Il 18 marzo 2013 la cattura di Vincenzo Perri"Si tratta di uno degli arresti piu' importanti degli ultimi anni nella Piana di Gioia Tauro perche' le famiglie Brandimarte e Perri sono state coinvolte in una faida che ha seminato tanti morti". Cosi' il dirigente del commissariato di Gioia Tauro, Angelo Morabito, esprime la sua soddisfazione per la cattura del latitante Vincenzo Perri, avvenuto nella notte a Gioia Tauro. Morabito e il collega dello Sco della Squadra mobile di Reggio Calabria Francesco Ratta'fonte Adnkronos - hanno diretto circa 30 uomini della Polizia nell'operazione che ha portato alla cattura di Perri. L'uomo e' stato scovato al primo piano di un immobile composto da due livelli, in uno spazio al quale si accedeva attraverso un pannello estraibile di cemento. Vincenzo Perri secondo l'accusa l'autore materiale dell'omicidio di Priolo, anche lui già noto alle forze dell'ordine e figlio di Giovanni Priolo, di 57 anni, suocero di Girolamo Piromalli, e' stato condannato a 18 anni in primo grado per l'omicidio di Vincenzo Priolo
GIOIA TAURO (RC), FAIDA DI GIOIA TAURO, LO STATO GIOCANDO DI PREVENZIONE ED ORA ANCHE DI REPRESSIONE, STA TENTANDO DI BLOCCARE UN ALTRO STERMINIO
Lo Stato vigila pure sulle (purtroppo) frequenti faide. In diverse circostanze in fase repressiva, ha posto fine allo sterminio con l'arresto dei protagonisti e degli antagonisti. Altre volte, l'ha spezzata sul nascere con interventi preventivi d'intelligence. Prendiamo l'omicidio di Giuseppe Priolo, 51 anni, gia' noto alle forze dell'ordine, assassinato a fucilate in piazza Trieste, nel centro della citta', il 25 febbraio 2012, cognato di Girolamo Piromalli. Il timore di una faida era lapalissiano. L'uomo, era nipote anche, per parte della moglie, di Gioacchino Piromalli, reputato il capobastone dell'omonima cosca. Giuseppe Priolo era anche zio di Vincenzo Priolo, un giovane di 29 anni, ucciso l'8 luglio 2011 sempre a Gioia Tauro, Vincenzo Priolo a sua volta, era cognato di un altro Gioacchino Piromalli, omonimo del boss. In mezzo ai due delitti, c'e' stato il tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte, di 41 anni, (zio di un giovane, Vincenzo Perri, il latitante catturato dalla polizia il 17 marzo 2012, condannato per l'omicidio di Vincenzo Priolo a 18 anni, dalla Corte d'Assise di Palmi), che presta servizio come operaio nel porto di Gioia Tauro, è rimasto ferito in un agguato il 14 dicembre 2011 in cui rimase gravemente ferito da colpi di fucile e pistola
Domenico Salvatore
GIOIA TAURO (lunedì 29 aprile 2013), zona ad alta densità mafiosa, terra di faide e di scontri tribali, finalizzati al controllo del territorio e di converso delle attività economiche lecite ed illecite. E non solo quelle. Faida tra le famiglie Brandimarte - Perri e i Priolo: arrestate sei persone. Giuseppe Brandimarte, di 42 anni, arrestato stamani da personale del Commissariato di Gioia Tauro e della Squadra Mobile di Reggio Calabria . Giuseppe Brandimarte è fratello di Michele, zio di Vincenzo Perri, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Giuseppe Priolo. Per vendicarsi dell'agguato subito. Un altro fratello di Brandimarte, Antonio (50) ed il nipote Vincenzo (29), sono ritenuti gli esecutori materiali del delitto. Davide Gentile (24), Antonino Rottura (38) e Santo Vincenzo Rottura (44) avrebbero fornito supporto logistico e operativo partecipando con vari ruoli all'omicidio.Scrive Pino D'Amico su 'Reggiopress'…"GIOIA TAURO. Sei persone sono state arrestate dal personale del locale Commissariato di PS e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria con l'accusa di avere ucciso Giuseppe Priolo e di aver commesso reati in tema di armi. L'omicidio di Priolo, 53 anni, del luogo, è stato consumato il 26 febbraio dello scorso anno.
