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Non sparate sui poliziotti​, arrestati a Roma per stupro, furto e mazzetta.

Questura di Roma.
Stupri e mazzette, arrestati 4 poliziotti a Roma. Due ispettori, un sovrintendente e un assistente della Polizia in servizio alla Questura di Roma. Denuncia da commerciante straniero.

NON SPARATE SULLA POLIZIA DI STATO!
 
Domenico Salvatore
 
LA NOTIZIA DELL’ANSA
 
ROMA - Stupri, furti e mazzette da commercianti. Per questo motivo quattro agenti di polizia in servizio nella Questura di Roma sono stati arrestati stamani dalla squadra mobile della capitale.
Si tratta di due ispettori, un sovrintendente ed un assistente della Polizia di Stato accusati di violenza sessuale, corruzione, falso e furto. In particolare, sono ritenuti responsabili di aver trafugato, nel 2009 e 2010, quando prestavano servizio presso la Squadra Mobile, somme di denaro ad alcuni commercianti stranieri e di aver preteso elargizioni in cambio di mancate denunce. Le accuse di stupro riguarderebbero violenze sessuali ai danni di prostitute.
 
POLIZIOTTI ARRESTATI: LA DENUNCIA DA COMMERCIANTE STRANIERO - A portare all'arresto dei quattro poliziotti una denuncia presentata da un commerciante straniero che mesi fa raccontò in Procura dei soprusi subiti dai quattro che erano diventati un po' il terrore dei negozianti stranieri di Roma. I quattro indossavano sempre la divisa, anzi, a dire del denunciante, la usavano proprio per tenere sotto scacco le vittime. L'uomo parlò di vessazioni continue nonostante fosse in regola con i vari permessi sulla sua attività, raccontò di veri e propri furti che i quattro facevano nei negozi che andavano a controllare e di come minacciavano i negozianti anche stilando denunce false. I quattro inoltre chiedevano soldi, vere mazzette di migliaia di euro, minacciando i negozianti di fargli chiudere l'attività.
 
POLIZIOTTI ARRESTATI: ACCUSATI ANCHE DI STUPRI PROSTITUTE - I quattro poliziotti arrestati oggi a Roma avrebbero anche stuprato alcune prostitute sotto la minaccia di arrestarle. Anche in questo caso i quattro 'usavano' la divisa per intimorire le vittime. A volte addirittura le manette. I quattro erano in servizio presso la Squadra Mobile ma durante l'inchiesta sono stati trasferiti in ufficio.
 
IL COMMENTO
 
Renato Cortese, dirigente della Squadra Mobile di Roma.
Il capo della Squadra Mobile di Roma, Vittorio Rizzi, nel lustro romano, aveva lavorato bene e per questo gli  erano spiovuti attestati di benemerenza e riconoscimenti a go-go. Compreso quello del sindaco della Città Eterna, Gianni Alemanno…”Dopo quattro anni di lavoro quotidiano in comune, posso dire che è stato per me un onore poter incontrare un uomo come Vittorio Rizzi, capo della Mobile romana. Una persona integerrima e trasparente ma, soprattutto, un investigatore straordinario. Il suo impegno per migliorare i livelli di sicurezza a Roma è stato costante, giornaliero, profondo e non poteva non conseguire quei successi che sono solo il frutto di questo lavoro duro. Il mio non è un ringraziamento di routine ma l’attestazione di una stima che Rizzi si è conquistato sul campo. A lui, quindi, va il mio grazie sentito e il grazie, soprattutto, della città. Rivolgo anche i miei auguri di buon lavoro a Renato Cortese, nuovo dirigente della Mobile, insieme al quale sono certo, che proseguirà il lavoro comune quotidiano”. Quel memorabile lavoro al servizio dello Stato e della collettività, non potrà di certo essere offuscato minimamente dalla vicenda di queste ore. Su 33 omicidi registrati nell’ anno precedente “oltre l’80%  sono stati risolti; i moventi, erano legati al traffico di droga, o erano moventi passionali. Un’operazione contro i quattro infedeli, portata a termine da quella stessa Squadra Mobile, che aveva diretto con impareggiabile maestria. Al posto di comando, c’è ora l’ex dirigente della S.M. di Reggio Calabria, Renato Cortese. 46enne originario di Santa Severina (Crotone),   “specialista” nella cattura dei latitanti; il suo successo più grande è stato l’arresto del mammasantissima Bernando Provenzano, inteso ‘U zu Binnu, capo dei capi della Cupola palermitana nel 2006. Prima Palermo, poi Reggio Calabria e ora Roma. Un caso che va stigmatizzato e, prove alla mano, condannato su due piedi. Le accuse sono pesanti. Tuttavia, non ce la sentiamo di sparare contro la Polizia di Stato. Non “perché” abbiamo paura di un’eventuale qualsiasi ritorsione, rappresaglia, ripicca e vendetta. Non è nel nostro dna. Non stiamo assolvendo nessuno. Non abbiamo questa delega, mansione, incarico, funzione e qualifica. Neppure facciamo parte del collegio di difesa, a nessun titolo. Essi verranno difesi, nelle sedi competenti, dai loro legali di fiducia. Neppure, in questa sede ci chiediamo “chi” abbia sbagliato tra i selezionatori delle prove psico-attitudinali o dei quiz e test; se non tra gli psicologi. Chi doveva vigilare, lo ha fatto con discrezione ed efficienza. Non per niente abbiamo la (quasi) migliore polizia al mondo. Infatti i “mariuoli” sono stati “pizzicati” con le mani sulla marmellata, arrestati e consegnati alla Giustizia, perché siano processati. Non è la prima volta e (temiamo) non sarà l’ultima. 

