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FU PROFETA RISCHI EURO, MORTO ECONOMISTA GRAZIANI

Il più keynesiano d'Italia, difendeva Sud e lavoratori   - NAPOLI, 05 gennaio 2014 - Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo sa che suonava il violino ogni mattina, all'alba: il rito che faceva da preludio alle intense giornate di studio, in una stanza stracolma di libri e giornali che domina villa Pignatelli, a Napoli. Augusto Graziani, celebre economista partenopeo, si è spento oggi nella sua casa, dopo una lunga malattia. Aveva 80 anni, compiuti il 4 maggio. Ordinario di Economia politica negli atenei Federico II di Napoli prima, e alla Sapienza di Roma poi, Accademico di Lincei, eletto senatore con il Pds nel 1993, Graziani è stato profeta dei gravi rischi che l'unione monetaria europea avrebbe corso, oltre che dell'impossibilità di sviluppo nell'Italia che dimentica il Mezzogiorno. 

A ricordare con l'ANSA la lucidità delle analisi del «più keynesiano degli economisti italiani» l'allievo Riccardo Realfonzo, ordinario di Economia politica dell'Università del Sannio. «È stato il maggior economista italiano della seconda metà del '900», dice. Fra le sue opere - pietre miliari della produzione scientifica italiana, sottolinea - si ricordano «Macroeconomià, 'The monetary theory of production», pubblicato dalla Cambridge University, e un illuminante testo su «L'economia italiana dal '45 ad oggi». «Dal punto di vista teorico analitico i suoi contributi sono legati alla teoria del circuito monetario - spiega -. Rivisitazione studiata in tutto il mondo degli scritti di Marx e Keynes, finalizzata a mettere in evidenza come l'economia capitalistica fosse segnata dalle variabili monetarie. A differenza dunque del mainstream, secondo cui la moneta non influenza le variabili reali dell'economia, come il Pil, l'occupazione e la distribuzione del reddito. 

Da qui si capisce come lui abbia tenuto per tutta la sua vita di studioso un dialogo aperto con i giganti del pensiero economico mondiale». Ma la visione di Graziani era anche straordinariamente attuale, aggiunge Realfonzo: «Ha sempre evidenziato i rischi dell'unificazione monetaria, nel quadro macroeconomico in cui avvenne». Famoso, racconta ancora, è un intervento del 2006 in cui fece notare, in un convegno a Roma, che le monete in euro in circolazione sono contrassegnate da un codice che rende individuabile i paesi d'origine. «Dimostrò così che non sarebbe stato impossibile riconvertirle nelle rispettive divise nazionali». Cosa avrebbe pensato delle politiche di austerità attivate per tentare di salvare l'Euro? «Dal suo punto di vista, qualsiasi passo indietro dello Stato e qualunque politica di austerità sarebbe stata negativa per le economie europee e per la classe lavoratrice». La difesa dei ceti meno abbienti era del resto un pilastro essenziale della concezione economica di un uomo profondamente ancorato a ideali di sinistra. Lascia la moglie Angela, le figlie Rebecca e Alessandra, i nipoti e un grande vuoto in tutti coloro - «persone affascinate dalla lucidità del suo pensiero, non solo studenti» – che ne ricordano le indimenticabili lezioni.

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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
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