E' morto nell'ospedale di Catanzaro Roberto La Rosa, l'uomo aggredito e picchiato a colpi di spranga a Nicotera, nel vibonese. I carabinieri stanno ricercando una persona che dovrà rispondere di omicidio. L'aggressione è avvenuta in un appartamento di proprietà di una donna con la quale il trentasettenne aveva una relazione. Gli investigatori ritengono che l'aggressione abbia un movente di tipo passionale e che l'autore sarebbe l'ex marito della donna.
NICOTERA (V.V.) MORTO ALL'OSPEDALE DI CATANZARO ROBERTO LAROSA 37 ANNI, COLPITO CON UNA SPRANGA ALLA TESTA DAL RIVALE IN AMORE
La ridente cittadina, naturale balcone sul Tirreno, che si affaccia sulla sterminata Piana di Gioia Tauro è ripiombata nello scoramento, se non nell'insicurezza sociale. Le istituzioni, la libertà e la democrazia, non sono dominanti sul territorio, infestato dalle bande, luogo comune a quasi tutti gli enti locali della Calabria. Non solo quelle della mafia. Comunque, la 'Gramigna', domina incontrastata. Il peso della difesa e della tutela di quei valori, non può gravare, solo e soltanto sulle spalle delle forze di polizia
Domenico Salvatore
NICOTERA (V.V.)A morire stavolta, non è la donna, orribile pratica, cosa che purtroppo, capita quasi ogni giorno, statistiche alla mano. L'assassino, ha scaricato contro il rivale in amore il suo delirium tremens. Il 29 settembre…Maurizio Vandelli dell'Equipe 84, in quei famosi Anni '60 cantava… "Seduto in quel caffè/io non pensavo a te./Guardavo il mondo che/girava intorno a me./…". Anche Augusto D'Aolio dei Nomadi…" Queste parole sono scritte da chi/ non ha visto più il sole, per amore di lei/ io le ho trovate in un campo di fiori/ sopra una pietra c'era scritto così.../ Ho difeso, ho difeso/il mio Amore il mio Amore.../ C'era una data, l'otto di Maggio/ lei era bella, era tutto per lui,/ poi venne un altro, gliela strappa di mano/ cosa poi sia successo lo capite anche voi./ …". Una data importantissima per parecchia gente, nata in questo giorno e mese. Ognuno (Silvio Piola, Michelangelo Antonioni, Enrico Fermi, Caravaggio, Miguel de Cervantes, Gneo Pompeo Magno eccetera), avrà scelto o sceglierà di darsi un regalo. Silvio Berlusconi, inteso 'Il Cavaliere o Sua Emittenza', ha scelto di dare un'altra amarezza "necessaria" agl'Italiani, innescando il meccanismo della potenziale crisi politica. Il killer di Roberto Larosa, 37 anni di Nicotera Marina, ha scelto di darsi la galera; appena verrà acciuffato. Così vanno le cose. Unusquisque faber est fortunae suae. E Nicotera, suo malgrado, che dopo certi episodi aveva bisogna come l'aria ed il pane di un'iniezione di fiducia e di serenità, ripiomba di nuovo nella cronaca. Senza voler criminalizzare nessuno, della ridente cittadina, balcone naturale sul Tirreno, che si affaccia sulla sterminata Piana di Gioia Tauro, si sono occupati polizia, carabinieri e guardia di finanza, coordinati dalla magistratura.
In relazione ai tanti fattacci commessi sul suo territorio, che hanno prodotto tanta paura, sgomento ed angoscia; se non insicurezza sociale. Compreso lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, omicidi, bombe, sparatorie, attentati. E compreso pure, l'attentato contro il primo cittadino. Una cinquantina di colpi di Kalashnikov, sono stati esplosi nella notte del 25 giugno 2013 in via Tondo, a Nicotera Marina (Vibo Valentia), contro la casa del sindaco Francesco Pagano, avvocato, 52 anni, alla guida del comune dall'ottobre del 2012. Ce l'hanno messa tutta i sanitari dell'ospedale Ciaccio-Pugliese di Catanzaro, per salvare la vita a Roberto La Rosa, 37anni, come prescrive il giuramento di Ippocrate. Ma la vittima, raggiunta in punti vitali dai colpi di spranga del rivale in amore, non è sopravvissuto all'aggressione. Praticamente è passato dal coma alla morte, provocata da un violentissimo colpo sulla testa. La ferita devastante al capo, non gli ha dato scampo. Nonostante, il prodigarsi dell'equipe medica, a cui era stato affidato il degente. I Carabinieri della locale stazione, stanno ricercando una persona, sospettata di essere l'assassino del La Rosa. Non è ancora chiaro del tutto, se a colpire l'avversario con un oggetto contundente, sia stato o meno, il marito della donna. Sebbene l'irreperibilità dell'uomo, lasci adito a ipotesi investigative, che vanno in questa direzione.
