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Operazione Nemesi, ma nella faida di Oppido Mamertina ci può essere l'alter ego del Male?

Operazione Nemesi 5 novembre 2014- I carabinieri della Compagnia di Palmi, diretta dal capitano Maurizio De Angelis, hanno eseguito  l’operazione ”Nemesi”. Arrestati: Feliciano Giorgio, cl.35 e suo figlio Feliciano Domenico cl.69 per tentato omicidio, nonchè Gattellari Giuseppe, cl.82, per tentata estorsione; tutti gli arrestati, originari di Messignadi, frazione del comune di Oppido Mamertina, sono stati raggiunti da  OCCC. Gli arresti si riferiscono a due distinti episodi: il tentato omicidio perpetrato il 22 settembre 2011 nei confronti di Domenico Feliciano e del tentato omicidio del 2 maggio 2012 di Giuseppe Gattellari, entrambi vicini, secondo gli inquirenti, ad un contesto criminale di ‘ndrangheta. I tre s dovranno rispondere a vario titolo, oltre che di tentato omicidio aggravato in concorso, anche di detenzione e porto di arma comune da sparo, estorsione e favoreggiamento della prostituzione. Giuseppe Gattellari e Domenico Feliciano sono stati ristretti presso la Casa Circondariale di Palmi (RC) mentre Giorgio Feliciano è stato ristretto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari con sottoposizione al controllo mediante cd. “braccialetto elettronico”, a disposizione  

OPERAZIONE “NEMESI” AD OPPIDO MAMERTINA (RC) ARRESTATI DAI CARABINIERI I FELICIANO PADRE E FIGLIO E GIUSEPPE GATTELLARI PER TENTATO OMICIDIO ED ALTRO
Domenico Salvatore

Non vi è niente di nuovo sotto il sole di Calabria. I primi flash, anche di agenzia, dicono che questa storia non abbia niente a che vedere con la mafia. Niente ‘ndrangheta dunque stavolta. Sarà, ma non ne siamo convinti al 100 %. Non tanto per lo spessore dei personaggi invischiati. Scripta manent, verba volant. Sul territorio, come tutti sanno, sparano solamente gli uomini delle ‘ndrine che formano il locale, società, corona, collegio e mandamento. Tutti agli ordini della “Provincia” (di Reggio Calabria, regno di Scarcagnosso, fratello di Osso e Mastrosso) organo supremo di autogoverno della ‘ndrangheta planetaria. In questa vicenda, ci sono stati degli atti ben definiti. Botta e risposta per intenderci. Non ‘cantano’ le pistole e le lupare e se serva: tritolo, kalashnikov e bazooka, lanciamissili e mitraglia, per caso. Atti, maturati in un ”contesto nel quale si respira a pieni polmoni la cultura ‘ndranghetista, dell’omertà e della giustizia personale”. Emblematica, una vecchia trasmissione televisiva d’inizio Anni Settanta, con sigla di Domenico Modugno, s’intitolava ‘Nessuno deve sapere’. L’omertà, che cuce le bocche a doppia mandata per paura di rappresaglie, vendette e ritorsioni, regna sovrana. Nessuna ‘scheggia impazzita’, si sognerebbe mai di prendere iniziative a titolo personale, sul territorio; dove gli occhi e le orecchie della ‘ndrangheta sono ben numerosi e piazzati in ogni angolo. Vedono tutto; sentono tutto. L’indagine ha preso avvio nel settembre del 2011, quando vennero esplosi alcuni colpi di pistola contro l’autovettura di Domenico Feliciano. Le immediate indagini dei carabinieri hanno portato ad individuare quale presunto autore del reato l’odierno arrestato Giuseppe Gattellari, il quale avrebbe compiuto il gesto dal chiaro contenuto estorsivo al fine di recuperare un credito di 3500 euro vantato nei confronti del Feliciano. A distanza di pochi mesi dal fatto, durante il pieno svolgimento dell’attività investigativa, Gattellari ha subito un agguato (mentre stava effettuando dei lavori in campagna) nel