Operazione “All Inside 3” Emerge che il clan dei Pesce e quello dei Bellocco "costituiscano tuttora due poli intorno ai quali gravitano altre cosche, ad esse collegate sia da legami di parentela che da cointeressenze affaristiche". L’attrito tra le cosche Pesce-Sabatino e Bellocco-Ascone impegnate nel traffico di sostanze stupefacenti e di armi da fuoco anche da guerra, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e favoreggiamento di latitanti è stato abilmente gestito fra le parti interessate, in nome del business. I particolari dell’operazione sono stati resi noti agli organi d’informazione nel corso di una conferenza stampa, tenuta presso questo Comando dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, dott. Federico Cafiero de Raho e dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, dott. Michele Prestipino Giarritta
QUELL’OMICIDIO FRETTOLOSO ED IRRAZIONALE DI DOMENICO SABATINO, FONTE DI GUAI INFINITI PER IL LOCALE DI ‘NDRANGHETA DEI PESCE-BELLOCCO-ASCONE-PISANO & COMPANY
I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi, hanno eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria Domenico Santoro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore capo della Repubblica Federico Cafiero De Raho nei confronti di 23 soggetti, appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “ASCONE”, operante a Rosarno (RC) e territori limitrofi, responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis) e reati collegati tipici dei sodalizi criminali: Alessandro Ascone, 41 anni; Antonio Ascone, 59 anni; Francesco Ascone, 49 anni; Gioacchino Ascone, 27 anni; Michele Junior Ascone, 29 anni; Michele Ascone, 34 anni; Salvatore Ascone, 55 anni; Vincenzo Ascone, 33 anni; Antonio Bellocco, 25 anni; Gioacchino Bonarrigo, 29 anni; Giuseppe Bonarrigo, 26 anni; Nicola Bonarrigo, 49 anni; Damiano Consiglio, 25 anni; Carmela Fiumara, 53 anni; Francesco Fiumara, 44 anni; Vincenzo Fiumara, 32 anni; Damiano Furuli, 60 anni; Rocco Furuli, 26 anni; Angelo Giordano, 25 anni; Francesca Marfea, 47 anni; Aldo Nasso, 27 anni; Rocco Scarcella, 38 anni; Angelina Ascone 45 anni (arresti domiciliari
Domenico Salvatore
ROSARNO (RC)-Lo Stato c’è ed è forte; presente e pressante la sua azione contro la mafia, la corruzione ed il malaffare. I risultati raggiunti in provincia di Reggio Calabria, sono sotto gli occhi di tutti; a dir poco ‘eccellenti’. Grazie al lavoro importantissimo, che stanno conducendo i magistrati di Reggio Calabria che, non a caso, sono diventati spesso oggetto di minacce e intimidazioni, non solo da parte della mafia; alle forze di polizia ecc.. ‘ndrine, condannate a migliaia di anni di galera; certezza della pena; beni mobili ed immobili per miliardi di euri sequestrati e confiscati. Autentiche mazzate da togliere il fiato. Ben al di là, delle parole del procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, che in conferenza stampa, sorprende la marea di giornalisti e cine-foto-operatori, accorsi come sempre per informarsi ed informare. Respinge con forza le chiacchiere di bizolo e blinda il suo Ufficio:”La Procura della Repubblica è unita, compatta e coesa”Non gli fanno difetto eloquenza, retorica, dialettica ed oratoria al nuovo capo della DDA cediriana. Con un’audacia insospettabile ed un sornione giro di parole, offre all’uditorio colto di sorpresa, un malcelato tentativo di indottrinare i giornalisti sull’arte di informare e comunicare.
Ha mostrato i denti ed i muscoli. Gli ultimi articoli di giornale, gli hanno causato problemi, prossimi all’ emicrania, inappetenza, acidità di stomaco; per la depressione se e quando, c’è tutto il tempo. Così è, se vi pare. Non disdegneremo i suoi “saggi consigli”. Tuttavia, non abbandoneremo i nostri, neppure per un istante; e nemmeno, per tutto l’oro del mondo. A prescindere dai consigli a tenere la schiena dritta, formulati da Karol Wojtyla e Carlo Azeglio Ciampi. Il CSM, gli fece il dono della Procura della Repubblica, più prestigiosa, in questo momento storico. Una sorta di vaso di Pandora; periodicamente scoperchiato ad orologeria, ma non chiamatelo “stagione dei veleni”. Entra in argomento con un preambolo, ancor più sorprendente sul pentito-testimone di giustizia Nino Lo Giudice, al centro del dibattito nazionale….”Ciò che si legge sui giornali, non intaccherà, l’obiettività, l’imparzialità, l’equilibrio di questa Procura della Repubblica…Adempiremo a tutti i nostri dveri, poi sarà il Tribunale di Catanzaro a decidere; se non quello di Perugia”. Le faide per il potere a Rosarno, sono di casa. A parte quella fra i Cunsolo e gli Scriva, che inizia nel 1949 con l'omicidio di Giuseppe Scriva per mano di Salvatore Cunsolo; la faida si concluderà senza vincitor né vinti. I mafiosi si fanno giustizia da sé, ma quando li ‘becca’ la Giustizia dello Stato sono dolori. Come il mezzo millennio di anni di reclusioni ed oltre, inflitti in Appello, nel mese di maggio 2013, al clan dei Pesce, per l’Operazione “All Inside 1”.
