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Il Calabrese tipo

Considerare la politica quale un’attività improntata su promesse aprioristicamente irrealizzabili, è stato per anni il passatempo preferito dei candidati a vario titolo nella nostra terra  Calabra. Ci sarebbe da pensare che gli elettori “traditi” dalle promesse  non mantenute, avessero subito dopo mostrato un moto di ribellione interiore che avrebbe dovuto portarli a negare il proprio appoggio nelle tornate successive. Ma  tutti sappiamo che così non è stato: gli stessi illusi di prima, hanno avuto la capacità di farsi illudere ancora una e più volte dalle stesse persone, ma da rinnovate promesse.
Ne conseguirebbe un pensiero dettato dalla mera logica: l’elettore Calabrese ama farsi prendere in giro!

Ma scavando a fondo si può comprendere che in effetti non è proprio così.
Il popolo Calabrese, al di là di casi eclatanti che compaiono spesso sulle note di cronaca, è un popolo di bonaccioni. Il Calabrese tipo è persona che ha un’alta considerazione della propria furbizia intellettuale, vive nella convinzione che nessuno può scalfire la sua capacità di discernimento  e di giudizio….. e per questo giudica! A qualsiasi livello, su qualsiasi argomento, il Calabrese si sente in dovere di giudicare; nel bene e nel male il suo pensiero viene sempre regolarmente espresso con convinzione, spesso rasentando la sconvenienza, ma senza che alcunché possa fermare la sua voce irrefrenabile di persona capace di discernere il bene dal male.

Ovviamente guai a chi osa esprimere un giudizio sul Calabrese tipo, che non sia di lode sperticata e di ammirazione; qualora arrivasse una critica inaspettata il “colpito”, che fino a ieri aveva sentenziato su chicchessia, si inalbera, si irrita, e parte all’attacco, cercando di isolare il povero di spirito che nulla ha capito della sua immane beltà interiore!

Ma la politica è un’altra cosa! Quando si avvicina al Calabrese tipo il politico noto, la persona che tutti conoscono – non importa se è amato o detestato – e gli posa paternamente una mano sulla spalla con un sorriso, allora il Calabrese tipo diventa un’altra persona: o si stropiccia le mani sorridendo confuso non sapendo che dire, oppure parla senza interruzione guardandosi attorno, per vedere se qualche conoscente sta osservando la scena. Nell’ultimo caso, dopo, racconterà a tutti di essere amico “personale” di quel politico cui può chiedere ciò che vuole perché ……sono così (e intreccia due indici ad indicare l’importanza del  loro rapporto). Dimentico, naturalmente, che quello stesso politico, cinque anni prima, magari gli aveva promesso che il figlio sarebbe stato assunto da qualche parte senza alcun dubbio, prendendo per buona la giustificazione che, se la cosa non è avvenuta, la colpa è da ricercare nell’opposizione……

E un amico così intimo non può certo mentire, e quindi “sotto con la campagna elettorale più sfrenata”!

Naturalmente non mi sto riferendo alla generalità dei Calabresi, perché io stesso diverrei altrimenti offensivo, ma mi viene in mente quella grossa fetta di popolazione oppressa, sottopagata, che giornalmente affronta i sacrifici più impensati e che in definitiva ha sofferto e soffre tutt’oggi più di tanti altri che difficoltà ne incontrano di meno. Questa parte della popolazione è la più indifesa tra tutti noi; cerca di vivere dignitosamente ogni momento della propria esistenza riuscendoci a pieno, guidata dall’orgoglio che ha fatto dei Calabresi un simbolo di testardaggine tra coloro che non conoscono la realtà in cui si vive e che amano criticarci per il solo fatto di  essere del Sud.

La teoria dell’affamare un popolo per meglio governarlo è una teoria vecchia quanto i governanti che si sono succeduti nel tempo. E purtroppo funziona!
Quando un individuo manca nei suoi bisogni primari, quando comprende di non poter fare fronte alle necessità della propria famiglia, è disposto a dare ascolto a chiunque gli faccia scorgere un barlume di luce nel buio della propria disperazione.

Se all’inizio quindi il lettore avrà ipotizzato nel mio pensiero che il “Calabrese tipo”, come ho volutamente chiamato una certa categoria di persone, sia in effetti un fessacchiotto da rimaneggiare a proprio piacimento, avrà adesso invece compreso quanto profondo rispetto si debba avere per chi non ha, ma che per orgoglio non chiede, continuando a lavorare in silenzio, con tutte le energie che gli rimangono, ed anche oltre.

La responsabilità primaria in tutto questo, è evidentemente della politica. E’ troppo comodo sedere su poltrone di pelle, in uffici grandi, eleganti, magnificanti lo spreco del denaro pubblico, per apparire ciò che non si è. E’ troppo comodo inviare proclami attraverso una stampa servile che pesa le notizie anziché informare ad ogni costo. E’ troppo comodo distruggere una terra meravigliosa come la nostra spremendone i frutti fino all’inverosimile per poi lasciarla marcire al suo destino. E’ troppo comodo pontificare su meriti che non si hanno, attribuendosi interventi sulla carta, ma mai operativi. E’ troppo comodo ridurre famiglie intere alla disoccupazione per poi affibbiare la responsabilità ad altri.   E vorrei fermarmi qui, per non annoiare con la “comodità” che tutti noi abbiamo garantito per anni a persone che alcuni interessi li hanno fatti, certamente, ma unicamente i loro. Basta guardarsi attorno per comprendere di che si parla. Basta finalmente aprire gli occhi, da troppo tempo serrati dall’indifferenza, per capire che la Calabria non merita ciò che le è stato tolto. Basta dire…. basta! Per finalmente trovarsi a decidere seriamente dei nostri destini.

Nicola Barreca

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