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Reggio Calabria, "Dire e non dire", Mondadori Editore, spicca il volo dal trampolino di lancio dell'Archivio di Stato

I due dell’Apocalisse”, Gratteri-Nicaso (Insieme   hanno scritto anche: “Fratelli di sangue (2009), La malapianta (2010), La giustizia è una cosa seria (2011) e La mafia fa schifo (2011),”   pubblicati da Mondadori) hanno illustrano ad un uditorio attento e competente, ma anche appassionato, la loro ultima fatica letteraria ‘Dire e non fire’, Mondadori Editore. I boss, capibastone, mammasantissima parlano  a briglia sciolta e non sanno di essere intercettati . Business, voti, di chi si è comportato “da cristiano” e di chi invece non “ha abbassato la testa”. Vanno a ruota libera, fanno  delle lunghe pause, gli uomini della ‘ndrangheta, ma non dicono tutto.  Dietro quelle mezze frasi buttate lì, lasciate a metà, si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. Rituali, precetti, norme e principi di una multinazionale del crimine. Fatti, episodi e circostanze  inedite, a disposizione dei… ‘copiatari’. Un fattivo contributo, lo ha fornito Maria Barillà, volontariato gratuito, che ha spiegato alla grande, la ‘Strage di Pellaro” dello scorso secolo. L’Archivio di Stato, una risorsa vivente da vivere.

REGGIO CALABRIA, QUEL BACCAGLIO VINCENTE DEL… DIRE E NON DIRE…”COMPARE CICCIO” TI VOLEVO DIRE CHE…”COMPARE PEPPE” IL SUMMIT SI FARÁ GIORNO….”COMPARE BASTIANO” QUEST’ANNO A POLSI PRESIEDERÁ DON….”COMPARE GIOVANNI”, DOBBIAMO DARE LA DOTE DI PADRINO A….”COMPARE PIETRO” LO CONFEZIONATE UN CAPPOTTO DI LEGNO PER…”COMPARE MICO” LO APRIAMO UN LOCALE A…”COMPARE NINO”, SABATO, DOMENICA O LUNEDÍ, FORSE MARTEDÍ, ANDATE A RITIRARE UNA TONNELLATA DI “PIZZE” NEL PORTO DI…


Ha presentato, la dottoressa Mirella Marra, direttrice dell'Archivio di Stato di Reggio Calabria. Tante le personalità presenti nell’auditorium dell’Archivio di Stato. Tra cui, abbiamo riconosciuto il procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo; il questore di Reggio Calabria Guido Nicolò Longo e Renato Panvino, vice-questore aggiunto della Polizia di Stato; il colonnello Lorenzo Falferi comandante provinciale dei Carabinieri; il colonnello Giorgio Borrelli, comandante provinciale del CFS; il tenente-colonnello Mario Intelisano, per il comandante provinciale Claudio Petrozziello; il presidente del Consiglio Regionale, Francesco Talarico ed il Capo di Gabinetto Pasquale Crupi; per il vescovo Vittorio Mondello, Monsignor Marturano Vicario Episcopale per la pastorale nel mondo della cultura; la prof.ssa Adriana Musella, presidente del coordinamento nazionale antimafia ''Riferimenti',   Grande Ufficiale al merito della Repubblica; il presidente della Camera di Commercio, Lucio Dattola;  Daniela Messina (Conservatorio Archivio Notarile); Demetrio Amaddeo (Agenzia delle Entrate), il presidente della Provincia, Giuseppe Raffa; Massimiliano Ferrara  ( direttore generale del dipartimento cultura della Regiona Calabria); Filippo Cesareo (Agenzia della Dogane; i rappresentanti della scuole cittadine (Vinci, Volta,Liceo Classico, Liceo Scientifico, Liceo Pedagogico, Piria di Rosano, associazioni antiraket della Piana ecc.
Domenico Salvatore


