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La tragedia di Catania. E sotto l'ombrellone sei cadaveri di boat-people, extracomunitari, migrantes, vu' cumprà, "marocchini".......

Monsignor Giancarlo Perego diceva su La Repubblica,…  la Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra domani 20 giugno 2013, coincide con giorni drammatici che hanno coinvolto molte persone in fuga: mille persone arrivate sulle coste siciliane in pochi giorni, la morte di migranti aggrappati a una rete per la pesca del tonno, che allungano la schiera dei 20.000 morti nel Mediterraneo, il ritorno dell'emergenza a Lampedusa": "La situazione dei rifugiati in Italia, già difficile per il nostro Paese, che comunque ha una rete di accoglienza, diventa drammatica nei Paesi segnati dalla guerra o per i Paesi confinanti: penso in particolare alla Siria e al Libano, alla Giordania o ai campi del Nord-Centro Africa o della Somalia ed Eritrea. Ogni anno cresce il numero di rifugiati e richiedenti asilo e cresce anche la consapevolezza di nuovi e allargati strumenti di protezione internazionale che sappiano rispondere a una situazione sempre più complessa. Misure di sola repressione e reclusione o solo emergenziali, soprattutto nel contesto europeo dove oltre 330.000 persone nel 2012 sono rifugiate, non bastano. Misure solo attente alle persone e non alle famiglie risultano insufficienti e inefficaci. Misure che creano un continuo spostamento delle persone da un Paese all'altro facendo aumentare il disagio sociale". Protezione e cooperazione, sono le parole che dovrebbero sostituire , espulsione e reclusione
CATANIA, IL DRAMMA STORICO DEL BOAT-PEOPLE, VU CUMPRÁ, “MAROCCHINO”, EXTRACOMUNITARIO… E SOTTO L’OMBRELLONE SEI CADAVERI DI  MIGRANTES
Domenico Salvatore


C’era una volta il boat-people, Anni Settanta, Vietnam.

Per approfondire, consigli per i naviganti. I Boat people (espressione costruita a partire dalle parole inglesi «barca» e «gente») sono dei profughi che fuggono dai loro paesi per motivi politici o economici. La fuga, dei "Boat people" usa il mare come unico percorso possibile per un esodo in massa, e non ha avuto lo scopo di giungere in alcun porto ma, imbarcati su mezzi di fortuna, chiatte, barche, zattere, spesso in sovraccarico, senza guida e senza criteri di sicurezza, ha avuto a volte solo lo scopo di porsi sulle rotte delle navi, che avendoli intercettati spesso li hanno soccorsi e raccolti; in molti altri casi invece naufragi, annegamenti, fame, sete, freddo, hanno prodotto altrettante numerose vittime.

Il termine, fonte Wikipedia, è entrato nell'uso comune nel 1976, dopo l'invasione del Vietnam del Sud da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, all'epoca della nazionalizzazione delle imprese e della collettivizzazione delle terre. Parecchie decine di migliaia di persone, considerate non sufficientemente aderenti al nuovo sistema, furono perseguitate, e quindi decisero di fuggire in tal modo via mare.Jean-Paul Sartre e Raymond Aron, nel sostenere la causa dei boat people all'Eliseo di fronte a Valéry Giscard d'Estaing nel giugno del 1979, contribuirono a rendere noto il problema in Francia.In Italia il fenomeno venne prepotentemente a conoscenza dell'opinione pubblica grazie alla missione umanitaria della Marina Militare Italiana, che sotto l'impulso del governo italiano inviò nell'estate del 1979 gli incrociatori Vittorio Veneto e Andrea Doria e la nave appoggio Stromboli nel sud-est asiatico con il compito di portare assistenza ai profughi sudvietnamiti.

