Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria) è morta la marchesina Annamaria Ramirez Fieschi di Lavagna , nel pomeriggio di oggi 8 settembre 2014, i funerali nella ex cappella di famiglia, oggi "Parrocchia di San Giuseppe'
I funerali saranno celebrato oggi pomeriggio nella chiesa di Annà di Melito Porto Salvo
MELITO PORTO SALVO LA MARCHESINA RAMIREZ È TORNATA AL PADRE
Domenico Salvatore
MELITO PORTO SALVO (RC) Se ne va con lei, un pezzo di Storia, non solo della ridente cittadina, capitale della “Riviera della Zagara” . Per questa ragione, siamo obbligati a fornire qualche ragguaglio storico, attingendo ad internet ed alla cultura popolare. In premessa diciamo perciò che non tutto e non sempre, i “racconti” dei vari autori collimino con la vera Storia. Tutavia, va dato atto dei tentativi di ricostruzione, non facili, né agevoli…”Con l'eversione della feudalità, le terre di Melito e Pentedattilo furono acquistate dai Ramirez, famiglia di origine spagnola che intensificò la produzione agricola introducendo agrumeti e vigneti, dunque colture più pregiate come quella del bergamotto”…. Colonia calcidese nel 640 a.C., fu per tutto il periodo greco-romano un fiorente centro economico della zona; durante il dominio romano divenne inoltre un importante centro militare per la sua strategica posizione di controllo sulla fiumara Sant'Elia, via privilegiata per raggiungere l'Aspromonte.
Con la dominazione bizantina, fonte Wikipedia, iniziò un lungo periodo di declino, causato dai continui saccheggi che il paese subì prima da parte dei Saraceni ed in seguito anche da parte del Duca di Calabria.Nel XII secolo Pentedattilo fu conquistato da Normanni e, con i paesi di Capo D'Armi, Condofuri e Montebello Ionico, fu trasformato in una baronia affidata alla famiglia Abenavoli dal re Ruggero d'Altavilla.Col passare del tempo l'egemonia feudataria degli Abenavoli si restrinse e il governo del paese passò alla nobile famiglia reggina dei Francoperta; nel 1589, a causa di debiti e questioni di illegittimità, il feudo fu confiscato a Giovanni Francoperta e venduto all'asta dal Sacro Regio Consiglio per 15.180 ducati alla famiglia degli Alberti insieme al titolo di marchesi.La dominazione degli Alberti, nonostante i tragici eventi legati alla cosiddetta Strage degli Alberti, durò fino al 1760 quando il feudo fu venduto ai Clemente, già marchesi di San Luca, e da questi ai Ramirez nel 1823.Nel 1783 Pentedattilo fu gravemente danneggiato da un devastante terremoto, e in seguito al sisma iniziò un costante flusso migratorio verso Melito Porto Salvo che perdurò sino al periodo risorgimentale; proprio a causa dello spopolamento nel 1811 il comune fu trasferito a Melito Porto Salvo e Pentedattillo ne divenne frazione.A metà degli anni sessanta il paese fu completamente abbandonato fino ai primi anni ottanta, quando fu riscoperta da giovani ed associazioni. Iniziò così un lento cammino di recupero ad opera di volontari provenienti da tutta Europa.Nella seconda metà del XVII secolo il paese di Pentedattilo fu teatro di un crudele misfatto noto come Strage degli Alberti, riportato alla luce dal romanzo di Andrea Cantadori "La tragedia di Pentidattilo".Protagonisti di questa vicenda furono i membri di due nobili famiglie; quella degli Alberti, marchesi di Pentedattilo, e quella degli Abenavoli, baroni di Montebello Ionico ed ex feudatari di Pentedattilo.Fra le due famiglie per lungo tempo vi era stata un'accesa rivalità per questioni relative a confini comuni; tuttavia verso il 1680 le tensioni fra le due casate sembravano andare scemando sia per pressioni del Viceré, che intendeva pacificare la zona, sia perché il capostipite della famiglia Abenavoli, il barone Bernardino, progettava di prendere in moglie Antonietta, figlia del marchese Domenico Alberti.Nel 1685 il marchese Domenico morì e gli succedette il figlio Lorenzo, che alcuni mesi dopo la morte del padre sposò Caterina Cortez, figlia del Viceré di Napoli. In occasione di tale matrimonio da Napoli giunse in Calabria un lungo e sontuoso