CELENTANO, IO, JANNACCI E GABER, PRIMO GRUPPO ROCK L'ARTISTA RICORDA L'AMICO, «ERA UNA FORZA DELLA NATURA»
ROMA, 1 Aprile 2013 - «Era il 1956 quando nelle balere della vecchia Milano si aggirava uno strano tipo, morto di sonno a causa di un secondo lavoro, intrapreso quasi a sua insaputa, che gli permetteva di dormire non più di tre o quattro ore per notte. Un lavoro mai remunerato se non con un semplice panino e una birra: di notte si dimenava nei locali notturni mentre di giorno, quasi russando, aggiustava gli orologi».
Così Adriano Celentano oggi, in un lungo e affettuoso post su Facebook, ricorda l'amico Enzo Jannacci. «L'appuntamento era in via Anfossi, a Milano, nei paraggi di Porta Vittoria. Una sala prove dove Enzo Jannacci, Giorgio Gaber ed io ci incontravamo per confrontarci sul grande repertorio di Bill Haley. Con noi c'erano i fratelli Ratti, chitarra, basso, batteria, e Pino Sacchetti al sax. Eravamo il primo gruppo rock italiano, per non dire europeo dato che non ce n'erano in Francia, in Germania, Belgio, Olanda, Spagna, ma solo in Inghilterra cominciavano a nascere dei gruppi musicali, fra i quali quello di Cliff Richard, da tanti considerato come un probabile antagonista di Elvis Presley, e quello di un certo Tommy Steele.
Ma noi eravamo noi. Convinti che il rock - scrive ancora Celentano - non fosse soltanto fare musica ma soprattutto essere rock dentro, ribelli nell'anima. Non si può immaginare a quali livelli di divertimento e scatenamento ci portava il suonare quei brani così rumorosamente allegri. Era tale la spaccatura fra i Rock boys (così ci chiamavamo) e la vecchia guardia di Claudio Villa, Luciano Tajoli, Nilla Pizzi e altri, che ci eravamo soprannominati »la TEMPESTA« e, la »grandinata« più dirompente era proprio Enzo Jannacci». «Ricordo - scrive ancora - che ad ogni inizio di un brano partivamo quasi da fermi, come statue, ma nel »solo d'orchestra« succedeva di tutto. Più di una volta, rapiti dal ritmo, mi trovavo sdraiato per terra con la chitarra sotto le gambe di Enzo Jannacci che ad un determinato stop abbandonava il piano e, abbracciando la sua di chitarra, era in piedi sopra di me, mentre Gaber e Ratti, presi anch'essi dal delirio, si inginocchiavano affiancandoci.
Ma a Enzo non bastava: come un folletto impazzito ritornava al pianoforte e si esibiva in uno dei suoi strepitosi assoli, spesso più jazz che rock. 'Lo sai - mi disse un giorno - quando ho spiegato ai miei colleghi che anche il rock mi piace, si sono scandalizzatì. Nei primi tempi infatti era quasi una moda il voler prendere le distanze da questa nuova ondata musicale da parte di alcuni jazzisti, ma Enzo no. Lui era veramente una forza della natura. Sia che suonasse jazz o 'Rosamundà ci metteva lo stesso entusiasmo. Perchè lui era davvero amante della vita in tutte le sue manifestazioni, nonostante facesse fatica a credere che questa di vita, un giorno potesse continuare». «Già mi sembra di vederlo, seduto su uno dei tanti rami di quella vita che non può finire. Bello, giovane come non lo è mai stato, e farsi due risate, mentre qui da basso noi lo piangiamo come se non dovessimo più incontrarlo». E conclude «Ciao Enzo».
CALIFANO: AMICO, SU LAPIDE 'NON ESCLUDO IL RITORNÒ, IL PIANISTA GIARETTA SPIEGA,SARÀ SEPOLTO AD ARDEA VICINO ROMA.
ROMA, 1 APR - «Franco Califano voleva essere sepolto ad Ardea, perchè lì c'è il fratello, e lì lo porteremo. Voleva che fosse scritto sulla sua lapide 'Non escludo il ritornò, titolo di una sua canzone, e così sarà». Ad assicurarlo è il pianista Enrico Giaretta, amico di lunga data e collaboratore artistico di Franco Califano.
CALIFANO: OCCHIENA, QUANDO ERAVAMO FIDANZATI...
ROMA, 1 APR - «È stato lui che ci ha scoperto e ci ha dato anche il nome e ci ha prodotto e poi è stato anche il mio fidanzato quando avevo 17 anni» così Marina Occhiena dei Ricchi e Poveri parla di Franco Califano la cui salma è oggi esposta nella sala della Protomoteca del Campidoglio. «Quando eravamo fidanzati portava i fiori a mia madre. Lui parcheggiava sotto la finestra e lei ci guardava da li».
CALIFANO: GHINI, ANDIAMO A SALUTARE UN AMICO.
ROMA, 1 APR - «Molti hanno perso un amico come me, ma andiamo a salutarlo senza retorica, come avrebbe voluto lui. E poi non va escluso il ritorno, come racconta una sua canzone», lo dice Massimo Ghini, a margine della Camera ardente di Franco Califano oggi in Campidoglio.
CALIFANO: GASPERINI, LO RICORDEREMO CON UN CONCERTO PER IL NATALE DI ROMA.
Roma, 1 apr. «Questa mattina ci siamo confrontati con Edoardo Vianello sulla reciproca intenzione di ricordare nella maniera migliore il maestro Califano. Lo stesso si è dichiarato disponibile a contattare altri artisti e verificarne la disponibilità ad organizzare un concerto da dedicargli. Ci piacerebbe ricordarlo già il 21 aprile, nel giorno del Natale di Roma». È quanto dichiara l'assessore alle Politiche culturali e Centro Storico Dino Gasperini.
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