Ex editore del quotidiano cartaceo “Calabria Ora”. Beni per 100 milioni di euro, tra cui quattro cliniche, sono stati confiscati dalla Dia di Catanzaro all'imprenditore cosentino Pietro Citrigno, condannato in via definitiva per usura a 4 anni ed otto mesi di reclusione e attualmente agli arresti domiciliari. La confisca riguarda beni già sequestrati nel gennaio scorso ai quali si è aggiunto il "Centro clinico Ortensia" di Cosenza. Confiscate anche società edili e immobiliari, 35 fabbricati, 4 terreni, 9 auto e rapporti finanziari.
C’ERA UNA VOLTA IL RE DELLA COMUNICAZIONE; SCIVOLATO SULLA BUCCIA DI BANANA DELL’USURA?
Domenico Salvatore
In questa sede non indulgeremo in difese d’ufficio; i Citrigno, si sono già attrezzati; hanno già attivato da anni i loro legali di fiducia, che conoscono il Codice Penale meglio di noi, a memoria. Idem con patate per quello ‘Civile’. Sapranno bene, quali strategie di difesa studiare ed attuare per la tutela della dignità e dell’onorabilità dei loro assistiti. E non vogliamo mettere il naso, nelle decisioni dei giudici, che comunque hanno applicato il codice, in maniera asettica ed impersonale. Non ci sorprenderemo nemmeno dello sciacallaggio o maramaldeggiamento; figurarsi delle lacrime di coccodrillo di certe iene maculate. A parte la gogna mediatica, che comunque, a prescindere, deve sventolare ai quattro venti la notizia. Chi rompe paga ed i cocci sono suoi, si dice…è inutile piangere sul latte versato…piangere il morto son lacrime perse…chi ha sbagliato è giusto che paghi…Citrigno estingua il suo debito con la Giustizia, poi reclamerà ed altri luoghi comuni, scontati ed inevitabili. Rovinato per sempre o no, ai posteri l’ardua sentenza. Colpevole od innocente questo interessa fino ad un certo punto. La Giustizia deve fare il suo corso. Piaccia o no. Non può essere ignorato tuttavia, il ruolo esercitato da Pietro Citrigno & famiglia, nell’informazione; sulla comunicazione in Calabria. Al di là della vicenda giudiziaria, ‘Calabria Ora ‘ prima e ‘L’Ora della Calabria’ poi, hanno lasciato il segno nell’informazione, nella cultura e nell’opinione pubblica. Sono entrati dalla porta principale nel mondo della notizia, non solo calabrese. Ci sembra scontato e lo diciamo anche per esperienza diretta, che quando si operi a certi livelli, inevitabilmente spesso involontariamente, si cozza contro i poteri forti; i gruppi di pressione; le baronie economiche palesi ed occulte; le satrapie della finanza; i santuari della politica. In altri termini, è scontato, che si vada a pestare i calli a più di una persona, che conti politicamente, economicamente, socialmente, culturalmente, finanziariamente e via di seguito. Al momento buono, se non ci siano spalle larghe, ti silurano e defenestrano senza tanti complimenti. L’imprenditoria (piccoli artigiani, artigiani, piccoli industriali, industriali, commercianti ecc.) è la colonna portante dell’economia non solo calabrese. Per sviluppare i suoi progetti e realizzare i suoi programmi, ha bisogno della politica, anche questo ci sembra scontato. Gl’intrecci fra politica ed imprenditoria, senza voler criminalizzare niente e nessuno, non sempre sono stati leali, trasparenti, legali, come conferma la cronaca. Non vale la pena di citare qui quanti e quali imprenditori siano stati collusi con la ‘ndrangheta; peraltro regolarmente perseguiti, indagati, arrestati, processati e condannati. Queste riflessioni, non sono un processo all’imprenditoria, ovviamente. Ci mancherebbe altro. I Citrigno, ci sembravano della persone perbene. Imprenditori-coraggio, che volevano rimanere nella loro terra a costruire qualche cosa d’importante per sé e per i loro figli. Ed erano guardati con un occhio benevolo, perché osavano cimentarsi in un settore delicato ed importante, come quello della comunicazione. Non sappiamo se i Citrigno, siano rimasti vittime di un raggiro. Ci torna difficile, credere ad una loro chiara volontà di affiliarsi ad una società segreta; alla ‘ndrangheta; ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso, diretta od indiretta; se non a ‘giri’vorticosi di malavita, amicizie equivoche. Ma questa, è la nostra opinione, sic et simpliciter, che cozza contro le carte processuali. Sta di fatto però che, al