La vittima, legata da vincoli familiari ai Piromalli, è stata uccisa secondo gli inquirenti nel contesto della faida tra le famiglie Brandimarte-Perri e i Priolo che ha già causato diversi omicidi. Le indagini hanno permesso di risalire al mandante e ai componenti del commando omicida. manette sono finiti: Giuseppe Brandimante, 42 anni, di Rizziconi; Antonio Brandimante, 50 anni, di Gioia Tauro; Vincenzo Brandimante, 28 anni, di Gioia Tauro; Davide Gentile, 24 anni, di Gioia Tauro; Antonino Rottura, 37 anni, di Rizziconi; Santo Vincenzo Rottura, 43 anni, di Rizziconi. Secondo gli inquirenti sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dell'omicidio di Giuseppe Priolo, zio di Vincenzo Priolo, ucciso l'8 luglio 2011 per mano di Vincenzo Perri, il latitante catturato dalla Polizia di Stato lo scorso 17 marzo, bloccato all'interno dell'abitazione della nonna dove si trovavano altri familiari. Dopo 20 mesi di latitanza. Come si ricorderà, Giuseppe Priolo cadde sotto i colpi dei sicari il 26 febbraio 2012, intorno alle ore 7.30, in Largo Trieste di Gioia Tauro, attinto da diversi colpi di arma di fucile calibro 12 caricato a pallettoni e pistola, mentre, sceso dalla propria autovettura, si accingeva ad entrare all'interno di un esercizio commerciale. Il 26 dicembre 2012, infine, era stato assassinato uno dei quattro giovani arrestati per la rissa che precedette l'omicidio in un agguato di Priolo, Francesco Bagalà, di 22 anni; uno studente universitario di Messina, che era rientrato a Gioia Tauro per le vacanze di Natale, freddato in pieno centro; già noto alle forze dell'ordine.
Un'esecuzione in piena regola, comunque poco prima delle 3 di notte; coinvolto, c.d. nell'omicidio di Vincenzo Priolo. Gli arresti odierni s'inquadrano nell'ambito delle indagini svolte dalla Squadra mobile del locale Commissariato, con il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, per fare luce sulla cruenta faida tra i gruppi familiari contrapposti dei Priolo e dei Perri - Brandimante, nel corso della quale sono state consumate reciproche vendette che hanno provocato diversi ed eclatanti omicidi e tentati omicidi. Giuseppe Brandimarte avrebbe ordinato l'omicidio di Giuseppe Priolo in risposta a un agguato da lui subito il 14 dicembre 2011. Antonio e Vincenzo Brandimarte, fratello e nipote di Giuseppe, sono stati individuati quali esecutori materiali mentre Davide Gentile, Antonino Rottura e Santo Vincenzo Rottura avrebbero fornito supporto logistico e operativo partecipando con vari ruoli all'omicidio. Le risultanze investigative della Polstato, sono state in toto accolte dal procuratore capo Creazzo e dal sostituto procuratore Giulia Pantano che hanno diretto le indagini ed avanzato le proposte di applicazione delle misure cautelari, successivamente disposte dal gip di Palmi, Fulvio Accurso.
