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La storia è maestosa perché la verità è bellezza e la nobiltà è un destino che si porta nel sangue…

La storia è maestosa perché la verità è bellezza e la nobiltà è un destino che si porta nel sangue…
Come l’aquila con la rosa rossa nel becco…
di Pierfranco Bruni



L'aquila aveva una rosa nel becco. Una rosa rossa.
L'aquila ha una rosa nel becco.
È il volo più simbolico che possa fare un'aquila ed è l'immagine che ha del magico nel vento che trasporta la passione di generazione in generazione. Ma noi siamo vita e ricordo e, anche non volendo essere trascinati nell'impasto delle nostalgie, i ricordi sono compagnia. Ti danno il sorriso e la dolcezza nel silenzio e nella malinconia. Ed è come se si restasse con un torpore tra i pensieri e le parole che vorresti non diventassero voce.

Rivedo mio padre presente tra il roseto della scala della villa che porta la data del millenovecentoventinove.
Ha lo sguardo attento e sereno.
Mi fa segno.
Io sono giunto quasi al cancello e con una mano alzata mi saluta.
Ci salutiamo e mia madre e lì che mi dà, come sempre, l'ultimo bacio prima delle mie tante partenze.

Passa il tempo e il resto è sempre nei giorni e nelle ore.
Non smetto i miei viaggi e mio padre è sempre più un tempo vigilante.
Il paese è un intreccio.

Non so perché mi risuona costantemente una frase o un fraseggiare che mi dice : Noi siamo stati e siamo nella storia... Chi ci seguirà sarà il mediocre... Sarà altro ma noi abbiamo lasciato i segni e chi ci seguirà sarà sabbia portata via dalle piogge leggere che trovano lo spazio di una folata improvvida di foglie...

E no che non faccio letteratura, mio grande amico Tomasi di Lampedusa Giuseppe, anche se la letteratura resta, per me, vita e la storia dei vinti rimane, comunque, sempre la storia nei destini, mentre la cronaca dei vincitori è sempre cronaca, e verrà raccontata e dimenticata come cronaca, anche se tutti cercheranno di rappresentarla come una realtà che tale non è nei destini, appunto, delle civiltà e della verità.

La storia è fastidiosa.  Come è fastidiosa la verità. La storia è maestosa come è bellezza la verità. Ma la storia e la verità sono nel destino…
La storia è storia, mentre si recita il banale della cronaca.

Mio padre è un gigante nel deserto che viviamo. Impareggiabile la sua eleganza, e il suo silenzio è uno stile che resta nonostante il chiasso che morde i giorni del presente.
Mio padre è stato ed è un combattete, come lo ha definito, Giuseppe Longo, il suo medico personale. Unico e straordinariamente umano e importante il suo medico, fino alle ultime ore ed io non finirò mai di essergli grato per avergli dato la forza nella vita e la vita nella capacità di non arrendersi, anche quando, come diceva mio padre, manca l'aria...

La rosa resta nel becco dell'aquila e l'aquila osserva e ascolta mentre passeggia tra gli accennati rumori del giardino.
I cinque fratelli si sono ritrovati e si raccontano una storia.
La loro storia diventata destino. Ed è come se li sentissi nel loro dialogante scrutare il tempo delle pazienze.

Zio Pietro misura le onde del mare della sua isola e fotografa, in bianco e nero, i passaggi di tempo guidando i passi di Roberto e Susanna. 
Zio Adolfo ha lo sguardo incredulo ed ho osservato attentamente anche la foto posta sulla lapide, che ha un'ironia tra le labbra e il ricordo inesorabile e cammina tra le voci di Antonella, Pina, Giulia, Anna.
Zio Gino ha la battuta sorniona nella sua lungimiranza attraversata da esperienze, che sono state pedagogie dell'essere lungo il cammino che è di Alfredo e Giulia.
Zio Mariano, con la sua immancabile ennesima sigaretta, porta l'impermeabile sulle spalle, come nei  film dei personaggi del cinema esistenzialista francese, e sempre con la sua impeccabile perfezione di puro maestro di scienze matematiche,  che ha formato intere generazioni di studiosi e di uomini veri.
È costante la sua figura in me, e nella mia inquieta vita di studente e di uomo, che ritrovo negli occhi e nel volto di Giulia e di Giorgio.
Mio padre mi parla con la sua visione di rigorosa pazienza, legata ad una attenta attrazione per l'azione, e continua a dettarmi le pagine dei miei libri, io i miei libri che hanno il suono e il canto della verità e del mistero degli sciamani al battito dei tamburi, e mio padre tra i fratelli e i nomi che sono storia, e resteranno nella storia, con le memorie i rimpianti e senza mai concedere spazio ai rimorsi perché sono fuori della mia vita, che trasmetto ad una generazione di Bruni e di Gaudinieri legati ai Bruni, ai miei figli, che hanno sangue Bruni: Micol e Virgilio.
Il sangue dei Bruni. 

