GIOIA TAURO (Reggio Calabria) 30 luglio 2013. La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, facendo seguito al sequestro dei beni già effettuato nell’estate del 2011 su motivata richiesta per l’applicazione di misure di prevenzione della Direzione distrettuale antimafia, ha disposto la confisca dei beni in pregiudizio di Marcello Fondacaro, di Gioia Tauro, ma da tempo domiciliato nel comune di Ardea (Roma). Il provvedimento è stato eseguito da personale del Centro operativo Dia di Reggio Calabria, ufficio di polizia delegato agli accertamenti. Fondacaro, imprenditore nei settori medico-sanitario (gestione cliniche e laboratori di analisi) ed immobiliare, risulta essere stato condannato, per il reato di associazione mafiosa, a sette anni di reclusione con sentenza - ancora non definitiva - emessa dal Tribunale di Palmi nel 2001 e confermata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria in data 20 dicembre 2011, per aver fatto parte, in epoca successiva al 1997, della cosca Piromalli - Molè di Gioia Tauro ( indagini sfociate nella cosiddetta operazione “Tempo”). Nell’ambito di tale procedimento è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria il 9 febbraio 1998 dopo quasi due mesi di latitanza. Nel gennaio dell’anno successivo, sempre nell’ambito del medesimo procedimento penale, il gip del Tribunale reggino, valutando complessivamente le risultanze investigative confluite nei procedimenti “Tempo” e “Porto” applicava una nuova misura restrittiva nei confronti di Marcello Fondacaro, contestando la partecipazione dello stesso al sodalizio mafioso esaminato almeno sino al 1993. Dal 7 febbraio 2002 al 6 febbraio 2004, l’imprenditore ha scontato la misura della sorveglianza speciale di PS (2 anni), a seguito di decreto emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nel quale veniva qualificato come un “medico disponibile” per le esigenze della cosca Molè.
In atto è pendente altresì un procedimento penale presso il Tribunale di Palmi in ordine al quale è stata emessa un’ulteriore ordinanza cautelare coercitiva dal gip di Palmi in data 23 marzo 2009 nei confronti di Fondacarao, dei suoi fratelli Massimo e Giuseppe Alberto, nonché di Filippo Sorace. In particolare, Marcello Fondacaro avrebbe costituito un complesso sistema di gestione di istituti e laboratori di analisi, case di cura e riposo ed imprese immobiliari teso ad eludere, anche con l’ausilio di prestanomi, indagini indirizzate all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Successivamente la Procura di Palmi ha modificato le originarie imputazioni, ridisegnando il reato associativo e configurando due ipotesi di violazioni di truffa aggravata sul presupposto che, le fittizie intestazioni di alcune società fossero funzionali non tanto ad eludere le misure di prevenzione patrimoniali, ma ad ottenere precipuamente indebite erogazioni dal Servizio sanitario nazionale e dall’Asp di Reggio Calabria dal 1998 al 2008, in Gioia Tauro, Lamezia Terme, Palmi, Catanzaro e Reggio Calabria. A seguito di una articolata attività di indagine patrimoniale, diretta e coordinata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, che si è avvalsa degli accertamenti delegati al Centro operativo Dia di Reggio Calabria e volta a verificare le modalità di acquisizione dell’ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile al medico gioiese, il Tribunale Reggio Calabria - Sezione misure di prevenzione, aveva già disposto, nell’estate del 2011, la sottoposizione a sequestro del patrimonio riconducibile al dottor Fondacaro ai sensi della normativa antimafia.
Con l’odierno provvedimento di confisca, svoltosi pertanto dopo un serrato contraddittorio con le parti, il Tribunale – Sezione MP - oltre a confermare in toto la precedente misura ablativa ha disposto la ben più onerosa misura della confisca di tutti i beni attribuiti al medico, al quale in aggiunta è stata inflitta altresì la misura della sorveglianza speciale per un periodo di 3 anni. Il predetto organo giudicante così si è espresso nel citato provvedimento: “l’esame del compendio posto all’attenzione del collegio ha messo in luce circostanze ed elementi di fatto che, letti unitariamente, consentono di ritenere che il Fondacaro sia tuttora soggetto socialmente pericoloso in quanto abitualmente dedito a traffici delittuosi e che vive almeno in parte con i proventi di tali attività delittuose”. Sul versante patrimoniale è stata accertata l’assenza in capo al prevenuto e ai familiari e conviventi, di risorse lecite idonee a giustificare investimenti di grossa entità e rilevata, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto, che ricomprenderebbe anche società e beni immobili intestati a dei prestanome. Il provvedimento di confisca adottato a carico di Fondacaro è stata disposto nei confronti di un patrimonio riconducibile allo stesso, stimato in circa 30 milioni di euro, tra cui figurano:
il patrimonio aziendale e le quote sociali di cinque società con sede in Roma, Ardea (Roma) e Mazara del Vallo (TP), di cui tre operanti nel settore sanitario: “Florida 78 srl”, “Faf srl”, “Analisi Cliniche Chimiche Fondacaro dr. Marcello di Giacalone Vito & C.snc” e due nel settore immobiliare ed edilizio “Gruppo CM srl” e “Capo Vaticano srl”;
circa 25.000 mq di terreno edificabile, di cui circa 22.000 mq a Ricadi (VV) in zona di rilevantissimo interesse turistico e i restanti appezzamenti ad Ardea (Roma);
quattro appartamenti e un box garage siti ad Ardea, Gioia Tauro e Mazara del Vallo;
un’autovettura adibita ad uso personale;
disponibilità finanziarie aziendali e personali.