L'operazione conclusa all'alba di stamani, al culmine dell'intensa ed articolata attività investigativa, supportata da presidi tecnologici, oltre al personale della Squadra mobile reggina e del locale Commissariato, ha visto la partecipazione, con equipaggi di rinforzo, del Reparto prevenzione crimine "Calabria". "L'operazione di oggi conferma la stretta sinergia tra il commissariato di Gioia Tauro e la Squadra mobile di Reggio Calabria - ha evidenziato il dirigente del Commissariato Angelo Morabito - Abbiamo individuato il gruppo di fuoco e speriamo di avere dato un contributo significativo alla fine della faida tra i Brandimarte-Perri e i Priolo. Questo risultato si aggiunge alla cattura di Vincenzo Perri di qualche settimana fa".Dunque la Procura della Repubblica di Palmi, ha spiccato sei OCCC contro sei persone, che avrebbe avuto un ruolo, secondo l'accusa, nell'omicidio di Giuseppe Priolo avvenuto il 26 febbraio 2012. L'omicidio sarebbe da inserirsi nell'ambito della faida che vede contro la famiglia Priolo, legata ai Piromalli, e la famiglia Brandimante-Perri. L'operazione è stata eseguita dagli agenti del commissariato di Gioia Tauro, diretto dal vice-questore aggiunto, Angelo Morabito e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, guidata dal primo dirigente Gennaro Semeraro. Il delitto Priolo sarebbe maturato all'interno della faida che da due anni sta contrapponendo le famiglie Priolo da una parte e Brandimarte-Perri dall'altra.
Secondo la ricostruzione degli investigatori della polizia, Giuseppe Brandimarte, 42 anni, sarebbe stato il mandante dell'omicidio, mentre gli esecutori materiali sono Antonio e suo figlio Vincenzo Brandimarte, di 50 e 29 anni. Gli altri tre uomini finiti in carcere con l'accusa di concorso in omicidio sono Davide Gentile, 24, e i due fratelli rizziconesi Antonino e Santo Vincenzo Rottura, rispettivamente di 37 e 44 anni. Gioia Tauro e Rizziconi, due cittadine limitanti quasi conurbate, hanno formato un tutt'uno per diverse questioni. A parte l'alleanza tra i Piromalli ed i Crea, che affonda negli Anni Cinquanta; se non prima. A Gioia Tauro, fonte Wikipedia, si dividevano il territorio i Carlino e i Piromalli. Dopo l'uccisione di Antonio Piromalli, fratello di Don Mommo Piromalli, nacque una faida che vide un tentativo di sterminio da parte dei Piromalli nel paese di Rizziconi. I Carlino furono portati via dal paese dai militari per potersi salvare. Altra faida interna fu quella molto sanguinosa, combattuta fra i Piromalli ed i Tripodi Senza contare la faida con i Furfaro e quella con i Molè. E prima ancora quella contro i Priolo. Pantaleone Sergi su Repubblica scriveva, "Antonio Alagna… Ha ventuno anni, è accusato di otto omicidi ed è colpito da ben cinque provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura di Palmi.
Antonio Alagna, super killer della potente cosca dei Piromalli di Gioia Tauro, viene considerato l' elemento di maggior spicco del gruppo di fuoco della cosca Piromalli. Sarebbe direttamente responsabile, in base agli atti giudiziari, dell' assassinio di Vincenzo Furfaro e dei figli Giuseppe e Vincenzo. Si tratta degli omicidi che hanno convinto Arcangelo Furfaro, rispettivamente fratello e zio delle vittime, primo pentito nella storia della ' ndrangheta calabrese, a collaborare con la magistratura per inchiodare con le sue rivelazioni gran parte del clan Piromalli. Alagna, avrebbe ucciso anche Giuseppe e Rocco Tripodi (vittime di una terribile faida tra la loro famiglia, quasi tutta sterminata, e la cosca dei Piromalli) e Francesco Priolo e i figli Nicodemo e Giuseppe. I Priolo erano titolari di "Telecalabria", l' emittente privata collegata al circuito di Canale 5". Sino all'ultima faida. Mala herba non perit:L'erba cattva non si estirpa mai. Quella con i Molè. I casati di mafia, non nascono per caso, come fungo dal bosco. Sono il frutto di uno studio scientifico ed accurato. Dapprima, si selezionano gli uomini abili e capaci. Poi, si passa ai matrimoni incrociati. Quindi, si stringono patti con clan viciniori, altrettanto prestigiosi, forti e coesi. Infine, si passa alle alleanze, federazioni e coalizioni…Piromalli-Molè-Stillittano-Priolo-Stanganelli-Gangemi-Zito-Copelli-Albanese-Gullace-Mazza-Tripodi-Albanese-Raso-Alagna-Sorridente-D'Agostino.
