Di
diritto, si sa, vivono gli avvocati, ed è sempre il diritto a lasciare un segno
importante nell’esistenza dei magistrati.
Le
norme, si sa, spesso vanno interpretate, così come i fatti!
E
le interpretazioni delle une così come degli altri non coincidono quasi mai,
almeno nelle aule di tribunale, dove si articola il confronto tra chi è
chiamato a difendersi e chi decide.
Da
qui gli "scontri", oserei dire atavici, tra le due categorie.
Ma
da cittadina (perché da avvocato la risposta la conosco) mi domando come sia
possibile che due organi giudiziari, due diverse articolazioni del medesimo
ufficio giudiziario (organi dello stesso
tribunale) abbiano interpretato lo stesso fatto in maniera diametralmente
opposta ed inconciliabile?
Pochi
ricorderanno nel clamore di questi giorni che, del processo avente ad oggetto
la gestione finanziaria del Comune di Reggio Calabria, ancor prima della sezione( I°) del tribunale penale collegiale che ha condannato il Presidente Giuseppe
Scopelliti, si era già occupato, in un processo stralcio, altro noto e stimato
organo giudiziario reggino, giungendo a tutt'altra decisione: la dirigente
dell’ufficio finanze decideva tutto da sola eludendo ogni controllo.
E
allora, delle due l'una: o ha errato il primo organo giudiziario o ha errato il
secondo.
Comunque
la si pensi, una cosa è certa: qualcuno ha errato!
Non
posso che auspicare che i processi di appello giungano ad una sola
"interpretazione" di quanto successo, dal momento che sarebbe
inquietante il contrario!
E
mentre, in maniera e con animo diverso, una intera comunità è li ad aspettare,
il mio pensiero di profonda stima ed affetto va al governatore Giuseppe
Scopelliti, la cui vita politica, per una interpretazione diversa di un unico
fatto (che, ribadisco, aveva già costituito oggetto di una decisione di
tutt'altro tenore) ha subito, suo malgrado, un cambio di marcia.
Nessuno
potrà restituirgli quanto gli è stato sottratto.
Nessuna
sentenza di appello, quand’anche dovesse ribaltare quella di primo grado potrà
mai restituire quanto è stato tolto in termini di reputazione, di vita
privata , di chance di carriera,
soprattutto quando, come nel caso che ci occupa, l’iniziativa giudiziaria è di
quelle che provocano effetti automatici, decadenze, incompatibilità o qualsiasi
altro paletto normativo, perché in questi casi a soffrirne non sono piu’
soltanto i singoli ma i principi costituzionali sui quali si fonda la nostra
Repubblica.
E
proprio perché se organismi istituzionali democraticamente eletti dovessero saltare
per via di vicende giudiziarie successivamente sconfessate nelle sedi
competenti, il danno non sarebbe di uno o pochi ma di tutti .
Proprio
per questo, il mio pensiero, da avvocato, va anche a quelle
"interpretazioni", che possono cambiare la storia di una Regione.
Saveria
Cusumano, avvocato
Reggio Calabria 1 aprile 2014 -

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