
Prendendo la parola il direttore della Dia, Arturo De Felice ha detto: «Il quadro normativo rivisitato in questi anni ha reso l'azione di contrasto alle economie mafiose più efficace. Com'è noto - ha proseguito - si invocano e si applicano misure di prevenzione indipendentemente dall'attualità della pericolosità della persona. Anche in caso di morte, purchè entro cinque anni dal decesso, si applica la confisca per equivalente in caso di dispersione, distrazione o occultamento dei beni». De Felice ha inoltre sottolineato che «su 1.275 proposte di prevenzione dal 2013 ad oggi, 755 sono state richieste dalla Dia, che hanno prodotto sequestri per un valore di quattro miliardi di euro e confische per 900 milioni di euro. Nel periodo considerato, sono state monitorate seimila imprese ed eseguiti 872 accessi ai cantieri, con l'obiettivo di restituire alla collettività patrimoni illecitamente conseguiti che rappresentano, in zone particolarmente inquinate dalla presenza mafiosa, un significato culturale e simbolico contro l'oppressione delle forze criminali». Il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ha posto l'accento sulla modernizzazione del pianeta giustizia. «Credo sia necessario porsi il problema di razionalizzare il sistema penitenziario, riaprendo Pianosa e l'Asinara e ridistribuendo i detenuti al 41 bis, che sono attualmente 751 suddivisi in 15 carceri. Il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione tra presente e futuro. È necessaria - ha aggiunto Gratteri - l'innovazione tecnologica della Giustizia. È ora di ridisegnare anche ruoli e procedure, poichè i costi non solo economici, ma minano la credibilità della giustizia». Gratteri ha poi evidenziato che "personalmente non mi convince l'aggregazione alla Dia della polizia penitenziaria e del Corpo forestale dello Stato", salvo che non si dia corso ad un piano di potenziamento degli organici.
«Occorre scongiurare il rischio che normative di contrasto alle mafie che sono in discussione siano approvate con ritardo rispetto alle necessità della situazione». Lo ha detto il Capo della Polizia, Alessandro Pansa. «Non si registrano casi preoccupanti di infiltrazioni mafiose - ha aggiunto il Capo della polizia - nell'apparato manifatturiero, ma le prospettive non ci lasciano tranquilli». Secondo il prefetto Pansa, inoltre, «appare sempre più alta l'attenzione delle mafie nel settore del gioco, dove circola molto danaro liquido, nel settore dei servizi e, soprattutto, nella realizzazione e nel controllo delle fonti di energia grazie anche ai cospicui finanziamenti pubblici che riguardano questo settore». Il convegno è stato concluso dall'onorevole Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia. «In attesa della riforma dell'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, il Governo proceda alla nomina di un Commissario che nella fase di transizione alla nuova Agenzia assicuri la funzionalità della struttura. Il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione tra presente e futuro. Una buona ed efficace gestione dei beni confiscati - ha aggiunto Rosy Bindi - è uno snodo decisivo della lotta alle mafie, perchè testimonia la capacità dello Stato non solo di contrastare la ragion d'essere dei poteri criminali, quella di accumulare ricchezze, ma anche di trasformare una condizione di illegalità in una opportunità di crescita sociale ed economica. È un campo di grandi potenzialità, soprattutto per il Mezzogiorno e la Calabria, che soffrono la crisi in modo molto acuto. La Commissione parlamentare Antimafia ha avanzato nella sua Relazione una serie di proposte per rendere più efficace e trasparente il sistema, più veloce e produttivo l'utilizzo di un patrimonio considerevole. C'è ormai una larga convergenza sulle modifiche da apportare - ha concluso la presidente Bindi - e ne discuteremo in aula alla Camera alla fine del mese. Non sarebbe male se in quell'occasione il governo nominasse il Commissario dell'Agenzia».
Luigi Palamara
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