corteo che comprendeva, oltre alla sposa, il Viceré con la moglie e il figlio Don Petrillo Cortez. Don Petrillo ebbe quindi occasione di conoscere Antonietta e, rimasto dopo le nozze con la madre a Pentedattilo, causa una sua improvvisa malattia, ebbe l'occasione di frequentarla e di innamorarsene; chiese dunque a Lorenzo di poter sposare Antonietta ed il marchese Alberti acconsentì alle nozze della sorella.La notizia del fidanzamento ufficiale fra Don Petrillo Cortez e Antonietta Alberti mandò su tutte le furie il barone Bernardino Abenavoli…”. Il dottor Daniele Dattola, può essere annoverato fra gli storici di Melito. Con il suo blog, sta rassemblando se non ricostruendo brandelli di storia di questo centro jonico. Impresa davvero difficile per tutta una serie di ragioni che …la ragione non conosce. Né riconosce. Per non dire impossibile. Ma lui è tenace e non molla la presa. Di rimbalzo e carambole è riuscito fin’ora a ricostruire tanta parte…”
Il marchese Antonio Ramirez nacque a Reggio Calabria l’01.06.1896 dal Marchese Francesco Ramirez e dalla Sig.ra marchesa Paviglianiti Anna. Il Marchese Antonio partì da volontario fu assegnato presso il Cavalleggeri di Lodi e destinato in zona di guerra in Grecia e svolse il servizio militare da semplice graduato fino a raggiungere il grado di tenente.Una delle foto che ha acceso il mio interesse è questa qui di seguito, dove c’è il Marchese Antonio davanti alla propria abitazione, nella foto si vede la carrozza con i cavalli. Il marchese aveva nel suo parco 18 carrozze e 18 cavalli. Santo svolse il suo compito fino al 1969 data in cui il Marchese Antonio si trasferì a Siena, lavorando presso di Lui per ben 35 anni. Nella foto, davanti ai cavalli il custode, sopra la carrozza il cocchiere che era di Palermo, il primo a sin il marchese Antonio. Il 2° da sin Santo Minniti il 3° Antonio Crea, dopo il cuoco Giuseppe.Nel 1823 il feudo passò per vendita dalle mani di D. Alessandro Clemente a D. Vincenzo Ramirez di Reggio Calabria che lo acquistò, favorendo l’introduzione di culture più pregiate e la costruzione di case coloniche, gli abitanti della frazione Annà, pagavano il censo al Comune per il pascolo degli animali.
I Ramirez, pagarono questi censi ottenendo cosi i terreni che bonificarono. Costruirono le mura di confine con la fiumara, e circa 60 case coloniche, in mancanza di braccianti fecero trasferire molte famiglie da Cardeto e Croce Valanidi nelle case coloniche di Annà molti di questi cognomi infatti appartengono a famiglie da li provenienti. Davanti la casa dei Marchesi Ramirez vi era la piazza Baglio, cosi chiamata perché i contadini vi depositavano i prodotti che producevano, l’abbondanza era cosi vistosa che la piazza fu chiamata piazza del Bagliore, Baglio. Melito visse anche gli eventi delle due guerre mondiali e fa parte della memoria del Paese il bombardamento del 31.01.1943 che provocò la morte di tante persone che erano riunite in casa Ramirez e quello del 16 luglio 1943, verso l’undici ant. Un’aereo s’abbassò e lanciò 5 bombe vicino la fabbrica delle pipe alla marina, danneggiandola e uccidendo 11 ragazzi e un povero caporalmaggiore. Due di queste bombe penetrarono nella sabbia senza esplodere. Si dice, invece che verso il 15.01.1943 due grosse motonavi furono silurate da un sommergibile inglese, una nave calò a picco di fronte la Marina di Melito e oggi si trova in una secca alla profondità di 25 mt., l’altra danneggiata fini arenata sulla spiaggia senza affondare, si decise di scortare questa nave fino al porto di Messina per essere riparata. La nave partì da Melito verso Messina il 27 gennaio 43. Da terra un piccolo convoglio di automezzi munito di cannoni antiaerei sorvegliava la navigazione della nave, scortandola fino a Capo delle Armi. Dopo avere scortato la nave al ritorno, un guasto al motore di un camion fece sostare la colonna nei pressi della casa dei marchesi Ramirez, la colonna pare fu individuata da un aereo che segnalò quel luogo (tragica fatalità) fotografandolo come un obiettivo militare.