quale è stato ferito gravemente a colpi d’arma da fuoco. Avendo già acquisito importanti elementi probatori nel merito del primo delitto, i carabinieri hanno immediatamente orientato l’attività investigativa conseguente verso coloro che potevano avere motivo di vendicarsi del Gattellari e nell’immediatezza hanno potuto acquisire indizi nei confronti di Giorgio Feliciano e di suo figlio Domenico, ritenuti dagli inquirenti materiali autori del tentato omicidio di Gattellari, che si ritiene sia avvenuto quale risposta criminale al tentativo estorsivo. Giuseppe Gattellari e Domenico Feliciano sono stati ristretti presso la Casa circondariale di Palmi, mentre Giorgio Feliciano è stato ristretto presso la propria abitazione, in regime di arresti domiciliari con sottoposizione al controllo mediante il braccialetto elettronico. L’agenzia Italia scrive…”Tre persone sono state arrestate dai Carabinieri della Compagnia di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, che hanno eseguito due distinte misure di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Procura di Palmi, per tentato omicidio l'una e tentata estorsione l'altra. A finire agli arresti sono stati tre uomini, tutti di Messignadi, frazione del comune di Oppido Mamertina. Si tratta di Giorgio Feliciano di 79 anni e di suo figlio Domenico di 45 anni (entrambi accusati di tentato omicidio), e di Giuseppe Gattellari, di 32 anni, accusato di tentata estorsione. I particolari dell'operazione sono stati illustrati stamani dal procuratore facente funzioni della Procura di Palmi, Emanuele Crescenti, che si e' avvalso della collaborazione dei sostituti Salvatore Dolce e Francesco Ponzetta. L'indagine e' scattata nel settembre 2011, quando furono esplosi alcuni colpi di pistola contro l'automobile di Domenico Feliciano. Secondo le indagini dei Carabinieri, autore del danneggiamento sarebbe stato Giuseppe Gattellari, il quale avrebbe agito per recuperare un credito di 3500 euro vantato nei confronti dello stesso Feliciano. Pochi mesi dopo l'agguato ai danni di Gattellari, ferito gravemente con colpi d'arma da fuoco mentre lavorava in campagna. Secondo l'ipotesi accusatoria il tentato omicidio sarebbe stato compiuto da Feliciano e da suo figlio Domenico come risposta al tentativo di estorsione. Gattellari e Domenico Feliciano sono stati condotti in carcere, mentre l'anziano Giorgio Feliciano e' stato sottoposto ai domiciliari, con il controllo del "braccialetto elettronico". La faida dunque non c’azzecca? Pare di no! Tant’è vero che la DDA di Reggio calabria, diretta dal procuratore capo della Repubblica, Federico Cafiero de Raho, non ci ha messo naso. Se la sbrogli il procuratore capo della Repubblica di palmi facente funzioni, Giuseppe Crescenti
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Un bracciante agricolo, Giuseppe Gattellari, di 30 anni, è stato ferito in modo non grave mercoledì 02 maggio 2012, nel corso di un agguato, eseguito ad Oppido Mamertina, nella frazione Messignadi.   Gattellari è stato raggiunto da un colpo di pistola ad un braccio mentre, alla guida della propria automobile, stava percorrendo una strada interna. L'agguato è avvenuto poco dopo le ore dieci del mattino. Il bracciante è stato portato nell’ospedale di Polistena dove è stato operato.   Le indagini sul ferimento vengono condotte dai carabinieri, che al momento non si sbilanciano sul possibile movente.  L’anno scorso un parente di Giuseppe Gattellari venne ammazzato mentre percorreva la strada che dalla frazione Messignadi collega con il centro abitato di Oppido Mamertina.  
