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Il delitto di Gizzeria (cz), la polizia di stato di Lamezia,sulle tracce del killer di Annunziato Gallo 52 anni, incensurato, camionista?

A Gizzeria il primo delitto dell’anno in Calabria
Sotto l’albero di Natale, un altro morto, ammazzato. La vittima designata, raggiunta alla testa, mentre era alla guida di un trattore, è crollata al suolo esanime, in una pozza di sangue. Di professione, faceva il camionista; almeno da alcuni anni; lavorava  ed effettuava trasporti dalla Calabria verso la Svizzera.
PRIMO DELITTO DELL’ANNO A GIZZERIA (CZ), UCCISO  A COLPI DI FUCILE CARICATO A PALLETTONI, ANNUNZIATO GALLO 52 ANNI, CONIUGATO, INCENSURATO, NON SEMBRA UN DELITTO D’IMPETO
Gli organi inquirenti, coordinati dal p.m. di turno, che  agisce sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica di Lamezia f.f. Domenico Prestinenzi, si muovono a 360 gradi. Per il momento, non sembra trovare molta credibilità la pista mafiosa, ma non è nemmeno esclusa a priori
Domenico Salvatore

GIZZERIA (CZ)-Il flash d’Ansa, fornisce i primi dettagli ed elementi di riflessione…”Un camionista, Annunziato Gallo,di 52 anni, e' stato ucciso a colpi di fucile, mentre era a bordo del suo trattore, nelle campagne di Gizzeria. L'uomo, dopo aver raccolto della legna, stava rientrando a casa, quando e' stato raggiunto da un colpo di fucile alla testa. Gallo, e' caduto a terra, mentre il trattore e' finito in un dirupo. La moglie, non vedendolo rientrare, ha allertato gli agenti del commissariato di Lamezia Terme, che hanno scoperto l'omicidio. Si indaga nella vita privata.”Si era recato in campagna per raccogliere della legna. La moglie lo aspettava per il cenone di Capodanno, ma il killer che conosceva bene i suoi movimenti, lo ha seguito ed al momento giusto ha tirato fuori la lupara e da distanza ravvicinata lo ha ucciso. La donna, non ha preso iniziative personali. La prima cosa che ha fatto la moglie della vittima, è stata quella di recarsi presso gli uffici della Polizia di Stato a denunciare il ritardo inusitato e sospetto.  Il dirigente del Commissariato della Polizia di Stato di Lamezia, Antonio Borelli, ha inviato una pantera per controllare la zona. Avvisando in pari tempo il capo della Squadra Mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti ed il questore Guido Marino.

Già le prime tracce di sangue, il trattore contro l’albero, la scena del delitto fornivano i primi elementi utili alle indagini. Non di incidente si trattava. Bensì di un delitto vero e proprio. La Polizia vuol sapere se i due (vittima e carnefice) abbiano avuto un dialogo; e se la chiacchierata-battibecco, sia finita in alterco. Da qui alla sparatoria il passo è stato breve. Il trattore senza governo, ha continuato la sua corsa. Sarebbe finito nel dirupo se non avesse incocciato contro un albero. Ế la prima sommaria ricostruzione del delitto di Capodanno o di San Silvestro, Il Gallo raggiunto in punti vitali è deceduto pressocchè sul colpo. Nelle campagne di Gizzeria, sono giunti il medico legale per la perizia necroscopica esterna sul cadavere, il pubblico ministero e la ditta del caro estinto, per la rimozione del corpo; avviato verso l’Istituto di Medicina Legale, dove verrà effettuata l’autopsia, a cura del perito settore. Poi la salma verrà restituita alla famiglia per le esequie che si svolgeranno in forma pubblica. Salvo, diversa disposizione del questore di Catanzaro Guido marino. Ed è ancora presto, per capire se il fascicolo finirà sul tavolo del procuratore capo della DDA di Catanzaro Antonio Vincenzo Lombardo. Si lavora ora febbrilmente al movente del delitto. Indagini che partono in salita. Non vi sono testimoni al delitto.