REGGIO CALABRIA-Il biglietto per l’ingresso allo stadio  può costare anche cinquanta euri, ma all’Archivio di Stato di Reggio Calabria,alla presentazione del libro ‘Dire e non dire’, Mondadori Editore, di Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso, nemmeno un centesimo. Ma ne valeva almeno cento. Una folla strabocchevole, è accorsa famelica; come per andare al teatro “Alla Scala “ di Milano, per vedere Tosca, Aida, Rigoletto, Otello, Boheme, Madama Butterfly, Nozze di Figaro,  Barbiere di Siviglia, Amleto ecc.; se di scena, vi siano: Mario Del Monaco, Maria Callas, Renata Tebaldi, Luciano Pavarotti, Katia Ricciarelli, Mario Lanza e via di sèguito. L’archivio di Stato, ha indossato l’abito della domenica per fare bella figura. Leopardi direbbe…” Tutta vestita a festa/La gioventù del loco/Lascia le case, e per le vie si spande/;E mira ed è mirata, e in cor s'allegra/…”.

La direttrice Mirella Marra, non ha lasciato nulla al caso. Impareggiabili le sue collaboratrici. Tutto è filato liscio come l’olio e non si segnala il benché minimo incidente. I protagonisti della serata sono loro, Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Procura della Repubblica cittadina e lo scrittore-giornalista, professore Antonio Nicaso, conteso fra due regioni dirimpettaie. Due infaticabili globe-trotter alle prese col fuso orario. Il magistrato, riesce a conciliare il suo dovere d’ufficio, senza sgarrare di un solo giorno, con la passione per la letteratura. I suoi libri, diventano subito dei best-sellers. Non tanto e solo per lo stile, la veste grafica, il periodare e la forma del volume, o la casa editrice, che pure ha il suo peso, quanto per i contenuti originali, di primo piano e di grande, scottante attualità. Hanno consegnato alla cultura opere d’arte, più preziose della Gioconda. Gli assenti, non hanno mai ragione; tuttavia stavolta, hanno torto marcio. Non si potevano perdere quest’ appuntamento con la Storia e con la Cultura. Nemmeno per tutto l’oro del mondo. Per quel che si è visto; per quel che s’è detto; per quel che si è ricevuto. Va be’ che a lavare la testa all’asino, si perda ranno e sapone…. Siamo di fronte a due mostri sacri della letteratura. Due santuari  della lotta alla mafia. Non vogliamo sapere, se nelle loro tasche entrino uno, due o cento euri. Frutto del loro lavoro e del loro impegno, se non della loro fortuna. Audaces fortuna iuvat. Ed anche unusquisque faber est fortunae suae. Gratteri e Nicàso in letteratuta stanno come Ric e Gian, Ficarra e Picone, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Stanlio e Ollio, i fratelli Giuffrè, i fratelli De Filippo e così via nello spettacolo e nella cultura. I due scrittori calabresi, hanno consegnato alla Cultura, alla Giustizia ed alla Storia, tesori d’arte. Il successo come tutti sanno, non arriva mai per caso.