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Scriveva Pino D’Amico su Reggio Press…”Un pregiudicato di 64 anni, Vincenzo Raccosta, è stato ucciso in un agguato portato a termine intorno alle ore 17:30 in località Cannamaria. Contro Raccosta sono stati sparati alcuni colpi di fucile calibro 12 che ne hanno provocato la morte istantanea. Il corpo della vittima è stata rinvenuto in un terreno di sua proprietà, vicino alla sua auto, una Fiat Panda verde, il cui parabrezza è stato frantumato probabilmente dai proiettili. Secondo quanto è emerso dalle prime indagini dei carabinieri, l'omicidio sarebbe da collegare ad una vendetta maturata negli ambienti delle cosche di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, alle quali la vittima sarebbe stata contigua. Vincenzo Raccosta, infatti, era il padre Francesco Raccosta e il suocero di Carmine Putrino, scomparsi nel marzo scorso e vittime di lupara bianca. Francesco Raccosta e Putrino sono scomparsi mentre erano insieme in auto. L'ipotesi che viene fatta dagli investigatori è che siano stati uccisi ed i loro cadaveri fatti sparire. La scomparsa di Raccosta e Putrino seguì di pochi giorni l'omicidio di Giuseppe Ferraro, che sarebbe da collegare ad una vendetta maturata negli stessi ambienti di 'ndrangheta. L'assassinio di Vincenzo Raccosta rafforza dunque l'ipotesi che gli omicidi accaduti negli ultimi mesi siano da collegare ad una ripresa della faida che si registrò ad Oppido Mamertina a metà degli anni '80”. E Giovedì 10 maggio 2012, l’Ansa…”Un pregiudicato, Vincenzo Raccosta, di 64 anni, è stato ucciso in un agguato ad Oppido Mamertina. Contro Raccosta sono stati sparati alcuni colpi di fucile al volto che ne hanno provocato la morte istantanea. Secondo quanto é emerso dalle prime indagini dei carabinieri, l’omicidio sarebbe da collegare ad una vendetta maturata negli ambienti delle cosche della Piana di Gioia Tauro della ‘ndrangheta, alle quali la vittima sarebbe stata contigua”.  

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Il 2 Marzo del 2012 nelle campagne di Oppido Mamertina, provincia di Reggio Calabria, intorno alle nove del mattino veniva ammazzato  a colpi di fucile caricato a lupara il bracciante agricolo Domenico Bonarrigo, di 45 anni. L’uomo, era alla guida del suo fuoristrada. Soccorso e traqsportato al Pronto Soccorso, è morto nell’ospedale di Oppido Mamertina. Sull’omicidio indagarono i carabinieri della Compagnia di Palmi coordinati dal p.m. che si muoveva sotto le direttive del Procuratore capo Giuseppe Creazzo.

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L’agricoltore Francesco Gattellari, 53 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato ucciso questa mattina mercoledì 19 gennaio 2011 con quattro colpi di fucile calibro 12, mentre si trovava a bordo della sua Fiat Panda. L’uomo, al momento dell'agguato, viaggiava sulla strada che collega la frazione Messignadi a Oppido Mamertina. una pattuglia dei carabinieri, nel corso di un servizio di perlustrazione della zona ha ritrovato l’auto con il cadavere. Gattellari era sfuggito già, ad un altro agguato mentre si trovava davanti alla chiesa di Messignadi.  Due killers a bordo di una moto e con il volto coperto da caschi si avvicinarono all’uomo, fermo in piazza ed esplosero numerosi colpi di pistola, che lo ferirono alla gamba ed al braccio sinistro. Sull'omicidio indagarono i carabinieri della compagnia di Palmi, coordinati dal pubblico ministero Giulia Pantano. 

