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Al Sindaco di San Lorenzo del Vallo che sta rivoluzionando il paese Lettera Aperta

Al Sindaco di San Lorenzo del Vallo che sta rivoluzionando il paese Lettera Aperta e molto seria sperando che le nostri mogli non si “incazzino” su come ballavamo nelle piazze dei Lidi nella notte del 10 agosto… La bellezza e le culture salveranno il paese tra i Mediterranei Nomadi Di PIERFRANCO BRUNI 

Caro Sindaco (dottor Luciano Francesco Marranghello ndr),
ti scrivo una lettera allegra, seria e un po’ malinconica, ma con la serenità dovuta a due signori: uno giovane con un lustro in meno di chi scrive e un signore che non ha alcun interesse ad invecchiare. Anzi vorrebbe rivoltare gli anni e il tempo e ritornare, non solo per un attimo, agli anni in cui si facevano le ore tarde sulle spiagge della sibaritide e con delle ragazze splendide che danzavano tra le nostre mani nelle notti di suoni e di musica al canto degli “Alunni del Sole” o con quei versi che dicevano “Ti amooo…”, di Umberto Tozzi.
Insomma siamo seri…

E ti dico con la serietà dovuta, anzi Le dico, mi permetta Signor Sindaco…, che sta rivoluzionando il paese: San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza.
E lo sa come lo sta rivoluzionando?
Con l’immaginario, con il far pensare, con dare la cognizione del desiderio, della fantasia, del sogno, dello sguardo nello sguardo tra amici, amicizie, amori e amanti… con il creare una allegria e una festa nel cuore delle nuove generazioni…
Lei sta educando una generazione, che non è la Sua o la mia alla bellezza… 

Educare alla bellezza non è cosa da poco, mi creda e lo dico con il mio mestiere di conoscitore dell’estetica delle culture e degli uomini e soprattutto delle donne che portano negli occhi, quelle nostre soprattutto, il mistero, la meraviglia, la profondità…
Lei ha capito che la bellezza è un investimento sul territorio…
Lo dico con interesse… Sì, sono interessato e sa perché? Perché il Suo paese è anche il mio,  quello che è, quasi sempre, al centro dei miei romanzi, è quello che mi ha fatto capire ciò che Cesare Pavese ci ha insegnato (Un paese vuol dire non essere soli)…
Sono interessato perché dopo anni di brutture, di sconci, di fontane traslocate in “pizzi” sconcertanti, dopo restauri che hanno visto caratterizzare il castello nella sua insignificante mostruosità, ora è tornato a restituirci un pezzo di storia: da quella tardo umanistica ai processi culturali spagnoli e novecenteschi…

Lei ha restituito la speranza ad una comunità e il pensare significa vivere dentro un progetto…
Ci sono e ci saranno discussioni, ma io sono convinto che un paese si salva se si  salva un pensiero e il pensiero ha bisogno di progettualità e in questa progettualità ho letto la centralità, appunto, della bellezza…
Qualcuno si chiederà che i problemi economici, occupazionali e così via ci sono e restano ma in una società come la nostra bisogna investire nelle culture e nelle culture si investe attraverso l’immaginario e la ricontestualizzazione dei luoghi e delle culture stesse: da quella antropologica a quella architettonica, da quella paesaggistica ad una idea nuova di vivere il paese nei suoi spazi.

Dal castello al teatro, già mercato coperto, (una bruttura epocale) fatto abbattere da Lei coraggiosamente, dalla statua di San Lorenzo posta all’ingresso del paese alla proposta della presenza di Tommaso Campanella con la cantata “Tre volte mi voltai da Canalicchio…”.

Non vado oltre e Lei mi perdonerà…
Qui si ferma la parte che riguarda Lei, il paese e tutti noi anche se io vivo ormai altrove, ma Le posso dire che da quando non ho più mio padre, ed è questa l’occasione per ringranziarLa pubblicamente per ciò che ha fatto per me e la mia famiglia in quei giorni tristi e da quando, in tempi ravvicinati, anche Lei è rimasto senza il suo riferimento, suo padre, ho cercato di vivere e leggere il paese non solo nella storia, ma anche nella memoria, nel sentimento, nel sogno non perdendo mai il contatto con le eredità, con le identità, con quelle che ho sempre definito appartenenze.

