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Crisi, Unimpresa: Quasi 50 miliardi di euro in meno di prestiti a imprese e famiglia.

CRISI: UNIMPRESA, TAGLIATI 50 MLD DI PRESTITI A IMPRESE E FAMIGLIE, I FINANZIAMENTI ALLA P.A. CRESCIUTI DA 3,1 MLD.

Roma, 13 Gennaio 2013. Quasi 50 miliardi di euro in meno di prestiti a imprese e famiglia. Oltre 200 miliardi presi dalla Bce a tassi particolarmente bassi e in buona parte investiti in titoli di Stato italiani: lo stock di bot e btp è infatti aumentato di circa 140 mld. Questo il bilancio per le banche italiane in un anno di crisi, da novembre 2011 a novembre 2012, secondo i dati diffusi oggi dal Centro studi Unimpresa. «Mentre riducevano i crediti alla cosiddetta economia reale, gli istituti hanno continuato a sostenere la pubblica amministrazione (cioè Stato, regioni, province e comuni): in una situazione generale di rubinetti chiusi 'allo sportellò, solo i prestiti alla Pa sono aumentati», rileva Unimpresa. I finanziamenti alla pubblica amministrazione, rileva Unimpresa, sono aumentati di 3,1 miliardi passando da 1.982,5 a 1.985,6 mld (+0,16%); quelli alle imprese sono crollati di 40,8 mld calando da 914,8 a 873,9 (-4,47%); mentre quelli alle famiglie sono diminuiti di 7,3 miliardi scendendo da 618,5 a 611,1 mld (-1,19%). In particolare, sul versante famiglie, va registrato una stretta su tutti i tipi di finanziamento: credito al consumo (-3,8 miliardi, -6,06%), mutui (-1,1 miliardi, -0,33%), altri prestiti (-2,2 miliardi, -1,21%). Complessivamente, i prestiti alle imprese e alle famiglie sono scesi in picchiata di 48,2 mld di euro, passando da 1.533,3 a 1.485,1 mld (-3,15%).

In questo stesso periodo, sostiene Unimpresa, le banche italiane hanno potuto approfittare delle operazioni di finanziamento a lungo termine azionate dalla Bce (Ltro, long term refinancing operation) grazie alle quali hanno 'acquistatò liquidità in più per 201,7 mld di euro al tasso fisso dell'1% assicurato dall'Eurotower. Operazioni particolarmente vantaggiose. Questo tipo di liquidità, infatti, è passata dai 69,9 mld di novembre 2011 ai 271,6 mld di novembre 2012 facendo segnare un incremento del 288,69%. Denaro che gli istituti del Paese hanno investito quasi interamente in bot, btp e altri titoli pubblici italiani: gli asset di obbligazioni pubbliche del Tesoro in mano alle banche italiane sono passati da 204,5 a 344,3 mld (+68,36%) con un'impennata di 139,8 mld. «Una fotografia che certifica come è nata la stretta al credito per imprese e famiglie -osserva il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi- e proprio il credito deve essere, insieme con un piano per ridurre il peso del fisco, il primo punto su cui deve intervenire il nuovo Governo nella prossima legislatura.

È evidente che proprio in banca si è inceppato l'ingranaggio principale per sostenere la ripresa dell'economia: da una parte non viene sostenuta la piccola liquidità dell'impresa, che corre il rischio così di non poter onorare i pagamenti coi fornitori e, soprattutto, di non pagare gli stipendi ai lavoratori; dall'altra non viene concesso denaro alle famiglie e così si bloccano i consumi». Secondo Longobardi «è sorprendente e anche sconcertante che si assicuri sostegno solo alla pubblica amministrazione, continuando a tagliare drasticamente le linee di credito a imprese e famiglie, in un momento così drammatico per l'economia italiana».

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