E si continua nella politica dei matrimoni incrociati e mirati…suoceri, consuoceri, nuore, generi, zii, pro-zii, nipoti, bisnipoti, pro-nipoti cognati, cugini, consanguinei, congiunti, simili ed affini, amici, parenti e conoscenti. Una ragnatela, ben ramificata ed intricata. Va da sé, che governare un esercito così variegato ed eterogeneo, diventa difficile ed arduo. I capibastone d'esperienza ce la mettono tutta e riescono a tappare tutti i 'buchi' sulla base dell'esperienza e del prestigio. Talora al prezzo di enormi sacrifici non solo economici, ma anche spirituali e fisici. Quando, non ci sono più le condizioni minime di agibilità, dopo un breve periodo di malumori, insoddisfazioni, inquietudini, incomprensioni, equivoci, battibecchi ed alterchi, spinte e controspinte, la parola passa alla… lingua ("Non d'avi ossa e rumpi l'ossa"; più della spada, tagliò la…lingua) e si arriva infine alle armi. La ripicca, l'astio, l'odio, la stizza, la rabbia, la furia, l'ira funesta, scatenano delitti così sanguinosi ed orribili da far impallidire Attila, il flagello di Dio… dove passava lui, non cresceva un filo d'erba. Impossibile evitare gl'incidenti di percorso. Non ce la fanno nemmeno i mammasantissima di antico pelo. Nelle faide resta in piedi, chi ha più soldi, ma anche chi ha il nucleo familiari più numeroso; e le "amicizie", che contano, sul punto giusto, al momento giusto.
Ma soprattutto le alleanze di ferro, che non tradiscono mai, per nessuna ragione al mondo. Chi vince si prende tutto e (al di là delle gravissime perdite, non solo in termini di sangue ed affetti) continua a governare con ingrandito prestigio e fama di vincente, elementi fondamentali nella mafia. Chi perde, non sta…' bene', nemmeno nella tomba; se riesca a sopravvivere, taglia la corda verso zone più salutari, si lecca le ferite e medita una terribile vendetta. Ma lo Stato, non si limita a contare i morti. Sorveglia il territorio, arriva, prima del boia e spasso, salva capra e cavoli. Domenico Salvatore
MNews.IT
www.mnews.it
TweetYou. It e penso a te. la nuova idea.
www.tweetyou.it
GIOIA TAURO (RC), FAIDA DI GIOIA TAURO, LO STATO GIOCANDO DI PREVENZIONE ED ORA ANCHE DI REPRESSIONE, STA TENTANDO DI BLOCCARE UN ALTRO STERMINIO
Lo Stato vigila pure sulle (purtroppo) frequenti faide. In diverse circostanze in fase repressiva, ha posto fine allo sterminio con l'arresto dei protagonisti e degli antagonisti. Altre volte, l'ha spezzata sul nascere con interventi preventivi d'intelligence. Prendiamo l'omicidio di Giuseppe Priolo, 51 anni, gia' noto alle forze dell'ordine, assassinato a fucilate in piazza Trieste, nel centro della citta', il 25 febbraio 2012, cognato di Girolamo Piromalli. Il timore di una faida era lapalissiano. L'uomo, era nipote anche, per parte della moglie, di Gioacchino Piromalli, reputato il capobastone dell'omonima cosca. Giuseppe Priolo era anche zio di Vincenzo Priolo, un giovane di 29 anni, ucciso l'8 luglio 2011 sempre a Gioia Tauro, Vincenzo Priolo a sua volta, era cognato di un altro Gioacchino Piromalli, omonimo del boss. In mezzo ai due delitti, c'e' stato il tentato omicidio di Giuseppe Brandimarte, di 41 anni, (zio di un giovane, Vincenzo Perri, il latitante catturato dalla polizia il 17 marzo 2012, condannato per l'omicidio di Vincenzo Priolo a 18 anni, dalla Corte d'Assise di Palmi), che presta servizio come operaio nel porto di Gioia Tauro, è rimasto ferito in un agguato il 14 dicembre 2011 in cui rimase gravemente ferito da colpi di fucile e pistola