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Ignoti killers, hanno ucciso a colpi di fucile, Francesco Feliciano, 48 anni, ex sorvegliato speciale, piccolo imprenditore edile. Nel corso di un agguato, durante la mattinata del 15 settembre 2009, alla periferia di Oppido Mamertina, nel reggino; mentre si trovava in una piccola proprietà che confina con la stalla gestita dalla famiglia.Non  ci sarebbero  testimoni al delitto. Indagano i carabinieri della compagnia di Palmi, coordinati dalla Procura della Repubblica palmisana
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Un Gattellari di Oppido Mamertina venne invischiato nell’operazione ‘Crimine’ del 13 luglio 2010 e nel successivo processo…”Antonio Gattellari, 64 anni di Oppido Mamertino, è stato condannato a dieci anni ed otto mesi di reclusione, nel processo ‘Crimine’ dal Gup di Reggio Calabria Giuseppe Minutoli, al termine del processo con rito abbreviato, l’8 marzo 2012  

E che cosa diceva tra l’altro, l’ordinanza “Erinni” del 26 novembre 2013…PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di REGGIO CALABRIA…a) MAZZAGATTI Rocco, PEPE Simone, MAZZAGATTI Giuseppe classe1984, DE PASQUALE Antonino, RUSTICO Leone, RUSTICO Giuseppe, RUSTICO Pasquale, BONINA Rocco, POLIMENI Domenico, POLIMENI Cosmo, POLIMENI Paolo, RUFFA Rocco Alessandro, MAZZAGATTI Francesco, ZAPPIA Diego, MURDICA Carmine, LENTINI Domenico, PEPE Valerio, PEPE Luca, PEPE Leandro, SCARFONE Domenico per aver preso parte, con altre persone allo stato non ancora individuate, con i ruoli e le funzioni di seguito specificati nell’ambito dell’associazione unitaria e nominata 'ndrangheta operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero, costituita da molte decine di locali, articolate in tre mandamenti e con organo di vertice denominato “Provincia” - alla locale di Oppido Mamertina (cui facevano parte sia la cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo sia la cosca Ferraro-Raccosta), operante in Oppido Mamertina, in zone limitrofe, fino alla provincia di Catanzaro, a sua volta inserita nel territorio compreso nella fascia tirrenica della provincia reggina; locale che, avvalendosi della forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento ed omertà che ne derivavano, poneva in essere una serie di delitti contro la persona ed il patrimonio, grazie anche alla ampia disponibilità di armi, perseguendo scopi, in particolare, diretti:- a conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgevano nel territorio, anche attraverso la partecipazione alle stesse;-al conseguimento per sé e per gli altri affiliati di ulteriori profitti e vantaggi ingiusti, attraverso attività delittuose quali estorsioni, sistematicamente esercitate ai danni di imprenditori privati.- al favoreggiamento di latitanti;- a commettere omicidi;- a commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento;- a commettere reati di illecita detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti. 1) MAZZAGATTI Rocco, quale promotore, organizzatore e capo della“locale” di Oppido Mamertina, in cui era inserita la cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo in cui figurava tra i capi, con compiti di decisione, pianificazione delle azioni criminali da compiere e degli obiettivi da perseguire con riferimento all’intera organizzazione criminale. In particolare:-dirigeva e organizzava il sodalizio, presiedendo le riunioni di ‘ndrangheta;-assumeva le decisioni più rilevanti, anche nel settore degli omicidi, impartendo disposizioni;-decideva e partecipava ai riti di affiliazione,-curava i rapporti con le altri articolazioni dell’associazione, in particolare con la cosca Alvaro di Sinopoli, con la cosca PELLE di San Luca e con le cosche di Platì;-svolgeva funzioni di