Molochio (Reggio Calabria) – Non una domenica qualunque ma una data da ricordare il prossimo 7 settembre per gli abitanti del caratteristico centro aspromontano di Molochio, allorquando avverrà l’incoronazione della patrona della città data sotto il titolo di Santa Maria de Merula presso l’omonimo santuario parrocchiale. Una apposita solenne celebrazione presieduta dal vescovo della diocesi di Oppido-Palmi mons. Francesco Milito, alla presenza del parroco, don Giovanni Battista Tillieci e delle autorità civili e militari nella cornice più genuinamente popolare sarà il momento culminante durante il quale, per la gioia dei fedeli, verranno apposte sulla statua lignea del 1550 - raffigurante la Madonna con in braccio il bambino sul lato sinistro e nella mano destra appoggiato un gentile merlo in atto di riverenza – due corone in oro cesellato in sostituzione di quelle argentee precedentemente utilizzate.
La preziosa effige, reduce da un processo necessario e meticoloso di restauro, sarà così adornata dai sacri simboli benedetti e collocati regalmente dal vescovo in segno di devozione e restituita alla città ed alla fede popolare in tutto il suo splendore. Come sempre avviene in questi casi si è fatto ricorso alla contribuzione dei fedeli che hanno risposto prestando soccorso alla causa con viva generosità donando oggetti e monili in oro necessari per raccogliere la quantità destinata alla loro realizzazione affidata senza esitazione da don Tillieci al giovane ma già esperto maestro orafo e modellista molochiese Venanzio Condoleo. Il metallo, fuso in chiesa alla presenza dei fedeli in giugno di quest’anno, è stato poi magistralmente lavorato dal maestro artigiano Condoleo - peraltro espressione autoctona di quest’arte a Molochio e non nuovo a questa tipologia di creazioni, avendo in passato eseguito lavori sacri per l’effige della Madonna dell’Annunciazione di Bellantone di Laureana (2009) e la Madonna dell’Altomare della Taureana di Palmi (2010) – il quale richiamandosi alla propria passione per l’arte ellenistica, traendo ispirazione da un capitello corinzio, ha progettato e poi realizzato uno splendido manufatto interamente in oro 750 millesimi impreziosito da castoni di rubini e perle.
«Quando ho ricevuto l’incarico per la creazione di queste opere – ha spiegato non senza emozione il maestro Condoleo – mi sono sentito inorgoglito ed onorato di poter realizzare, per il mio paese, le corone che orneranno il capo della statua di Santa Maria de Merula, nostra patrona. E non posso nascondere – ha continuato - che, nel corso dell’esecuzione, oltre ad essere attraversato da una sensazione di particolare trasporto devozionale, ho cercato di abbellire il più possibile questi simboli che domenica apparterranno concretamente alla mia fede ed a quella della mia comunità».
Quasi due mesi di alacre e certosino lavoro, fatto di cesellature ed attenzioni speciali, un chilo e mezzo d’oro di materia prima inerte interamente lavorata a mano per modellarne la foggia ed ottenerne due splendide corone raffiguranti l’intreccio di cinque foglie di acanto spinoso. Un’opera unica che riflette bellezza dalla sua semplicità disarmante ma che nasconde, al tempo stesso, una forte carica di significati e richiami simbologici riconducendosi, indietro nel tempo, alla scuola degli antichi greci come filo conduttore. La foglia d'acanto, infatti, in passato, veniva utilizzata come simbolo di regalità per adornare le vesti dei personaggi più illustri, ma era anche considerata il simbolo della verginità e dunque della purezza poiché riferibile ad una pianta spontanea cresciuta in terre non coltivate e quindi per ciò stesso incontaminata, ed il numero cinque, la pentade, come simbologia della perfezione per i pitagorici che rappresentava vita e potere, il trade union tra cielo e terra e dunque, estensivamente, la fusione tra l’umano ed il divino trascendentale. Parallelismi semiotici dall’impronta magnogreca, quindi, privilegiati e rivisti in chiave moderna al solo scopo di esaltare il culto di Maria de Merula, Celeste Patrona, nel solco di una venerazione ispirata ai principi cattolici più sinceri ed autentici della fede popolare.
Giuseppe Campisi
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