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Oppido Mamertina(rc) l'omicidio Zappia, una vendetta rivata od è la voce della faida?

Una faida feroce e sanguinaria tra i Polimeni-Mazzagatti da una parte ed i Gugliotta-Bonarrigo-Gangemi dall’altra, con annessi e connessi. La faida, che da anni è in corso ad Oppido Mamertina,  ha avuto inizio negli  Anni Novanta, a causa di una forte rivalita' tra le cosche della 'ndrangheta, che si contendevano il controllo del territorio e delle attivita'  lecite ed illecite. Nell’ultimo anno, sono stati consumati addirittura ben cinque, tra omicidi e tentati omicidi. Negli ultimi 4 mesi sono stati uccisi Domenico Bonarrigo e Vincenzo Ferraro e sono scomparsi Francesco Raccosta e Carmine Putrino; ma  è stato ucciso pure  Vincenzo Raccosta, padre di Francesco. Giovedì 29 novembre 2012, un uomo, Attilio Zappia, e' stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Castellace di Oppido Mamertina nel Reggino. L'omicidio e' avvenuto in una zona di campagna e il cadavere di Zappia e' stato trovato nel pomeriggio. Sul luogo del ritrovamento del cadavere di Zappia sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Palmi che hanno effettuato i primi rilievi e avviato le indagini
IN ALTRO MORTO AMMAZZATO,  EMILIO ZAPPIA 57 ANNI, DISOCCUPATO, CONIUGATO, DUE FIGLI, SEMPRE A COLPI DI PISTOLA,  SOTTO GLI ULIVI DELLA STERMINATA PIANA DI GIOIA TAURO, STAVOLTA AD OPPIDO MAMERTINA, FRAZIONE CASTELLACE, TERRA DI FAIDE E DI ‘NDRANGHETA
La patente di attaccabrighe, beone, anche disoccupato, francamente, non ci convince.  Deja vu, anche la solita tesi…”Le prime ipotesi investigative escluderebbero un coinvolgimento nell'omicidio della criminalità organizzata”. Il cadavere è stato trovato  un paio di ore dopo il delitto, da un pastore, in aperta campagna, in località Quarantano di Castellace; località questa, salita alla ribalta della cronaca per l’escalation della cosca Mammoliti-Rugolo. La vittima, era stata carcerata solo lo scorso lunedi' 26 novembre 2012, dopo essere stato arrestato per lesioni e minacce a pubblico ufficiale. Le indagini sull'omicidio condotte dai carabinieri sono coordinate dal procuratore della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo- La Chiesa si è mossa più volta per recuperare la pecorella smarrita
Domenico Salvatore


OPPIDO Mamertina (RC)-Di sicuro c’è, che  Emilio Zappia, 57 anni, coniugato, disoccupato con precedenti sia stato ammazzato, anche lui sotto gli ulivi, con un colpo di pistola in fronte; in località Quarantana di Castellace. Da confermare, se sia stato o meno, a trovarlo cadavere, un pastore, che stava portando le sue pecore al pascolo. Nemmeno lontano parente (solo omonimo) del padrino di Taurianova-san Martino, storico presidente del Summit di Montalto (26 ottobre 1969), zi’ Peppi Zappia”, ammazzato assieme al figlio il 5 agosto del 1993. E nemmeno  dell’altro omonimo…Giuseppe Zappia, l’ingegnere italo-canadese accusato di aver fatto da schermo ad una delle più imponenti operazioni di riciclaggio della storia di Cosa Nostra canadese, sixth family,  capeggiata dal boss Vito Rizzuto, della famiglia Bonanno; una delle cinque di New York (le altre sono:Gambino, Genovese, Colombo e Lucchese), condannato dal Tribunale di Roma a tre anni e sei mesi di reclusione e a due anni di libertà vigilata. A Cinzia Sarni, Giuseppe Zappia, confidava i suoi propositi. “È al corrente che io voglio fare il ponte di Messina?”, fonte www.peacelink.it, rivelava l’ingegnere in un colloquio telefonico del 13 giugno 2003. “Io se faccio il ponte lo faccio perché ho organizzato 5 miliardi di euro… e questi 5 miliardi furono organizzati da tempo, mi comprende? Da tempo!”. Del caso, si stanno interessando i carabinieri della locale stazione, diretta dal maresciallo Andrea Marino, coordinato dal capitano Maurizio De Angelis, comandante della Compagnia di Palmi. Tutti agli ordini del colonnello Lorenzo Falferi, comandante provinciale. Presiede il p.m. di turno, coordinato dal procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo. Salvo, qualora dovessero emergere moventi mafiosi, l’intervento della DDA di Reggio Calabria diretta dal procuratore capo della Repubblica pro tempore, Ottavio Sferlazza.

