
ROMA, 18 Gennaio 2013 - L'essere umano è biologicamente strutturato per essere felice: il cervello è un vero e proprio calcolatore alla ricerca di 'premì. È la felicità secondo il neurofisiologo dell'università statunitense Cornell, Shimon Edelman, ospite al Festival delle Scienze di Roma. «Abbiamo più di un motivo per essere ottimisti - ha spiegato Edelman, anticipando i temi del suo intervento - credo che la natura umana sia evolutivamente strutturata proprio per essere felici». Secondo il ricercatore la mente non deve essere solo immaginata metaforicamente come un calcolatore, ma è realmente un vero fascio di calcoli e il cervello è una sofisticatissima macchina in grado di sostenerli. Miliardi di neuroni, ha detto ancora Edelman, producono modelli del mondo e prevedono le possibili conseguenze: «ogni previsione corretta - rileva - è compensata con la felicità». Il cervello è quindi una potentissima macchina in grado sfruttare l'esperienza per prevedere statisticamente l'evoluzione di un sistema, ad esempio che cosa succede lasciando un oggetto cadere, e di migliorarla nel tempo nel corso dell'evoluzione. Da questo 'super computer' derivano direttamente le emozioni: «tutte sono legate, anche se a livelli diversi - ha proseguito Edelman - da questa capacità computazionale». Per raggiungere la felicità è però necessario lavorare, «per motivi evolutivi - osserva - non è possibile essere felici per sempre. La felicità è data solo dal perseguimento di nuovi obiettivi». La ricerca della felicità può essere quindi immaginata come un viaggio nel quale si incontrano ostacoli da superare e nuove sfide da affrontare, nel quale non si smette mai di ricercare nè di comprendere se stessi.
MEDICINA: DEPRESSIONE BIPOLARE, SCALA PER DIAGNOSI PRECOCE CASI GRAVI.'TRADOTTÀ PER L'ITALIA
Uno studio di psichiatri dell'Università Cattolica di Roma su 155 pazienti, in collaborazione con le università di Bari e Bologna, ha confermato la validità anche per l'Italia della scala di Berk per la misurazione della depressione nei pazienti con disturbo bipolare, ora 'tradottà in italiano. Questo strumento permetterà di riconoscere precocemente i casi più gravi di depressione e curarli al meglio. La depressione è un disturbo molto diffuso, che può causare gravi conseguenze ed è caratterizzato da una complessità di sintomi che interessano le energie, lo stato d'animo, il pensiero (spesso orientato in senso autolesivo) e il fisico con i suoi ritmi fisiologici (sonno, appetito, sessualità). Esistono due tipi di depressione, unipolare e bipolare. «Se la prima è ben conosciuta per la sua grande incidenza (il rischio stimato è del 15-17% e si calcola che in Italia ne soffrano 8 milioni di persone), è ancora poco diffusa la conoscenza del disturbo bipolare (circa il 2,5% della popolazione generale), patologia sicuramente non facile da diagnosticare nè da curare», ricordano gli esperti della Cattolica. Chi ne soffre alterna momenti di benessere, periodi di depressione e periodi di espansione affettiva di maggiore o minore intensità. In un terzo dei casi sono presenti fasi in cui la persona è contemporaneamente depressa ed eccitata. Per cercare di migliorare la comprensione della depressione bipolare, un gruppo di psichiatri coordinato da Michael Berk dell'università di Melbourne ha redatto una specifica scala di valutazione, la Bipolar Depression Rating Scale (Bdrs). Ora, per merito dei colleghi coordinati da Luigi Janiri, direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell'Università Cattolica di Roma, questa scala è stata tradotta per l'Italia, con l'obiettivo di favorire l'esatto inquadramento diagnostico della depressione bipolare anche nel nostro Paese. «Il nostro gruppo di ricerca, proprio in collaborazione con Berk e con le università di Bari e Bologna - spiega Janiri - ha cercato di adattare questo strumento alla popolazione italiana, minimizzando l'impatto socio-culturale di uno strumento originariamente redatto per la popolazione di lingua inglese. Abbiamo così cercato di fornire ai clinici e alla comunità scientifica nazionale uno strumento utile per la più completa e corretta valutazione della sintomatologia depressiva dei pazienti bipolari». «Lo strumento permette di valutare in maniera accurata il profilo dei pazienti depressi, includendo argomenti specifici per le caratteristiche miste e risultando molto sensibile a quegli elementi psicopatologici comunemente ritrovati nei pazienti bipolari, come l'ipersonnia o l'iperfagia», prosegue Angelo Bruschi, collaboratore di ricerca presso l'Istituto di Psichiatria e Psicologia della Cattolica e curatore dello studio. Si tratta di uno strumento in 20 domande su 20 diversi sintomi che vengono fatte dal clinico (psichiatra