La sera del 31 gennaio alle ore 20,00 mentre veniva bombardata Messina e il vescovo si era appena affacciato con gli altri a vedere la scena un aereo si portò sulla casa e sganciò otto bombe dirompenti che in pochi secondi provocò la morte dell’arcivescovo Enrico Montalbetti e di altre nove persone, tra cui il il Marchese Annunziato con la sua consorte Caterina Fieschi, Il figlio del marchese, Francesco Ramirez che era allievo Ufficiale alla Nunziatella di Napoli e nonostante rimase ferito, si rifiutò di essere operato per primo, per dare agli altri, compresi i propri genitori la possibilità di salvarsi, prodigandosi a far dare soccorso e pronunciando parole nobili in punto di morte, gli fu conferita la medaglia d’argento al valore militare. Un’altra vittima fu Don Rocco Trapani in servizio alla curia arcivescovile, il parroco di Anna’ don Giovanni Billari, i maggiori: Carlo Bertuscelli, Vincenzo Mirto e la moglie Beatrice, Filippo Notarbartolo. A Francesco Ramirez e a Mons. Enrico Montalbetti è stata dedicata una Piazza chiamata Baglio che si trova davanti alla chiesa di S. Giuseppe in contrada Anna’. Ecco la testimonianza dell’evento fatta dallo stesso Minniti presente al tragico evento:”Ad Annà il 31 gennaio 1943, un bombardamento falciò la vita di Mons. Enrico Montalbetti, di alcuni sacerdoti e di altra gente che era presente per rendere onore al Presule in visita pastorale. alle ore 19 di quello stesso giorno (31.01.1943) l’Arcivescovo si reca nella casa del marchese Ramirez assieme alle Autorità civili e militari. (per questa programmata visita i Ramirez avevano distribuito a tute le autorità, amici e conoscenti un apposito invito che qui di seguito riproduco).Nell’attesa della cena gli invitati, l’arcivescovo e i Ramirez stanno sotto i portici, di detta casa anche per vedere lo Stretto di Messina illuminato a giorno dai bengala degli aerei nemici. Verso le 19.40 il cameriere Isser Giuseppe, avvisa il Marchese che la cena è pronta. Così tutti s’incamminano per rientrare a casa, ma in quel mentre l’ultimo aereo inglese che sorvolava la zona sgancia 5 bombe da 250 libbre. La prima bomba cadde a 10 mt. dalla casa, sulla sottostante piazzetta, provocando la morte dell’Arcivescovo e di altre 10 persone, altre 5 sono rimaste ferite, altre rimasero incolumi perché al riparo delle colonne dei portici….
La testa dell’Arcivescovo fu decapitata come se le avessero inferto un colpo di scimitarra… Tutti i morti e i feriti furono trasportati all’Ospedale di Melito ad eccezione dell’Arcivescovo. Io rimasi solo a vegliarlo per alcune ore, poi vennero i pompieri di Reggio Calabria… Francesco, il figlio del marchese Annunziato, gravemente ferito ad una spalla, morì nella stessa notte; rifiutò di essere medicato per primo esortando i medici a curare i suoi genitori, non sapendo che erano già morti. Per questo motivo le Autorità militari gli conferirono la medaglia d’argento e il Sindaco di Melito gli intitolò la strada vicino alla Stazione ferroviaria”. C’era una cappella dedicata a S. Giuseppe, i marchesi Domenico e Vincenzo Ramirez fecero costruire davanti la loro casa, una chiesa patronale dedicando la stessa a S. Giuseppe. la chiesa diventò parrocchia nel 1903. La Parrocchia venne distrutta nel tragico terremoto del 1908 e venne al suo posto costruita una chiesa baracca. Nell’anno dal 1929 al 1931 fu edificata una nuova chiesa in muratura, che subì danni nei bombardamenti del 1943 e fu restaurata dalla Curia nel 1959, altri danni subì la stessa chiesa nell’alluvione del 1971, riaperta al culto a dicembre 1988, dopo restauro.” . E Maria ,manti sul blog “Saltolavecchia.com scrive…”In quel 31 gennaio dei 1943 a causa di un azione di guerra aerea morirono dieci persone: Sua Eccellenza di Reggio, Arcivescovo Enrico Montalbetti che si trovava ad Annà in visita pastorale; don Rocco Trapani, cancelliere della curia; don Giovanni Billari, parroco di Annà, che morì in ospedale; i marchesi Annunziato Ramirez e la moglie Caterina Fieschi di Lavagna,il loro figlio Francesco(allievo del collegio della Nunziatella di Napoli, deceduto poi in ospedale); il colonnello Mirto di Palermo, comandante del presidio militare di Melito e la moglie, Beatrice Caruso; il maggiore Filippo Notarbartolo di Palermo; il colonnello Carlo Partuscelli , comandante di batteria antiaerea, posta sulle colline di Melito. Moltissime altre persone rimasero ferite che sopravvissero a questo tragico evento (Maria Vittoria Ramirez, Ruggero Ramirez, Anna Paviglianiti, madre del marchese Ramirez, Antonia Ramirez ed Eugenia Costantino). Ogni anno la comunità Parrocchiale ricorda questi momenti( all’esterno della chiesa c’è la lapide dei dieci anni; per il 50° anno è stato fatto il busto ed il medaglione del Parroco Billari).Successivamente, le testimonianze di alcuni parenti dei caduti(Maria Luisa Ramirez e Giovanni Billari). La professoressa, Domenica Calabrò, ha presentato il suo libro: “L’educazione cristiana nel pensiero di Enrico Montalbetti”.Toccante, infine, il racconto di Pina Iamonte, una giovane dell’azione cattolica del tempo, testimone oculare di quei momenti.
