Reggio Calabria, 14 agosto 2014
OPERAZIONE “PUERTO
LIBERADO 2”: CONVALIDATE LE TREDICI ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE NONCHÉ
ESEGUITI ULTERIORI CINQUE PROVVEDIMENTI CAUTELARI PERSONALI NEI CONFRONTI DI ALTRETTANTI
SOGGETTI APPARTENENTI AL SODALIZIO CRIMINALE. SEQUESTRATO UN PATRIMONIO DEL
VALORE DI CIRCA 10 MILIONI DI EURO.
GdF Reggio Calabria: Narcotraffico Porto Gioia Tauro. 18 arresti, sequestro beni 10 mln di €
I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia
di Finanza di Reggio Calabria, unitamente ai militari del Servizio Centrale
Investigazione Criminalità Organizzata, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di
custodia cautelare in carcere, con contestuale sequestro preventivo di beni, emessa
dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta di questa Procura
Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 appartenenti ad una pericolosa
organizzazione criminale, dedita al traffico internazionale di sostanze
stupefacenti, tipo cocaina, che giunge dal Sud America in Italia attraverso le
strutture logistiche dello scalo marittimo di Gioia Tauro, grazie alla
complicità di alcuni dipendenti portuali.
Il G.I.P. di Reggio Calabria, Dott. Domenico SANTORO, ha emesso la
misura cautelare in carcere, ai sensi
dell’art. 27 C.P.P., a seguito del provvedimento di fermo di
indiziato di delitto, a cui è stata data
esecuzione il 24 luglio u.s., emesso da questa Direzione Distrettuale Antimafia e successivamente
convalidato da parte dei G.I.P. di Reggio Calabria, Locri e Palmi, a
carico di 10 appartenenti[1] al
richiamato sodalizio criminale. Nella circostanza altri
tre soggetti [2] si sono resi irreperibili all’esecuzione dei predetti provvedimenti e
nei confronti dei quali si procederà in stato di latitanza.
All’esito della dichiarazione di incompetenza dei G.I.P. presso il Tribunale di Palmi, Locri e Reggio Calabria, i tredici indagati sono stati nuovamente
attinti, per i capi di imputazione
già oggetto di contestazione,
dall’odierno provvedimento, con il quale sono stati
arrestati ulteriori cinque esponenti per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, e precisamente:
TRIMARCHI Vincenzo cl. ’69, GALLUCCIO
Giuseppe cl. ’63, MORETTI Carlo cl. ’65, NIRTA Francesco cl. ’87 e STAITI Antonio
Giovanni cl. ‘64
Gli odierni arrestati sono gli ulteriori soggetti
emersi quali responsabili nell’ambito del procedimento penale, le cui indagini hanno
consentito di individuare l’esistenza di una vera e propria organizzazione
criminale, radicata nel territorio della Piana, che, avvalendosi della fattiva
collaborazione di personale infedele della società di gestione della banchina
merci del porto calabrese, provvedeva a far fuoriuscire i carichi di
stupefacente in arrivo dai maggiori porti del Sud America.
Primo fra tutti, TRIMARCHI
Vincenzo alias il “Merlo”, dirigente quadro della società
di gestione della banchina merci del porto gioiese, già arrestato in flagranza
di reato il 6 ottobre 2011, mentre tentava di allontanarsi trasportando a bordo
di un furgone sedici borsoni contenenti 560
kg circa di cocaina purissima. A carico del medesimo sono emersi chiari
indizi di responsabilità, che lo vedono coinvolto a pieno titolo nella “società di servizi dei Fratelli BRANDIMARTE”
per la fuoriuscita dallo scalo portuale gioiese delle partite di cocaina
importate dalle cosche reggine. In tale attività delittuosa TRIMARCHI è stato
coadiuvato dai sui colleghi SGAMBETTERRA
Gianpietro e IETTO Mario, questi ultimi già sottoposti a fermo in data 24
luglio u.s.
Gli ulteriori arrestati hanno agevolato
l’organizzazione, prendendovi parte ognuno con propri specifici ruoli, e, in
particolare: GALLUCCIO Giuseppe cl. ’63, MORETTI Carlo cl. ’65 e STAITI Antonio Giovanni hanno
gestito logisticamente CARATOZZOLO Vincenzo, durante la sua permanenza in
Colombia, quale emissario dell’organizzazione per avviare i contatti con i
narcos sud americani; NIRTA Francesco cl. ’87, invece, ha gestito per conto
dell’organizzazione il traffico di stupefacenti nella capitale romana, prima di
essere arrestato nel luglio del 2013 dalla Guardia di Finanza di Roma, in applicazione di un’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa
in data 04.12.2012 dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione GIP-GUP. Tra i
soggetti non colpiti dall’ordinanza, ma indagato a piede libero, risulta un
altro dipendente del prefato scalo portuale.