o psicologo) precedentemente formato all'utilizzo della scala; a seconda della risposta, può dare un punteggio che va da 0 a 3. Il totale massimo del punteggio della scala è di 60 punti. Le domande variano su diversi sintomi depressivi tipici e atipici, tra cui i sintomi bipolari misti e maniacali. «Si tratta di una scala psicometrica - spiega Bruschi - quindi serve a misurare (numericamente) la gravità di un sintomo e non serve per fare diagnosi; risulta utile al clinico per standardizzare le domande, ripeterle nello stesso ordine e dare un valore univoco alla sintomatologia, confrontabile nel tempo e tra colleghi, a fini clinici e di ricerca. I risultati a oggi ottenuti sono la maggiore sensibilità rispetto alle scale pre-esistenti con pazienti bipolari». «Grazie a questo strumento - sottolinea Janiri - speriamo di poter migliorare il riconoscimento precoce della sintomatologia, caratterizzare le differenze rispetto alla depressione unipolare e, soprattutto, diminuire il numero di pazienti erroneamente interpretati come unipolari e quindi impropriamente trattati come tali. Riteniamo che si possa diminuire il rischio di trattare tali pazienti in maniera incongrua, scatenando reazioni contro-polari (un nuovo episodio maniacale), stati misti e rapida ciclicità (cambio dell'umore repentino nell'arco della stessa settimana o addirittura della stessa giornata), fortemente correlati nella letteratura internazionale a un severo incremento dei tassi di suicidio».
MEDICINA: DA ORMONE DELL'APPETITO UNA STRATEGIA SALVA-MUSCOLI RICERCA TELETHON DELL'UNIVERSITÀ PIEMONTE ORIENTALE
Dallo studio della grelina, un ormone in grado di stimolare l'appetito, può nascere una nuova strategia farmacologica per contrastare le malattie neuromuscolari come la distrofia o la Sla e, più in generale, le patologie legate al deperimento organico. Lo dimostra una ricerca finanziata da Telethon e condotta dal professor Andrea Graziani, ordinario di Biologia molecolare presso il Dipartimento di Medicina Traslazionale di Novara dell'Università del Piemonte Orientale 'Amedeo Avogadrò. La nuova importante ricerca è stata descritta sull'ultimo numero del Journal of Clinical Investigation. «Da diversi anni - spiega Graziani - stavamo studiando, anche grazie a fondi Telethon, il fenomeno della cachessia, ovvero l'indebolimento generale della forza muscolare che spesso caratterizza svariate patologie croniche, dalle malattie neuromuscolari, come l'atrofia muscolare spinale (Sma) e la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla), all'anoressia, i tumori, l'Aids, l'ostruzione polmonare cronica, la sclerosi multipla. Al di là di quale sia l'origine - spiega ancora il professore - in queste situazioni, come anche nell'invecchiamento, i muscoli perdono forza e massa, con conseguenze negative sul peso corporeo, sull'appetito, sulla mobilità e anche sulla funzionalità cardiaca e respiratoria. Trovare una strategia per contrastare la cachessia può risultare molto importante per migliorare la qualità della vita di pazienti affetti da malattie genetiche e da tutte queste altre condizioni». La prossima sfida della ricerca sarà identificare il nuovo ricettore per l'ormone dell'appetito, possibile bersaglio per farmaci di ultima generazione.
INFLUENZA: COSTA A IMPRESE 136 MILIONI DI EURO IN 13 SETTIMANE UN MILIONE E 300 MILA GIORNATE PERSE DI LAVORO.
L'influenza colpisce anche le imprese: infatti il costo stimato per 13 settimane, dallo scorso 17 ottobre al 13 gennaio, è già di circa 136 milioni di euro, pari a quasi un milione e trecentomila giorni persi in malattia. Un dato che considera gli occupati italiani costretti a letto, tra imprenditori e lavoratori, per una media di tre giorni di convalescenza a testa ed esclude il costo del week end. È quanto emerge da una stima della Camera di Commercio di Milano e della Camera di commercio di Monza e Brianza, su dati Istat e Ministero della Salute, considerando un'incidenza del virus uguale nelle diverse province. Considerando gli addetti influenzati, Milano ha un costo di 9 milioni di euro e quasi 80 mila giorni di malattia, a cui si aggiungono per l'area di Monza e Brianza 2,5 milioni di euro con 21 mila giorni di malattia. Tra le province più colpite c'è Roma con 10,9 milioni e 95 mila giorni persi. Seguono Torino (5,8 milioni di euro per 53 mila giorni), Napoli (4,2 milioni di euro) e Brescia (3,4 milioni di euro). Tra le province più colpite anche Bergamo, Bologna, Firenze, Varese e Verona che superano tutte i 2 milioni di euro di costi. Il maggior numero di occupati (oltre 102 mila), segnalano ancora gli enti camerali, si è ammalato durante la seconda settimana di gennaio 2013, quasi il 40% in più rispetto alla settimana precedente.