La signora Iamonte, con emozione ogni particolare: “La nostra Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe era stata inaugurata nel 1932. Dopo poco più di un decennio veniva in visita monsignor Montalbetti. Un giorno di festa di preparativi per giovani ed anziani.Un avvenimento straordinario, che per la prima volta si svolgeva ad Annà, una grande festa tanto attesa si concludeva con un’altrettanto grande tragedia”. A fine serata, Mons Antonino Denisi (giudice delegato per la causa di Canonizzazione ), ha parlato della vita di Mons. Montalbetti e sugli sviluppi del processo”. Abbiamo personalmente conosciuto la marchesina Ramirez Lavagna, in questi anni, sposata e vedova del dottor Giuseppe Callea, primario di pediatria all’ospedale civile “Giuseppe Garibaldi” poi sostituito con “Tiberio Evoli”. Una donna intelligente, elegante, acculturata, gentile, ospitale, affettuosa. Il padre del signor Paolo Praticò (presidente del CIM, organizzatore del Palio della Madonna di Porto Salvo) chiese ed ottenne la carrozza ed i cavalli che servirono per girare alcune scene de “ Il Gattopardo”; un film drammatico del 1963 diretto da Luchino Visconti, tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 16º Festival di Cannes, con un cast eccezionale… Alain Delon, Tancredi di Falconeri; Claudia Cardinale: Angelica Sedara Donna Bastiana; Burt Lancaster: Principe Don Fabrizio di Salina; Paolo Stoppa: Don Calogero Sedara; Terence Hill: Conte Cavriaghi; Pierre Clémenti: Francesco Paolo di Salina; Rina Morelli: Principessa Maria Stella di Salina; Romolo Valli: Padre Pirrone; Maurizio Merli: soldato; Lucilla Morlacchi: Concetta; Giuliano Gemma: Generale di Garibaldi; Ida Galli: Carolina; Ottavia Piccolo: Caterina….
In Paradiso ti accompagnino gli angeli,/al tuo arrivo ti accolgano i martiri,/e ti conducano nella santa Gerusalemme./Ti accolga il coro degli angeli,/e con Lazzaro povero in terra/tu possa godere il riposo eterno nel cielo./Io sono la risurrezione e la vita./Chi crede in me anche se muore vivrà;/e chiunque vive e crede in me,/non morrà in eterno./Apritemi le porte della giustizia:/entrerò e renderò grazie al Signore./Questa è la porta del Signore/per essa entrano i giusti./Celebrate il Signore, perché è buono;/perché eterna è la sua misericordia./. Aut…Nelle tue mani, Padre clementissimo, /consegniamo l’anima del-la nostro-a fratello-sorella / con la sicura speranza che risorgerà nell’ultimo giorno/insieme a tutti i morti in Cristo./Ti rendiamo grazie, o Signore,/per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,(come segno della tua bontà/e della comunione dei santi in Cristo./Nella tua misericordia senza limiti,/aprigli le porte del paradiso;/e a noi che restiamo quaggiù/dona la tua consolazione con le parole della fede,/fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,/potremo vivere sempre con te nella gioia eterna./Per Cristo nostro Signore./”. Melitoonline-Mnews.it esprime cordoglio e vicinanza ai parenti e familiari.