In tale contesto, altresì, gli accertamenti patrimoniali
svolti Nucleo PT/ G.I.C.O./Sezione G.O.A. di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O.
della Guardia di Finanza hanno consentito di
rilevare una globale situazione reddituale del tutto iniqua
rispetto a quanto posseduto. L’attività è stata indirizzata all’individuazione
del patrimonio degli indagati e dei loro rispettivi nuclei familiari, previa
rilettura - in chiave patrimoniale, economica e finanziaria – degli elementi
già emersi nel corso delle investigazioni condotte, che avevano consentito
l’emissione dei primi provvedimenti di fermo di indiziato di delitto.
La certosina attività d’indagine, espletatasi con
ritmi serrati, atteso il concreto pericolo di dispersione dei beni a poca
distanza dai fermi, ha consentito di rilevare come i nuclei familiari degli
odierni indagati presentassero una globale situazione reddituale del tutto
iniqua rispetto al patrimonio posseduto, chiara attestazione della sussistenza
di un’evidente sperequazione tra reddito dichiarato e tenore di vita degli
indagati. La presunta illiceità del patrimonio rappresenta, quindi,
un’inequivocabile frutto delle attività criminali poste in essere dagli stessi
in seno ed al servizio della prefata organizzazione criminale.
Per quanto sopra, accogliendo in toto la tesi
formulata dalle Fiamme Gialle reggine, integralmente recepita dalla locale
Procura Distrettuale delegante, con il
medesimo provvedimento cautelare il locale Tribunale ha disposto il sequestro
preventivo, ex art. 321 c.p.p, finalizzato alla confisca ai sensi dell’art. 12
sexies Legge 356/1992, dei seguenti beni:
·
nr. 14 autovetture, di cui una blindata, utilizzata
da BRANDIMARTE Giuseppe per proteggersi da possibili attentati;
·
nr. 25 fabbricati, di cui tre ville con rifiniture
di pregio;
·
nr. 33 terreni;
·
nr. 10 imprese, operanti nel settore dei trasporti, materiale
edili, prodotti medicali, sale giochi, agricoltura e allevamento
·
Tutti i rapporti bancari, postali ed assicurativi
intestati, agli indagati ed ai componenti i rispettivi nuclei familiari.
Il valore del patrimonio sequestrato ammonta – allo
stato - a circa 10 milioni di Euro, al netto delle eventuali disponibilità
finanziarie che saranno rinvenute sui conti correnti e\o depositi dei proposti.
Tra i beni oggetto di sequestro si segnalano la
villa di BRANDIMARTE Alfonso, dotata di un cunicolo occulto, predisposto,
verosimilmente, per consentirgli di sottrarsi ad eventuali operazioni da parte
delle forze dell’ordine. In particolare, detto cunicolo - situato all’interno
di un artefatto impianto idraulico - consente il passaggio di una persona
dall’interno verso l’esterno su un prospicente torrente. Lo stesso Alfonso è
proprietario di una fattoria con diversi cavalli, di cui è un fervente
appassionato, e ha effettuato diversi investimenti nel comasco, gestendo,
unitamente al suo socio SIVIGLIA
Francesco, un distributore stradale, dotato di bar, e un mini market di
frutta ben avviati.
Non meno di pregio è la villa di FEMIA Antonio, arredata – dichiarando meno di 1.000 euro all’anno - con
interni di lusso e una piscina con relative statue in pietra.
Il risultato conseguito ha contribuito in maniera
determinante ad infliggere un durissimo colpo alla criminalità organizzata
calabrese, la quale ormai detiene - come certificato dalle indagini - la
leadership mondiale del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che
dalle coste del Sud America inonda il mercato nazionale ed europeo con ingenti
carichi di cocaina purissima.
Immagine 1: Cunicolo occulto rinvenuto
nella villa di BRANDIMARTE Alfonso
Immagine 2 e 3: interni della villa di FEMIA Antonio
[1] BRANDIMARTE Giuseppe cl. ’71, BRANDIMARTE
Alfonso cl. ’77, SGAMBETTERRA Gianpietro cl. ’85, IETTO
Mario cl. ’68, CAMBREA Vinicio cl. ’73,
CARATOZZOLO Vincenzo cl. ’81, SIVIGLIA
Francesco cl. ’73, CONDELLO Giuseppe cl. ’70, GAGLIOSTRO
Rocco cl. ’77 e CAMPANELLA Antonio cl.
’87. I
vari G.I.P. competenti per territorio, il 24 luglio u.s., hanno convalidato il
fermo del PM ed emesso misura coercitiva nei confronti di tutti gli indagati,
per tutte le ipotesi di reato contestate.
[2] FEMIA Antonio cl. ’81, CALABRÒ
Antonio cl. ’89 e CRISAFI Vincenzo cl. ’80.




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