A parte, il sequestro di beni mobili ed immobili nell’ordine dei miliardi di euri…Giuseppa BONARRIGO,1 anno e 8 mesi; Francesco D’AGOSTINO, 19 anni e 6 mei; Angela FERRARO, 13 anni 5 m. e 10 gg; Giuseppe FERRARO, 26anni (30 anni);Mario FERRARO, 17anni (25 anni); Giuseppe FILARDO, 16anni (14 anni); Andrea FORTUGNO, 9 anni e 8 m. ; Domenico FORTUGNO, 16anni ; Giuseppe GAGLIOTI, 13anni ; Domenico LEOTTA, 16 anni e 10 mesi; Claudio LUCIA, 17 anni e 10 mesi; Carmelo LUCIANO, 12 anni e 6 mesi ; Roberto MATALONE, 13 anni e 10 mesi; Giuseppe MAZZEO, 2 anni e 8 mesi; Yuri ODIERNA, 12anni ;Mario PALAIA, 10anni; Rocco PALAIA, 21 anni e 2 mesi; Antonino PESCEcl. ’53, 28 anni; Francesco PESCE cl. ’79,1 2anni; Francesco PESCE cl. ’84, 21 anni;Francesco PESCE cl. ’87, 12anni; Francesco PESCE cl. ’88, 1 anno e 4 mesi; Giuseppe Pesce, 16anni; Giuseppina PESCE, 4 anni e 4 mesi; Marcello PESCE, 15 anni e 6 mesi; Maria Grazia PESCE, 7anni ; Marina PESCE,12 anni e 10 mesi; Rocco PESCE cl. ’84, 12anni ; Salvatore PESCE, 27 anni e 7 mesi; Vincenzo PESCE cl. ’86, 16 anni e 8 mesi; Alberto PETULLÀ, 13anni ;Salvatore RACHELE, 2 anni e 8 mesi; Franco RAO,17anni; Rocco RAO, 16anni; Serenella Fedele RUSTICO, 2 anni e 6 mesi; Domenico SIBIO, 12anni; Maria STANGANELLI, 7anni; Antonino TIRINTINO, 2 anni e 6 mesi; Domenico VARRÀ, 16 anni e 4 mesi; Michelangelo ZAGAMI, 2 anni e 6 mesi; Ma non soltanto l’operazione (e processo) All Inside 1…
una’operazione in sinergìa fra i Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria con il coordinamento della Dda reggina….una quarantina i fermi disposti dai sostituti procuratori Roberto Di Palma, Adriana Fimiani, Giuseppe Bontempo, Alessandra Cerreti e Stefano Musolino, pm a Palmi, applicato alla Dda di Reggio. Un’indagine da manuale, diretta dal procuratore capo della DDA del tempo Giuseppe Pignatone; coordinata dal procuratore aggiunto, Michele Prestipino Giarritta, che ha la delega per le inchieste riguardanti la fascia tirrenica …Una radio abusiva per far circolare messaggi; direttive camuffate tra una canzone e l`altra per aggirare il 41 bis; una donna cassiere della cosca per gestire la ‘bacinella’. L’inizio della fine di tutto, secondo gli esperti, prende le mosse dall’omicidio di Domenico Sabatino, 34 anni, sorvegliato speciale, indicato dagli inquirenti come elemento affiliato alla cosca Pesce. Il boss, venne ucciso, l’8 ottobre 2006, in un agguato a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria; raggiunto da alcuni colpi di pistola, mentre si trovava alla guida di un'auto-scooter e stava percorrendo la strada principale del paese . Alcuni mammasantissima della ‘ndrangheta, tra cui: Domenico Leotta, Domenico Arena, Roberto Madalone, fedelissimi di Francesco Pesce, inteso ”Ciccio Testuni”, ben sostenuti dalla cosca Mancuso di Limbadi-Nicotera; tutti arrestati, si adoperarono per spezzare la spirale della faida, che gà aveva mietuto le prime vittime…
Domenico Ascone ed il tentato omicidio di Francesco Ascone. Gl’ inquirenti (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza) sono riusciti a individuare un avvicinamento, tra i clan dei Pesce e dei Bellocco, sancito dal matrimonio, avvenuto nel maggio 2009, tra Giuseppe Pesce e una donna della famiglia Bellocco… Insegnare l’arte dell’essere mafioso… Quelle intercettazioni telefoniche ed ambientali sul senso di appartenenza alla ‘ndrangheta… Antonino Pesce al figlio Francesco: “Vedi che queste parole non devi scordarle: quel vecchio una volta li ha chiamati, a tutti al bosco. E ve lo ha detto mio padre, vi ha avvertito che quello che se ne è andato ha lasciato dignità, onestà e ammirazione di tutti e noi la dobbiamo portare avanti”. Ed ancora… “Ciccio tu la devi smettere… Tu pensa che io ho la possibilità di fare venire la fine del mondo… Io in ogni paese ho fatto un favore… ogni paese… uno a paese ce l’ho sai che faccio venire… la fine del mondo… non c’è niente per nessuno”… Il sistema di potere mafioso, che appariva immutabile, ed eterno mostra tutte quante le sue crepe. Sebbene dapprima il pentito Pino Scriva e successivamente Giuseppe Valarioti, un comunista integrale che aveva fatto della lotta contro la cosca dei Pesce, padroni indiscussi di Rosarno, la sua ragione d'essere, professore delle scuole cittadine, segretario del PCI e consigliere comunale, avesse tentato di estirpare, se non di scardinare quella “Gramigna”.
Dirigente del PCI sempre accanto agli operai, braccianti agricoli, studenti per tutelare i diritti, il lavoro, lo sviluppo sociale-culturale-economico della Piana di Gioia Tauro e della Calabria e contrastare lo strapotere 'ndranghetista e del malaffare politico-istituzionale che opprimevano le speranze di cambiamento della Calabria, venne assassinato in un agguato mafioso (a colpi di lupara) di matrice tuttora oscura l'11 giugno 1980; fonte Wikipedia, al termine di una cena tenuta insieme ai compagni di partito per festeggiare una vittoria elettorale il sindaco-coraggio Giuseppe ‘Pino’Lavorato si scagliasse a viso aperto contro i mafiosi. Poi venne la ‘sindachessa’-coraggio Elisabetta Tripodi, che non esita a confiscare la casa della madre del «Pirata»; e quel 12 dicembre 2008, quando alcuni spari feriscono alle gambe due raccoglitori di arance, che tornano dalla giornata di lavoro: è la rivolta degli africani. Infine le dichiarazioni di una donna dei Pesce, testimone di giustizia. Per la prima volta una figlia fa condannare il padre. La conferenza stampa di stamani. Hanno parlato anche il procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta. Un magistrato unanimemente stimato ed apprezzato per la professionalità, esperienza e competenza, ma anche per la disponibilità al dialogo ed al confronto delle idee. Una risorsa, davvero provvidenziale per la Calabria e per la Giustizia. Il procuratore aggiunto della DDA (Area Tirrenica), ha fatto uno speed flash back della storia della ‘ndrangheta di Rosarno, relativa alle operazioni contro il clan dei Pesce-Bellocco-Ascone-Pisano e satelliti vari.