Domenico Salvatore
I funerali saranno celebrato oggi pomeriggio nella chiesa di Annà di Melito Porto Salvo
MELITO PORTO SALVO LA MARCHESINA RAMIREZ È TORNATA AL PADRE
Domenico Salvatore
MELITO PORTO SALVO (RC) Se ne va con lei, un pezzo di Storia, non solo della ridente cittadina, capitale della “Riviera della Zagara” . Per questa ragione, siamo obbligati a fornire qualche ragguaglio storico, attingendo ad internet ed alla cultura popolare. In premessa diciamo perciò che non tutto e non sempre, i “racconti” dei vari autori collimino con la vera Storia. Tutavia, va dato atto dei tentativi di ricostruzione, non facili, né agevoli…”Con l'eversione della feudalità, le terre di Melito e Pentedattilo furono acquistate dai Ramirez, famiglia di origine spagnola che intensificò la produzione agricola introducendo agrumeti e vigneti, dunque colture più pregiate come quella del bergamotto”…. Colonia calcidese nel 640 a.C., fu per tutto il periodo greco-romano un fiorente centro economico della zona; durante il dominio romano divenne inoltre un importante centro militare per la sua strategica posizione di controllo sulla fiumara Sant'Elia, via privilegiata per raggiungere l'Aspromonte.
Con la dominazione bizantina, fonte Wikipedia, iniziò un lungo periodo di declino, causato dai continui saccheggi che il paese subì prima da parte dei Saraceni ed in seguito anche da parte del Duca di Calabria.Nel XII secolo Pentedattilo fu conquistato da Normanni e, con i paesi di Capo D'Armi, Condofuri e Montebello Ionico, fu trasformato in una baronia affidata alla famiglia Abenavoli dal re Ruggero d'Altavilla.Col passare del tempo l'egemonia feudataria degli Abenavoli si restrinse e il governo del paese passò alla nobile famiglia reggina dei Francoperta; nel 1589, a causa di debiti e questioni di illegittimità, il feudo fu confiscato a Giovanni Francoperta e venduto all'asta dal Sacro Regio Consiglio per 15.180 ducati alla famiglia degli Alberti insieme al titolo di marchesi.La dominazione degli Alberti, nonostante i tragici eventi legati alla cosiddetta Strage degli Alberti, durò fino al 1760 quando il feudo fu venduto ai Clemente, già marchesi di San Luca, e da questi ai Ramirez nel 1823.Nel 1783 Pentedattilo fu gravemente danneggiato da un devastante terremoto, e in seguito al sisma iniziò un costante flusso migratorio verso Melito Porto Salvo che perdurò sino al periodo risorgimentale; proprio a causa dello spopolamento nel 1811 il comune fu trasferito a Melito Porto Salvo e Pentedattillo ne divenne frazione.A metà degli anni sessanta il paese fu completamente abbandonato fino ai primi anni ottanta, quando fu riscoperta da giovani ed associazioni. Iniziò così un lento cammino di recupero ad opera di volontari provenienti da tutta Europa.Nella seconda metà del XVII secolo il paese di Pentedattilo fu teatro di un crudele misfatto noto come Strage degli Alberti, riportato alla luce dal romanzo di Andrea Cantadori "La tragedia di Pentidattilo".Protagonisti di questa vicenda furono i membri di due nobili famiglie; quella degli Alberti, marchesi di Pentedattilo, e quella degli Abenavoli, baroni di Montebello Ionico ed ex feudatari di Pentedattilo.Fra le due famiglie per lungo tempo vi era stata un'accesa rivalità per questioni relative a confini comuni; tuttavia verso il 1680 le tensioni fra le due casate sembravano andare scemando sia per pressioni del Viceré, che intendeva pacificare la zona, sia perché il capostipite della famiglia Abenavoli, il barone Bernardino, progettava di prendere in moglie Antonietta, figlia del marchese Domenico Alberti.Nel 1685 il marchese Domenico morì e gli succedette il figlio Lorenzo, che alcuni mesi dopo la morte del padre sposò Caterina Cortez, figlia del Viceré di Napoli. In occasione di tale matrimonio da Napoli giunse in Calabria un lungo e sontuoso corteo che comprendeva, oltre alla sposa, il Viceré con la moglie e il figlio Don Petrillo Cortez. Don