Di solito, questi delitti, si risolvono nelle prime 24 ore; con la costituzione dell'omicida reo confesso; accompagnato dal legale di fiducia, presso gli uffici delle forze di polizia. La posizione del potenziale killer si è aggravata, dopo il referto infausto del bollettino medico. Non si ipotizza più quindi, l'accusa di tentato omicidio, se non di procurate lesioni. Con il decesso di La Rosa, per l'assassino scatta in automatico, l'accusa gravissima di omicidio volontario. La "patata bollente", è rimbalzata nelle mani del luogotenente Raffaele Castelli, coordinato dal capitano Diego Berlingieri, comandante della Compagnia di Vibo Valentia; tutti agli ordini del colonnello Daniele Scardecchia. Sovrintende alle indagini, il p.m. del turn-over, coordinato dal procuratore capo della Repubblica di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo. L'aggressione a Roberto La Rosa, secondo la prima sommaria ricostruzione dell'accaduto, è avvenuta all'interno dell'abitazione, che ospitava la vittima e la compagna F.S., localizzata a Nicotera Marina, nel primo pomeriggio di ieri. Trapela che non ci fosse in atto il divorzio dal marito. Sebbene, le carte per la separazione legale siano state avviate da tempo. La donna, ha aperto il portone, come faceva di solito, senza sospettare che l'ospite accecato dall'ira funesta e dal raptus omicida, combinasse un macello, mettendo anche l'appartamento a soqquadro.
Se sia stato il marito od altra persona a colpire, potrà testimoniarlo solamente la donna, due volte sfortunata, ma dovrà confermarlo ai Carabinieri ed all'autorità giudiziaria, che si occupa del caso. L'intruso, dopo aver colpito alla testa il La Rosa, si è dato a precipitosa fuga ed ha fatto perdere completamente le sue tracce. Ora l'uomo, è attivamente ricercato da Polizia e Carabinieri. Intanto è sopraggiunta un'ambulanza del 118, che ha avviato il ferito verso il campo sportivo "Ciccio Lapa". Qui, un elicottero giunto da Lamezia Terme, ha preso in custodia il malcapitato La Rosa e lo ha consegnato poi, ai sanitari del reparto di neurochirurgia del"Ciaccio-Pugliese" di Catanzaro; nosocomio, meglio attrezzato per qualsiasi tipo d'intervento urgente. Stavolta, i testimoni al delitto ci sono, l'arma del delitto anche, le tracce pure. Pare che sia stato identificato il sicario. Dunque, a breve dovrebbe arrivare l'epilogo. La naturale conclusione del giallo di Nicotera Marina. Ovvero del delitto del mistero. Non siamo più ai tempi dell'articolo 587 del codice Penale, abrogato con la legge n. 442 del 5 agosto 1981.… "Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella".
L'art. 587 del codice penale, fonte Wkipedia, consentiva quindi che fosse ridotta la pena per chi uccidesse la moglie (o il marito, nel caso ad esser tradita fosse stata la donna), la figlia o la sorella al fine di difendere "l'onor suo o della famiglia". La circostanza prevista richiedeva che vi fosse uno stato d'ira (che veniva in pratica sempre presunto). La ragione della diminuente doveva reperirsi in una "illegittima relazione carnale" che coinvolgesse una delle donne della famiglia; di questa si dava per acquisito, come si è letto, che costituisse offesa all'onore. Anche l'altro protagonista della illegittima relazione poteva dunque essere ucciso contro egual sanzione. In Italia, sino a pochi decenni fa, la commissione di un delitto perpetrato al fine di salvaguardare l'onore (ad esempio l'uccisione della coniuge adultera o dell'amante di questa o di entrambi) era sanzionata con pene attenuate rispetto all'analogo delitto di diverso movente, poiché si riconosceva che l'offesa all'onore arrecata da una condotta "disonorevole" valeva di gravissima provocazione, e la riparazione dell'onore non causava riprovazione sociale". Chiunque commetta questo tipo di delitto, non avrà dunque nessuna attenuante. Domenico Salvatore






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