La faida sotterranea, tra le varie anime delle cosche è stata sanata. Sebbene ogni tanto, ci scappi il morto. Tipo, l’omicidio di Francesco Giovinazzo, 31 anni, gia’ noto alle forze dell’ordine; arrestato nell’ambito dell’operazione della DDA di Reggio Calabria “All inside 2″ contro la potente cosca Pesce di Rosarno; ammazzato il 7 luglio 2011, in contrada ‘Carrozza’, in aperta campagna, nella masseria di suo padre con un colpo di pistola. Come hanno accertato le indagini, condotte dai Carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, sotto la direzione del Capitano Ivan Boracchia. Questo il comunicato ufficiale…” Il 13 giugno 2013, nelle province di Reggio Calabria, Milano, Monza e Verona, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 23 persone[1], appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “ASCONE”, operante a Rosarno (RC) e territori limitrofi, responsabili a vario titolo di:
- associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 c.p.);
- concorso in favoreggiamento personale aggravato dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110, 378 c.p. e art. 7 legge 203/91);
- danneggiamento aggravato dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 635 c.p. comma 2 n. 3 e art. 7 legge 203/91);
- rapina aggravata dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 628 c.p. commi 1 e 3 nn. 1 e 3 e art. 7 legge 203/91);
- concorso in ricettazione aggravata dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110 e 648 c.p. - art. 7 legge 203/91);
- concorso in intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 12 quinquies legge 356/92 e art. 7 legge 203/91);
- riciclaggio (art. 648 bis c.p.);
- fabbricazione, detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo e clandestine, detenzione illegale di munizioni per armi comuni da sparo e locazione e comodato di armi, aggravati dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 81 cpv. - 697 c.p. - 1 - 2 - 4 - 7 l. 895/1967 - 22 - 23 co. 2 - 3 - 4 l. 110/1975 - art. 7 legge 203/91);- spaccio in concorso di sostanze stupefacenti del tipo cannabis indica, eroina, cocaina (art. L’indagine, avviata nel 2006 a seguito dell’omicidio di SABATINO Domenico [soggetto organicamente inserito nel sodalizio criminale di ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “PESCE” radicata nella città di Rosarno (RC)] rientra in una più ampia attività investigativa sviluppata dai Carabinieri e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti delle cosche di ‘ndrangheta operanti nel territorio della città di Rosarno (RC), che ha già portato all’esecuzione delle operazioni All Inside 1 e 2 ed al sequestro di numerosi beni per un importo complessivo di oltre 230 milioni di Euro con le operazioni All Clean 1 e 2.L’attività investigativa ha fornito uno spaccato degli assetti criminali esistenti a Rosarno, documentando gli equilibri - peraltro precari - tra i soggetti appartenenti alle diverse cosche. In particolare, le acquisizioni investigative hanno evidenziato le dinamiche criminali di due delle più importanti associazioni mafiose imperanti sul territorio di Rosarno con ramificazioni transnazionali, oltre che su tutto il territorio nazionale: i “PESCE” ed i “BELLOCCO”.Si è accertato come i “PESCE” ed i “BELLOCCO” costituiscano tuttora due poli intorno ai quali gravitano altre cosche, ad esse collegate sia da legami di parentela che da cointeressenze affaristiche. È emerso che non si tratta di poli contrapposti, ma ognuno dei due sodalizi costituisce baricentro di interessi di tipo economico e criminale e, anche in presenza di sovrapposizione di interessi, le due articolazioni territoriali della ‘ndrangheta si sono adoperate per evitare che si creassero fratture ed anzi sono intervenute per ricomporre gli attriti creatisi tra le cosche satelliti. È il caso delle vicende che hanno riguardato le cosche “ASCONE” e “SABATINO”, rispettivamente legate ai “BELLOCCO” ed ai “PESCE”. In relazione a ciò, questi ultimi sono stati i principali artefici delle azioni di fuoco subite dagli ASCONE.Nel corso dell’attività investigativa, proprio dal monitoraggio e dal controllo dei componenti della famiglia ASCONE, sono emersi tratti salienti e connotati del sodalizio cui fanno parte ovvero il “gruppo BELLOCCO”, con specifico riferimento alla frangia costituita dagli “ASCONE”.
