Fondazione Politecnico ( presid.Giampio Bracchi ) per i 150 anni dell’ateneo
LA CULTURA POLITECNICA PER FAR USCIRE IL PAESE DALLA STAGNAZIONE
Colombo Clerici: “Una nuova classe dirigente che riproponga ai giovani un futuro”
Cosa non ha l’Italia rispetto ad altri Paesi avanzati per creare
impresa e lavoro indispensabili per la ripresa? Anche noi abbiamo banche, infrastrutture, università, industria: e allora perché gli altri marciano da vent’anni a ritmi multipli rispetto a noi mentre da
noi la ripresa, che sembrava alle porte, si è allontanata?
Se lo è chiesto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi uscendo dalla relazione ufficiale alla presentazione del volume “Il Politecnico di Milano e la formazione delle classi dirigenti nazionali e locali”
Evento organizzato dalla Fondazione Politecnico per i 150 anni dell’Ateneo
milanese, nonché per i propri primi 10 anni di attività.
Tentiamo una risposta. Perché l’Italia ha qualcosa in piu' rispetto ai Paesi citati: scarso senso dello stato, degrado politico, corruzione, evasione fiscale, criminalita' organizzata sul territorio.
Il volume, realizzato in collaborazione con il Centro per la cultura
d'impresa, mette in evidenza 100 grandi personalità, in particolare
ingegneri e architetti, che hanno lasciato un segno nella storia italiana, fondatori di grandi imprese come Giovanni Battista Pirelli, Agostino Rocca, Techint, Carlo Pesenti, Italcementi, architetti come Giovanni Muzio, Gio Ponti, Gae Aulenti, maestri del design come Achille Castiglioni e Marco Zanuso e personalità come Carlo Emilio Gadda e Fausto Melotti.
Talenti che dal Politecnico hanno contribuito
a formare la classe dirigente locale e nazionale, a costruire
l'industria lombarda e italiana e a disegnare nuovi assetti urbani e
territoriali.
"Dalla sua nascita, nel 1863, grazie all'impulso di Francesco Brioschi
che lo diresse per ben 34 anni, il Politecnico di Milano si è caratterizzato come scuola politecnica impegnata a far fronte ai
sempre nuovi bisogni creati dal progresso tecnico-scientifico e dallo
sviluppo industriale del Paese – ha detto il Rettore Giovanni Azzone.
Quando la crescita industriale della Lombardia e del Paese si fa più sicura il ruolo del Politecnico diviene sempre più incisivo: docenti e studenti fondano aziende, dirigono industrie, progettano territori, realizzano infrastrutture ed edifici. ... Al di là delle specifiche evoluzioni, delle difficoltà attraversate e dei successi raggiunti, il Politecnico ha sempre ragionato sulle modalità con le quali accompagnare e dove possibile precedere le esigenze del Paese".
“La missione di Fondazione Politecnico è favorire lo sviluppo delle imprese e della pubblica amministrazione attraverso la diffusione
dell'innovazione” spiega il suo Presidente, Giampio Bracchi.
"Voluta dall'Ateneo, dalle principali istituzioni di Milano e della Lombardia
e da importanti aziende per sostenere la ricerca dell'Ateneo e per contribuire all'innovazione del tessuto economico e
amministrativo .... ha operato per rendere più efficace la collaborazione dell'Università con le imprese e le pubbliche
amministrazioni, mobilitando risorse ed energie".
Ma è sul valore della “cultura politecnica” che insiste:
“Allo stesso tempo teorica e operativa, concepita al servizio della società, utile all'azione nella realtà e nella sua trasformazione. Questa visione implica un legame sempre più stretto tra ricerca e attività imprenditoriali: è da sempre vanto del Politecnico, e politica tenacemente perseguita, che gli istituti mantengano una stretta relazione operativa con industrie,
centri di ricerca privati e organizzazioni di settore".
Una funzione che, in epoca di globalizzazione, non si limita più al territorio, ma
che interagisce con il mondo.
Per questo i corsi in inglese, il 70% di
richieste di laureati dall’estero, i 5.000 studenti stranieri.
Andrea Silvestri del Centro per la cultura d’impresa, ha presentato la ricerca “Il Politecnico e la formazione delle classi dirigenti
nazionali”.
La tavola rotonda “Il rilancio possibile: il contributo della cultura politecnica” coordinata da Salvatore Carrubba,
presidente dell’Accademia di Brera ed editorialista, ha visto gli interventi di ex allievi del Politecnico che “hanno fatto strada”:
Mario Bellini, presidente di Mario Bellini Architect; Fabrizio Cotini, già presidente del Consiglio degli Studenti del Politecnico; Amedeo
Felica, amministratore delegato della Ferrari; Alberto Iperti, ceo di
Tenova (Techint); Carlo Purassanta, ceo di Microsoft; Alberto Rosania, presidente di Ansaldo Breda; Fabio Violante, founder e ceo di Neptuny.
Parterre selezionato. Notati i rettori emeriti del Politecnico Guido Ballio e Adriano De Maio, il presidente di Ingegneria Gestionale Umberto Bertelè, l’editore Francesco Brioschi.
Riassume il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici: “Il volume è il prestigioso biglietto da visita dei 150 anni del Politecnico di Milano che cadono in uno dei
periodi più difficili della storia del Paese. E’ soprattutto l’appello
alla formazione di una nuova classe dirigente capace farci uscire
dalla stagnazione e proporre ai nostri giovani un futuro”.
