Un giovane del luogo
F.C. 19 anni è stato gambizzato a colpi di pistola sul Lungomare di Gioia
Tauro (Reggio Calabria), nell’ora dello struscio con l’arteria affollata di gente:bagnanti,
turisti e vacanzieri. Due gli ospedali interessati (Gioia Tauro e Palmi). Le
indagini, per identificare gli esecutori materiali della sparatoria affidate a
due Compagnie dei Carabinieri (Gioia Tauro e Palmi). Sovrintende il procuratore
capo della Repubblica Giuseppe Creazzo, che coordina il lavoro del p.m. di
turno
GIOIA TAURO NELLE
MORSA DELLA VIOLENZA, SI SPARA ANCORA NEL GIORNO DEI SANTI PIETRO E PAOLO NEI
PRESSI DEL LIDO “VULCANO”, UN GIOVANE F.C. DI SOLI DICIANNOVE ANNI, INCENSURATO,
FERITO A COLPI DI PISTOLA E PARE ANCHE UN ALTRO RAGAZZO I.M. DEL LUOGO
Domenico Salvatore
Difesa e tutela della libertà e della democrazia e
rilancio della legalità e di tutti gli altri valori morali ed ideali, che
stanno alla base del vivere civile se non della civiltà. Il Procuratore capo
della Repubblica, il Prefetto, il Questore, il politico, la scuola, la Chiesa
ecc. hanno chiarito in tutte le salse che serva la collaborazione del
cittadino… “Collaborate con le istituzioni!”. Purtroppo, specialmente al Sud
l’invito, è caduto sovente nel vuoto. Un optional, nella sterminata Piana di
Gioia Tauro, teatro, spesso e volentieri di gravi fatti di sangue e di cronaca.
Lettera morta. L’omertà che cuce le bocche a doppia mandata per paura di
vendette e rappresaglie, ha impedito sino a questo momento di avere dettagli
sulla sparatoria del 29 giugno 2014, sul Lungomare di Gioia Tauro, peraltro, luogo
di omicidi e sparatine di vario genere e sapore. Come dire, che non ci siano
testimoni disposti a sottoscrivere verbali ed a presenziare in Tribunale. In
una zona ad alta densità mafiosa. Niente 118. Nessuna ambulanza privata. Ma
qualcheduno deve aver fatto tutto quel traffico avanti ed indietro, fra Gioia
Tauro e Palmi e ritorno. Nessuno denuncia ai Carabinieri ed alla Polizia di
Stato. Nonostante il capitano Francesco Cinnirella ed il dirigente del
Commissariato della P.S. di Gioia Tauro, Angelo Morabito abbiano disposto
opportunamente sul territorio, un servizio incrociato di “pantere e gazzelle”.
Le indagini per identificare gli esecutori materiali della sparatoria partono
in salita. Tuttavia, una telefonata anonima, forse c’è stata. È già tanto, in
una zona, dove sono tutti ‘tifosi’ di…Ornella Muti ed Alberto Sordi. Ora
scattano gl’interrogatori di parenti, amici e conoscenti del ferito, il
controllo dei pregiudicati della zona, loro alibi-orario e guanto di paraffina.
I posti di blocco volanti, istituiti
nell’immediatezza del fatto a mo’ di cintura militare intorno al comprensorio,
non pare abbiano dato grandi risultati. La vittima, ovviamente, non ha visto
nulla; non sa spiegarsi i motivi del ferimento; non si era nemmeno accorta di
essere stata ferita; non ha nemici ed altri luoghi comuni. L’anno prima il 20
giugno 2012, un’altra sparatoria aveva avuto per protagonisti due giovani, Arcangelo Furfaro di 43 anni e Pasquale Alampi di 32 anni, feriti a Gioia Tauro, che si
sono scambiati alcuni colpi di pistola calibro 9 al termine di un litigio scoppiato a
tarda notte, per futili motivi. Solo per caso, non c’è scappato il morto. Sul
posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato di Gioia Tauro, impegnati
nei servizi di controllo del territorio disposti dal questore di Reggio
Calabria, Guido Longo, che sono riusciti a ricostruire la dinamica del fatto.