I termini utilizzati, emersi nel corso delle intercettazioni, sono inequivocabili: si parla del “battesimo” di ASCONE Vincenzo; si delineano le figure apicali caratterizzate da capacità decisionale, con specifico riferimento a BELLOCCO Domenico, ASCONE Antonio e ad suoi figli Michele e Vincenzo; vengono indicate le alleanze tra le famiglie (e i relativi legami di parentela e/o di comparatico); vengono circoscritti i territori assoggettati al loro controllo; emerge la spartizione degli interessi economici sul territorio.A proposito del “battesimo” di ASCONE Vincenzo, il detenuto, sottoposto ad intercettazione ambientale in carcere, così ha riferito a proposito del suo rito di affiliazione alla ‘ndrangheta: “a me, a me quando mi hanno battezzato con questo, mi disse: dovete camminare per i fatti vostri, che sei solo che gli zii tuoi non valgono niente, sai come te lo metti nella testa …(parla a basa voce)…. che le persone li conoscono quanto valgono”. I membri della cosca ASCONE si sono mostrati pienamente consapevoli dell’esistenza del sodalizio criminale al quale appartengono e volontariamente hanno mostrato condivisione nell’organizzazione e nell’assegnazione di ruoli e scopi. La reclusione all'interno di un istituto di pena è vista dagli affiliati alla cosca come una obbligatoria esperienza di vita per un mafioso, utile per crescere e maturare; così Rocco FURULI nel corso di un dialogo intercettato
“io dico, io dico, io non dico che io non cresco nella galera, qua e là, ma io dico che se capita, deve capitare per cose giuste, non voglio il male di quegli altri qua e là, e mi raccolgo qualche "garbo" per andare dentro il carcere, si o no, "garbo" non ne raccolgo niente, io dico se a uno gli tocca gli tocca farsela, ma che vai a farti tutto il coso, andando parlando assai ti atteggi di meno, e vedi che nella galera se sono cose che devono finire finiscono, anzi un onore deve essere che va in galera”.Nel corso delle intercettazioni, disposte da questa Direzione Distrettuale Antimafia, sono emersi in maniera chiara accenni e menzioni al rispetto dei ruoli, delle mansioni, dei rituali e delle tradizioni della ‘ndrangheta: “Quandu lu gallu canta si faci Iornu buon giornu Saggiu Cumpagnu”; “Grazie per la bontà che avete e vi do la santa notte saggio compagno e quando il gallo cantera e formata società non e buon giorno ricordatevi che il buon giorno si vede dal mattino no dal canto del gallo lo so che non hai avuto mai l'onore di mess con uno come me Cmq santa notte”; “Quali sono le doti di un picciotto”; “Io battezzo questo Locale, come lo battezzavano i nostri ...inc... cavalieri, con spade e spadini, bilance e misurini... in nome di San Michele Arcangelo, alzo gli occhi al cielo e vedo una stella polare ed è battezzato il Locale (ride)... e con parole di omertà”; “Allora stasera formate la società e poi secondo te potevo venire io co quei picciotti!”.
A conferire ufficialità e riscontro all’esistenza ed alla natura mafiosa della cosca ASCONE era l’esplosione della faida con la cosca PESCE risalente all’agosto del 2007. Le radici di tale conflitto, tuttavia, andavano individuate negli anni precedenti, allorquando veniva assassinato nel febbraio del 1999 Maurizio CANNIZZARO ed il fratello Domenico, ritenuti vicini al gruppo BELLOCCO-ASCONE. Tali uccisioni scatenarono una lunga serie di eventi sanguinosi, dall’attentato a Cosma PREITI, vicino ai PESCE, all’uccisione di D’AGOSTINO ed al tentato omicidio di GIOVINAZZO Francesco, culminando nell’agguato a SABATINO Domenico e nel tentato omicidio ai danni di Vincenzo ASCONE, sul lungomare di Nicotera. La fase culminante si registrava in occasione dell’omicidio di Domenico SABATINO nell’ottobre del 2006 ed alla risposta sapientemente preparata dai PESCE e concretizzatasi nel momento opportuno, ovvero quando BELLOCCO Giuseppe vero e proprio protettore di Vincenzo ASCONE - suo uomo di fiducia - era stato tratto da poco in arresto e ASCONE aveva pertanto perso chi potesse garantire per la sua vita. La cronologia degli eventi omicidiari ed il “botta e risposta” tra i PESCE e gli ASCONE originatisi - come detto - in occasione dell’uccisione di Maurizio CANNIZZARO, ha permesso di delineare la struttura organizzativa ed il modus operandi degli ASCONE e la loro intima connessione con i BELLOCCO.Le principali attività illecite del sodalizio si sono manifestate nel traffico di sostanze stupefacenti e di armi, con il successivo investimento dei relativi proventi nell’acquisto di mezzi di trasporto, merci ed altri beni mobili ed immobili.
Tra le prerogative e le capacità criminali emerse dalle indagini a carico della cosca “ASCONE” si appurava, oltre alla disponibilità di armi e droga, anche una prepotente infiltrazione nel tessuto economico rosarnese, tradottosi soprattutto nell’accaparramento del settore dei trasporti.Sempre nel corso dell’attività coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, i Carabinieri si sono occupati anche delle ricerche del latitante Vincenzo ASCONE, figlio di Antonio ASCONE, che è stato latitante dal luglio del 2005 al 10 agosto del 2007, data in cui veniva tratto in arresto a seguito di un grave agguato mafioso mentre si trovava sul lungomare di Nicotera unitamente al cugino Aldo NASSO. Le investigazioni permettevano di accertare che Vincenzo ASCONE, sia durante la latitanza che dopo il suo arresto, occupava un ruolo di primo piano in seno al braccio armato ed operativo della cosca ASCONE, in particolare nel settore dell’approvvigionamento di armi, munizioni e sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini, peraltro finalizzate alla sua cattura, venivano rinvenuti un bunker e due covi utilizzati dall’ASCONE, nonché documenti falsi ed un consistente numero di armi da guerra, sia occultate sotto terra che nella pronta disponibilità degli affiliati al gruppo criminale, nonché un ingente quantitativo di sostanza stupefacente.Nel corso dell’operazione odierna sono stati impiegati oltre 200 Carabinieri, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori, dell’8° Nucleo Elicotteri e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia.
Reggio Calabria 13 giugno 2013
Il Procuratore Aggiunto Il Procuratore della Repubblica
Michele Prestipino Giarritta Federico Cafiero de Raho”
Nelle more, si è parlato pure del caso “Alberto Cisterna”, di cui si sta occupando anche la stampa nazionale. L’ex procuratore nazionale aggiunto della DNA, in predicato di andare a dirigere la Procura di Ancona, avendo vinto il ricorso al TAR, attende il via libera dal CSM. Cisterna, che non si è ritenuto affatto soddisfatto dell’archiviazione della Procura di Reggio Calabria; e che anzi, invoca il regolare processo. La palla al balzo, ovvero la patata bollente del memoriale di Nino Lo Giudice, passa ora nelle mani del procuratore capo della DDA di Catanzaro, competente per legittima suspicione; se non in quelle del procuratore capo di Perugia.