SALUTE: ESPERTO, IN CALO VACCINAZIONE HPV, COLPA PREGIUDIZI SU CASO INFLUENZA = POPOLAZIONE COLPITA DA CLAMORE MEDIATICO, ADESIONE SCESA DEL 10%
«A livello nazionale assistiamo ad un calo delle vaccinazione contro l'Hpv del 10%. Colpa anche del pregiudizio causato dal caso del ritiro dei vaccini influenzali dell'ottobre scorso». Ad affermarlo all'Adnkronos Salute è Luciano Mariani, coordinatore del Centro multidisciplinare 'Hpv-Unit' per lo studio del papillomavirus umano, a margine dell'inaugurazione a Roma del centro al Regina Elena di Roma. «Fra le ragazze nate nel 1997 - prosegue l'esperto - la media nazionale di adesione delle dodicenni alla prevenzione è stata intorno al 65%. Mentre con il gruppo successivo siamo scesi al 60% e nell'ultima 'coortè, non ancora terminata (del 2012), il dato si è attestato al 55%». Per Mariani le cause di questa ultima diminuzione di fiducia sono da rintracciare «nelle difficoltà e nel clamore mediatico emerso con il caso della vaccinazione influenzale e il ritiro delle dosi 'sospettè nell'ottobre scorso. Un problema - spiega Mariani - che ha provocato dei pregiudizi anche sulla campagna anti Hpv».
SALUTE: LUPPI (SANOFI PASTEUR), 'HPV-UNIT' MODELLO PER BATTERE VIRUS, COINVOLGERE LE SCUOLE NELLA PREVENZIONE DEI RAGAZZI
«L'Hpv-Unit è un momento innovativo e un modello di cura che mette al centro il virus nei sui aspetti di multidisciplinarietà e d'intervento. La persona da vaccinare viene seguita e si riescono a collegare tutti i reparti coinvolti nella gestione del paziente». Ad affermarlo all'Adnkronos Salute Nicoletta Luppi, presidente Sanofi Pasteur Msd Italia, intervenuta oggi a Roma all'inaugurazione del centro polispecialistico 'Hpv-Unit' dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena-San Gallicano, il primo di questo tipo in Italia. «Sulla prevenzione si può fare di più - avverte Luppi - ma questo centro può essere un esempio per altre iniziative del genere che possano essere attivate a livello nazionale. L'obiettivo - prosegue - è eradicare l'Hpv con questo tipo di collaborazione. Ma ci piacerebbe che fossero coinvolte anche le scuole, perchè i dodicenni e le loro famiglie sono le persone da ascoltare. Ma soprattutto a cui dare tutta l'informazione e la prevenzione di cui hanno bisogno».
SALUTE: A ROMA PRIMO CENTRO ITALIANO ANTI HPV,'TASK FORCÈ PER CURA, PREVENZIONE E VACCINAZIONE
Un centro polispecialistico con una 'task forcè mutidisciplinare di esperti per battere l'Hpv, il papilloma virus umano. È la struttura 'Hpv-Unit' inaugurata oggi a Roma all' Istituto nazionale tumori Regina Elena-San Gallicano, ed è il primo centro di questo tipo in Italia. L'obiettivo della speciale unità è la prevenzione, la diagnosi e la terapia, ma soprattutto l'informazione alla popolazione e ai medici sul virus e le sue correlazioni. «Ginecologi, dermatologi, proctologi, otorini - spiega Luciano Mariani, coordinatore del Centro multidisciplinare per lo studio del papilloma virus umano - qui lavorano insieme per essere un punto di riferimento in Italia per le patologie legate all' Hpv: tumori, infezioni e condilomi». «L'incidenza oggi dell'Hpv è attorno al 10-15% per la popolazione - afferma Mariani - mettendo dentro tanto i genotipi virali ad alto rischio che quelli meno potenti. Con un'incidenza così importante il principio della vaccinazione è fondamentale. Non solo -prosegue - per l'adolescente ma anche per la donna sessualmente adulta fino a 45 anni, perchè noi qui utilizziamo il vaccino quadrivalente». «L'Hpv-Unit è un esempio vincente di collaborazione - affermano Aldo Di Carlo e Ruggero Ven 18 gen 2013 Maria, direttori scientifici rispettivamente dell'Istituto San Gallicano e del Regina Elena - tra i laboratori di ricerca e una rara molteplicità di strutture cliniche. Obiettivo prioritario del gruppo multidisciplina è quello di fornire percorsi clinico-diagnostici e terapeutici di elevata eccellenza, nonchè painificare studi scientifici ed epidemiologici».
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