La vittima era rientrato a casa, da quattro giorni, direttamente dal carcere. Non gli hanno dato nemmeno il tempo di godersi la ritrovata libertà; il bene più prezioso per un uomo. Un colpo di pistola in fronte, in zona Castellace, ai margini di una stradina in terra battuta, nei pressi di un canneto, sa di esecuzione, ma, gli addetti ai lavori non sembra stiano seguendo questa pista. Sebbene in casi del genere si seguano più piste. A partire da una presunta azzuffata, con chi, quando, come e perché. Sarà, ma qui i morti non si contano più oramai. Con la scusa delle faida, ognuno fa come può. Una barbarie, che non ha nulla da invidiare ad Attila, il feroce re degli Unni, inteso ‘Il flagello di Dio’; dove passava lui…non cresceva un filo d’erba. Ma davvero la vita umana da queste parti, vale quanto il costo di una pallottola? Nella civile, laboriosa ed intelligente Oppido Mamertina, con una storia bi-millenaria alle spalle. Abbiamo conosciuto fior di campioni nelle più svariate branche dello scibile umano, direttamente ad Oppido, ma anche fuori. A parte il sindaco Bruno Barillaro, medico e sindaco, il suo collega avvocato Antonello Freno, tanto per citare. Il capitano Mario Ricciardi vicecomandante della Compagnia di Palmi che dirige il NORM ed il comandante Maurizio De Angelis, hanno davanti un bel rompicapo. Un rebus di difficile soluzione. Nonostante la vittima avesse qualche precedente.

Non se la sentono di indicare la pista della criminalità organizzata. Non ci sono le condizioni, il movente, le frequentazioni equivoche, le compagnie ambigue. Forse la pista mafiosa non c’entra. Eppure le modalità dell’esecuzione e la zona ad alta densità mafiosa, lasciano poco spazio ad altre ipotesi alternative. Non ci sarebbero testimoni. Benchè da queste parti, domini incontrastata l’omertà, che cuce le bocche a doppia mandata; per paura di rappresaglie, reazioni inconsulte, vendette trasversali ecc. La vittima, ha visto qualcosa che non doveva? Ha detto qualcosa, che non doveva? E’ entrato in rotta di collisione con qualche personaggio importante nel sottobosco della malavita?Disoccupato, 57 anni, coniugato, due figli, appena uscito dalla galera…Vincenzo Raccosta, di 64 anni, è stato ucciso  con alcuni colpi di fucile al volto in un agguato ad Oppido Mamertina in contrada Mella.    La vittima era il padre di Francesco Raccosta ed il suocero di Carmine Putrino, scomparsi scomparsi mentre erano insieme in auto nel marzo scorso. L’ipotesi che viene fatta dagli investigatori è che siano stati uccisi ed i loro cadaveri fatti sparire. La scomparsa di Raccosta e Putrino seguì di pochi giorni l'omicidio di Giuseppe Ferraro, che sarebbe da collegare ad una vendetta maturata negli stessi ambienti di 'ndrangheta. Il 14 marzo 2012 veniva ammazzato con cinque scariche di8 lupara in contrada Rocca, il bracciante agricolo Vincenzo Ferrara, imparentato con i Mazzagatti, nipote di Pepè Ferrara alla macchia da molti anni.