Benito Sicchiero
LA CULTURA POLITECNICA PER FAR USCIRE IL PAESE DALLA STAGNAZIONE
Colombo Clerici: “Una nuova classe dirigente che riproponga ai giovani un futuro”
Cosa non ha l’Italia rispetto ad altri Paesi avanzati per creare
impresa e lavoro indispensabili per la ripresa? Anche noi abbiamo banche, infrastrutture, università, industria: e allora perché gli altri marciano da vent’anni a ritmi multipli rispetto a noi mentre da
noi la ripresa, che sembrava alle porte, si è allontanata?
Se lo è chiesto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi uscendo dalla relazione ufficiale alla presentazione del volume “Il Politecnico di Milano e la formazione delle classi dirigenti nazionali e locali”
Evento organizzato dalla Fondazione Politecnico per i 150 anni dell’Ateneo
milanese, nonché per i propri primi 10 anni di attività.
Tentiamo una risposta. Perché l’Italia ha qualcosa in piu' rispetto ai Paesi citati: scarso senso dello stato, degrado politico, corruzione, evasione fiscale, criminalita' organizzata sul territorio.
Il volume, realizzato in collaborazione con il Centro per la cultura
d'impresa, mette in evidenza 100 grandi personalità, in particolare
ingegneri e architetti, che hanno lasciato un segno nella storia italiana, fondatori di grandi imprese come Giovanni Battista Pirelli, Agostino Rocca, Techint, Carlo Pesenti, Italcementi, architetti come Giovanni Muzio, Gio Ponti, Gae Aulenti, maestri del design come Achille Castiglioni e Marco Zanuso e personalità come Carlo Emilio Gadda e Fausto Melotti.
Talenti che dal Politecnico hanno contribuito
a formare la classe dirigente locale e nazionale, a costruire
l'industria lombarda e italiana e a disegnare nuovi assetti urbani e
territoriali.
"Dalla sua nascita, nel 1863, grazie all'impulso di Francesco Brioschi
che lo diresse per ben 34 anni, il Politecnico di Milano si è caratterizzato come scuola politecnica impegnata a far fronte ai
sempre nuovi bisogni creati dal progresso tecnico-scientifico e dallo
sviluppo industriale del Paese – ha detto il Rettore Giovanni Azzone.
Quando la crescita industriale della Lombardia e del Paese si fa più sicura il ruolo del Politecnico diviene sempre più incisivo: docenti e studenti fondano aziende, dirigono industrie, progettano territori, realizzano infrastrutture ed edifici. ... Al di là delle specifiche evoluzioni, delle difficoltà attraversate e dei successi raggiunti, il Politecnico ha sempre ragionato sulle modalità con le quali accompagnare e dove possibile precedere le esigenze del Paese".
“La missione di Fondazione Politecnico è favorire lo sviluppo delle imprese e della pubblica amministrazione attraverso la diffusione
dell'innovazione” spiega il suo Presidente, Giampio Bracchi.
"Voluta dall'Ateneo, dalle principali istituzioni di Milano e della Lombardia
e da importanti aziende per sostenere la ricerca dell'Ateneo e per contribuire all'innovazione del tessuto economico e
amministrativo .... ha operato per rendere più efficace la collaborazione dell'Università con le imprese e le pubbliche
amministrazioni, mobilitando risorse ed energie".
Ma è sul valore della “cultura politecnica” che insiste:
“Allo stesso tempo teorica e operativa, concepita al servizio della società, utile all'azione nella realtà e nella sua trasformazione. Questa visione implica un legame sempre più stretto tra ricerca e attività imprenditoriali: è da sempre vanto del Politecnico, e politica tenacemente perseguita, che gli istituti mantengano una stretta relazione operativa con industrie,
centri di ricerca privati e organizzazioni di settore".
Una funzione che, in epoca di globalizzazione, non si limita più al territorio, ma
che interagisce con il mondo.
Per questo i corsi in inglese, il 70% di
richieste di laureati dall’estero, i 5.000 studenti stranieri.
Andrea Silvestri del Centro per la cultura d’impresa, ha presentato la ricerca “Il Politecnico e la formazione delle classi dirigenti
nazionali”.
La tavola rotonda “Il rilancio possibile: il contributo della cultura politecnica” coordinata da Salvatore Carrubba,
presidente dell’Accademia di Brera ed editorialista, ha visto gli interventi di ex allievi del Politecnico che “hanno fatto strada”:
Mario Bellini, presidente di Mario Bellini Architect; Fabrizio Cotini, già presidente del Consiglio degli Studenti del Politecnico; Amedeo
Felica, amministratore delegato della Ferrari; Alberto Iperti, ceo di
Tenova (Techint); Carlo Purassanta, ceo di Microsoft; Alberto Rosania, presidente di Ansaldo Breda; Fabio Violante, founder e ceo di Neptuny.
Parterre selezionato. Notati i rettori emeriti del Politecnico Guido Ballio e Adriano De Maio, il presidente di Ingegneria Gestionale Umberto Bertelè, l’editore Francesco Brioschi.
Riassume il presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia Achille Colombo Clerici: “Il volume è il prestigioso biglietto da visita dei 150 anni del Politecnico di Milano che cadono in uno dei
periodi più difficili della storia del Paese. E’ soprattutto l’appello
alla formazione di una nuova classe dirigente capace farci uscire
dalla stagnazione e proporre ai nostri giovani un futuro”.
Benito Sicchiero
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