All’ingresso della
Medina la magia
della sua bellezza con
il canto dei Muezzin
di Pierfranco Bruni
Al
canto dei Muezzin la vidi arrivare. Una misteriosa immagine veniva verso di me.
Indossava il tipico chador. Ma calzava dei sandali che avevano sfumature di
verde e di bianco. Il verde predominava.
Sullo
chador portava un lungo velo. Aveva i colori del tramonto o delle sere che
cercano il tramonto nelle lunghe spiagge di Tunisi.
Mi
fa un cenno con la mano.
Mi
avvicino e mi dice: “Garcia, non restare stupito. Mi riconosceresti anche senza
la notte dei miei occhi. Io ti ho aspettato nei miei destini e tu sei giunto
come una meteora o come una favola. Sai, poi continuò, qui si vivono le mille e
una notte, per noi che sappiamo cosa sono, e si aspetta l’alba raccolti tra i
paesaggi e le geometrie dei nostri tappeti. Non ci sarebbe stato bisogno di una
telefonata. Ero convinta di trovarti qui. Qui alla porta della Medina. Ti ho
dato appuntamento in questo ingresso perché la tua fantasia non può restare nei
graffi dell’Occidente. Sei ancora profondamente Occidentale e in te esiste il
peccato. Ma dai…”.
“Non
capisco, Sarashil, questo tuo linguaggio. Resto
stupito”.
“Ecco, sei Occidentale”.
“Ma tu non hai detto di non essere araba? Ed ora
ti trovo con questo vestito, con questi veli, con le dita che suonano nel
vento, con questi segreti che hanno il battito della luna annunciante i
desideri…”.
“Cominci a piacermi. Parlami dei desideri e
delle passioni. Ti sei dimenticato il libro che leggevi in aereo. Anzi senza
che tu ne accorgessi è rimasto tra le
mie mani ed ho continuato a leggere delle comete, del disamore, delle vie del
cuore… Le mie mani nel vento per restare sulla tua pelle… Qui esiste solo
l’amore e per viverlo bisogna avere tanta pazienza. I musulmani vivono di
pazienza. Ma io non sono musulmana. Sono qui per incontrare i personaggi del
mio destino o vivere il mio destino senza trovare neppure un personaggio…”.
“Continuo a non capire. Il tuo romanzo…”.
“Non è necessario che tu comprenda. Ti voglio
raccontare una storia e poi ugualmente non capirai”.
“Perché dici questo? Io sono qui per parlare di
Rumi e di Ungaretti…”.
“Ascolta.C’era una volta una nuvola che si era
innamorata dell’ombra. Ogni qualvolta si davano appuntamento, non so dove e non
te lo direi anche se lo sapessi, veniva chiamata dalla nuvola madre perché le
terre che annunciano il deserto avevano pregato per una notte di pioggia. Non
poteva mancare agli incontri della pioggia. Passarono lune e crepuscoli e il
suo amore per l’ombra viveva di attese. In una notte di chiaro stava per
compiersi quell’abbraccio fatale. La nuvola e l’ombra. Ma il deserto che abita
prima delle terre aveva chiesto alle ombre di fare da scudo ai raggi violenti
del sole mentre il dio del Sole dormiva. Così l’ombra dovette raggiungere la
madre ombra. Andarono avanti così per epoche e tempi senza clessidra fino a
quando non si stancarono di raccogliersi nell’attesa. Un bel giorno sia la
nuvola che l’ombra ruppero lo specchio del destino che si infranse nelle sabbie
e nelle acque. Vissero l’appuntamento e tra loro ci fu una profonda attrazione,
ma ci fu sempre uno specchio tra loro due. Uno specchio dai riflessi d’oro. La
nuvola diventò ombra e l’ombra divenne nuvola. Fu un amore intenso. Da allora
non si capì chi fosse la nuvola e chi fosse l’ombra. Vissero come se fossero
un’unica alba e un unico crepuscolo”.
“Perché mi racconti questo. E perché mi hai dato
appuntamento alla Medina? Continuo a non raccogliere il tuo mistero. Sei sempre
più una donna incantevole. Hai la grandezza dei cuori che hanno vissuto e sono
stati attraversati dalla sorte in un panico senso di malinconia…”.
“Ancora usi un linguaggio Occidentale. La sorte,
il panico senso. La tua grecità… Qui c’è il deserto… Sei una contraddizione. Di
te conosco molto. Non ti sorprendere ma ho letto alcuni tuoi libri. Proprio
quelli che tu definisci incompiuti… Allora ti chiederai… Cosa? Scontato. Io
quando sono salita sull’aereo ti conoscevo già”.
“Non ti credo. Sei una zingara del deserto e
inventi…”.
