Reggio Calabria 24 luglio 2014 - Il nostro Paese versa in una
situazione di crisi valoriale senza precedenti. Si sente dire da più
parti che la politica non è riuscita ad essere all’altezza della propria
funzione e che ha fallito nel compito di risolvere la crisi economica che
attanaglia il globo.
Gli attacchi arrivano da più parti, spesso sono
attacchi anche autorevoli, titolati, ma spesso sono attacchi indiscriminati e
privi di un reale supporto a sostegno. Questi ultimi fomentano una popolazione
già provata da una crisi che non è soltanto quella attuale, ma è una crisi di
idee, di valori, di speranze per il futuro.
Ma questo non può e non deve diventare un alibi
per sferrare attacchi indiscriminati verso tutto e tutti.
Il qualunquismo si nutre di questo sentimento di
sfiducia e rabbia e certamente spetta alla politica ed alla società civile costruire
solide basi democratiche.
Ed il qualunquismo ha
invaso anche i mezzi di comunicazione con modalità deformanti ed inquietanti,
trasformando i giornali in squallidi salotti da pettegolezzo da offrire in
pasto agli avventori quale banchetto ristoratore della loro fame di scandalo e
notizia.
Approfittando
della audacia editoria della squadra del Garantista, arrivato nella nostra
città con la sua ventata di novità, va rispolverato un argomento, che
sommessamente sottopongo all'attenzione di tutti coloro che partecipano al
dibattito sociale sul tema. A dire in vero, essa è una via che dovrebbe essere,
invece e piuttosto, di dominio pubblico e ciò contribuisce a rendere ancor più
evidente il disagio che questa comunità sta subendo quotinianamente.
Abbiamo
assistito increduli ai primi sussulti apostati di una sinistra che ha rinnegato
i propri capisaldi in nome di un nemico da combattere con ogni mezzo, ma ci
siamo lentamente e pacificamente assuefatti alla portata sempre più crescente
del delirio “manettaro”.
A
fronte della assuefazione allo stupore, fa comunque sempre una certa
impressione elaborare la circostanza di fatto che vede esistere i c.d.
“giustizialisti” e i rivali “garantisti” tout
court. Ed ancor più da inorridire viene se e quando in maniera
assolutistica queste prese di posizione vengono assunte da tecnici e dagli "addetti
ai lavori".
Le cause sono
probabilmente riconducibili ad una “baraggia” dialettica e fors’anche
gnoseologica nella quale siamo pigramente andati a cadere, ma in un Paese che voglia davvero dirsi democratico,
giustizia e garanzie devono coesistere e viaggiare sempre a braccetto, in una
sorta di bilanciamento degli interessi che deve necessariamente ispirarsi al
diritto naturale prima ancora che a quello positivo.
L'un
principio non può escludere l'altro senza creare delle conseguenti spaccature
in seno ad una democrazia che si ammala ogni giorno di più di un protagonismo
insostenibile e tendenzioso.
Si
badi bene e si comprenda che va accolto con un sospiro di sollievo l’arrivo del
suddetto quotidiano, proprio in nome di quel bilanciamento degli interessi e
dei valori, quale benefico deodorante finalmente erogato in aria viziata di
grettezza giudiziaria.
Ma
giustizia e garanzia sono due facce della stessa moneta, sulla quale c’è
scritto che chi sbaglia paga, ma secondo regole di diritto. Ergo, se commetto
un reato soggiaccio alla pena (giustizia) prevista da un codice di diritto
sostanziale e secondo le regole dettate da quello di rito (garanzia).
E proprio a proposito
di norme, è l’intera previsione legislativa penale che viaggia in tal senso ed
il combinato disposto del contenuto già dei soli articoli 1 e 6 del nostro
Codice Penale esplica in maniera più che esaustiva il principio: <<Nessuno può essere punito per un fatto che
non sia espressamente preveduto come reato dalla legge, né con pene che non
siano da essa stabilite (art. 1).
Chiunque commette un reato nel territorio dello Stato è punito secondo la legge
italiana (art. 6)>>.
Rifiutando l'utilizzo
di qualsivoglia forma di –ismo, vanno
assolutamente prese le distanze da siffatto modo di argomentare, utilizzato da
politici autoincensanti, propensi ad
esasperare le contrapposizioni terminologiche, forse anche con l'obiettivo di
sottrarre dal campo visivo dei cittadini quei valori di fondo, ai quali soli,
viceversa, va riservata meritevole attenzione e tutela, in una moderna società
liberale e democratica.
Giustizia e garanzie
esprimono valori positivi, seppur sotto diverse angolature e letti insieme
costituiscono un binomio perfetto imprescindibile, in contrapposizione netta ai
corrispondenti singoli astrattismi…, esacerbate esasperazioni.
E lo stupore deriva
anche dalla banalità del concetto, se è vero che sul terreno processuale non
può esserci giustizia senza garanzie che non sfoci in despotismi e, viceversa,
non può esservi garanzia di rispetto delle regole democratiche senza che la
giustizia trionfi.
Ma noi viviamo in un
mondo in cui lo strillone ha superato in curva il giornalismo vero ed in cui lo
scandalo "impalla" senza scampo i fatti realmente accaduti nella
fotografia italiana. Orbene, appare evidente che la nostra società civile si trova di fronte
ad una instauratio magna, una porta
oltrepassata la quale, per dirla con Bacone, multi pertransibunt et augebitur scientia, e dunque ciascuno può
liberamente contribuire all’avanzamento indefinito del sapere.
Ma a tutto c'è un
limite.
Ora, non c'è
certamente da pretendere che il buon Sansonetti cambi il nome della Sua
Creatura, anche per non lasciar soffocare il Paese nell'aria viziata di cui
sopra, ma che risulti necessaria la divulgazione di una visione finalmente
bipolare e sistematica dei valori inopinatamente e tragicamente messi in
contrasto tra loro è auspicio che va riposto anche tra le pagine del suo
giornale, ma soprattutto nella coscienza di ciascun operatore dell'informazione
e tra i protagonisti del dibattito politico e civile, per potere dare inizio e
vita al miracolo di assistere, un giorno, ad una tribuna tecnica e sociale, che
smetta di blaterare di giustizialismo e garantismo per lavorare al concetto di garanzia nella e della giustizia.
Il
Presidente del Circolo NCD Rhegium
avv.
Ernesto Siclari
Social Plugin