A poche decine di metri dal suo frantoio. Sulla Nissan Patrol, avevano trovato posto due romeni, rimasti miracolosamente illesi. Non hanno visto nulla. Raket delle estorsioni o faida? Il 2 marzo 2012 cade sotto i colpi della lupara, Domenico Bonarrigo,  45 anni, figlio di Giuseppe ucciso vent’anni prima, mentre a bordo di un fuoristrada tentava di raggiungere le campagne. Era tornato per dedicarsi all’agricoltura; ai possedimenti paterni. Il 15 luglio 2012, i carabinieri del NIP, del comando provinciale di Reggio Calabria diretto allora dal colonnello Pasquale Angelosanto, (poco prima del trasferimento al ROS nazionale, quale, vice-comandante), hanno arrestato il latitante, Domenico Polimeni, 69 anni, di Oppido Mamertina (Reggio Calabria), ricercato dal 1998 perché deve scontare una condanna all'ergastolo per omicidio. Operazione compiuta in collaborazione con i militari della Compagnia di Paola, diretta dal capitano Luca Acquotti;  hanno partecipato pure, i militari della compagnia di Sellia Marina (Catanzaro). Nell'operazione,   coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Michele Prestipino, e dal pm, Alessandra Cerreti, sono  finite in manette anche la moglie del ricercato, Sara Diodati, 58 anni, e le due figlie, Fortunata ed Elisa Polimeni, di 34 e 20 anni. Rintracciato, in un appartamento nella zona periferica di Paola.  I militari, hanno  rinvenuto anche due pistole che sono state sequestrate. Polimeni, (considerato dagli investigatori un elemento di spicco della cosca Mazzagatti, è ritenuto l'autore degli omicidi di Antonio Gugliotta, Antonio Gangemi e Angela Bonarrigo, compiuto nell'agosto del 1997) e la moglie, erano accusati anche di detenzione illegale di armi.

Le due figlie invece,  furono accusate per procurata inosservanza del provvedimento di cattura del latitante. La faida, da anni in corso ad Oppido Mamertina, ha avuto inizio negli “Anni Novanta”, a causa di una forte rivalita' tra le cosche della 'ndrangheta che si contendevano il controllo  del territorio e delle attivita' illecite. E proprio nella faida che Domenico Polimeni ed il cognato Giuseppe Mazzagatti uccisero Gugliotta, Gangemi e Bonarrigo. La risposta giunse l'anno successivo con una seconda 'strage di Oppido' nella quale furono assassinati Giovanni Polimeni, figlio del latitante arrestato, ed il nipote di quest'ultimo, Vittorio Rustico, che erano gli obiettivi mentre rimasero uccisi casualmente Giuseppe Biccheri e la nipotina di otto anni. La successiva tregua durò fino al 2011, quando improvvisamente sono ripresi nuovamente gli omicidi.  Ben cinque persone, sono state assassinate nell'ultimo anno. Sul territorio sono egemoni le cosche dei Mammoliti-Rugolo. I Mammoliti, fonte Wikipedia, sono una 'ndrina di Oppido Mamertina e Castellace alleata dei Rugolo, alle quali fanno capo i Nava, i Cosoleto, i Luppino e i Romeo con loro imparentate. Operano nel narcotraffico e nella gestione di attività agricole, compiono estorsioni e hanno praticato anche il sequestro di persona. Storia. Negli anni Cinquanta scoppia una faida con i Barbaro di Castellace. Viene ucciso Francesco Mammoliti, allora capobastone. Gli succede il figlio Vincenzo Mammoliti fino alla sua morte nel 1988, il nuovo capo diventa Saverio Mammoliti.

