Essere una città smart significa non essere solo una città in cui la qualità della vita è migliore, ma anche una città dove il tenore di vita migliora in virtù dei minori costi che l'amministrazione locale sostiene per erogare i propri servizi con un relativo beneficio indiretto, anche sul piano economico, per i suoi abitanti. Per centrare l'obiettivo di essere però una città sempre più smart bisogna per prima cosa passare per l'acquisizione di tutte le tecnologie “digitali” di ultima generazione.
Un obiettivo raggiunto sempre più spesso tramite gli accordi fatti dalle stesse città (più o meno grandi e popolate) con i principali provider, come è avvenuto recentemente con Fastweb e Telecom per la soluzione del digital divide in alcune Regioni del Sud, e Vodafone per lo sviluppo di ‘ecosistemi smart city’, con un progetto che inizialmente coinvolgerà 5 comuni “pilota”, che sono: Torino (il più grande con 900 mila abitanti), Firenze, Cagliari, Padova e Bari.
Il processo di digitalizzazione, secondo i calcoli di Vodafone, su una città come Torino avrebbero un valore di poco inferiore ai 16 milioni di euro, ottenibili con risparmi “naturali” per l'amministrazione, ovvero come conseguenza dell'impiego degli strumenti accessibili tramite le tecnologie digitali, ma senza alcuna rinuncia da parte dei cittadini, che invece beneficerebbero di un servizio qualitativamente migliore e più efficiente (dall'istruzione alla sanità, dai trasporti alle spese di rilascio dei certificati, fino alla gestione dell'illuminazione pubblica).
In più, come è successo altrove, i cittadini non sarebbero costretti nelle scelte di gestione della comunicazione, potendo scegliere liberamente tra le migliori offerte adsl infostrada, Telecom, Fastweb, Vodafone (o di provider locali). Nei vari accordi è infatti sempre previsto l'accesso ai servizi tramite l'inserimento degli altri operatori, anche perché la maggior parte degli investimenti viene realizzata tramite i fondi messi a disposizione, a monte, dalla Ue.
Un obiettivo raggiunto sempre più spesso tramite gli accordi fatti dalle stesse città (più o meno grandi e popolate) con i principali provider, come è avvenuto recentemente con Fastweb e Telecom per la soluzione del digital divide in alcune Regioni del Sud, e Vodafone per lo sviluppo di ‘ecosistemi smart city’, con un progetto che inizialmente coinvolgerà 5 comuni “pilota”, che sono: Torino (il più grande con 900 mila abitanti), Firenze, Cagliari, Padova e Bari.
Il processo di digitalizzazione, secondo i calcoli di Vodafone, su una città come Torino avrebbero un valore di poco inferiore ai 16 milioni di euro, ottenibili con risparmi “naturali” per l'amministrazione, ovvero come conseguenza dell'impiego degli strumenti accessibili tramite le tecnologie digitali, ma senza alcuna rinuncia da parte dei cittadini, che invece beneficerebbero di un servizio qualitativamente migliore e più efficiente (dall'istruzione alla sanità, dai trasporti alle spese di rilascio dei certificati, fino alla gestione dell'illuminazione pubblica).
In più, come è successo altrove, i cittadini non sarebbero costretti nelle scelte di gestione della comunicazione, potendo scegliere liberamente tra le migliori offerte adsl infostrada, Telecom, Fastweb, Vodafone (o di provider locali). Nei vari accordi è infatti sempre previsto l'accesso ai servizi tramite l'inserimento degli altri operatori, anche perché la maggior parte degli investimenti viene realizzata tramite i fondi messi a disposizione, a monte, dalla Ue.
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