Poi ci sono le malinconie…
Già, le malinconie e devo necessariamente passare al tu…
Ricordi? L’anno in cui io mi sono laureato tu, caro Luciano Sindaco, sei arrivato a Roma… altre storie, ma le nostre storie ci riportano alla poesia e la poesia alle donne…
Non nascondiamolo, le belle donne sono state sempre il nostro viaggio… Abbiamo vissuto estati di fuoco… Te la ricordi Rosy? In quella spiaggia che si chiama Millepini? I pomeriggi assolati e tu conoscevi quella mia storia segreta che tanto segreta non era…

Era bella Rosy… Che fascino… Aveva un corpo alla Marylin e due occhi normanni e quante serate a ballare nella piazza del Lido in un sorriso corale…
Non mi dire che hai dimenticato e di te ho altre storie, di quel tempo, che non racconto altrimenti poi sono cazzi miei con tua moglie anche se in quegli anni tu  ancora non conoscevi la bella signora che ora ti sta accanto e neppure lei…
io invece sono inguaiato a confessare questi sogni, sì inguaiato con la meravigliosa donna che ha accompagnato e accompagna la mia vita in tutto e per tutto…

Ci piaceva la bella vita, diciamo la verità e abbiamo avuto donne che impazzivano per noi, ma, aspetta…, anche oggi ci sono donne che impazziscono per noi, ma noi abbiamo occhi soltanto per le donne che abbiamo sposato e mai faremmo dei torti e poi ormai le altre donne non ci interessano…
Però c’è stato un tempo indimenticabile e facevamo tardi la sera e tu con me con la Millecento rossa di mio padre che aveva il cambio allo sterzo…

Ora puoi confessarlo, vecchio mio, siamo nel giorno di San Lorenzo Martire, un po’ piaceva anche a te quella Rosy ma tu era piccino e te la ricordi Francoise che non veniva dalla Francia o quelle due turiste che volevano portarci a tutti i costi in un Albergo sulla 106 e quasi quasi siamo arrivati sino a Crotone…
Belli quegli anni… Ma non preoccuparti non vado oltre e non offrirò altri numeri o cifre… Ci  piaceva cantare  “Una rotonda sul mare… e il nostro disco che suona” e Rosy che si era messa sulle mie spalle  e ballammo sino al mattino sulla pista del Lido…

Basta altrimenti finisce che ci cacciano da casa e dai nostri lavori… Ed io ci tengo molto che tu possa fare il Sindaco con i progetti e le idee che hai messo in cantiere… Allora, chiedo scusa a tua moglie e ai tuoi figli e chiedo scusa a mia moglie ai miei figli e a tutte le amanti, io solo, che ho avuto nel viaggio della mia vita…

Bhe facciamoci una bella risata… Non è stata colpa nostra se le donne ci hanno corso dietro e qualcuna ci ha amato, ma noi abbiamo amato e amiamo
una sola donna, il resto è una fiesta mobile come dice il mio Ernest… Un sogno…
C’è un paese che ci aspetta, che aspetta che tu possa continuare con il sorriso la via dei camminamenti che hai intrapreso…

Sì, le malinconie ci restano…
Non abbiamo più i nostri padri  ma loro dialogano e parlano di noi, stanne certo che parlano di noi e noi non li dimenticheremo perché sono noi e non solo sono in noi… Sì, i nostri padri sono noi…  E noi siamo loro…

Vai avanti Caro Sindaco,
Lei ha una grande capacità e  questo paese, San Lorenzo del Vallo, va rivoluzionato sino in fondo…  E  Lei sta compiendo una bella e strategica rivoluzione… Bravo… Sono orgoglioso…
Noi non dimenticheremo, caro Luciano, quella Millecento rossa fiammeggiante e quella spiaggia che si accendeva con la notte al suono del Minuetto di Mia Martini…


E in queste il Grande Sud e i Mediterranei di Bennato si intrecceranno con il nostro essere nomadi con i Nomadi…

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