Tuttavia il procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, precisa:” La Procura, ha il compito di contrastare le irregolarità di rilievo penale; la Procura, continuerà a muoversi in modo coeso e continuerà a osservare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, come quello che vede tutti eguali di fronte alla legge. Ciò che si legge sui giornali in questi giorni non toccherà minimamente l'imparzialità dell’ufficio che ho l’onore di dirigere, così come l’efficienza e il suo equilibrio. Il memoriale di Lo Giudice innanzitutto è indirizzato anche al procuratore della Repubblica di Catanzaro, che dovrebbe già averlo ricevuto, tuttavia stiamo formando due fascicoli, uno andrà a Perugia e uno a Catanzaro. Dovranno verificare la procura di Perugia e quella di Catanzaro, noi siamo interessati soltanto per alcuni contenuti marginali anche perchè quei contenuti fanno sostanzialmente riferimento a un campo investigativo molto più ampio sul quale sta già indagando da tempo la procura di Reggio”. In conferenza stampa è stato chiesto pure, se gli Ascone possano essere ritenuti ufficialmente una cosca della ‘ndrangheta, Risultanza, che ancora non emerge dalla carte processuali. Domenico Salvatore
QUELL’OMICIDIO FRETTOLOSO ED IRRAZIONALE DI DOMENICO SABATINO, FONTE DI GUAI INFINITI PER IL LOCALE DI ‘NDRANGHETA DEI PESCE-BELLOCCO-ASCONE-PISANO & COMPANY
I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Lorenzo Falferi, hanno eseguito un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria Domenico Santoro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore capo della Repubblica Federico Cafiero De Raho nei confronti di 23 soggetti, appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “ASCONE”, operante a Rosarno (RC) e territori limitrofi, responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso (art. 416 bis) e reati collegati tipici dei sodalizi criminali: Alessandro Ascone, 41 anni; Antonio Ascone, 59 anni; Francesco Ascone, 49 anni; Gioacchino Ascone, 27 anni; Michele Junior Ascone, 29 anni; Michele Ascone, 34 anni; Salvatore Ascone, 55 anni; Vincenzo Ascone, 33 anni; Antonio Bellocco, 25 anni; Gioacchino Bonarrigo, 29 anni; Giuseppe Bonarrigo, 26 anni; Nicola Bonarrigo, 49 anni; Damiano Consiglio, 25 anni; Carmela Fiumara, 53 anni; Francesco Fiumara, 44 anni; Vincenzo Fiumara, 32 anni; Damiano Furuli, 60 anni; Rocco Furuli, 26 anni; Angelo Giordano, 25 anni; Francesca Marfea, 47 anni; Aldo Nasso, 27 anni; Rocco Scarcella, 38 anni; Angelina Ascone 45 anni (arresti domiciliari
Domenico Salvatore
ROSARNO (RC)-Lo Stato c’è ed è forte; presente e pressante la sua azione contro la mafia, la corruzione ed il malaffare. I risultati raggiunti in provincia di Reggio Calabria, sono sotto gli occhi di tutti; a dir poco ‘eccellenti’. Grazie al lavoro importantissimo, che stanno conducendo i magistrati di Reggio Calabria che, non a caso, sono diventati spesso oggetto di minacce e intimidazioni, non solo da parte della mafia; alle forze di polizia ecc.. ‘ndrine, condannate a migliaia di anni di galera; certezza della pena; beni mobili ed immobili per miliardi di euri sequestrati e confiscati. Autentiche mazzate da togliere il fiato. Ben al di là, delle parole del procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, che in conferenza stampa, sorprende la marea di giornalisti e cine-foto-operatori, accorsi come sempre per informarsi ed informare. Respinge con forza le chiacchiere di bizolo e blinda il suo Ufficio:”La Procura della Repubblica è unita, compatta e coesa”Non gli fanno difetto eloquenza, retorica, dialettica ed oratoria al nuovo capo della DDA cediriana. Con un’audacia insospettabile ed un sornione giro di parole, offre all’uditorio colto di sorpresa, un malcelato tentativo di indottrinare i giornalisti sull’arte di informare e comunicare.
Ha mostrato i denti ed i muscoli. Gli ultimi articoli di giornale, gli hanno causato problemi, prossimi all’ emicrania, inappetenza, acidità di stomaco; per la depressione se e quando, c’è tutto il tempo. Così è, se vi pare. Non disdegneremo i suoi “saggi consigli”. Tuttavia, non abbandoneremo i nostri, neppure per un istante; e nemmeno, per tutto l’oro del mondo. A prescindere dai consigli a tenere la schiena dritta, formulati da Karol Wojtyla e Carlo Azeglio Ciampi. Il CSM, gli fece il dono della Procura della Repubblica, più prestigiosa, in questo momento storico. Una sorta di vaso di Pandora; periodicamente scoperchiato ad orologeria, ma non chiamatelo “stagione dei veleni”. Entra in argomento con un preambolo, ancor più sorprendente sul pentito-testimone di giustizia Nino Lo Giudice, al centro del dibattito nazionale….”Ciò che si legge sui giornali, non intaccherà, l’obiettività, l’imparzialità, l’equilibrio di questa Procura della Repubblica…Adempiremo a tutti i nostri dveri, poi sarà il Tribunale di Catanzaro a decidere; se non quello di Perugia”. Le faide per il potere a Rosarno, sono di casa. A parte quella fra i Cunsolo e gli Scriva, che inizia nel 1949 con l'omicidio di Giuseppe Scriva per mano di Salvatore Cunsolo; la faida si concluderà senza vincitor né vinti. I mafiosi si fanno giustizia da sé, ma quando li ‘becca’ la Giustizia dello Stato sono dolori. Come il mezzo millennio di anni di reclusioni ed oltre, inflitti in Appello, nel mese di maggio 2013, al clan dei Pesce, per l’Operazione “All Inside 1”.
