Egr.
Direttore Dell’ “La Repubblica
Sono costretto a replicare, con fermezza, ad un articolo
su Roccaforte del Greco (RC), a firma di Conchita Sannino pubblicato sul numero
del 31 Maggio 2013 del giornale da lei diretto. Il contenuto della nota stampa
è inaccettabile.
La giornalista, dopo aver trascorso poche ore in un paese
mai prima visto, frequentato e conosciuto, ha ritenuto di trarre delle
valutazioni, che ha espresso nella nota suddetta, tutte sbagliate,
approssimative ed offensive su di me e sul mio paese nativo.
Ha denigrato in modo subdolo ma ben chiaro il paese di
Roccaforte, facendolo apparire come soccombente ad un predominio Mafioso. Cosa
non vera.
Peraltro presuppone di trarre tale valutazione prendendo
spunto da una faida che negli anni scorsi avrebbe insanguinato il paese.
Ebbene, quella faida non è avvenuta a Roccaforte ma in un altro paese!
Nessun tecnico comunale e dirigente è stato arrestato per reati di mafia durante la mia amministrazione, ma ad essere arrestati sono stati i dirigenti dell’Ufficio Tecnico di una ben diversa Amministrazione Comunale. Pur essendo stato il Comune sciolto dal Ministero, va detto – e ciò è provato – che nessun appalto è stato sottoposto ad annullamento da parte di alcun Tribunale. Anzi vi è di più: NESSUN COMPONENTE dell’Amministrazione da me presieduta è stato condannato, sottoposto a procedimento penale.
Ci si domanda ad oggi perché il Ministero abbia disposto
lo scioglimento. L’Amministrazione Comunale da me presieduta aveva una forte componente
femminile e contrariamente a quanto appare nell’articolo di Repubblica avevano
dei ruoli amministrativi, etici, e socio-religiosi cardine nella Giunta: per
esempio una aveva la delega alle Attività Produttive; l’altra componente
svolgeva il ruolo di Assessore con delega a Bilancio e Finanze. Nei confronti
di quest’ultima il Ministero ha proposto l’incandidabilità come conseguenza
dello scioglimento ma il Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato la richiesta
ritenendo pienamente legittima e corretta la sua gestione dell’Assessorato. IO
STESSO COME SINDACO NON HO MAI AVUTO ALCUN PROCEDIMENTO PENALE NE’ AVVISO
INVESTIGATIVO! Nessuna delibera è stata annullata, censurata, oppure
contestata.
Ebbene evidenziare che durante il periodo della
sospensione amministrativa del comune di Roccaforte, i rappresentanti dello
Stato (Commissari Prefettizi) non hanno mai presentato un bilancio sociale del
loro lavoro e soprattutto a conclusione del loro mandato non hanno fornito una
linea politica e amministrativa quale modello educativo per un’azione di
trasparenza che era l’obiettivo della loro iniziale azione straordinaria.
Ma, la cosa più deplorevole che viene fuori dall’articolo
di Repubblica è lo spaccato di società che la giornalista allude subdolamente
ai lettori: un paese di fannulloni, nullafacenti e uomini da bar di paese del
Sud (questo si deduce quando la giornalista disegna i cittadini con lo stomaco
pieno come un otre per le tante bevute di birra). Quasi una figura di un popolo
inferiore; da abiurare; una figura tribale, arcaica, fuori dal tempo, accattoni
che vivono sulle spalle dello Stato, insomma come dei “terroni”. Ebbene Caro
Direttore, quei “terroni” allusi del bar di Roccaforte e mogli di quei
“terroni”, provano ogni giorno a capire come essere integrati nella societa’
calabrese, provano a capire ogni giorno come la Regione Calabria e lo Stato possano
veramente offrire LAVORO con trasparenza e merito, che purtroppo mancano tanto
nella Calabria. La sua Giornalista dovrebbe anche fare qualche dossier per
capire come lavoro e merito vengono erogati in Calabria e in Italia, non
sicuramente andando a “paparazzare” le strade storiche di un piccolo paese come
Roccaforte.
Forse la giornalista e i suoi suggeritori hanno molta
fantasia e magari per passare agli onori della gloria ha inventato un paese che
non c’è; invece i cittadini di Roccaforte sono persone perbene, degne e
meritevoli e per questo simili affermazioni rappresentano vilipendio di un
popolo che pure ha radici storiche e sociali nobili.
Anzi, francamente, appare davvero paradossale ed incongruente per un giornale di tale spessore e rilievo nazionale prendersela con un manipolo di vecchietti e cittadini deboli ed abbandonati, senza riferimenti istituzionali relegati in un piccolo paesino di montagna difficilissimo da raggiungere.
A Roccaforte è nato e vissuto uno dei più stimati
partigiani; li’ vivono ancora i suoi parenti; a Roccaforte si è formato il
nucleo più importante di battaglie contro i latifondisti/padroni, per
l’affermazione dei diritti dei braccianti agricoli e, semmai anzichè essere derisi
e infagati i cittadini di Roccaforte meritano di essere premiati perché grazie
a loro ancora la splendida montagna dell’Aspromonte si conserva nel tempo.
Nonostante le difficoltà siano enormi, Roccaforte è
abbandonata dallo Stato, dalle Istituzioni ed ormai si è ridotta ad un manipolo
di persone anziane che non si rassegnano ad abbandonare il paese in cui erano
nate, cresciute e dove persistono le loro tradizioni: Roccaforte è uno dei
paesi grecanici della Calabria.
Alle ultime elezioni i cittadini non sono andati a votare
(tendenza verificatasi recentemente anche in citta’ metropoli d’Italia), ma il
paese (Roccaforte) del Partigiano Perpiglia ha il diritto di scegliersi i
propri amministratori?
Prof. Ercole Nucera
(ex Sindaco di Roccaforte del Greco (Provincia di Reggio
Calabria), ex Assessore alla Pubblica Istruzione dell’Amministrazione
Provinciale di Centro Sinistra di Reggio Calabria)
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