coordinamento e raccordo con altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta del crotonese e catanzarese;-dirimeva contrasti interni ed esterni al sodalizio della locale di appartenenza;-decideva, individuava e pianificava le azioni da compiere, gli obiettivi da perseguire, le attività economiche da avviare e attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose, in riferimento all’intera organizzazione criminale POLIMENI Domenico, in qualità di promotore ed organizzatore della locale di Oppido Mamertina, nonché tra i capi della cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, operante in Oppido Mamertina e zone limitrofe, in costante rapporto con il nipote Mazzagatti Rocco, con compiti decisionali svolti durante il periodo trascorso in latitanza(18 maggio 1998-13 luglio 2013) SCARFONE Domenico, elemento di vertice della cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, operante in Oppido Mamertina e zone limitrofe, in costante rapporto con Mazzagatti Rocco e Pepe Simone, con compiti decisionali anche con riferimento agli omicidi ai danni della cosca avversa Ferraro-Raccosta, conseguenti all’uccisione di Bonarrigo Domenico; con compiti di pianificazione e di individuazione delle attività economiche da avviare e attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose, in riferimento all’intera organizzazione criminale. MAZZAGATTI Giuseppe classe 1984, quale partecipe alla locale diOppido Mamertina nonchè alla cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, operante in Oppido Mamertina e zone limitrofe, avendo assunto il ruolo del padre Mazzagatti Pasquale, dopo la sua uccisione, quale braccio destro dello zio Mazzagatti Rocco con il quale era in rapporto di continua collaborazione; con compiti decisionali con riferimento all’intera organizzazione criminale ed in relazione alle “sanzioni” da infliggere agli affiliati in caso di trasgressione delle regole mafiose; e con compiti operativi nell’esecuzione degli omicidi. Più in generale, é a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo. SCARFONE Domenico del reato p. e p. dall’art. 416 bis, commi 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6° c.p., 61 nr. 6, 71d.lvo nr. 159/11 per aver preso parte, con altre persone allo stato non ancora individuate, con i ruoli e le funzioni di seguito specificati - nell’ambito dell’associazione unitaria denominata 'ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, del territorio nazionale ed estero, costituita da molte decine di locali, articolate in tre mandamenti e con  organo di vertice denominato “Provincia” - alla locale di Oppido Mamertina (cui facevano parte sia la cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo sia la cosca Ferraro-Raccosta), operante in Oppido Mamertina, in zone limitrofe, fino alla provincia di Catanzaro, a sua volta inserita nel territorio compreso nella fascia tirrenica della provincia reggina; locale che, avvalendosi della forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento ed omertà che ne derivavano, poneva in essere una serie di delitti contro la persona ed il patrimonio, grazie anche alla ampia disponibilità di armi, perseguendo scopi, in particolare, diretti:- a conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgevano nel territorio, anche attraverso la partecipazione alle stesse;-al conseguimento per sé e per gli altri affiliati di ulteriori profitti e vantaggi ingiusti, attraverso attività delittuose quali estorsioni, sistematicamente esercitate ai danni di imprenditori privati.- al favoreggiamento di latitanti;- a commettere omicidi;- a commettere delitti in materia di armi, esplosivi e munizionamento;- a commettere reati di illecita detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti.