di là della vicenda, si sia cantato il ‘de profundis’ per un altro giornale quotidiano edito in Calabria. Un requiem, a quanto pare ineluttabile. Lo compravamo anche noi, tutti i giorni all’edicola. Siamo stati contattati in illo tempore, ufficialmente, per ricoprire un posto di redattore a Reggio Calabria. Abbiamo pure scritto qualche rigo. Paride Leporace, Paolo Pollichieni, Piero Sansonetti, Luciano Regolo, che l’hanno diretto ed hanno lasciato un’impronta indelebile, assieme ai tanti redattori e corrispondenti e maestranze, erano ( e sono, per quanto ci riguarda), operatori dell’informazione con la schiena dritta. Dopo la “scissione”, la maggior parte hanno seguito Sansonetti, ex Vicedirettore e Condirettore de ‘L’Unità’ nella nuova esperienza del “Garantista” . Tanti lettori della buon’anima di ‘Calabria Ora-L’Ora di Calabria’, non è il requiem, ci si perdoni l’indelicatezza e la poca sensibilità, chiedono a noi, notizie sulla “ripresa” delle pubblicazioni. Proviamo ad abbozzare…forse in autunno”; e, subito di rimando-di quale anno? Non siamo autorizzati a dare notizie, né in bene, né in male; e non le diamo infatti, se non nell’ambito di un pour parler salottiero. Certamente, ci farebbe piacere che il valoroso quotidiano cosentino, che ha arricchito la professionalità di tanti giornalisti, seriamente impegnato nella lotta alla mafia, altro solido punto di riferimento della cultura, tornasse in edicola. È proibito? Ma gli altri quotidiani dell’area, non si sono strappati i capelli né lacerati le vesti. Abbiamo scoperto l’acqua calda! Ma, non è solo questione di ‘mors tua vita mea’, invidia, gelosia, machissenefrega. Piuttosto è questione di mentalità, di filosofia, di cultura. In Calabria è raro riunirsi intorno ad un’idea comune; a fare quadrato. Quest’altra tegola tra capo e collo, non se l’aspettavano i Citrigno. Un danno economico pesante; ma potrebbe essere di converso anche, la pietra tombale, per le residue speranze di un ritorno di fiamma editoriale. Di un secondo quotidiano calabrese, però, se ne avverte la necessità. Le notizie, circa l’uscita prossima, non sempre certe e veritiere, lo danno per certo. Lo scetticismo regna sovrano. I potenziali lettori, che commentano, al crocicchio, sul Corso o sul Lungomare, sibilano…”Dopo che lo vedremo con i nostri occhi, ci riserviamo di credere o meno”. Domenico Salvatore
C’ERA UNA VOLTA IL RE DELLA COMUNICAZIONE; SCIVOLATO SULLA BUCCIA DI BANANA DELL’USURA?
Domenico Salvatore
In questa sede non indulgeremo in difese d’ufficio; i Citrigno, si sono già attrezzati; hanno già attivato da anni i loro legali di fiducia, che conoscono il Codice Penale meglio di noi, a memoria. Idem con patate per quello ‘Civile’. Sapranno bene, quali strategie di difesa studiare ed attuare per la tutela della dignità e dell’onorabilità dei loro assistiti. E non vogliamo mettere il naso, nelle decisioni dei giudici, che comunque hanno applicato il codice, in maniera asettica ed impersonale. Non ci sorprenderemo nemmeno dello sciacallaggio o maramaldeggiamento; figurarsi delle lacrime di coccodrillo di certe iene maculate. A parte la gogna mediatica, che comunque, a prescindere, deve sventolare ai quattro venti la notizia. Chi rompe paga ed i cocci sono suoi, si dice…è inutile piangere sul latte versato…piangere il morto son lacrime perse…chi ha sbagliato è giusto che paghi…Citrigno estingua il suo debito con la Giustizia, poi reclamerà ed altri luoghi comuni, scontati ed inevitabili. Rovinato per sempre o no, ai posteri l’ardua sentenza. Colpevole od innocente questo interessa fino ad un certo punto. La Giustizia deve fare il suo corso. Piaccia o no. Non può essere ignorato tuttavia, il ruolo esercitato da Pietro Citrigno & famiglia, nell’informazione; sulla comunicazione in Calabria. Al di là della vicenda giudiziaria, ‘Calabria Ora ‘ prima e ‘L’Ora della Calabria’ poi, hanno lasciato il segno nell’informazione, nella cultura e nell’opinione pubblica. Sono entrati dalla porta principale nel mondo della notizia, non solo calabrese. Ci sembra scontato e lo diciamo anche per esperienza diretta, che quando si operi a certi livelli, inevitabilmente spesso involontariamente, si cozza contro i poteri forti; i gruppi di pressione; le baronie