Petrillo ebbe quindi occasione di conoscere Antonietta e, rimasto dopo le nozze con la madre a Pentedattilo, causa una sua improvvisa malattia, ebbe l'occasione di frequentarla e di innamorarsene; chiese dunque a Lorenzo di poter sposare Antonietta ed il marchese Alberti acconsentì alle nozze della sorella.La notizia del fidanzamento ufficiale fra Don Petrillo Cortez e Antonietta Alberti mandò su tutte le furie il barone Bernardino Abenavoli…”. Il dottor Daniele Dattola, può essere annoverato fra gli storici di Melito. Con il suo blog, sta rassemblando se non ricostruendo brandelli di storia di questo centro jonico. Impresa davvero difficile per tutta una serie di ragioni che …la ragione non conosce. Né riconosce. Per non dire impossibile. Ma lui è tenace e non molla la presa. Di rimbalzo e carambole è riuscito fin’ora a ricostruire tanta parte…”
Il marchese Antonio Ramirez nacque a Reggio Calabria l’01.06.1896 dal Marchese Francesco Ramirez e dalla Sig.ra marchesa Paviglianiti Anna. Il Marchese Antonio partì da volontario fu assegnato presso il Cavalleggeri di Lodi e destinato in zona di guerra in Grecia e svolse il servizio militare da semplice graduato fino a raggiungere il grado di tenente.Una delle foto che ha acceso il mio interesse è questa qui di seguito, dove c’è il Marchese Antonio davanti alla propria abitazione, nella foto si vede la carrozza con i cavalli. Il marchese aveva nel suo parco 18 carrozze e 18 cavalli. Santo svolse il suo compito fino al 1969 data in cui il Marchese Antonio si trasferì a Siena, lavorando presso di Lui per ben 35 anni. Nella foto, davanti ai cavalli il custode, sopra la carrozza il cocchiere che era di Palermo, il primo a sin il marchese Antonio. Il 2° da sin Santo Minniti il 3° Antonio Crea, dopo il cuoco Giuseppe.Nel 1823 il feudo passò per vendita dalle mani di D. Alessandro Clemente a D. Vincenzo Ramirez di Reggio Calabria che lo acquistò, favorendo l’introduzione di culture più pregiate e la costruzione di case coloniche, gli abitanti della frazione Annà, pagavano il censo al Comune per il pascolo degli animali.
I Ramirez, pagarono questi censi ottenendo cosi i terreni che bonificarono. Costruirono le mura di confine con la fiumara, e circa 60 case coloniche, in mancanza di braccianti fecero trasferire molte famiglie da Cardeto e Croce Valanidi nelle case coloniche di Annà molti di questi cognomi infatti appartengono a famiglie da li provenienti. Davanti la casa dei Marchesi Ramirez vi era la piazza Baglio, cosi chiamata perché i contadini vi depositavano i prodotti che producevano, l’abbondanza era cosi vistosa che la piazza fu chiamata piazza del Bagliore, Baglio. Melito visse anche gli eventi delle due guerre mondiali e fa parte della memoria del Paese il bombardamento del 31.01.1943 che provocò la morte di tante persone che erano riunite in casa Ramirez e quello del 16 luglio 1943, verso l’undici ant. Un’aereo s’abbassò e lanciò 5 bombe vicino la fabbrica delle pipe alla marina, danneggiandola e uccidendo 11 ragazzi e un povero caporalmaggiore. Due di queste bombe penetrarono nella sabbia senza esplodere. Si dice, invece che verso il 15.01.1943 due grosse motonavi furono silurate da un sommergibile inglese, una nave calò a picco di fronte la Marina di Melito e oggi si trova in una secca alla profondità di 25 mt., l’altra danneggiata fini arenata sulla spiaggia senza affondare, si decise di scortare questa nave fino al porto di Messina per essere riparata. La nave partì da Melito verso Messina il 27 gennaio 43. Da terra un piccolo convoglio di automezzi munito di cannoni antiaerei sorvegliava la navigazione della nave, scortandola fino a Capo delle Armi. Dopo avere scortato la nave al ritorno, un guasto al motore di un camion fece sostare la colonna nei pressi della casa dei marchesi Ramirez, la colonna pare fu individuata da un aereo che segnalò quel luogo (tragica fatalità) fotografandolo come un obiettivo militare.