Figurati se a Capodanno, con questi spifferi di Tramontana, ci sia voglia di recarsi in aperta campagna. Tranne il sicario, incaricato da chi e perché di eseguire la macabra missione di morte, sangue e distruzione. Un killer spietato che, aveva studiato le mosse della vittima e conosceva ogni dettaglio. Il giustiziere ha seguito la vittima designata e da distanza ravvicinata lo ha stecchito. Domanda: i due si conoscevano? In questo caso, la polizia, avrebbe in mano elementi validi ed utili alle indagini; ma, non lo viene a dire a noi, chiaramente. “Vous cherchez la femme?”. Di solito questo luogo comune è il primo ad essere ipotizzato e ventilato. Poi, si passa agl’interessi privati. La ‘roba’ dicono le cronache e la Commissione Parlamentare Antimafia, diretta dal senatore Beppe Pisanu (ex Ministro degl’Interni), anche, interessa sempre più alla criminalità organizzata, per speculare in campo edilizio o per piantagioni di canapa; se non di legname, vedi faida dei boschi. In questa storia la droga comunque potrebbe entrarci, di riffe o di raffe. Tocca alla Polizia di Stato, indagare a fondo e capire se vi siano nessi ed annessi. Siamo nel campo delle ipotesi investigative. Il movente del delitto, potrebbe essere legato e collegato ad interessi privati, si diceva.

Magari una diatriba annosa col vicino di casa, per questioni di confine, di limiti, se non altro. Si parte dai reperti, dai rilievi tecnici e dal curriculum vitae della vittima, che tuttavia è incensurata. Almeno così pare, dalle prime indagini. Inutile contare su eventuali testimoni. In una zona ad alta densità mafiosa, domina incontrastata l’omertà, che come tutti sanno, cuce le bocche a doppia mandata per paura di rappresaglie. Nessuno andrebbe in Tribunale a testimoniare; in Calabria; nel Lametino. Sebbene ciò, sia proprio quello, che ogni calabrese dovrebbe fare. Domanda:chi ha sparato, è un killer della ‘ndrangheta, oppure ha agito da solo per le sue ragioni? Siamo personalmente convinti che la mafia, conosca bene per filo e per segno, anche le vicende private e personali del territorio, elemento fondante del suo dominio. Spesso, manda il “sensale” ad appianare la faccenda. E non si spara nemmeno una cartuccia. ‘U scrusciu, porta sempre danni, guai e problemi.

Gli “sbirri” infatti, vanno sempre, dove c’è ‘cagnara’. La Piovra al contrario, vuole lavorare ai suoi disegni, sotto traccia; e non gradisce ‘disturbi’ Morale della favola, sul territorio può sparare chiunque. Sebbene la mafia sappia bene, chi e perché. Ma, quando non ci sono più spazi per dirimerla, si chiama “fuori”. Questo è un altro paio di maniche. Il killer, comunque, si mette contro la mafia, che talora, prende due piccioni con una fava. La polizia, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, il CFS, la Polizia Provinciale o la Polizia Penitenziaria, parificati ed uniti da un preciso protocollo del Ministero degl’Interni, sanno pure bene tante cosette. Gliele dice il pentito, il confidente od il doppiogiochista, che fa la parte di “sbirru e malandrinu”. A parte le “cimici e le pulci” elettroniche; cioè le famigerate microspie. Meglio note come intercettazioni ambientali e telefoniche. Ci sono poi, le indagini tradizionali e l’intuito del ‘piedipiatti’ scaltro ed esperto. Ma è una rete informativa, diversa da quella della ‘ndrangheta, che ha un altro ascendente sul popolo. La magistratura, un po’ più a monte, di tutto questo bailamme, conosce bene nome e cognome dei capirione. E sa, con certezza ed esattezza, che il dato ‘spicchio’ di territorio, sia controllato dalla ics ‘ndrina; perché, ha i mezzi e gli strumenti per farlo. Quindi, in definitiva, per trovare l’assassino od indurlo a confessare, bisogna usare certe coordinate. Di regola, quando non sia un delitto di mafia, il nome dell’assassino viene scoperto, molto presto. Domenico Salvatore




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