La missione, durata dal 4 luglio al 20 agosto 1979, salvò 891 persone.Al primo periodo di esodo dal Vietnam del 1975-1979, dopo un periodo di pausa, ne seguì un secondo nel 1988-1990, ne furono soggetti per la maggior parte vietnamiti, espulsi dalle omologazioni politico-economiche di tipo nord-vietnamita, ma anche numerosissimi cinesi residenti in Vietnam, vittime dello stato di conflitto politico allora esistente con la Cina; il fenomeno interessò un totale stimato di 800'000 persone. Un fenomeno migratorio analogo, sia pure più limitato come entità e modalità, e diverso per motivazioni, quello dell'esodo albanese nel 1997, ha interessato direttamente, come luogo di accoglienza, l'Italia. Poi venne il vu’cumprà (i venditori ambulanti di origine africana… Bamba" "Billy" "Zizzi" "Alì"); "sciuscià", con cui alla fine della Seconda guerra mondiale si iniziarono a chiamare i bambini napoletani che si offrivano di lucidare le scarpe ai soldati americani, distorcendo la pronuncia dell'inglese shoe shine. (vu' lavà, vu' pregà, vu' campà, vu' aggiustà, vu' drugà, vu' parlà, vu' giucà "; cittadino non appartenente all'Unione europea"ed infine il migrante. “ I più noti, sono i marocchini. Sono coloro che, fonte nonciclopedia.wikia.com, in caso di pioggia, scatenano un allarme generale tra tutta congrega dei marocchini, i quali abbandonano qualsiasi cosa stessero facendo, per dedicarsi a pieno alla vendita di ombrelli a un minimo di 5 euro. Costoro spuntano dal nulla con in una mano la serie di ombrelli chiusi, e nell'altra un ombrello aperto per ripararsi.

Nessun ha mai svelato il mistero per cui loro spuntino già pronti e brillanti a vendere ombrelli alla vista delle prime gocce di pioggia. Marocchini-Mezzo-Cinesi: è quel tipo di marocchini che, pur non appartenendo a una razza orientale, vende articoli e prodotti unicamente cinesi. Reperibili per lo più nella metro, dove vendono assurdi giocattoli per bambini, scope-aspirapolvere, e piccoli souvenir a cui nemmeno i turisti osano avvicinarsi. Quelli che lavorano all'esterno, commercializzano articoli come i cagnolini che camminano e abbaiano, le smart mobili e bamboline hawaiane che "ballano".  Marocchini Cinesi: sono famossissimi e universalmente noti come "I CINESI". I principi del prodotto assurdo. Ve ne sono due tipi: Cinesi-tuttofare, quelli che non commercializzano nessun prodotto, ma si affidano alle proprie mani, del tipo "il tuo nome in cinese a 10 €" oppure quelli che producono gli origami con foglie di bambù; ci sono i Cinesi-VuCumprà, cioè coloro a cui era predestinata ufficialmente la vendita di gadget "Made in China", prima che i marocchini soffiassero loro idee e prodotti.

I Marocchini Cinesi non sono molto amichevoli e preferiscono restare sulle loro. È impossibile trattare sul prezzo con questa tipologia. Poco più di 5milioni alla fine del 2011: è il numero degli immigrati regolari presenti nel nostro Paese. Attraverso uno specifico dossier, la Caritas Italia, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, fonte frontierenews.it partendo dalle concessioni, dai permessi di soggiorno e dai visti per motivi professionali, rilasciati dal Ministero degli Affari degli Esteri, ha effettuato un censimento degli stranieri, calcolando il numero di quelli residenti in Italia. L’indagine ha messo in luce un incremento della loro presenze rispetto al recente passato. Sino al 2011, infatti, in Italia si contavano 4.968.000 immigrati regolari, divenuti 5.011.000 alla fine dello scorso anno. Tra questi, 231.750 hanno ricevuto un visto per inserimento stabile, per esigenze di lavoro o per motivi di famiglia, mentre 263mila sono i permessi di soggiorno che non sono stati rinnovati.

Nutrita la presenza degli stranieri comunitari: 997milla sono i rumeni, 112mila gli immigrati provenienti dalla Polonia, i bulgari sono 53mila. Nel dossier è stata indicata anche la presenza di poche decine di migliaia di tedeschi, francesi, inglesi e spagnoli, per un totale di circa 150mila persone. E se l’8,3 degli stranieri italiani sono americani, per un totale poco più di 400mila presenze (Perù, Brasile, Ecuador, e ancora Argentina, Bolivia e El Salvador i Paesi di provenienza) soltanto lo 0,1% sono quelli provenienti da Oceania. Tra questi, una sparuta minoranza è composta dagli apolidi.Vediamo la situazione dei soggiornanti europei non comunitari, che in totale sono circa 1milione e 200mila unità. Tra questi, i più numerosi sono gli albanesi (491.495), seguiti dai 223.782 ucraini e i circa 150mila moldavi. Sul territorio italiano si registra anche la presenza di 101.554 serbi e montenegrini, 82.209 macedoni, 37.090 russi e di poche decine di migliaia di bosniaci, croati e turchi.Ma la grande collettività degli stranieri non comunitari presente italiana resta quella africana, con più di 1milione di persone residenti nel nostro territorio: quelle dei tunisini, egiziani, senegalesi, nigeriani e ghanesi sono le “rappresentanze” straniere più numerose, seguite da quelle degli algerini, camerunensi, etiopi, mauriziani e somali.In fine, un cenno sui migranti provenienti dall’Asia: un totale di 924.443 persone, tra cui figurano le collettività di cinesi (circa 300mila), filippini (152.382), bangladesi (poco più di 100mila), srilankesi (94.577), indiani (circa 150mila) e pakistani (90.185).