A parte, il sequestro di beni mobili ed immobili nell’ordine dei miliardi di euri…Giuseppa BONARRIGO,1 anno e 8 mesi; Francesco D’AGOSTINO, 19 anni e 6 mei; Angela FERRARO, 13 anni 5 m. e 10 gg; Giuseppe FERRARO, 26anni (30 anni);Mario FERRARO, 17anni (25 anni); Giuseppe FILARDO, 16anni (14 anni); Andrea FORTUGNO, 9 anni e 8 m. ; Domenico FORTUGNO, 16anni ; Giuseppe GAGLIOTI, 13anni ; Domenico LEOTTA, 16 anni e 10 mesi; Claudio LUCIA, 17 anni e 10 mesi; Carmelo LUCIANO, 12 anni e 6 mesi ; Roberto MATALONE, 13 anni e 10 mesi; Giuseppe MAZZEO, 2 anni e 8 mesi; Yuri ODIERNA, 12anni ;Mario PALAIA, 10anni; Rocco PALAIA, 21 anni e 2 mesi; Antonino PESCEcl. ’53, 28 anni; Francesco PESCE cl. ’79,1 2anni; Francesco PESCE cl. ’84, 21 anni;Francesco PESCE cl. ’87, 12anni; Francesco PESCE cl. ’88, 1 anno e 4 mesi; Giuseppe Pesce, 16anni; Giuseppina PESCE, 4 anni e 4 mesi; Marcello PESCE, 15 anni e 6 mesi; Maria Grazia PESCE, 7anni ; Marina PESCE,12 anni e 10 mesi; Rocco PESCE cl. ’84, 12anni ; Salvatore PESCE, 27 anni e 7 mesi; Vincenzo PESCE cl. ’86, 16 anni e 8 mesi; Alberto PETULLÀ, 13anni ;Salvatore RACHELE, 2 anni e 8 mesi; Franco RAO,17anni; Rocco RAO, 16anni; Serenella Fedele RUSTICO, 2 anni e 6 mesi; Domenico SIBIO, 12anni; Maria STANGANELLI, 7anni; Antonino TIRINTINO, 2 anni e 6 mesi; Domenico VARRÀ, 16 anni e 4 mesi; Michelangelo ZAGAMI, 2 anni e 6 mesi; Ma non soltanto l’operazione (e processo) All Inside 1…
una’operazione in sinergìa fra i Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria con il coordinamento della Dda reggina….una quarantina i fermi disposti dai sostituti procuratori Roberto Di Palma, Adriana Fimiani, Giuseppe Bontempo, Alessandra Cerreti e Stefano Musolino, pm a Palmi, applicato alla Dda di Reggio. Un’indagine da manuale, diretta dal procuratore capo della DDA del tempo Giuseppe Pignatone; coordinata dal procuratore aggiunto, Michele Prestipino Giarritta, che ha la delega per le inchieste riguardanti la fascia tirrenica …Una radio abusiva per far circolare messaggi; direttive camuffate tra una canzone e l`altra per aggirare il 41 bis; una donna cassiere della cosca per gestire la ‘bacinella’. L’inizio della fine di tutto, secondo gli esperti, prende le mosse dall’omicidio di Domenico Sabatino, 34 anni, sorvegliato speciale, indicato dagli inquirenti come elemento affiliato alla cosca Pesce. Il boss, venne ucciso, l’8 ottobre 2006, in un agguato a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria; raggiunto da alcuni colpi di pistola, mentre si trovava alla guida di un'auto-scooter e stava percorrendo la strada principale del paese . Alcuni mammasantissima della ‘ndrangheta, tra cui: Domenico Leotta, Domenico Arena, Roberto Madalone, fedelissimi di Francesco Pesce, inteso ”Ciccio Testuni”, ben sostenuti dalla cosca Mancuso di Limbadi-Nicotera; tutti arrestati, si adoperarono per spezzare la spirale della faida, che gà aveva mietuto le prime vittime…
Domenico Ascone ed il tentato omicidio di Francesco Ascone. Gl’ inquirenti (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza) sono riusciti a individuare un avvicinamento, tra i clan dei Pesce e dei Bellocco, sancito dal matrimonio, avvenuto nel maggio 2009, tra Giuseppe Pesce e una donna della famiglia Bellocco… Insegnare l’arte dell’essere mafioso… Quelle intercettazioni telefoniche ed ambientali sul senso di appartenenza alla ‘ndrangheta… Antonino Pesce al figlio Francesco: “Vedi che queste parole non devi scordarle: quel vecchio una volta li ha chiamati, a tutti al bosco. E ve lo ha detto mio padre, vi ha avvertito che quello che se ne è andato ha lasciato dignità, onestà e ammirazione di tutti e noi la dobbiamo portare avanti”. Ed ancora… “Ciccio tu la devi smettere… Tu pensa che io ho la possibilità di fare venire la fine del mondo… Io in ogni paese ho fatto un favore… ogni paese… uno a paese ce l’ho sai che faccio venire… la fine del mondo… non c’è niente per nessuno”… Il sistema di potere mafioso, che appariva immutabile, ed eterno mostra tutte quante le sue crepe. Sebbene dapprima il pentito Pino Scriva e successivamente Giuseppe Valarioti, un comunista integrale che aveva fatto della lotta contro la cosca dei Pesce, padroni indiscussi di Rosarno, la sua ragione d'essere, professore delle scuole cittadine, segretario del PCI e consigliere comunale, avesse tentato di estirpare, se non di scardinare quella “Gramigna”.
Dirigente del PCI sempre accanto agli operai, braccianti agricoli, studenti per tutelare i diritti, il lavoro, lo sviluppo sociale-culturale-economico della Piana di Gioia Tauro e della Calabria e contrastare lo strapotere 'ndranghetista e del malaffare politico-istituzionale che opprimevano le speranze di cambiamento della Calabria, venne assassinato in un agguato mafioso (a colpi di lupara) di matrice tuttora oscura l'11 giugno 1980; fonte Wikipedia, al termine di una cena tenuta insieme ai compagni di partito per festeggiare una vittoria elettorale il sindaco-coraggio Giuseppe ‘Pino’Lavorato si scagliasse a viso aperto contro i mafiosi. Poi venne la ‘sindachessa’-coraggio Elisabetta Tripodi, che non esita a confiscare la casa della madre del «Pirata»; e quel 12 dicembre 2008, quando alcuni spari feriscono alle gambe due raccoglitori di arance, che tornano dalla giornata di lavoro: è la rivolta degli africani. Infine le dichiarazioni di una donna dei Pesce, testimone di giustizia. Per la prima volta una figlia fa condannare il padre. La conferenza stampa di stamani. Hanno parlato anche il procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta. Un magistrato unanimemente stimato ed apprezzato per la professionalità, esperienza e competenza, ma anche per la disponibilità al dialogo ed al confronto delle idee. Una risorsa, davvero provvidenziale per la Calabria e per la Giustizia. Il procuratore aggiunto della DDA (Area Tirrenica), ha fatto uno speed flash back della storia della ‘ndrangheta di Rosarno, relativa alle operazioni contro il clan dei Pesce-Bellocco-Ascone-Pisano e satelliti vari.