La sera del 31 gennaio alle ore 20,00 mentre veniva bombardata Messina e il vescovo si era appena affacciato con gli altri a vedere la scena un aereo si portò sulla casa e sganciò otto bombe dirompenti che in pochi secondi provocò la morte dell’arcivescovo Enrico Montalbetti e di altre nove persone, tra cui il il Marchese Annunziato con la sua consorte Caterina Fieschi, Il figlio del marchese, Francesco Ramirez che era allievo Ufficiale alla Nunziatella di Napoli e nonostante rimase ferito, si rifiutò di essere operato per primo, per dare agli altri, compresi i propri genitori la possibilità di salvarsi, prodigandosi a far dare soccorso e pronunciando parole nobili in punto di morte, gli fu conferita la medaglia d’argento al valore militare. Un’altra vittima fu Don Rocco Trapani in servizio alla curia arcivescovile, il parroco di Anna’ don Giovanni Billari, i maggiori: Carlo Bertuscelli, Vincenzo Mirto e la moglie Beatrice, Filippo Notarbartolo. A Francesco Ramirez e a Mons. Enrico Montalbetti è stata dedicata una Piazza chiamata Baglio che si trova davanti alla chiesa di S. Giuseppe in contrada Anna’. Ecco la testimonianza dell’evento fatta dallo stesso Minniti presente al tragico evento:”Ad Annà il 31 gennaio 1943, un bombardamento falciò la vita di Mons. Enrico Montalbetti, di alcuni sacerdoti e di altra gente che era presente per rendere onore al Presule in visita pastorale. alle ore 19 di quello stesso giorno (31.01.1943) l’Arcivescovo si reca nella casa del marchese Ramirez assieme alle Autorità civili e militari. (per questa programmata visita i Ramirez avevano distribuito a tute le autorità, amici e conoscenti un apposito invito che qui di seguito riproduco).Nell’attesa della cena gli invitati, l’arcivescovo e i Ramirez stanno sotto i portici, di detta casa anche per vedere lo Stretto di Messina illuminato a giorno dai bengala degli aerei nemici. Verso le 19.40 il cameriere Isser Giuseppe, avvisa il Marchese che la cena è pronta. Così tutti s’incamminano per rientrare a casa, ma in quel mentre l’ultimo aereo inglese che sorvolava la zona sgancia 5 bombe da 250 libbre. La prima bomba cadde a 10 mt. dalla casa, sulla sottostante piazzetta, provocando la morte dell’Arcivescovo e di altre 10 persone, altre 5 sono rimaste ferite, altre rimasero incolumi perché al riparo delle colonne dei portici….
La testa dell’Arcivescovo fu decapitata come se le avessero inferto un colpo di scimitarra… Tutti i morti e i feriti furono trasportati all’Ospedale di Melito ad eccezione dell’Arcivescovo. Io rimasi solo a vegliarlo per alcune ore, poi vennero i pompieri di Reggio Calabria… Francesco, il figlio del marchese Annunziato, gravemente ferito ad una spalla, morì nella stessa notte; rifiutò di essere medicato per primo esortando i medici a curare i suoi genitori, non sapendo che erano già morti. Per questo motivo le Autorità militari gli conferirono la medaglia d’argento e il Sindaco di Melito gli intitolò la strada vicino alla Stazione ferroviaria”. C’era una cappella dedicata a S. Giuseppe, i marchesi Domenico e Vincenzo Ramirez fecero costruire davanti la loro casa, una chiesa patronale dedicando la stessa a S. Giuseppe. la chiesa diventò parrocchia nel 1903. La Parrocchia venne distrutta nel tragico terremoto del 1908 e venne al suo posto costruita una chiesa baracca. Nell’anno dal 1929 al 1931 fu edificata una nuova chiesa in muratura, che subì danni nei bombardamenti del 1943 e fu restaurata dalla Curia nel 1959, altri danni subì la stessa chiesa nell’alluvione del 1971, riaperta al culto a dicembre 1988, dopo restauro.” . E Maria ,manti sul blog “Saltolavecchia.com scrive…”In quel 31 gennaio dei 1943 a causa di un azione di guerra aerea morirono dieci persone: Sua Eccellenza di Reggio, Arcivescovo Enrico Montalbetti che si trovava ad Annà in visita pastorale; don Rocco Trapani, cancelliere della curia; don Giovanni Billari, parroco di Annà, che morì in ospedale; i marchesi Annunziato Ramirez e la moglie Caterina Fieschi di Lavagna,il loro figlio Francesco(allievo del collegio della Nunziatella di Napoli, deceduto poi in ospedale); il colonnello Mirto di Palermo, comandante del presidio militare di Melito e la moglie, Beatrice Caruso; il maggiore Filippo Notarbartolo di Palermo; il colonnello Carlo Partuscelli , comandante di batteria antiaerea, posta sulle colline di Melito. Moltissime altre persone rimasero ferite che sopravvissero a questo tragico evento (Maria Vittoria Ramirez, Ruggero Ramirez, Anna Paviglianiti, madre del marchese Ramirez, Antonia Ramirez ed Eugenia Costantino). Ogni anno la comunità Parrocchiale ricorda questi momenti( all’esterno della chiesa c’è la lapide dei dieci anni; per il 50° anno è stato fatto il busto ed il medaglione del Parroco Billari).Successivamente, le testimonianze di alcuni parenti dei caduti(Maria Luisa Ramirez e Giovanni Billari). La professoressa, Domenica Calabrò, ha presentato il suo libro: “L’educazione cristiana nel pensiero di Enrico Montalbetti”.Toccante, infine, il racconto di Pina Iamonte, una giovane dell’azione cattolica del tempo, testimone oculare di quei momenti.