“Cosa invento? È stato il destino a farci sedere
l’uno accanto all’altro. Se tu dici che io sono una donna misteriosa e magica,
io di te so che sei imprevedibile e cerchi di vivere l’impeccabile eleganza
degli sciamani. Ma io e te, in fondo, siamo come la nuvola e l’ombra. Ora
andiamo, ti porterò nella Casbah, ma tu rispondi, non ora, a questa domanda:
possono esistere dei porti senza il mare? Può esistere un’isola senza il
mare?”.
“Ti risponderò. Stanne certa…”.
“Siiiiiii. Voglio carezzarti il viso e con le mie dita
trovare la pazzia sulle tue labbra e voglio che tu sappia vivere tutte le
dolcezze sul mio corpo come io cerco di viverle in te”.
Resto tra il sognato, il sogno e la fantasia di
coriandoli che scivolano sulla mia pashmine
che ha i colori della Persia e il profumo della Cappadocia.
Sarashil mi prende per mano, è strano che lo
faccia con il vestito che indossa ma è così, e dice soltanto: “Seguimi”.
“Perché mi hai raccontato tutto ciò, le
sussurro. Ci siamo appena incontrati e sembriano persone di antica data. Chi
sei? Cosa c’è in te?”.
“Chi sono? Basta non domandarlo quando i baci
miei avranno la tua bocca e la tua bocca sarà sul mio seno comprenderai il
sublime... Non sono una strega. Sono di più. La magia che ti porto dentro
renderà questo nostro appuntamento magico. Cosa c’è in me? La predestinazione e
la profezia”.
Mi fa un cenno con le dita e dice: “Vedi laggiù
oltre la porta. Questo mercato io lo porto nell’anima…”.
“Mi hai detto che non sei di Tunisi e neppure
araba…”.
“Ma ti ho detto che un giorno ti racconterò le
mie generazioni. Non fare domande. Io non ti chiedo chi sei… Ora non più. Sei
il mio canto e il mio sollievo. La mia delizia ed io ti danzerò sul petto…Sono
la danzatrice che hai sempre sognato e non ti affiderò al vento che ti riporta
tra le vie del tuo Occidente…”.
Ci siamo incamminati tra i venditori della
Medina. Profumi d’Oriente.
“Ogni qualvolta ascolti il Muezzin fermati. Osserva
il cielo e prega. Nella tua anima sentirai il canto e una voce che ti dirà: Ama.
Ama sempre e ama con desiderio. Ama con passione. Ama con la illuminazione del
cuore dentro il corpo. Ama con il corpo perché il corpo ha le movenze
dell’anima. Ama con l’anima perché l’anima lega il corpo al cuore e il cuore al
corpo. Non ti ostinare a insistere con il pensare. Non dare pagine ai tuoi
pensieri. Racchiudili in una scatola e diventeranno magici”.
“Sei
una magia. Lo so…”.
“Ti
porto in quella casa laggiù dove le finestre sono verdi e le stanze sono
affrescate con i colori dell’arancio e il letto, quello che potrà essere il
nostro letto, ha stoffe di Damasco e tende che giocano tra gli arcobaleni della
sabbia e dell’azzurro dei mari. Lì, ogni desiderio non sarà più desiderio”.
Sono
frastornato.
Mi
sembra di non trovare più quel filo d’oro che intrecciava i suoi neri capelli
di Araba segreta con i miei sguardi di antico venditore di sogni che avevo
intravisto nello spazio di volo da Roma a Tunisi.
Mi
sento catturare da una magia che ha erotismo e una sensualità sublime. È una
donna sublime anche con il volto quasi nascosto. Un uomo vissuto e una magia in
una donna giovane.
“Lascia
i pensieri nella scatola, Sarashil immediatamente
mi riprende appena scorge il mio viso perplesso, vedrai che si trasformeranno.
Ora seguimi e non lasciarmi la mano. Ti porterò nel sogno della tua alchimia”.
Abbiamo
davanti una Moschea. Mi parla piano piano e mi racconta della Moschea nella
Medina. Indosso uno scialle rosso. Mi fa coprire il capo. Andiamo oltre.
Raggiungiamo la casa con le finestre verdi nello sfolgorio dell’orizzonte che
tocca i confini dei mediterranei.
Mi
dice: “Siamo giunti. Tu prega il tuo dio. Inginocchiati. Questa è la casa dei
desideri e della passione degli amanti che vivono nell’attrazione infinita
dell’amore. Ora si entra. Fare l’amore è pazienza ed amarsi è religiosa
esistenza di amplessi. Non chiedermi nulla. Io ti amerò e tu sarai il mio
destino. Poi non ci daremo altri appuntamenti… Ci ritroveremo sicuramente al
lato destro della Moschea sul mare…”.
Io
mi lascio vivere dalla sua attrazione. Mi carezza le labbra. Ha negli occhi le
perle nere e sulla pelle le rose del deserto…
Sì,
poi alla Moschea sul mare…
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