Dietro, c’è sempre un lungo lavoro di gavetta, stenti e sacrifici. Quando si devono fare le ricerche, bisogna armarsi di santa pazienza, resistere ai morsi della fame e della sete, sopportare la durezza ed il rigore del sedile e non guardare mai l’orologio. I volumi, impreziosiscono le biblioteche e gli scaffali pubblici e privati. Ma ogni cittadino non solo italiano, dovrebbe acquistare quei libri. Contengono tutto un super-prezioso universo di date, numeri e dati, che facilitano il lavoro dei sociologi, psicologi, psichiatri, antropologi e perfino archeologi, paleontologi, storici, psico-terapeuti ed altri studiosi del fenomeno ‘ndrangheta. Stasera l’omphalos, non era  situato a Delfi, nel Tempio di Apollo, da cui la Pizia diffondeva i suoi vaticini. L’ombelico del mondo, era l’Archivio di Stato, abilmente galvanizzato dalla dinamica dottoressa Mirella Marra. Davvero una grossa risorsa operativa e culturale per questo territorio. Stavolta è andata bene, anche a noi. Non siamo rimasti lì impalati, con un palmo di naso. Un’attesa messianica che ha fatto ploff! Questo accade, quando si hanno le notizie di rimbalzo e carambola, se non per sentiti dire. Ma quando abbiamo fatto la telefonata ‘giusta’, il cyber-appuntamento non era più virtuale. Arriviamo sotto l’acquazzone con le spazzole in terza velocità. Giove Pluvio d’accordo con suo compare Eolo, ha sguinzagliato quattro venti, che imperversavano ventre a terra. Sebbene investiti dal ciclone, riusciamo ad infilarci attraverso il cancello opportunamente spalancato ed a planare sull’area riservata al parcheggio. Combinazione vuole, che proprio in quel momento entrino nell’edificio i due protagonisti, Gratteri e Nicàso. Lupus in fabula. Due meravigliose realtà, che conosciamo bene. Da quasi trent’anni interagiamo, col dottor Gratteri; sia pure a distanza e nell’ottica del dialogo e confronto, ognuno per la sua parte di competenza. Negli ultimi sei, un po’ più da vicino.

Eroe della frontiera della sterminata Locride, come il presidente della Corte d’Assise Guido Marino; scrisse la famosa sentenza, il 2 ottobre 1970, del processone ai mafiosi del summit di Montalto; Antonio Staltari e Luigi Cotrona a latere; Tirteo Tavernese, p.m.. Sebbene, abbia mandato assolti i padrini dell’Onorata Società, Giuseppe Nirta, Antonio Macrì e Domenico Tripodo; mammasantissima e capi dei capi dei mandamenti. Giudici coraggiosi e di scrupolo. Eroi della prima linea come Rocco Lombardo, Carlo Macrì (fece parte del primo pool antimafia della storia di questa Repubblica, potendo contare su sottufficiale brillanti come il Luogotenente Cosimo Sframeli, attuale comandante della stazione principale di Reggio Calabria, Armando Strati, Carmine Tripodi, Antonio Marino; ed ancora Medici, Licandro, Spanò, e così via), Ezio Arcadi, uno dei magistrati, che fece scoppiare anni fa il caso Locri, denunciando il mancato impegno dello Stato nella lotta alle cosche,  Bruno Muscolo e guarda caso Nicola Gratteri che nel 1992, rimase lì nella Geenna a combattere contro le cosche agguerrite della ‘Piovra’. Homo homini lupus. Giovane sostituto procuratore. C’era stata la nomina (impugnata) a procuratore capo della Repubblica, dopo che Rocco Lombardo, aveva chiesto ed ottenuto di essere trasferito ad altra sede. E dopo la rimpatriata con i dipendenti del Tribunale ed amici; al ristorante ‘Charlie Brown’ di Marina di. Gioiosa. Abbiamo apprezzato, il riconoscimento pubblico della nostra professionalità. Diverso è il rapporto che abbiamo con il collega ed amico Antonio Nicaso, compagno d’avventura in almeno un paio di quotidiani, se la memoria non c’inganni. Ma, quando Antonio, nauseato, deluso e disgustato, tre decenni fa, voleva mollare barca e remi, ci fu qualche amico lì vicino, senza essere Mèntore, a dissuaderlo ed anzi a convincerlo ad avere ancora fiducia nell’avvenire. “Ed un giorno ‘magari’, diventerai un bravo giornalista!”