Domenico Salvatore
GIOIA TAURO (lunedì 29 aprile 2013), zona ad alta densità mafiosa, terra di faide e di scontri tribali, finalizzati al controllo del territorio e di converso delle attività economiche lecite ed illecite. E non solo quelle. Faida tra le famiglie Brandimarte - Perri e i Priolo: arrestate sei persone. Giuseppe Brandimarte, di 42 anni, arrestato stamani da personale del Commissariato di Gioia Tauro e della Squadra Mobile di Reggio Calabria . Giuseppe Brandimarte è fratello di Michele, zio di Vincenzo Perri, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Giuseppe Priolo. Per vendicarsi dell'agguato subito. Un altro fratello di Brandimarte, Antonio (50) ed il nipote Vincenzo (29), sono ritenuti gli esecutori materiali del delitto. Davide Gentile (24), Antonino Rottura (38) e Santo Vincenzo Rottura (44) avrebbero fornito supporto logistico e operativo partecipando con vari ruoli all'omicidio.Scrive Pino D'Amico su 'Reggiopress'…"GIOIA TAURO. Sei persone sono state arrestate dal personale del locale Commissariato di PS e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria con l'accusa di avere ucciso Giuseppe Priolo e di aver commesso reati in tema di armi. L'omicidio di Priolo, 53 anni, del luogo, è stato consumato il 26 febbraio dello scorso anno.
La vittima, legata da vincoli familiari ai Piromalli, è stata uccisa secondo gli inquirenti nel contesto della faida tra le famiglie Brandimarte-Perri e i Priolo che ha già causato diversi omicidi. Le indagini hanno permesso di risalire al mandante e ai componenti del commando omicida. manette sono finiti: Giuseppe Brandimante, 42 anni, di Rizziconi; Antonio Brandimante, 50 anni, di Gioia Tauro; Vincenzo Brandimante, 28 anni, di Gioia Tauro; Davide Gentile, 24 anni, di Gioia Tauro; Antonino Rottura, 37 anni, di Rizziconi; Santo Vincenzo Rottura, 43 anni, di Rizziconi. Secondo gli inquirenti sono tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, dell'omicidio di Giuseppe Priolo, zio di Vincenzo Priolo, ucciso l'8 luglio 2011 per mano di Vincenzo Perri, il latitante catturato dalla Polizia di Stato lo scorso 17 marzo, bloccato all'interno dell'abitazione della nonna dove si trovavano altri familiari. Dopo 20 mesi di latitanza. Come si ricorderà, Giuseppe Priolo cadde sotto i colpi dei sicari il 26 febbraio 2012, intorno alle ore 7.30, in Largo Trieste di Gioia Tauro, attinto da diversi colpi di arma di fucile calibro 12 caricato a pallettoni e pistola, mentre, sceso dalla propria autovettura, si accingeva ad entrare all'interno di un esercizio commerciale. Il 26 dicembre 2012, infine, era stato assassinato uno dei quattro giovani arrestati per la rissa che precedette l'omicidio in un agguato di Priolo, Francesco Bagalà, di 22 anni; uno studente universitario di Messina, che era rientrato a Gioia Tauro per le vacanze di Natale, freddato in pieno centro; già noto alle forze dell'ordine.