La faida sotterranea, tra le varie anime delle cosche è stata sanata. Sebbene ogni tanto, ci scappi il morto. Tipo, l’omicidio di Francesco Giovinazzo, 31 anni, gia’ noto alle forze dell’ordine; arrestato nell’ambito dell’operazione della DDA di Reggio Calabria “All inside 2″ contro la potente cosca Pesce di Rosarno; ammazzato il 7 luglio 2011, in contrada ‘Carrozza’, in aperta campagna, nella masseria di suo padre con un colpo di pistola. Come hanno accertato le indagini, condotte dai Carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, sotto la direzione del Capitano Ivan Boracchia. Questo il comunicato ufficiale…” Il 13 giugno 2013, nelle province di Reggio Calabria, Milano, Monza e Verona, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 23 persone[1], appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “ASCONE”, operante a Rosarno (RC) e territori limitrofi, responsabili a vario titolo di:
- associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 c.p.);
- concorso in favoreggiamento personale aggravato dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110, 378 c.p. e art. 7 legge 203/91);
- danneggiamento aggravato dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 635 c.p. comma 2 n. 3 e art. 7 legge 203/91);
- rapina aggravata dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 628 c.p. commi 1 e 3 nn. 1 e 3 e art. 7 legge 203/91);
- concorso in ricettazione aggravata dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110 e 648 c.p. - art. 7 legge 203/91);
- concorso in intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 12 quinquies legge 356/92 e art. 7 legge 203/91);
- riciclaggio (art. 648 bis c.p.);
- fabbricazione, detenzione e porto illegale in luogo pubblico o aperto al pubblico di armi comuni da sparo e clandestine, detenzione illegale di munizioni per armi comuni da sparo e locazione e comodato di armi, aggravati dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 81 cpv. - 697 c.p. - 1 - 2 - 4 - 7 l. 895/1967 - 22 - 23 co. 2 - 3 - 4 l. 110/1975 - art. 7 legge 203/91);- spaccio in concorso di sostanze stupefacenti del tipo cannabis indica, eroina, cocaina (art. L’indagine, avviata nel 2006 a seguito dell’omicidio di SABATINO Domenico [soggetto organicamente inserito nel sodalizio criminale di ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “PESCE” radicata nella città di Rosarno (RC)] rientra in una più ampia attività investigativa sviluppata dai Carabinieri e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nei confronti delle cosche di ‘ndrangheta operanti nel territorio della città di Rosarno (RC), che ha già portato all’esecuzione delle operazioni All Inside 1 e 2 ed al sequestro di numerosi beni per un importo complessivo di oltre 230 milioni di Euro con le operazioni All Clean 1 e 2.L’attività investigativa ha fornito uno spaccato degli assetti criminali esistenti a Rosarno, documentando gli equilibri - peraltro precari - tra i soggetti appartenenti alle diverse cosche. In particolare, le acquisizioni investigative hanno evidenziato le dinamiche criminali di due delle più importanti associazioni mafiose imperanti sul territorio di Rosarno con ramificazioni transnazionali, oltre che su tutto il territorio nazionale: i “PESCE” ed i “BELLOCCO”.Si è accertato come i “PESCE” ed i “BELLOCCO” costituiscano tuttora due poli intorno ai quali gravitano altre cosche, ad esse collegate sia da legami di parentela che da cointeressenze affaristiche. È emerso che non si tratta di poli contrapposti, ma ognuno dei due sodalizi costituisce baricentro di interessi di tipo economico e criminale e, anche in presenza di sovrapposizione di interessi, le due articolazioni territoriali della ‘ndrangheta si sono adoperate per evitare che si creassero fratture ed anzi sono intervenute per ricomporre gli attriti creatisi tra le cosche satelliti. È il caso delle vicende che hanno riguardato le cosche “ASCONE” e “SABATINO”, rispettivamente legate ai “BELLOCCO” ed ai “PESCE”. In relazione a ciò, questi ultimi sono stati i principali artefici delle azioni di fuoco subite dagli ASCONE.Nel corso dell’attività investigativa, proprio dal monitoraggio e dal controllo dei componenti della famiglia ASCONE, sono emersi tratti salienti e connotati del sodalizio cui fanno parte ovvero il “gruppo BELLOCCO”, con specifico riferimento alla frangia costituita dagli “ASCONE”.
“io dico, io dico, io non dico che io non cresco nella galera, qua e là, ma io dico che se capita, deve capitare per cose giuste, non voglio il male di quegli altri qua e là, e mi raccolgo qualche "garbo" per andare dentro il carcere, si o no, "garbo" non ne raccolgo niente, io dico se a uno gli tocca gli tocca farsela, ma che vai a farti tutto il coso, andando parlando assai ti atteggi di meno, e vedi che nella galera se sono cose che devono finire finiscono, anzi un onore deve essere che va in galera”.Nel corso delle intercettazioni, disposte da questa Direzione Distrettuale Antimafia, sono emersi in maniera chiara accenni e menzioni al rispetto dei ruoli, delle mansioni, dei rituali e delle tradizioni della ‘ndrangheta: “Quandu lu gallu canta si faci Iornu buon giornu Saggiu Cumpagnu”; “Grazie per la bontà che avete e vi do la santa notte saggio compagno e quando il gallo cantera e formata società non e buon giorno ricordatevi che il buon giorno si vede dal mattino no dal canto del gallo lo so che non hai avuto mai l'onore di mess con uno come me Cmq santa notte”; “Quali sono le doti di un picciotto”; “Io battezzo questo Locale, come lo battezzavano i nostri ...inc... cavalieri, con spade e spadini, bilance e misurini... in nome di San Michele Arcangelo, alzo gli occhi al cielo e vedo una stella polare ed è battezzato il Locale (ride)... e con parole di omertà”; “Allora stasera formate la società e poi secondo te potevo venire io co quei picciotti!”.