Ma il Grillo Parlante, non c’entra. Il successo gli arride, perché è serio, scrupoloso, equilibrato, preparato, ambizioso, acculturato e ben disposto al sacrificio fisico, morale e talvolta anche economico. Quando è necessario, un panino ed una birra possono bastare; e ne avanza.Memoria minuitur, nisi eam exerceas. Quando, dopo i convenevoli, saliamo al piano di sopra, quasi di sorpresa, se non per caso, ci ritroviamo in mezzo a questi due scrittori di fama internazionale, per una foto-ricordo. Ma Luigi, occhio di falco, è sempre lì, pronto a lampeggiarti Si sparano la posa, tanti hooligans e skin-heads, giunti apposta per vedere e toccare il costato del Maestro, come san Tommaso; da vicino, i loro idoli e miti. Senza essere… Elvis Presley,  Bruce Springfield, Marlon Brando o Paul Newman Nessuna sorpresa, se un giorno o l’altro dovessero vincere il Premio Nobel per la letteratura. Basta che almeno uno, dei tanti libri, artistici capolavori, finisca nelle mani giuste. Detto così, sembrerebbe un facile complimento, formulato chissà per quali fini e scopi. In realtà, chi ci legga e ci conosca sa, che noi amiamo la verità (senza possederla in tasca). Potremmo rispondere con le celeberrima battuta hollywoodiana rivolta da Reth Butler ( Clark Gable) a Rossella O’Hara (Vivien Leigh) in ‘Via col vento’…”Francamente mia cara me ne infischio”; poi ripresa dal ‘Supermolleggiato’. La verità vi farà liberi… Gv 8, 31-47) Gesù, allora disse a quei Giudei, che avevano creduto in lui: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Si legge ancora nel Vangelo…”Reddite quae sunt caesaris caesari et quae sunt dèi dèo”. Nessun complimento dunque, ma, il riconoscimento della loro professionalità e del loro talento. Nientaffatto scontato in questo sperduto lembo di terra, ai confini della realtà…”Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perchè siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia.

Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità!". Come due rockstar, si consegnano nelle mani de loro soupporters ed aficionados deliranti, foto a iosa, interviste, riprese, battute  ad libitum, pacche, strette di mano, osanna. Ma non sono Vasco Rossi ed Elton John, Mick Jagger, Ringo Star…Alle diciassette e trenta, come da scaletta, abbandonano il loro camerino ed entrano in scena. Gli occhi della platea s’illuminano come quelli di ‘Zanna Bianca’, uno dei più famosi romanzi dello scrittore statunitense Jack London. Come quelli, di un ragazzo che corre felice dietro l’aquilone, sballottolato dal vento. Capita raramente, di vedere de visu, due personaggi di tale fatta, che le ragazzine presenti in aula, emozionate come una collegiale al primo bacio, si lasciano andare a qualche urlo da stadio. Ma è solo un attimo. Poi tutto torna nella norma. Nell’androne, le simpatiche collaboratrici dell’inesauribile Mirella Marra, fanno la spola avanti ed indietro. Ma senza sfasature. L’imperatore Augusto avrebbe detto …”Festina lente”. Tante prove tecniche di trasmissione per evitare la tela di Penelope. Va be’, che non ci siano Proci, carneadi o dottori Azzeccagarbugli in giro. Rompe il ghiaccio Mirella Marra, che riesce a malapena a smarcarsi dall’emozione. Lancia un paio di missili terra-aria della classe Cruise e Pershing, dalla sua piattaforma semovente, contro la violenza, la prepotenza, l’arroganza, la tracotanza. Accenna ad una storia di estorsione in Largo sant’Agostino a Reggio Calabria, nella seconda metà dell’Ottocento.

