Bova Marina (Reggio Calabria) 18 ottobre 2013 Un'altra triste storia che riguarda il nostro sistema carcerario. Una storia che porta alla morte di una persona che oramai aveva espiato quasi completamente la sua condanna.
Un'indifferenza e un cinismo che fa male. Fa male a tutti. Una società che oramai davvero non riesce a mediare e ad avere un briciolo di buon senso. Quello che segue è un manifesto dell'orrore. Un orrore che molti detenuti affrontano ogni giorno della pena. Altro che rieducazione.
Questa la sintesi della tragedia.
Un'indifferenza e un cinismo che fa male. Fa male a tutti. Una società che oramai davvero non riesce a mediare e ad avere un briciolo di buon senso. Quello che segue è un manifesto dell'orrore. Un orrore che molti detenuti affrontano ogni giorno della pena. Altro che rieducazione.
Questa la sintesi della tragedia.
VADALA' Antonino, nato a Bova Marina (RC) il
25.05.1952 e deceduto in Napoli il 16.10.2013, già assistito dall’avv. Francesco Floccari del Foro di Reggio Calabria.
Il sig. Vadalà, in carcere dal mese di luglio 2008, era
stato condannato alla pena definitiva di anni 7 di reclusione nell'ambito del
processo nato dall'operazione investigativa convenzionalmente denominata
"Bellu Lavuru", coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio
Calabria.
Alla luce dei periodi di liberazione anticipata già riconosciutagli
dal Magistrato di Sorveglianza di Melfi (per il positivo comportamento
carcerario), avrebbe cessato di espiare la pena nei prossimi mesi.
·
Agosto 2013: presso la Casa Circondariale
di Melfi viene diagnosticata al sig. Vadalà una "lesione espansiva a
livello dell'angolo pontocelebrale di sx, di 2° grado intra e
extracanicolare....necessitando di RADIO TERAPIA e di continui controlli c/o
presidi sanitari esterni" ("documentazione
sanitaria del carcere di Melfi");
·
Dal 29.08.2013 al 04.09.2013: viene
ricoverato presso l'Ospedale San Carlo di Potenza, ove gli viene prescritto: "TRATTAMENTO RADIANTE";
·
04.09.2013: rientro (inspiegabile) del
detenuto presso la Casa Circondariale di Melfi;
·
05.09.2013: il difensore inoltra al Magistrato di Sorveglianza di Potenza, per
il tramite della Casa Circondariale di Melfi,
istanza per il rinvio
dell'esecuzione della pena e chiede, in via subordinata, la concessione degli
arresti domiciliari o, comunque, il ricovero in una struttura ospedaliera
altamente specializzata;
·
Nei giorni successivi: il detenuto rimane presso la Casa Circondariale
di Melfi
·
17.09.2013: il detenuto viene ricoverato
presso I.R.C.C.S. di Rionero in Vulture. L'Istituto rileva che: "la
tecnica stereotassica che siamo in grado fornire non rappresenta l'optimum per
la patologia in questione che per le caratteristiche dimensionali vede nella
cyberknife l'opzione di cura ottimale. Qualora il paziente non possa fruire
della metodica dinanzi citata, rimane aperta la nostra opzione e la nostra
disponibilità a procedere....in data di domani...dopo opportuna
sedazione....si effettuerà centraggio TC, fase che prelude al trattamento di
cui sopra ma non preclude l'altra opzione, ossia la cyberknife";
·
18.09.2013: il Magistrato di
Sorveglianza di Potenza rigetta la richiesta di differimento
dell'esecuzione della pena, o di arresti domiciliari, o di ricovero in
struttura altamente specializzata, già
presentata dal difensore il 05.09.2013 e dispone l'eventuale
trasferimento di Vadalà Antonino IN ALTRA STRUTTURA CARCERARIA;
·
In seguito:
rientro (inspiegabile) del detenuto presso il carcere di Melfi;
·
22.09.2013: il detenuto viene trasferito
presso il carcere di Secondigliano;
·
qualche giorno dopo: il detenuto viene
trasferito presso l'Ospedale Cardarelli di Napoli;
·
25.09.2013: il difensore (dopo aver
personalmente constatato, in Ospedale, le STRAZIANTI condizioni di salute del proprio asssitito) inoltra al
Magistrato di Sorveglianza di Napoli nuova istanza di rinvio dell'esecuzione della pena o, comunque, di trasferimento del
detenuto in una struttura ospedaliera altamente specializzata;
·
nei giorni successivi: il detenuto viene
trasferito presso il reparto di rianimazione dell’Ospedale Cardarelli;
·
nei giorni successivi: il detenuto viene
trasferito presso l'Ospedale Pellegrini (reparto rianimazione);
·
02.10.2013:
il difensore sollecita il Magistrato di Sorveglianza di Napoli ad
evadere la richiesta di differimento dell'esecuzione della pena già
pendente dal 25.09.2013;
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03.10.2013: il Magistrato di Sorveglianza di Napoli rinvia provvisoriamente
l'esecuzione della pena per gravi motivi
di salute;
·
nei giorni successivi: il paziente, ormai
affetto da gravissime complicazioni (polmonite, convulsioni), rimane ricoverato
presso il reparto di rianimazione dell'Ospedale Pellegrini di Napoli;
·
16.10.2013, ore 07,10: il sig. Vadalà
muore.
Sintesi: sin dal mese di agosto 2013, il detenuto avrebbe
avuto necessità di "radio terapia e continui controlli c/o presidi sanitari esterni".
La radio terapia (o eventuale diversa tecnica d'intervento)
non è mai stata praticata.
Il paziente dopo circa 2 mesi di sofferenze ha perso la vita.
Il genero del sig.
Vadalà, sig. Nicola Criseo, che si trovava al capezzale del suocero il giorno
della morte, ha immediatamente sporto, con l’assistenza del legale di famiglia,
avv. Francesco Floccari, denuncia/querela dinanzi alla Procura della Repubblica
di Napoli.
L’Autorità Giudiziaria ha
disposto l’immediato sequestro della salma, che, dunque, è stata trasferita
presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli per rimanere a
disposizione degli inquirenti.
E’ probabile, a questo
punto, che nei prossimi giorni verrà disposto l’esame autoptico della salma al fine di
accertare le cause della morte e le eventuali responsabilità.
Antonino Vadalà muore, muore lontano da casa, tra mille sofferenze. Quello che rimane dentro chi scrive è il vuoto. Senso di nausea. Dov'è la Patria? Dov'è lo Stato? Uno Stato che dovrebbe accudire tutti i suoi cittadini e invece li lascia morire tra mille sofferenze con un cinismo tipico solo dei regimi dittatoriali.
Mi vergogno di essere un cittadino italiano.
Luigi Palamara
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2 Commenti
Il Sig. Vadala` doveva pensarci prima di delinquere
RispondiEliminaLa solita cattiveria. Non è in discussione la pena, peraltro scontata, ma il diritto ad essere curati. O non vale per i carcerati?. Il commento sopra mi convince sempre di più della pochezza sociale nella quale viviamo. E non vado altre.
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