Un'esecuzione in piena regola, comunque poco prima delle 3 di notte; coinvolto, c.d. nell'omicidio di Vincenzo Priolo. Gli arresti odierni s'inquadrano nell'ambito delle indagini svolte dalla Squadra mobile del locale Commissariato, con il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, per fare luce sulla cruenta faida tra i gruppi familiari contrapposti dei Priolo e dei Perri - Brandimante, nel corso della quale sono state consumate reciproche vendette che hanno provocato diversi ed eclatanti omicidi e tentati omicidi. Giuseppe Brandimarte avrebbe ordinato l'omicidio di Giuseppe Priolo in risposta a un agguato da lui subito il 14 dicembre 2011. Antonio e Vincenzo Brandimarte, fratello e nipote di Giuseppe, sono stati individuati quali esecutori materiali mentre Davide Gentile, Antonino Rottura e Santo Vincenzo Rottura avrebbero fornito supporto logistico e operativo partecipando con vari ruoli all'omicidio. Le risultanze investigative della Polstato, sono state in toto accolte dal procuratore capo Creazzo e dal sostituto procuratore Giulia Pantano che hanno diretto le indagini ed avanzato le proposte di applicazione delle misure cautelari, successivamente disposte dal gip di Palmi, Fulvio Accurso.
L'operazione conclusa all'alba di stamani, al culmine dell'intensa ed articolata attività investigativa, supportata da presidi tecnologici, oltre al personale della Squadra mobile reggina e del locale Commissariato, ha visto la partecipazione, con equipaggi di rinforzo, del Reparto prevenzione crimine "Calabria". "L'operazione di oggi conferma la stretta sinergia tra il commissariato di Gioia Tauro e la Squadra mobile di Reggio Calabria - ha evidenziato il dirigente del Commissariato Angelo Morabito - Abbiamo individuato il gruppo di fuoco e speriamo di avere dato un contributo significativo alla fine della faida tra i Brandimarte-Perri e i Priolo. Questo risultato si aggiunge alla cattura di Vincenzo Perri di qualche settimana fa".Dunque la Procura della Repubblica di Palmi, ha spiccato sei OCCC contro sei persone, che avrebbe avuto un ruolo, secondo l'accusa, nell'omicidio di Giuseppe Priolo avvenuto il 26 febbraio 2012. L'omicidio sarebbe da inserirsi nell'ambito della faida che vede contro la famiglia Priolo, legata ai Piromalli, e la famiglia Brandimante-Perri. L'operazione è stata eseguita dagli agenti del commissariato di Gioia Tauro, diretto dal vice-questore aggiunto, Angelo Morabito e dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, guidata dal primo dirigente Gennaro Semeraro. Il delitto Priolo sarebbe maturato all'interno della faida che da due anni sta contrapponendo le famiglie Priolo da una parte e Brandimarte-Perri dall'altra.
Secondo la ricostruzione degli investigatori della polizia, Giuseppe Brandimarte, 42 anni, sarebbe stato il mandante dell'omicidio, mentre gli esecutori materiali sono Antonio e suo figlio Vincenzo Brandimarte, di 50 e 29 anni. Gli altri tre uomini finiti in carcere con l'accusa di concorso in omicidio sono Davide Gentile, 24, e i due fratelli rizziconesi Antonino e Santo Vincenzo Rottura, rispettivamente di 37 e 44 anni. Gioia Tauro e Rizziconi, due cittadine limitanti quasi conurbate, hanno formato un tutt'uno per diverse questioni. A parte l'alleanza tra i Piromalli ed i Crea, che affonda negli Anni Cinquanta; se non prima. A Gioia Tauro, fonte Wikipedia, si dividevano il territorio i Carlino e i Piromalli. Dopo l'uccisione di Antonio Piromalli, fratello di Don Mommo Piromalli, nacque una faida che vide un tentativo di sterminio da parte dei Piromalli nel paese di Rizziconi. I Carlino furono portati via dal paese dai militari per potersi salvare. Altra faida interna fu quella molto sanguinosa, combattuta fra i Piromalli ed i Tripodi Senza contare la faida con i Furfaro e quella con i Molè. E prima ancora quella contro i Priolo. Pantaleone Sergi su Repubblica scriveva, "Antonio Alagna… Ha ventuno anni, è accusato di otto omicidi ed è colpito da ben cinque provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura di Palmi.
