La
scomparsa di André Glucksmann
L’Occidente,
l’Europa e il Mediterraneo: Il tempo delle rivoluzioni è finito. Siamo nel
tempo del terrorismo.
di
Pierfranco Bruni
Passano
sempre gli anni. Annilunghi. Annibrevi. Le ideologie si trasformano. Non
muoiono. Le profezie restano e non vivono di apparenza, di transizioni, di
immaginario. E con gli anni la storia si costruisce, si ricostruisce, si
interpreta, si legge. Ma la storia per essere compresa nella sua unitarietà e
complessità ha bisogno di modelli filosofici, ovvero ha bisogno di scavi in
quei processi che danno un senso alle civiltà.
Un
filosofo che ha saputo leggere, con una visione profetica, la storia nella sua
contemporaneità, assumendola come fenomeno attraversato dalla modernità nella
tradizione, e non dalla secolarizzazione, è stato (ed è rileggendolo
costantemente in queste ore) André
Glucksmann recentemente scomparso (1937 – 2015).
È
stato uno dei veri maestri che ho seguito con molta attenzione sin dagli anni
Settanta. L’ho incontrato in più occasioni sia a Parigi che in altre città. Tra
la fine degli anni Settanta e Ottanta (del Novecento) ha dato un importante
contributo alla mia formazione che è pensiero forte e mi ha tracciato percorsi di esistenza nella
cultura e viceversa.
La
sua formazione pre-sessantottina lo ha fatto navigare tra i naufragi del
comunismo lanciando delle sfide sia al nichilismo sia al relativismo sia ad un
Occidente molto accomodante con le visioni islamiche. Nella Francia degli anni
Settanta, insieme a Bernard – Henri Lèvy, ha mobilitato un interessante e
provocatorio dibattito intorno ai “maestri del pensiero”. Maestri del pensiero
e mai “padroni” del pensare.
Con
il suo libro “La cuoca e il mangiauomini” apre, in modo straordinario, una
falla nelle sicurezze del marxismo e diventa il vero profeta di un’idea
portatrice non di democrazia o di liberalismo, ma di autorevolezza nei valori
che dovrebbe permettere una battaglia di valori contro il nichilismo. I mali
della contemporaneità sono la radicalizzazione dei nichilismo che vive la
dominazione dei deserti.
Ed
è profetico uno dei suoi libri centrali: “Occidente contro Occidente”. La sua
posizione è una chiave di lettura che pone come baluardo la tradizione tanto
che si schiera accanto a Benedetto XVI nel suo discorso di Ratisbona.
L’Occidente come sfida. Ed essendo una sfida, in un tempo che contestualizza i
mali di un secolo, si pone un problema non solo culturale ma anche politico.
Il
sottosuolo della decadenza trova nei “demoni” del nulla il fallimento della
civiltà. André Glucksmann vive, sul piano filosofico, una tale sfida e
coraggiosamente intreccia il concetto di libertà con quello di tradizione e
ponendosi la questione dell’Occidente e del mondo islamico va in difesa di
Ratzinger sottolineando: “L’unico a essere seriamente preoccupato era il Papa.
Diceva: guardate che il nulla ci sta avvolgendo. E gli altri applaudivano”.
Una
posizione che va all’insegna di una parola d’ordine che è quella di non
arrendersi al terrorismo nichilista. Per non arrendersi a tale tragedia occorre
“occupare” lo spazio del vuoto con una scelta rigorosa che è quella della
cultura dell’umanesimo.
Si
può vivere nello sradicamento? Bisogna cercare di radicarsi e di porre una
forte attenzione a quelle radici che hanno fatto dell’Occidente una civiltà
cristiana. Nel suo testo prima citato definiva le cadute del nostro tempo con
questa osservazione: “La domanda delle domande non è multipolarismo o
egemonismo, ma nichilismo o civiltà”.
È
questo il piano sul quale si allargano e si
restringono i modelli culturali e le distese o i rannicchiamenti del
pensiero. Possiamo restare al di là del bene e del male? E se restiamo oltre
quale sottosuolo recupererà i demoni che abitano la coscienza del nulla?
Domande sospese in quel vivere sradicati tra la ricerca e l’assoluto. Ma si
tratta di un problema che l’Occidente può porselo nel proprio interno e non
come contro altare nei confronti degli Orienti.
Cosa
chiede la modernità? Cosa noi domandiamo alla contemporaneità? “I tempi moderni generalizzano lo
sconvolgimento totale della libertà, le scale di valori crollano e
parallelamente il valore di ciascuno è rimesso in discussione” (in “Liberté,
Ègalité, Fraternité”). Proprio qui sta la sua antica ribellione con gli “ismi”.
Tutti gli ismi sono fanatismi ideologici.
Nel
2004 André Glucksmann pubblicava: “La terza morte di Dio. Perché l’Europa è
ormai un continente ateo e nel resto del mondo invece si uccide per fede”.
Siamo
arrivati al punto della questione. Il male è l’indifferenza dell’Europa che è
intrecciata nel disamore per le radici e la propria identità. Una identità che
trova il suo radicamento nella profondità della cristianità. Una Europa senza
cristianità è una terra desolata. Ed essendo tale è abbandonata al nulla.
Non
è pensabile creare condivisioni tra storie non condivisibili. Non è possibile
realizzare culture universali con civiltà divergenti. L’Occidente è tale perché
vive lo sprigionamento di diverse appartenenze in una sola identità che è
quella cristiana. L’Oriente vive lo sprigionamento di articolate identità in
una appartenenza che è quella musulmana in modo maggioritario. Lo scontro è
stato inevitabile. E resta inevitabile.
L’Occidente,
l’Europa e il Mediterraneo greco non possono cedere secoli ed epoche di
civilizzazione al nichilismo. Si vive tra nemici. Le culture possono
confrontarsi e le civiltà possono tentare di dialogare. Ma tra fedi ci sono
visioni di vita eterogenee e i vissuti sono scavi nelle storie che diventano
conoscenza, coscienza e ragione.
Il
tempo delle rivoluzioni è finito. Siamo nel tempo del terrorismo.
0 Commenti