 Come riportata dal giornale “Ferruccio” di cui una copia ingiallita e sgualcita, fa bella mostra di sé in vetrina sulla suite. Emerge che la mafia esista, già nella seconda metà dell’Ottocento, se non nella prima. Un giudice usa la frase “La classe dei mafiosi”. Un altro accenno breve al processone delle cosche della Vallata del Gallico, 46 fascicoli processuali. In relazione ad un omicidio. Vittima, il marito  di una donna, rimasta vedova a 23 anni. Anch’essa aggredita e sfregiata con una rasoiata, come si usava allora. Autore, indicato in Domenico Doldo inteso “Cucchiarone”, cugino ed innamorato della donna. Dopo l’introduzione ha preso la parola Antonio Nicaso, ancora stralunato per via del fuso orario, ma sufficientemente lucido per relazionare in maniera impeccabile, secondo il suo stile inconfondibile ed inimitabile: “Ringrazio la dottoressa Marra per l’invito ed i convegnisti, per la loro presenza. Sono felice di tornare in questo luogo, dove ho studiato per tanto tempo. La ‘ndrangheta non nasce come strutttura famlistica Lo diventa solo dopo il finanziamento della Cassa del Mezzogiorno perchè a quel punto si conviene sull’opportunità  che tutto resti nello stesso nucleo”. Nicàso, riesce ad incatenare l’uditorio sulle poltroncine, in virtù di una tecnica collaudata del mordi e fuggi. Frasi brevi, concatenate le une alle altre e repentino cambiamento di direzione. Una narrativa concisa, breve ed efficace, che si deposita nell’ippocampo, come fiocco di neve. La  strada maestra per non annoiare il pubblico. Tra i sedili, si smanetta con le telecamerine, le macchine fotografiche, i registratorini. Una manna dal cielo così, bisogna tesaurizzarla. Sebbene i libri vadano a ruba. Gratteri li autografa, ma, rischia la sindrome del tunnel carpale. I lettori fanno incetta e ressa. Un prodotto doc, griffato Made in Italy.

Meglio di  Yves Saint Laurent, Louis Cartier, Pierre Cardin, Coco Chanel, Christian Dior, René Lacoste. Se non…Giorgio Armani, Rocco Barocco, Laura Biagiotti, Roberto Cavalli,  Salvatore Ferragamo, Gianfranco Ferré, Guccio Gucci, Krizia, Miuccia Prada,   Valentino, Gianni Versace. Calvin Klein, Mary Quant. Lo scrittore caulonese, non offre patacche o roba stantìa e rancida. Precisa, che stavolta non sia stato pubblicato un libro-intervista, ma un poemetto di ricerca. Ma autentiche novità di sapore planetario, originali e genuine. Tipo il “Codice della ‘ndranghita”, che il ‘Cucchiarone’, in articulo mortis, avrebbe spifferato ad un brigadiere reale. Sebbene gli amanuensi del copia ed incolla, non si lasceranno sfuggire l’occasione per scopiazzare. Nicaso afferma che la Calabria sia fatta di Calabresi onesti, intelligenti e laboriosi. Poi passa il testimone al suo “compagno di viaggio”, Nicola Gratteri. Il procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, esprime la sua gratitudine all’Archivio di Stato. Ci hanno dimostrato amore, affetto, gentilezza ‘Dire e non dire’, parla di questo codice, in cui appare la parola ‘dranghita’ euforizzata con una ‘n ‘, musichevole. Questo libro, entra nella testa e nella pancia. Gratteri stigmatizza le dichiarazioni fatte anche da specialisti in TV e sui giornali a proposito dell’operazione e del processo “Il Crimine”. Ho già detto, che il Capocrimine, non sia il capo supremo della ‘ndrangheta, ma il custode delle regole e del Codice. Il termine, non è nuovo, ma susseguente alle operazioni “Primavera” ed “Armonia”.