economiche palesi ed occulte; le satrapie della finanza; i santuari della politica. In altri termini, è scontato, che si vada a pestare i calli a più di una persona, che conti politicamente, economicamente, socialmente, culturalmente, finanziariamente e via di seguito. Al momento buono, se non ci siano spalle larghe, ti silurano e defenestrano senza tanti complimenti. L’imprenditoria (piccoli artigiani, artigiani, piccoli industriali, industriali, commercianti ecc.) è la colonna portante dell’economia non solo calabrese. Per sviluppare i suoi progetti e realizzare i suoi programmi, ha bisogno della politica, anche questo ci sembra scontato. Gl’intrecci fra politica ed imprenditoria, senza voler criminalizzare niente e nessuno, non sempre sono stati leali, trasparenti, legali, come conferma la cronaca. Non vale la pena di citare qui quanti e quali imprenditori siano stati collusi con la ‘ndrangheta; peraltro regolarmente perseguiti, indagati, arrestati, processati e condannati. Queste riflessioni, non sono un processo all’imprenditoria, ovviamente. Ci mancherebbe altro. I Citrigno, ci sembravano della persone perbene. Imprenditori-coraggio, che volevano rimanere nella loro terra a costruire qualche cosa d’importante per sé e per i loro figli. Ed erano guardati con un occhio benevolo, perché osavano cimentarsi in un settore delicato ed importante, come quello della comunicazione. Non sappiamo se i Citrigno, siano rimasti vittime di un raggiro. Ci torna difficile, credere ad una loro chiara volontà di affiliarsi ad una società segreta; alla ‘ndrangheta; ad un’associazione a delinquere di stampo mafioso, diretta od indiretta; se non a ‘giri’vorticosi di malavita, amicizie equivoche. Ma questa, è la nostra opinione, sic et simpliciter, che cozza contro le carte processuali. Sta di fatto però che, al di là della vicenda, si sia cantato il ‘de profundis’ per un altro giornale quotidiano edito in Calabria. Un requiem, a quanto pare ineluttabile. Lo compravamo anche noi, tutti i giorni all’edicola. Siamo stati contattati in illo tempore, ufficialmente, per ricoprire un posto di redattore a Reggio Calabria. Abbiamo pure scritto qualche rigo. Paride Leporace, Paolo Pollichieni, Piero Sansonetti, Luciano Regolo, che l’hanno diretto ed hanno lasciato un’impronta indelebile, assieme ai tanti redattori e corrispondenti e maestranze, erano ( e sono, per quanto ci riguarda), operatori dell’informazione con la schiena dritta. Dopo la “scissione”, la maggior parte hanno seguito Sansonetti, ex Vicedirettore e Condirettore de ‘L’Unità’ nella nuova esperienza del “Garantista” . Tanti lettori della buon’anima di ‘Calabria Ora-L’Ora di Calabria’, non è il requiem, ci si perdoni l’indelicatezza e la poca sensibilità, chiedono a noi, notizie sulla “ripresa” delle pubblicazioni. Proviamo ad abbozzare…forse in autunno”; e, subito di rimando-di quale anno? Non siamo autorizzati a dare notizie, né in bene, né in male; e non le diamo infatti, se non nell’ambito di un pour parler salottiero. Certamente, ci farebbe piacere che il valoroso quotidiano cosentino, che ha arricchito la professionalità di tanti giornalisti, seriamente impegnato nella lotta alla mafia, altro solido punto di riferimento della cultura, tornasse in edicola. È proibito? Ma gli altri quotidiani dell’area, non si sono strappati i capelli né lacerati le vesti. Abbiamo scoperto l’acqua calda! Ma, non è solo questione di ‘mors tua vita mea’, invidia, gelosia, machissenefrega. Piuttosto è questione di mentalità, di filosofia, di cultura. In Calabria è raro riunirsi intorno ad un’idea comune; a fare quadrato. Quest’altra tegola tra capo e collo, non se l’aspettavano i Citrigno. Un danno economico pesante; ma potrebbe essere di converso anche, la pietra tombale, per le residue speranze di un ritorno di fiamma editoriale. Di un secondo quotidiano calabrese, però, se ne avverte la necessità. Le notizie, circa l’uscita prossima, non sempre certe e veritiere, lo danno per certo. Lo scetticismo regna sovrano. I potenziali lettori, che commentano, al crocicchio, sul Corso o sul Lungomare, sibilano…”Dopo che lo vedremo con i nostri occhi, ci riserviamo di credere o meno”. Domenico Salvatore

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