LA D.I.A. DI CATANZARO
SEQUESTRA TRE MILIONI
DI EURO
ALL’IMPRENDITORE VIBONESE RUFFA GREGORIO
E’ in corso da questa mattina, da parte degli
uomini della Direzione Investigativa
Antimafia di Catanzaro l’esecuzione di un provvedimento di sequestro del
patrimonio riconducibile al settantenne Gregorio RUFFA, imprenditore vibonese
attivo nel settore agricolo, condannato in via definitiva ad anni uno e mesi otto di reclusione per il reato di ricettazione
(art. 648 c.p.), al termine di una vicenda giudiziaria in cui è stato
riconosciuto responsabile dell’illegale detenzione di un’arma da fuoco alterata.
Le complesse ed articolate indagini
patrimoniali svolte dagli investigatori della D.I.A. di Catanzaro, su delega
del Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia Mario SPAGNUOLO, hanno
consentito di richiedere al competente Tribunale, ai sensi dell’art. 12 sexies della
legge n. 356/92, il sequestro di una serie composita di cespiti, riconducibili
al soggetto, anche attraverso i suoi familiari, a cui si è ritenuto di attribuire
un valore prossimo ai 3 milioni
di euro.
Il sequestro in questione fonda i
presupposti normativi sulla riportata condanna definitiva per taluni reati, fra
i quali è compresa appunto la ricettazione, e sulla sproporzione fra i redditi
dichiarati ed il patrimonio sostanzialmente riconducibile al soggetto proposto.
In base a quanto stabilito dalla
legge il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Vibo Valentia,
investito della questione, ha emesso nei giorni scorsi il decreto di sequestro in
argomento, così consentendo l’apprensione di quanto analiticamente individuato dalla
Direzione Investigativa Antimafia e consistente in:
Ø intero compendio
aziendale della “Ditta Individuale Ruffa Gregorio” con sede in S. Gregorio
d’Ippona (VV), esercente l’attività di commercio all’ingrosso di bevande nonché
la gestione di un frantoio oleario;
Ø intero compendio aziendale della “Ditta
Individuale Ruffa Giuseppe” con sede in S. Gregorio d’Ippona (VV) ed
esercente l’attività di colture olivicole;
Ø intero
compendio aziendale della “Ditta Individuale Ruffa Francesco” con
sede in S. Gregorio d’Ippona (VV) ed esercente l’attività di colture olivicole;
Ø intero
compendio aziendale della “Ditta Individuale Ruffa Vincenzo” con
sede in S. Gregorio d’Ippona (VV) ed esercente l’attività di commercio
all’ingrosso di bevande;
Ø 50 beni immobili;
Ø 14 beni mobili
registrati.
In ordine ai presupposti che
legittimano l’emanazione del provvedimento citato, il G.I.P. ha osservato che “ … sussiste il fumus commissi delicti:
Ruffa Gregorio è stato condannato … per uno dei reati indicati nella normativa
di riferimento e, quanto al periculum in mora sussiste, …, una sproporzione del
valore dei beni rispetto al reddito e alle attività economiche del condannato.
…”.
Più esplicitamente il Tribunale ha
ritenuto “ … assolutamente condivisibili
le valutazioni espresse dagli inquirenti in merito agli esiti degli
accertamenti patrimoniali eseguiti nei confronti di Ruffa Gregorio, di sua
moglie e dei componenti del nucleo familiare, frutto di una metologia corretta
da un punto di vista statistico/economico/contabile, ponendo a raffronto, con
argomentazioni specifiche e precise il valore dei singoli cespiti e l’ammontare
dei rispettivi redditi dichiarati nel periodo compreso tra il 1998 al 2010. L’esame
comparativo di tali dati contabili ha messo in luce l’esistenza di una
sproporzione netta tra le capacità reddituali dichiarate ed i beni posseduti dal
Ruffa e dal suo nucleo familiare di guisa che devono ritenersi senz’altro
dimostrate le condizioni alle quali la legge subordina il tipo di sequestro in
questione … .”. In merito ai beni
formalmente intestati ai congiunti, il G.I.P. ha opportunamente ricordato “ … che in tema di sequestro preventivo
prodromico alla confisca di cui all’art. 12 sexies D.L. n. 306 del 1992,
sussiste a carico del titolare apparente dei beni … una presunzione di illecita
accumulazione patrimoniale, in forza della quale è sufficiente dimostrare che
tale soggetto non svolge un’attività tale da procurargli il bene acquisito per
imporre, a suo carico, l’onere di dimostrare la legittima provenienza e
l’effettività della propria posizione di titolare. …”.
L’attività odierna, scaturita da indagini
patrimoniali delegate dal Procuratore di Vibo Valentia, si inquadra in una più
ampia azione di collaborazione avviata da tempo dalla D.I.A. di Catanzaro con
le Procure del distretto, denominata convenzionalmente Operazione “Quattro Terre”. Infatti l’utilizzo di tale modulo
investigativo ha consentito alla D.I.A. di Catanzaro
negli ultimi due anni di aggredire i patrimoni di 8 soggetti condannati in via definitiva per un valore complessivo di
circa 33,500.000,00 milioni di euro.
Catanzaro, 17 giugno 2014
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