En passant, ricorda il richiamo di Nirta a Cordì…” Vi siete messi contro il popolo e state buttando al vento trent’anni di conquiste.”. Un breve accenno ai Locali di Roghudi e Locri, a suo tempo ’chiusi’ per indegnità. Il ‘locale chiuso’non gode dell'assenso dei vertici della 'ndrangheta e quindi non e' autorizzato a operare. Anzi, diventa una res nullius, dove ognuno può fare e disfare a suo piacimento. Gratteri ricorda pure la sentenza di Locri del 1970, quella di Montalto, formulata dal presidente della Corte d’Assise, Guido Marino. “Fino a quando l’invidia e l’individualismo albergheranno nel cuore dei Calabresi nessun salo di qualità, sarà mai possibile con la conseguenza di consegnarci alle mafie. Resteremo un popolo colonizzato che nel suo dna avrà la mentalità del servo e non quella del coraggio. Siamo un popolo povero, servo e suddito: il 50 % dei politici, non è calabrese. La Chiesa farebbe bene a dire ai suoi sacerdoti di andare a casa del contadino, cenare con lui testimoniando vicinanza ai suoi bisogni. Ma la casa, non può essere quella del mafioso, prendendo come scusa, la redenzione delle anime; in realtà, dietro c’è un fatto grave. La legittimazione del comportamento mafioso. Porto nel cuore e nella mente le parole del cardinale  di Napoli Crescenzio Sepe” (“Chi semina morte, raccoglierà solo morte. Se gli uomini dei clan non si pentono, così ho detto ai miei sacerdoti, non potranno entrare in chiesa neanche da morti. I camorristi, sono anticivili, antiumani, e anticristiani. È per questo, che ho detto che ai camorristi non do i sacramenti! Niente battesimi, comunioni, nemmeno l'Estrema Unzione, se non c'è stato precedentemente un pentimento ”; Gratteri ha rilevato che le parole del prelato siano ancor più dure di quelle pronunziate da Karol Wojtyla nella Valle dei Templi il 9 maggio del 1993:”  Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris…  n.d.r) .

Ed ancora:” Nessuno, mi ha chiesto di fare il magistrato. Lo faccio perché mi piace e mi emoziona”. Il Forum è finito. Scrosciano gli applausi, come il Niagara Falls sotto il Ponte dell’Arcobaleno, ma Gratteri non può ancora alzarsi dal suo scranno. Se non per andare a posare con Maria Aloi, cuore di ragazza, salita in carrozzella per vederlo, ascoltarlo, abbracciarlo. E lui morandianamente si accosta a lei… “C'è un grande prato verde/dove nascono speranze/che si chiamano ragazzi/Questo è il grande prato dell'amore./Uno non tradirli mai, han fede in te/Due non li deludere, credono in te/Tre non farli piangere, vivono in te/Quattro non li abbandonare, ti mancheranno/Quando avrai le mani stanche tutto lascerai/per le cose belle ti ringrazieranno/piangeranno per gli errori tuoi/…”. Poi in un attimo, l’aula si svuota; come una damigiana a san Martino, Rimane lì, granitico e tetragono Nicola Gratteri; come capitan Achab, ritto sulla tolda del Pequod, l’arpione in mano. In attesa di veder passare Moby Dick, la balena bianca che gli ha mozzato una gamba, per fiocinarla. Magistratibus opus est, sine quorum prudentia ac diligentia esse civitas ulla non potest (C’è bisogno di magistrati, non potendo alcuna società esistere senza il loro saggio buon senso e la loro coscienziosa scrupolosità) Prossimo appuntamento sabato pomeriggio a Lazzaro, dove Gratteri, punta di diamante dello Stato, nella lotta alla mafia, riceverà l’ennesimo premio. Domenico Salvatore







Reggio Calabria 14 novembre 2012 - Il 15 novembre 2012 alle ore 17 presso l'archivio di Stato sarà presentato il liro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. MNews.IT trasmettera l'evento in DIRETTA su Youtube a partire dalle ore 17

Dire e non dire. I dieci comandamenti della 'ndrangheta nelle parole degli affiliati, Mondadori, pagg. 216, euro 17,50).
Un libro di Gratteri e Nicaso spiega i codici espressivi della 'ndrangheta, che prevede quello che si può dire e quello che invece si deve evitare.
 