Il tradimento del giuramento, della Divisa, del Corpo, della Bandiera, della Patria? Dejà vu. 

Su queste stesse colonne, abbiamo denunziato a più riprese e qui ci ripetiamo, il miserabile stipendio delle forze di polizia. Quanti poliziotti, sono stati uccisi”nel compimento del loro dovere”! Perfino allo stadio, come Filippo Raciti e di scorta ai magistrati assassinati da Cosa Nostra; o come Fausto Dionisi, l'appuntato della polizia di Stato, medaglia d'oro al valor civile, ucciso il 20 gennaio 1978 dinanzi al carcere delle Murate da alcuni militanti di Prima Linea messi in fuga durante il vano tentativo di far evadere alcuni compagni. Il 4 marzo del 2005 moriva in Iraq Nicola Calipari, agente segreto italiano. Nato a Reggio Calabria il 23 giugno 1953, brillante funzionario della Polizia di Stato, coraggioso e scomodo per amore di verità. Dopo avere lavorato per 22 anni in posizioni di responsabilità a Genova, Cosenza, Roma, transitò nel 2002 al “Sismi” portandovi tutta la sua professionalità e generosità. ucciso a Baghdad da “fuoco amico” di soldati americani mentre portava in salvo una giornalista italiana di “rifondazione comunista” ivi sequestrata e da Lui liberata e protetta sino all’ultimo facendole scudo col suo corpo. Non sparate sulla Polizia di Stato. Non sparate sugli agenti, seppure(apparentemente) colpevoli. Non diciamo qui, che l’occasione faccia l’uomo ladro. E neppure che il bisogno, la necessità o la corruzione, abbiano spinto i quattro verso il baratro del tradimento; l’abisso della berlina; il burrone della gogna pubblica ( e privata). Le attenuanti generiche, vanno riconosciute, questa è la nostra opinione. Lo Stato, dovrebbe garantire ai tutori della sicurezza e dell’ordine pubblico, che rischiano la vita, ogni giorno, per dodici mesi all’anno, un congruo stipendio. Ci sarebbero meno tradimenti; meno tentazioni; meno sbandamenti. Sono stati arrestati dai loro stessi compagni. Chi rompe paga ed i cocci sono suoi! Colpevoli od innocenti? Questo lo ignoriamo!

Domenico Salvatore

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2 Commenti

  1. e noooooooooooo!!! Non cerchiamo di difendere gli indifendibili....per stuprare, bisogna essere proprio degli schifosi. Non facciamo di tutta un'erba un fascio...ma questi devono stare in galera!! La massima solidarietà agli appartenenti delle forze dell'ordine che se lo meritano...

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  2. Ridicolo. Vogliamo cercare attenuazioni sulla paga troppo bassa di chi sceglie la divisa? Allora graziamo chi per fame ruba e ci scappa il moto no? Massima solidarietà alle forze dell ordine per carità ma chi sbaglia e questi 4 infami hanno sbagliato,paga! Tanto piu che si sono avvalsi dei poteri della divisa. Il loro comportamento é indiscutibilmente marcio.

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