A conferire ufficialità e riscontro all’esistenza ed alla natura mafiosa della cosca ASCONE era l’esplosione della faida con la cosca PESCE risalente all’agosto del 2007. Le radici di tale conflitto, tuttavia, andavano individuate negli anni precedenti, allorquando veniva assassinato nel febbraio del 1999 Maurizio CANNIZZARO ed il fratello Domenico, ritenuti vicini al gruppo BELLOCCO-ASCONE. Tali uccisioni scatenarono una lunga serie di eventi sanguinosi, dall’attentato a Cosma PREITI, vicino ai PESCE, all’uccisione di D’AGOSTINO ed al tentato omicidio di GIOVINAZZO Francesco, culminando nell’agguato a SABATINO Domenico e nel tentato omicidio ai danni di Vincenzo ASCONE, sul lungomare di Nicotera. La fase culminante si registrava in occasione dell’omicidio di Domenico SABATINO nell’ottobre del 2006 ed alla risposta sapientemente preparata dai PESCE e concretizzatasi nel momento opportuno, ovvero quando BELLOCCO Giuseppe vero e proprio protettore di Vincenzo ASCONE - suo uomo di fiducia - era stato tratto da poco in arresto e ASCONE aveva pertanto perso chi potesse garantire per la sua vita. La cronologia degli eventi omicidiari ed il “botta e risposta” tra i PESCE e gli ASCONE originatisi - come detto - in occasione dell’uccisione di Maurizio CANNIZZARO, ha permesso di delineare la struttura organizzativa ed il modus operandi degli ASCONE e la loro intima connessione con i BELLOCCO.Le principali attività illecite del sodalizio si sono manifestate nel traffico di sostanze stupefacenti e di armi, con il successivo investimento dei relativi proventi nell’acquisto di mezzi di trasporto, merci ed altri beni mobili ed immobili.
Tra le prerogative e le capacità criminali emerse dalle indagini a carico della cosca “ASCONE” si appurava, oltre alla disponibilità di armi e droga, anche una prepotente infiltrazione nel tessuto economico rosarnese, tradottosi soprattutto nell’accaparramento del settore dei trasporti.Sempre nel corso dell’attività coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, i Carabinieri si sono occupati anche delle ricerche del latitante Vincenzo ASCONE, figlio di Antonio ASCONE, che è stato latitante dal luglio del 2005 al 10 agosto del 2007, data in cui veniva tratto in arresto a seguito di un grave agguato mafioso mentre si trovava sul lungomare di Nicotera unitamente al cugino Aldo NASSO. Le investigazioni permettevano di accertare che Vincenzo ASCONE, sia durante la latitanza che dopo il suo arresto, occupava un ruolo di primo piano in seno al braccio armato ed operativo della cosca ASCONE, in particolare nel settore dell’approvvigionamento di armi, munizioni e sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini, peraltro finalizzate alla sua cattura, venivano rinvenuti un bunker e due covi utilizzati dall’ASCONE, nonché documenti falsi ed un consistente numero di armi da guerra, sia occultate sotto terra che nella pronta disponibilità degli affiliati al gruppo criminale, nonché un ingente quantitativo di sostanza stupefacente.Nel corso dell’operazione odierna sono stati impiegati oltre 200 Carabinieri, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori, dell’8° Nucleo Elicotteri e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia.
Reggio Calabria 13 giugno 2013
Il Procuratore Aggiunto Il Procuratore della Repubblica
Michele Prestipino Giarritta Federico Cafiero de Raho”
Nelle more, si è parlato pure del caso “Alberto Cisterna”, di cui si sta occupando anche la stampa nazionale. L’ex procuratore nazionale aggiunto della DNA, in predicato di andare a dirigere la Procura di Ancona, avendo vinto il ricorso al TAR, attende il via libera dal CSM. Cisterna, che non si è ritenuto affatto soddisfatto dell’archiviazione della Procura di Reggio Calabria; e che anzi, invoca il regolare processo. La palla al balzo, ovvero la patata bollente del memoriale di Nino Lo Giudice, passa ora nelle mani del procuratore capo della DDA di Catanzaro, competente per legittima suspicione; se non in quelle del procuratore capo di Perugia.
Tuttavia il procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, precisa:” La Procura, ha il compito di contrastare le irregolarità di rilievo penale; la Procura, continuerà a muoversi in modo coeso e continuerà a osservare il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, come quello che vede tutti eguali di fronte alla legge. Ciò che si legge sui giornali in questi giorni non toccherà minimamente l'imparzialità dell’ufficio che ho l’onore di dirigere, così come l’efficienza e il suo equilibrio. Il memoriale di Lo Giudice innanzitutto è indirizzato anche al procuratore della Repubblica di Catanzaro, che dovrebbe già averlo ricevuto, tuttavia stiamo formando due fascicoli, uno andrà a Perugia e uno a Catanzaro. Dovranno verificare la procura di Perugia e quella di Catanzaro, noi siamo interessati soltanto per alcuni contenuti marginali anche perchè quei contenuti fanno sostanzialmente riferimento a un campo investigativo molto più ampio sul quale sta già indagando da tempo la procura di Reggio”. In conferenza stampa è stato chiesto pure, se gli Ascone possano essere ritenuti ufficialmente una cosca della ‘ndrangheta, Risultanza, che ancora non emerge dalla carte processuali. Domenico Salvatore









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