La sparatoria del Lungomare. Si deve
all’abilità, alla professionalità ed al fiuto del capitano Francesco Filippo
Cinnirella, ex segugio dei Baschi Rossi, già brillante comandante del SECC
(articolazione del GOC), oggi comandante della Compagnia di Gioia Tauro,
se le indagini abbiano imboccato la
pista giusta. I feriti sono due F.C. ed I.M.. Questo è certo. Ma non si tratta
di nessuna faida, stavolta. Di più non è stato possibile sapere. Né ci sogniamo
di violare alcun segreto istruttorio. Anche perché non abbiamo elementi
probatori o di altro tipo per le mani. I nostri lettori sovrani pretendono di
sapere in tempo reale quel che succede nella nostra Calabria. E noi, cerchiamo
in tutti i modi possibili ed immaginabili, di fornire Elementi utili. Domani o
dopodomani ne sapremo di più. Circa le ipotesi investigative ognuno può farsene
una, a prescindere. In questi casi si dice che le indagini siano orientate a
360°. Si va dall’incontro casuale, allo scontro fisico, finito con scazzottata
ed uso delle armi; come pure potrebbe essere un gesto preterintenzionale; vous
cherchez la femme?;si spulcia negli archivi, per capire, se vi siano eventuali
collegamenti con piste mafiose; se non amicizia compromettenti o frequentazioni
ambigue; un malinteso senso dell’onore; una disputa per la supremazia territoriale;
una parola di troppo, una battuta in…’libera uscita’ buttata lì alla sans
façon; una guasconata; una goliardata. E si passa all’uso delle armi, con una
facilità incredibile. Le armi non mancano da queste parti. Basterebbe vedere
quanti arsenali siano stati scoperti dai Carabinieri (e polizia). Anche in
questo il capitano Cinnirella, che non per niente, gode della stima dei suoi
superiori, è stato tempestivo e puntuale, efficiente e funzionale, ma anche
efficace. La strada maestra, per fare carriera. Da poco tempo, il brillante
ufficiale dell’Arma Benemerita, è alla guida
della Compagnia più importante, ma Cinnirella ha già al suo attivo,
tutta una serie di operazioni, di cui peraltro vi abbiamo dato notizia. Come
gli altri mass-media, per carità. Sul territorio, si diceva, sparano solo i
soldati della mafia, dietro disposizioni del capocrimine della ‘ndrina. Tranne
alcuni casi specifici (difesa dell’onore, autodifesa ecc), dove c’è autonomia
controllata. Territorio controllato dalla…” Provincia, Mandamento, distretto,
collegio, corona, locale e cosca”. Per intenderci dai mammasantissima dei
Piromalli-Molè-Alvaro, uniti o separati e, per la parte di sua competenza, dal
cartello Pesce-Bellocco-Ascone, Crea, Mammoliti ecc. I Carabinieri del Comando
Provinciale, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi e la Questura, diretta dal
dottor Guido Nicolò Longo, senza nulla togliere alla Guardia di Finanza,
diretta dal colonnello Alessandro Barbera, sono riusciti a fare squadra sul
territorio all’interno dei loro Corpi e poi anche collegialmente. Come esige il
Protocollo apposito del Ministero degl’Interni. Con il coordinamento anche
della DDA diretta in questa fase dal procuratore capo della Repubblica di
Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho. Questo, è servito per ‘stoppare’sul
nascere ogni tentativo di faida.Un altro 29
giugno sulla spiaggia di Gioia Tauro?
Ma stavolta, per fortuna non ci sono morti. Si parla
però di due feriti. Di cui uno già identificato, sebbene dopo macchinose
indagini. La mancata vittima è stata attinta alle gambe. Dopo un primo ricovero
all’ospedale “Giovanni XXIII°” di Gioia Tauro, il giovane è partito alla volta
di Palmi per la radiografia, necessaria per l’estrazione del proiettile. Quindi
il ritorno a Gioia Tauro. Il trambusto, non poteva passare inosservato. I
Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, diretta dal capitano Francesco
Filippo Cinnirella, in contatto con quella di Palmi diretta dal capitano
Maurizio de Angelis, tutti agli ordini del colonnello Lorenzo Falferi,
comandante provinciale, si sono attivati immediatamente. San Pietro e Paolo
apostoli, una festa importante sul finire del mese di giugno, bene impressa nella testa dei Gioitani. Non
soltanto per il valore morale-religioso in sé, ma anche perché coincidenza di
gravi fatti di sangue. Compreso il delitto di Arcangelo Pelaia del 29 giugno
2013. La storia parte anni prima. Il 1° luglio del 2005, due coppie di
fratelli, (secondo la ricostruzione della dinamica effettuata da Carabinieri e
Polizia di Stato) Leonardo
e Saverio Giacobbe di 29 e 20 anni entrambi pregiudicati da una parte ed i
fratelli: Giuseppe Pelaia 34 anni, reo confesso arrestato, processato e
condannato per il duplice delitto ed Arcangelo Pelaia 28 anni, denunciato per rissa, ebbero uno
scontro con sparatoria, catalogato come regolamento di conti fra clan in lotta
per il controllo del territorio e del traffico di droga. Per terra, sul
lungomare di Gioia Tauro crivellati di colpi rimasero, i fratelli Giacobbe. A
distanza di otto anni altri due fratelli, Biagio e Marcello Giacobbe, rispettivamente
di 40 e 37 anni, parenti dei primi, assassinati sul Lungomare, in seguito alle
indagini furono arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, che
hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei loro
confronti, ritenuti, ideatori, registi, mandanti e agevolatori, dell'omicidio,
avvenuto lo scorso 29 giugno, di Arcangelo Pelaia. Il 31 luglio 2013 , a un
mese di distanza dalla morte di Pelaia, con l'accusa di essere l'autore
materiale, era stato arrestato il presunto esecutore dell'omicidio, un
autotrasportatore di 38 anni Giovanni Polimeni di Polistena. Lo Stato c’è,
veglia e vigila, ma il cittadino, deve darsi una mossa. La difesa dei valori
morali ed ideali, non può gravare solo e soltanto sulle spalle delle forze
dell’ordine e della magistratura e sia pure della così detta ‘società civile’.
Manca ancora in Calabria e segnatamente nella provincia di Reggio Calabria, il
senso compiuto dello Stato. Serve, un maggiore e migliore senso di
responsabilità ed una presa di coscienza efficiente ed efficace. Ma si deve
cominciare dalla famiglia, proseguire con la scuola, tonificare con la Chiesa,
rinvigorire con l’associazionismo ed andare verso la società, con rinnovata
fiducia. Domenico Salvatore
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