Uno sbarco di migranti è avvenuto all'alba a Catania. Sei di loro sono morti. Sono tutti giovani di età inferiore ai 30 anni. Tra loro c'è anche un minorenne, un ragazzo di 13-15 anni. I corpi sono stati messi in delle sacche ed è in corso il loro trasferimento nell'obitorio dell'ospedale Garibaldi. La Procura di Catania ha disposto la semplice ispezione cadaverica.Sono annegati durante il tentativo di raggiungere la riva i sei migranti morti sulla spiaggia del lungomare Plaia di Catania. Il peschereccio con cui erano arrivati si è arenato a 15 metri dalla riva. Gli extracomunitari che non sapevano nuotare sono 'precipitati' in un canale profondo alcuni metri che c'è prima della battigia.I sei uomini morti facevano parte di un gruppo di migranti che erano a bordo di un piccolo motopeschereccio che si è arenato a 15 metri dalla riva. Secondo gli investigatori, volevano raggiungere la battigia per fuggire. Tra loro donne e anche bambini molto piccoli. Sono stati soccorsi dalle forze dell'ordine e dalla Guardia costiera e trasferiti nel porto di Catania per l'identificazione e i soccorsi.Un bambino disidratato, dei 98 immigrati sbarcati a Catania, e provocato dal lungo viaggio, durato circa una settimana, e' stato ricoverato per precauzione in ospedale. Visiti mediche sono state disposte anche per una donna incinta. I naufraghi hanno detto di provenire prevalentemente dall'Egitto e dalla Siria. Tra loro ci sono anche 17 minorenni. A tutti é stato dato da mangiare, perché avevano finito le scorte alimentari.

Alle operazioni di soccorso hanno partecipato Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza del reparto aeronavale di Messina e baschi verdi di Catania, Vigili del fuoco, Protezione civile, personale medico del 118 e volontari.Secondo quanto è emrso dai primi controlli eseguiti dalle forze dell'ordine che stanno cercando anche di identificare eventuali scafisti, tra i migranti sbarcati ci sarebbero 55 minorenni, 17 dei quali non accompagnati. Tra loro anche tre ragazzine e cinque donne, una delle quali appunt incinta. Gli altri 32 extracomunitari sono uomini.Il Lido Verde, uno dei più rinomati stabilimenti balneari del lungomare della Plaia di Catania, dove sono sbarcati gli immigrati all'alba, resterà chiuso almeno oggi e domani. Lo ha affermato il titolare del Lido, Dario Monteforte, spiegando che "noi ci sentiamo di doverlo fare, per motivi umanitari". Negli stabilimenti attigui le persone guardano con curiosità al Lido Verde e molte sono in acqua a fare il bagno. In spiaggia sono presenti carabinieri e polizia.Il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, ha aperto un'inchiesta, che coordinerà personalmente, sullo sbarco di 98 migranti, sei dei quali morti, sul lungomare della Plaia. Il reato ipotizzato è, al momento, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo. Il procuratore ha disposto l'esame autoptico esterno e soltanto in caso di ulteriori accertamenti deciderà sull'eventuale autopsia. Sulla dinamica sono in corso accertamenti, ma il magistrato ha confermato che la tesi privilegiata è l'annegamento appena scesi dalla barca. "Il natante - ha spiegato il procuratore Salvi - si e' arenato su una secca: i migranti hanno pensato che si toccasse, sono scesi dalla barca e invece sono annegati perché l'acqua all'improvviso diventa profonda". Sono una ventina i migranti che sono riusciti ad arrivare vivi sulla spiaggia, gli altri sono rimasti sul natante. I primi a dare l'allarme sono stati i gestori del lido Verde. Sulla battigia c'erano già due corpi, altri quattro sono stati recuperati da vigili del fuoco e capitaneria di porto in mare.La globalizzazione. Che cosa c’entra con i boat-people, gli extra-comunitari, i migrantes, quel processo di interdipendenze economiche, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria? Tra gli aspetti positivi vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e delle informazioni, l'opportunità di crescita per Paesi a lungo rimasti ai margini dell'economia, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l'utente finale, grazie all'incremento della concorrenza.

Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell'aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economie locali e la diminuzione della privacy.Il termine "globalizzazione", di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di globalizzazione anche nei secoli passati. Ma erano tempi diversi in cui la globalizzazione si identificava, pressoché essenzialmente, nell'internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali.

La globalizzazione si può definire una situazione nella quale mercati, produzioni, consumi e anche modi di vivere e di pensare sono connessi su scala mondiale in un continuo flusso di scambi che li rende interdipendenti e tende a unificarli secondo modelli comuni ma che si divide in vari settori che contengono diversi aspetti. L'economista Giancarlo Pallavicini afferma che, anche per effetto della tecnologia informatica, essa può definirsi come "uno straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, pur preminenti, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che ciò che avviene in un'area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree, pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi dell'economia e della società non sono in grado di valutare correntemente,anche per la simultaneità tra l'azione ed il cambiamento che essa produce".In campo economico la globalizzazione è un concetto multidimensionale che può indicare: la progressiva abolizione delle barriere commerciali, ovvero l'aumento dei volumi del commercio internazionale e la crescente integrazione economica tra paesi; la crescente mobilità internazionale dei capitali e il processo di finanziarizzazione dell'economia; i processi di liberalizzazione del mercato del lavoro; le politiche di deregolamentazione, liberalizzazione e privatizzazione; l'affermazione del fenomeno delle imprese multinazionali nello scenario dell'economia mondiale: in questo ambito si fa riferimento sia alla delocalizzazione di una o più fasi del processo produttivo, sia alla tendenza verso la standardizzazione dei prodotti, ampliando così i propri mercati di sbocco; il progressivo trasferimento di sovranità democratica dagli stati-nazione ad entità internazionali e sovranazionali con grado imperfetto di democrazia.


I dati storici mostrano come la globalizzazione non sia un fenomeno recente: la prima ondata di globalizzazione si ebbe tra il 1840 e il 1914, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie che resero il mondo "più piccolo" come navi a vapore, ferrovie e telegrafo. Il passaggio tra le due guerre, la grande depressione e il diffuso protezionismo risultarono in una diminuzione degli scambi commerciali, attuato mediante l'utilizzo di barriere quali dazi, sussidi e quote. A partire dalla fine degli anni '70 si è verificata una nuova ondata di liberalizzazione del commercio mondiale, anche attraverso accordi e istituzioni internazionali appositamente concepite quali il GATT e successivamente il WTO finalizzate all'abolizione progressiva delle barriere al commercio internazionale.Alla base della fase attuale di globalizzazione (spesso chiamata globalizzazione neo-liberista) ci sono ragioni tecnologico/scientifiche (la rivoluzione informatica che ha ridotto enormemente il costo delle comunicazioni e dei trasporti), ragioni politiche (il crollo dei paesi socialisti avvenuto a partire dal 1989 che ha ridotto il mondo da "bipolare" a "unipolare"), ragioni economico-culturali (la crescente fiducia nel mercato come istituzione in grado di risolvere automaticamente il problema della produzione e distribuzione dei beni, e gli enormi interessi economici che stanno dietro a questa visione).

Gli effetti economici e sociali della globalizzazione sono ampiamente dibattuti e controversi. Da un lato, istituzioni come Banca Mondiale, Organizzazione Mondiale del Commercio e Fondo Monetario Internazionale[senza fonte] ritengono che la globalizzazione abbia portato ad una maggiore crescita a livello globale, migliorando l'economia e le condizioni sociali dei paesi in via di sviluppo.Altre organizzazioni quali l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, associazioni, movimenti, hanno invece una posizione molto critica, sottolineando soprattutto come la globalizzazione sia legata ad un aumento delle disuguaglianze mondiali e, in alcuni casi, della povertà. La ricerca empirica è attualmente insufficiente e inconclusiva, sottolineando come gli effetti economici e sociali variano a seconda dei paesi e delle politiche che vengono considerate.In conclusione, se il fenomeno della globalizzazione appare come un fenomeno economico-sociale inevitabile e inarrestabile in quanto legato all'evoluzione della stessa società moderna e più in generale al modernismo, i contenuti delle politiche economiche della globalizzazione, e i loro effetti sociali su povertà e disuguaglianza potrebbero essere governati e gestiti in maniera più attenta.
Domenico Salvatore















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