellamonte (Torino) dato falsamente per morto su manifesti funebri affissi in tutta la città. In occasione di quella denuncia, due anni fa, l'auto della moglie andò a fuoco in piena notte.
«Credo che si tratti di due episodi che non c'entrano l'uno con l'altro - afferma lui fiducioso - Allora avevo presentato da poco un libro-denuncia su una vicenda poi finita nell'inchiesta Minotauro sulla 'ndrangheta».
In ogni caso annuncia che appena tornerà a Castellamonte sporgerà denuncia «perchè si perseguano i responsabili che infangano il nome del nostro paese».
Non nasconde, però, la sua preoccupazione: «Ho saputo del manifesto dai vigili - racconta - e mia moglie, che ha risposto alla telefonata, li ha subito rassicurati sul fatto che ero vivo, stavo solo dormendo. Poi mi hanno detto che sul manifesto c'erano anche i nomi di mia moglie e mia figlia e mi sono preoccupato».
Ripete che potrebbe trattarsi di una semplice ripicca da parte di qualche avversario politico. «Qualche giorno prima di partire per le vacanze - spiega - avevo protocollato una lettera anonima in cui si parlava dell'appalto di manutenzione di un torrente. Poi ne ho parlato in consiglio comunale il 24 luglio».
TORINO, 12 agosto 2014- Aveva denunciato una vicenda che finì nella maxi inchiesta Minotauro della Procura di Torino sulla 'ndrangheta Pasquale Mazza, il consigliere comunale e segretario di Castellamonte (Torino) dato falsamente per morto su manifesti funebri affissi in tutta la città. In occasione di quella denuncia, due anni fa, l'auto della moglie andò a fuoco in piena notte.
«Credo che si tratti di due episodi che non c'entrano l'uno con l'altro - afferma lui fiducioso - Allora avevo presentato da poco un libro-denuncia su una vicenda poi finita nell'inchiesta Minotauro sulla 'ndrangheta».
In ogni caso annuncia che appena tornerà a Castellamonte sporgerà denuncia «perchè si perseguano i responsabili che infangano il nome del nostro paese».
Non nasconde, però, la sua preoccupazione: «Ho saputo del manifesto dai vigili - racconta - e mia moglie, che ha risposto alla telefonata, li ha subito rassicurati sul fatto che ero vivo, stavo solo dormendo. Poi mi hanno detto che sul manifesto c'erano anche i nomi di mia moglie e mia figlia e mi sono preoccupato».
Ripete che potrebbe trattarsi di una semplice ripicca da parte di qualche avversario politico. «Qualche giorno prima di partire per le vacanze - spiega - avevo protocollato una lettera anonima in cui si parlava dell'appalto di manutenzione di un torrente. Poi ne ho parlato in consiglio comunale il 24 luglio».

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