 Le accezioni della parola codicepertinenti però sono due, da tenere distinte. Una è l'accezione appunto giudiziaria: il codice come libro della legge, che associa una pena a ogni trasgressione. A questa accezione risponde il sottotitolo del libro e il suo indice, che ha un capitolo per ogni «comandamento » 'ndranghetista.

1. La 'ndrangheta è una e una sola. 

2. Chi tradisce brucerà come un santino.

3. Non si sgarra né si scampana. 

4. La famiglia è sacra e inviolabile. 

5. Cumandari è megghiu chi futtìri. 

6. A tavola tutto si divide e tutto si discute. 

7. Senza soldi non si cantano messe. 

8. Cu campa campa, cu mori mori. 

9. Tutto passa, anche il carcere. 

10. È sempre stato così e sarà così per sempre.


La Scheda del libro.
n un'udienza del maxiprocesso di Palermo, Tommaso Buscetta sosteneva di non essere neanche certo dell'esistenza della mafia calabrese. Negli anni Settanta e Ottanta, la 'ndrangheta faceva notizia solo per i sequestri di persona. Oggi rappresenta una vera minaccia globale: controlla gran parte della cocaina in Europa e fattura quasi una volta e mezzo il Pil calabrese, 21,8 milioni di euro per abitante, 44 miliardi in totale. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ci raccontano i dieci comandamenti della 'ndrangheta, attraverso le parole, i pensieri, le riflessioni di chi l'ha abbracciata, difesa, ma anche tradita. Le fonti sono intercettazioni, dichiarazioni a verbale negli atti giudiziari, pizzini. Parlano gli uomini della 'ndrangheta e parlano di tutto: di famiglia, regole, potere, di vita e di morte, ma anche del loro rapporto con la politica e lo Stato, che sembrano non poter più fare a meno dei voti e dei soldi di questa associazione diventata una delle più potenti holding internazionali del crimine. Sanno che nessuna inchiesta potrà spazzarli via. Guardano al futuro, pensano agli investimenti, ma non cambiano obiettivi, scopi e prospettive. "Non si può più continuare a far finta di niente o pensare che la lotta alle mafie spetti solo alle forze dell'ordine e ai magistrati", il futuro delle persone oneste dipende innanzitutto dal dovere civile della denuncia e dall'obbligo sociale della conoscenza.  



Non sanno di essere intercettati e parlano a ruota libera. Di affari, di voti, di chi si è comportato "da stracristiano" e di chi invece non "ha abbassato la testa". Parlano, gli uomini della 'ndrangheta, ma non dicono tutto. Fanno lunghe pause, e dietro quelle frasi lasciate a metà si nasconde la ferocia della strategia criminale e il rispetto di un preciso codice di comportamento. E anche oggi che la vecchia 'ndrangheta dei capibastone è diventata una multinazionale del crimine con ramificazioni in tutto il mondo, insospettabili contiguità con la politica e l'imprenditoria, un giro di affari miliardario, per gli affiliati la 'ndrangheta è "la più bella cosa perché ha le più belle regole": ha rituali, precetti, norme, principi. "Noi dobbiamo mantenerli certi valori, dobbiamo essere, come eravamo una volta, quello che ci hanno insegnato i nostri antenati" dice un boss calabrese. Anche i comandamenti restano quelli inequivocabili che si trovano nei codici della picciotteria: "non si sgarra e non si scampana", "chi tradisce brucerà come un santino", "la famiglia è sacra e inviolabile". Persino la penetrazione nelle ricche regioni del Nord non ha mutato gli equilibri di un'organizzazione al tempo stesso globale e locale: i clan diversificano gli investimenti, riciclano montagne di denaro e aprono ristoranti in pieno centro a Milano, eppure, come dice un altro boss alludendo alla Calabria, "la forza è là, la mamma è là", le radici della 'ndrangheta sono ben salde fra i boschi e i paesi aggrappati ai dirupi dell'Aspromonte.














































































































































































































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