La signora Iamonte, con emozione ogni particolare: “La nostra Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe era stata inaugurata nel 1932. Dopo poco più di un decennio veniva in visita monsignor Montalbetti. Un giorno di festa di preparativi per giovani ed anziani.Un avvenimento straordinario, che per la prima volta si svolgeva ad Annà, una grande festa tanto attesa si concludeva con un’altrettanto grande tragedia”. A fine serata, Mons Antonino Denisi (giudice delegato per la causa di Canonizzazione ), ha parlato della vita di Mons. Montalbetti e sugli sviluppi del processo”. Abbiamo personalmente conosciuto la marchesina Ramirez Lavagna, in questi anni, sposata e vedova del dottor Giuseppe Callea, primario di pediatria all’ospedale civile “Giuseppe Garibaldi” poi sostituito con “Tiberio Evoli”. Una donna intelligente, elegante, acculturata, gentile, ospitale, affettuosa. Il padre del signor Paolo Praticò (presidente del CIM, organizzatore del Palio della Madonna di Porto Salvo) chiese ed ottenne la carrozza ed i cavalli che servirono per girare alcune scene de “ Il Gattopardo”; un film drammatico del 1963 diretto da Luchino Visconti, tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vincitore della Palma d'oro come miglior film al 16º Festival di Cannes, con un cast eccezionale… Alain Delon, Tancredi di Falconeri; Claudia Cardinale: Angelica Sedara Donna Bastiana; Burt Lancaster: Principe Don Fabrizio di Salina; Paolo Stoppa: Don Calogero Sedara; Terence Hill: Conte Cavriaghi; Pierre Clémenti: Francesco Paolo di Salina; Rina Morelli: Principessa Maria Stella di Salina; Romolo Valli: Padre Pirrone; Maurizio Merli: soldato; Lucilla Morlacchi: Concetta; Giuliano Gemma: Generale di Garibaldi; Ida Galli: Carolina; Ottavia Piccolo: Caterina….
In Paradiso ti accompagnino gli angeli,/al tuo arrivo ti accolgano i martiri,/e ti conducano nella santa Gerusalemme./Ti accolga il coro degli angeli,/e con Lazzaro povero in terra/tu possa godere il riposo eterno nel cielo./Io sono la risurrezione e la vita./Chi crede in me anche se muore vivrà;/e chiunque vive e crede in me,/non morrà in eterno./Apritemi le porte della giustizia:/entrerò e renderò grazie al Signore./Questa è la porta del Signore/per essa entrano i giusti./Celebrate il Signore, perché è buono;/perché eterna è la sua misericordia./. Aut…Nelle tue mani, Padre clementissimo, /consegniamo l’anima del-la nostro-a fratello-sorella / con la sicura speranza che risorgerà nell’ultimo giorno/insieme a tutti i morti in Cristo./Ti rendiamo grazie, o Signore,/per tutti i benefici che gli hai dato in questa vita,(come segno della tua bontà/e della comunione dei santi in Cristo./Nella tua misericordia senza limiti,/aprigli le porte del paradiso;/e a noi che restiamo quaggiù/dona la tua consolazione con le parole della fede,/fino al giorno in cui, tutti riuniti in Cristo,/potremo vivere sempre con te nella gioia eterna./Per Cristo nostro Signore./”. Melitoonline-Mnews.it esprime cordoglio e vicinanza ai parenti e familiari.
Domenico Salvatore
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