Mio Padre Virgilio mio figlio Virgilio. Mio padre Virgilio mia figlia Micol nel destino di una arbereshità che è mistero con l’intreccio di una meravigliosa donna arbereshe come la madre… La madre di mio padre e di Adolfo, Mariano, Gino e Pietro anch’essa arbereshe… Giulia Gaudinieri…

I cinque fratelli si ritrovano all'alba e si salutano nel crepuscolo per poi ritrovarsi oltre le nuvole in un cielo che non conosce orizzonti e nel loro destino la rosa e l'aquila dei Gaudinieri e dei Guaglianone e dei Gaudinieri e dei Bruni.
Acri e Spezzano Albanese.
Spezzano Albanese e San Lorenzo del Vallo.
Una storia. Un destino. I luoghi tra i paesi.

Micol e Virgilio scavano nelle parole come io cerco di scavare nelle emozioni di Susanna e Roberto, di Antonella, Anna, Giulia e Pina (che giornate immense e indimenticabili tra me e Pina), di Alfredo e Giulia, di Giulia (la si chiamava, tra di noi cugini, Giulia di Cosenza, con rispetto, perché zio Mariano abitava a Cosenza) e Giorgio, che mio padre ha cercato, come ha cercato anche Giulia di Cosenza e Antonella, negli ultimi giorni.
E mi chiedeva di informarli... Così come ha chiesto dei fratelli rapiti da un'aquila in volo con una rosa rossa stretta in bocca...

Ma il tempo passa e sì che passa il tempo, ma il tempo lascia i segni...
I suoi e i nostri.
E poi. Venne  quell'alba. Squillò il telefono e una voce, con il pianto strozzato, mi chiese di ripartite subito... Appena ripartito…
Era la voce di Tiziana.
La dolce e amorevole Tiziana, che ha seguito mio padre mia madre nei momenti ultimi piú doloranti, difficili, strazianti di quei mesi.
È stata lei ad avvisarmi subito, con il pianto in gola, che mio padre era in volo con l'aquila dalla rosa rossa ...
Quante notti senza dormire, tra novembre e dicembre in un tempo che non conosceva soste, pause e lavoro nell’amore per e con mio padre, accanto al caminetto seduto in una poltrona, io mia madre e Tiziana, e Tiziana ad accudire, sempre con gentilezza, mio padre con la sua forza e il suo sorriso...
In quei giorni a Tiziana non è  mai mancato il sorriso, il coraggio e la speranza...  Non dimenticherò.

I rimorsi non camminano lungo la mia strada. Non fanno parte del mio stile.
Il silenzio, il dolore e la nobiltà sì.
Si può essere nobili con i gesti con le parole con lo stile e con le eredità di vite vissute nel segno del rispetto dell'amore della pazienza.
I rimorsi non hanno mai abitato e non abitano i miei viaggi tra il tempi e l'anima.
Noi portiamo nelle vene sangue Bruni, Bruni e Gaudinieri e poi il resto è nella vita. Nella vita di tutti i giorni e nei giorni della vita.
Nelle mie vene scorre anche sangue Caracciolo. Un altro ceppo nella cronaca... Ma questa è un’altra storia…

Mia madre mi ascolta ed io ascolto il suo immenso amore, le sue verità che vanno sempre dette con fierezza con dignità con coraggio, e mai mentendo a noi stessi perché la verità, come mi ha insegnato San Paolo, ci rende liberi.
Nel mio mondo sciamanico incontro questa cristianità di San Paolo ed io attraverso i deserti come San Paolo e come i monaci che dialogano con le aquile e le tartarughe.

La verità ci rende liberi e senza rimorsi.
Osservo mia madre e sono libero.
Riascolto mio padre e sono nel cammino della pazienza e mi ritornano gli echi nelle memorie di zio Mariano zio Pietro zio Adolfo zio Gino e vivo la dignità di una nobiltà antica, che mi appartiene, che è stata sempre con me, che resterà con me e che continuerà nel viaggio dei cinque fratelli...

Mia madre, a volte, ha lo sguardo perso nel vuoto. Mi dice che non c'è notte che non incontri il suo Virgilio Italo...
Vive ormai di questo sogno che è semplicemente amore e devozione.
Questo amore questa bellezza questa tenerezza ho cercato di trasmettere a Micol e Virgilio nella verità,  nella nobiltà di quell'aquila che ha la rosa rossa come pegno di una passione di lealtà, fino in fondo uomini come sono stati e sono i cinque fratelli...

Sono stati e continueranno ad essere… Nei miei ricordi nei nostri ricordi nelle verità della memoria nelle memorie di una nobiltà mai persa...

E di questo ho parlato anche con mia madre, che ha ricordi vivi quando ha la luce negli occhi, e con Susanna, Roberto, Giulia di Cosenza che segue i miei passi incoraggiando il mio cammino, Antonella, che orgoglio Antonella!, Pina, Giulia di zio Gino, Giorgio che è un amore di dignità... e i tanti o i pochi che amano l'appartenenza e il sangue della verità: da Spezzano ad Acri da Acri a Castrovillari a Bisignano...

L’aquila è in volo e tiene stretta nel becco la sua rosa rossa… Mentre i cinque fratelli dialogano con il sorriso della bellezza…
Nonno Virgilio con Virgilio junior, Giulia Gaudinieri con la piccola Giulia Bruni di Cosenza, Mariano, Micol Bruni mentre legge, in Chiesa a San Lorenzo del Vallo, una lettera, dedicata al nonno Virgilio, Giulia Gaudinieri in costume antico Arbereshe e Ermete Francesco Bruni, Pietro, Adolfo,  la piccola Pina, e Gino, Pierfranco con il papà Virgilio-

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