A CHE
SERVE LA POLITICA? Un convegno per discuterne in Calabria. I popoli senza il
senso della politica alta sono popoli in fuga
di
PIERFRANCO BRUNI
Una
domanda nel tempo delle cadute del pensiero forte. Una riflessione nella cifra
dei declini attraversando società di culture e di valori. C'è la provvisorietà
che attanaglia le decadenze che lacerano significati e "arcani" in
una visione in cui il senso della
politica sconta la sua sconfitta antropologica. Anche lo stesso concetto di
politica soffre la sua modernità che non è la attualizzazione dei contenuti o
le geografie delle esistenze in una filosofia di contenuti stessi.
Si
discuterà di ciò in Calabria il prossimo 4 aprile, a San Lorenzo del Vallo
grazie ad un Convegno organizzato dalla Amministrazione comunale.
Il
problema da porre è quello della distinzione tra il fare e l'agire della
politica e l'essere nel pensiero della politica. È come se si scontrassero non
due tesi e due obiettivi, ma due fisionomie e fisonomie della dimensione del
concetto di politica sulla base di tre argomentazioni: teologica, estetica,
storica.
Può
ancora servire la politica? Io resto del parere che non si può vivere nella
fragilità del pensiero attraverso le coordinate della leggerezza e del pensiero
debole. La politica deve recuperare la sua pesantezza e il suo oblio. Nel
momento in cui non ha più la sua struttura pensante bisogna che viva di oblio.
Mai darle il senso che sia viva e leggera in una precarietà che può diventare
lacerante esercizio.
D'altronde
la politica se non ha un suo sistema di valori metafisici non è pensiero. Può essere tentativo, ma non tentazione. La
politica deve costantemente essere tentazione filosofica prima di raggiungere
le stanze della Ragione.
Non
risponderò alla domanda. A cosa serve la politica? Una cosa è certa. Quando i
popoli perdono l'orientamento del senso della politica diventano non popoli
viaggianti, ma popoli in fuga.
Oggi
l'Italia è un popolo in fuga.

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