Antonio Alagna, super killer della potente cosca dei Piromalli di Gioia Tauro, viene considerato l' elemento di maggior spicco del gruppo di fuoco della cosca Piromalli. Sarebbe direttamente responsabile, in base agli atti giudiziari, dell' assassinio di Vincenzo Furfaro e dei figli Giuseppe e Vincenzo. Si tratta degli omicidi che hanno convinto Arcangelo Furfaro, rispettivamente fratello e zio delle vittime, primo pentito nella storia della ' ndrangheta calabrese, a collaborare con la magistratura per inchiodare con le sue rivelazioni gran parte del clan Piromalli. Alagna, avrebbe ucciso anche Giuseppe e Rocco Tripodi (vittime di una terribile faida tra la loro famiglia, quasi tutta sterminata, e la cosca dei Piromalli) e Francesco Priolo e i figli Nicodemo e Giuseppe. I Priolo erano titolari di "Telecalabria", l' emittente privata collegata al circuito di Canale 5". Sino all'ultima faida. Mala herba non perit:L'erba cattva non si estirpa mai. Quella con i Molè. I casati di mafia, non nascono per caso, come fungo dal bosco. Sono il frutto di uno studio scientifico ed accurato. Dapprima, si selezionano gli uomini abili e capaci. Poi, si passa ai matrimoni incrociati. Quindi, si stringono patti con clan viciniori, altrettanto prestigiosi, forti e coesi. Infine, si passa alle alleanze, federazioni e coalizioni…Piromalli-Molè-Stillittano-Priolo-Stanganelli-Gangemi-Zito-Copelli-Albanese-Gullace-Mazza-Tripodi-Albanese-Raso-Alagna-Sorridente-D'Agostino.
E si continua nella politica dei matrimoni incrociati e mirati…suoceri, consuoceri, nuore, generi, zii, pro-zii, nipoti, bisnipoti, pro-nipoti cognati, cugini, consanguinei, congiunti, simili ed affini, amici, parenti e conoscenti. Una ragnatela, ben ramificata ed intricata. Va da sé, che governare un esercito così variegato ed eterogeneo, diventa difficile ed arduo. I capibastone d'esperienza ce la mettono tutta e riescono a tappare tutti i 'buchi' sulla base dell'esperienza e del prestigio. Talora al prezzo di enormi sacrifici non solo economici, ma anche spirituali e fisici. Quando, non ci sono più le condizioni minime di agibilità, dopo un breve periodo di malumori, insoddisfazioni, inquietudini, incomprensioni, equivoci, battibecchi ed alterchi, spinte e controspinte, la parola passa alla… lingua ("Non d'avi ossa e rumpi l'ossa"; più della spada, tagliò la…lingua) e si arriva infine alle armi. La ripicca, l'astio, l'odio, la stizza, la rabbia, la furia, l'ira funesta, scatenano delitti così sanguinosi ed orribili da far impallidire Attila, il flagello di Dio… dove passava lui, non cresceva un filo d'erba. Impossibile evitare gl'incidenti di percorso. Non ce la fanno nemmeno i mammasantissima di antico pelo. Nelle faide resta in piedi, chi ha più soldi, ma anche chi ha il nucleo familiari più numeroso; e le "amicizie", che contano, sul punto giusto, al momento giusto.
Ma soprattutto le alleanze di ferro, che non tradiscono mai, per nessuna ragione al mondo. Chi vince si prende tutto e (al di là delle gravissime perdite, non solo in termini di sangue ed affetti) continua a governare con ingrandito prestigio e fama di vincente, elementi fondamentali nella mafia. Chi perde, non sta…' bene', nemmeno nella tomba; se riesca a sopravvivere, taglia la corda verso zone più salutari, si lecca le ferite e medita una terribile vendetta. Ma lo Stato, non si limita a contare i morti. Sorveglia il territorio, arriva, prima del boia e spasso, salva capra e cavoli. Domenico Salvatore
MNews.IT
www.mnews.it
TweetYou. It e penso a te. la nuova idea.
www.tweetyou.it
0 Commenti