MAZZAGATTI Rocco, quale promotore, organizzatore e capo della“locale” di Oppido Mamertina, in cui era inserita la coscaMazzagatti-Polimeni-Bonarrigo in cui figurava tra i capi, con compiti di decisione, pianificazione delle azioni criminali da compiere e degli obiettivi da perseguire con riferimento all’intera organizzazione criminale. In particolare:-dirigeva e organizzava il sodalizio, presiedendo le riunioni di ‘ndrangheta;-assumeva le decisioni più rilevanti, anche nel settore degli omicidi, impartendo disposizioni;-decideva e partecipava ai riti di affiliazione,-curava i rapporti con le altri articolazioni dell’associazione, in particolare con la cosca Alvaro di Sinopoli, con la cosca PELLE diSan Luca e con le cosche di Platì-svolgeva funzioni di coordinamento e raccordo con altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta del crotonese e catanzarese;-dirimeva contrasti interni ed esterni al sodalizio della locale di appartenenza;-decideva, individuava e pianificava le azioni da compiere, gli obiettivi da perseguire, le attività economiche da avviare e attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose, in riferimento all’intera organizzazione criminale. POLIMENI Domenico, in qualità di promotore ed organizzatore della locale di Oppido Mamertina, nonché tra i capi della cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, operante in Oppido Mamertina e zone limitrofe, in costante rapporto con il nipote Mazzagatti Rocco, con compiti decisionali svolti durante il periodo trascorso in latitanza(18 maggio 1998-13 luglio 2013 ) SCARFONE Domenico, elemento di vertice della cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, operante in Oppido Mamertina e zone limitrofe, in costante rapporto con Mazzagatti Rocco e Pepe Simone ,con compiti decisionali anche con riferimento agli omicidi ai danni della cosca avversa Ferraro-Raccosta, conseguenti all’uccisione di Bonarrigo Domenico; con compiti di pianificazione e di individuazione delle attività economiche da avviare e attraverso cui riciclare il denaro e le altre utilità provento delle dette azioni delittuose, in riferimento all’intera organizzazione criminale. MAZZAGATTI Giuseppe classe 1984, quale partecipe alla locale di Oppido Mamertina nonchè  alla cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo, operante in Oppido Mamertina e zone limitrofe, avendo assunto il ruolo del padre Mazzagatti Pasquale, dopo la sua uccisione, quale braccio destro dello zio Mazzagatti Rocco con il quale era in rapporto di continua collaborazione; con compiti decisionali con riferimento all’intera organizzazione criminale ed in relazione alle “sanzioni” da infliggere agli affiliati in caso di trasgressione delle regole mafiose; e con compiti operativi nell’esecuzione degli omicidi. Più in generale, é a completa disposizione degli interessi della cosca, cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso del gruppo….Ferraro Giuseppe, capo della cosca Ferraro-Raccosta, con il ruolo di fornire le informazioni utili per individuare, sequestrare ed ammazzare Putrino Carmine e Raccosta Francesco;- Mazzagatti Rocco e Scarfone Domenico, quali mandanti ed esecutori materiali;- Pepe Simone e Rustico Pasquale, quali esecutori materiali dopo averli sequestrati, con le modalità meglio descritte nel capo di imputazione di cui alla lettera d), cagionavano la morte di Raccosta Francesco, colpendolo reiteratamente ed in varie parti del corpo con una spranga e dandolo, ancora in vita, in pasto ai maiali nonché quella del cognato Putrino Carmine.■ Con l’aggravante dell’aver commesso il fatto un numero di persone superiore a cinque.■ Con l’aggravante della premeditazione perché il piano omicidiario era stato deliberato subito dopo la morte di Bonarrigo Domenico e pianificato nei dettagli a seguito di una riunione tenutosi presso l’abitazione di Rocco Mazzagatti nonchè attraverso lo studio dei movimenti delle vittime.■ Con l’aggravante dell’aver commesso il fatto con sevizie avendo martoriato Raccosta Francesco a colpi di spranga e crudeltà perché il suo corpo, ancora in vita, veniva dato quale pasto per i maiali.■ Con l’aggravante dell’aver commesso il fatto con la finalità di agevolare l’attività della cosca POLIMENI-MAZZAGATTI-BONARRIGO, inserita nell'articolazione territoriale dell'associazione denominata 'ndrangheta operante in Oppido Mamertina. Per FERRARO Giuseppe con l'aggravante di aver commesso il fatto durante la latitanza….La storiella dell’estorsione, del debito, del credito, non ci convince. Ma noi non siamo il p.m.,. Non siamo nemmeno il ‘maresciallo Rocca’. Neanche abbiamo elementi probanti in mano, per dire che si tratti della solita faida camuffata. Ipotesi, tesi, antitesi, sintesi se ne possono fare a iosa; ad libitum. Idee strampalate, campate in aria. Aria fritta….Domenico Salvatore


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