In atto è pendente altresì un procedimento penale presso il Tribunale di Palmi in ordine al quale è stata emessa un’ulteriore ordinanza cautelare coercitiva dal gip di Palmi in data 23 marzo 2009 nei confronti di Fondacarao, dei suoi fratelli Massimo e Giuseppe Alberto, nonché di Filippo Sorace. In particolare, Marcello Fondacaro avrebbe costituito un complesso sistema di gestione di istituti e laboratori di analisi, case di cura e riposo ed imprese immobiliari teso ad eludere, anche con l’ausilio di prestanomi, indagini indirizzate all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. Successivamente la Procura di Palmi ha modificato le originarie imputazioni, ridisegnando il reato associativo e configurando due ipotesi di violazioni di truffa aggravata sul presupposto che, le fittizie intestazioni di alcune società fossero funzionali non tanto ad eludere le misure di prevenzione patrimoniali, ma ad ottenere precipuamente indebite erogazioni dal Servizio sanitario nazionale e dall’Asp di Reggio Calabria dal 1998 al 2008, in Gioia Tauro, Lamezia Terme, Palmi, Catanzaro e Reggio Calabria. A seguito di una articolata attività di indagine patrimoniale, diretta e coordinata dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, che si è avvalsa degli accertamenti delegati al Centro operativo Dia di Reggio Calabria e volta a verificare le modalità di acquisizione dell’ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile al medico gioiese, il Tribunale Reggio Calabria - Sezione misure di prevenzione, aveva già disposto, nell’estate del 2011, la sottoposizione a sequestro del patrimonio riconducibile al dottor Fondacaro ai sensi della normativa antimafia.
Con l’odierno provvedimento di confisca, svoltosi pertanto dopo un serrato contraddittorio con le parti, il Tribunale – Sezione MP - oltre a confermare in toto la precedente misura ablativa ha disposto la ben più onerosa misura della confisca di tutti i beni attribuiti al medico, al quale in aggiunta è stata inflitta altresì la misura della sorveglianza speciale per un periodo di 3 anni. Il predetto organo giudicante così si è espresso nel citato provvedimento: “l’esame del compendio posto all’attenzione del collegio ha messo in luce circostanze ed elementi di fatto che, letti unitariamente, consentono di ritenere che il Fondacaro sia tuttora soggetto socialmente pericoloso in quanto abitualmente dedito a traffici delittuosi e che vive almeno in parte con i proventi di tali attività delittuose”. Sul versante patrimoniale è stata accertata l’assenza in capo al prevenuto e ai familiari e conviventi, di risorse lecite idonee a giustificare investimenti di grossa entità e rilevata, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto, che ricomprenderebbe anche società e beni immobili intestati a dei prestanome. Il provvedimento di confisca adottato a carico di Fondacaro è stata disposto nei confronti di un patrimonio riconducibile allo stesso, stimato in circa 30 milioni di euro, tra cui figurano:
il patrimonio aziendale e le quote sociali di cinque società con sede in Roma, Ardea (Roma) e Mazara del Vallo (TP), di cui tre operanti nel settore sanitario: “Florida 78 srl”, “Faf srl”, “Analisi Cliniche Chimiche Fondacaro dr. Marcello di Giacalone Vito & C.snc” e due nel settore immobiliare ed edilizio “Gruppo CM srl” e “Capo Vaticano srl”;
circa 25.000 mq di terreno edificabile, di cui circa 22.000 mq a Ricadi (VV) in zona di rilevantissimo interesse turistico e i restanti appezzamenti ad Ardea (Roma);
quattro appartamenti e un box garage siti ad Ardea, Gioia Tauro e Mazara del Vallo;
un’autovettura adibita ad uso personale;
disponibilità finanziarie aziendali e personali.
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