Dopo la seconda guerra di 'Ndrangheta negli anni novanta fanno parte della commissione provinciale, organo creato ad hoc dalla 'Ndrangheta per meglio gestire gli affari e le relazioni fra le 'ndrine. Il 10 luglio 1991 viene ucciso a Reggio Calabria il Barone Antonio Cordopatri, l'accusa cade sulla 'ndrina Mammoliti in quanto questi volevano ottenere i terreni della famiglia Cordopatri a costo irrisorio (per esercitare il predominio territoriale e lucrare profitti) ma il Barone si era sempre opposto a tali pretese denunciando il tutto all'autorità giudiziaria. Per tale vicenda viene condannato definitivamente Francesco Mammoliti come mandante. Sempre in quel periodo il capobastone Saverio Mammoliti avrebbe nominato capo-società Renato Martorano dove in Basilicata fondò l'organizzazione criminale dei Basilischi. Nel 1992 scoppia la cosiddetta faida di Oppido Mamertina che scatenerà ben 22 morti. L'ultima strage avviene l'8 maggio 1998 con l'uccisione di 5 persone. Nel 2003, ormai in carcere, Saverio Mammoliti si dissocia. Esponenti di spicco:Francesco Mammoliti (? - 1954), capobastone ucciso nel 1954 a colpi di lupara durante la faida con i Barbaro. Saverio Mammoliti (1942), figlio di Francesco, capobastone, detto Don Saro; dissociatosi dalla ‘ndrangheta. Giuseppe Rugolo, capobastone; Domenico Rugolo (1935), capobastone arrestato nel 2007 ed Antonino Mammoliti. Potrebbe esserci una lite, dunque, scoppiata improvvisamente e poi degenerata, alla base dell'omicidio di Attilio Zappia ? Stavolta la faida non c’azzecca?

Ma il macabro gioco  di morte,  dei morti ammazzati, non accenna a diminuire; non si ferma. Il rituale è sempre lo stesso… Poi il carnefice, con tutta calma si dilegua a bordo di un veicolo guidato dal “palo”.  Quindi scatta la macchina investigativa ed operativa: i rilievi, gl’interrogatori, la retata, il 118, i Carabinieri, il carro funebre, l’autopsia, i funerali, le indagini. In attesa della ripresa delle ostilità. Le faide possono durare anche mezzo secolo ed il numero dei morti ammazzati superare il centinaio. Inizialmente si uccideva per onore, bisogno o necessità; per vendicare un torto subito. Tramontata l’Onorata Società con il summit di Montalto, Serro Juncari, il 26 ottobre 1969, presieduto dal padrino di San Martino di Taurianova, arrivò la ‘ndrangheta, termine grecanico e cambiarono molte cose. I bambini, le donne e gli anziani, fino a quel momento  risparmiati, se non protetti, in nome del vecchio codice, furono sterminati. Cominciò un’altra mattanza tra famiglie o gruppi di “cani sciolti”finalizzata al controllo del territorio e di converso, di tutte le attività lecite ed illecite. In principio le forze di polizia brancolavano nel buio, senza riuscire mai a trovare il bandolo della matassa. Tranne il solito segugio che per fortuna non manca mai ed il magistrato illuminato e mettiamoci pure il pentito di turno. In seguito le famiglie di ‘ndrangheta, si riunirono in cartello. E cadevano uno di qua ed uno di là. Quando finirono le scorte di munizioni e di “carne da macello”, si dovette attendere l’arrivo dei neonati poi diventati adulti. Ma non tutti, ebbero la fortuna di arrivarci.

Da un nostro precedente servizio….” Ad Oppido Mamertina, esiste una faida che vede invischiate le famiglie degli Zumbo-Ferraro-Polimeni-Mazzagatti-Rustico-Bonarrigo-Gugliotta-Tallarita-Modafferi-Lumbaca. Uno scontro belluino che non risparmia nemmeno donne, bambini ed anziani. Vedi Strage di Oppido dell’8 maggio 1998. “In carcere, riportava il Corriere della Sera, sono finiti Giuseppe Antonio Gugliotta, 58 anni, capo dell’omonima famiglia e il figlio Alessandro, 23 anni. Sarebbero stati proprio padre e figlio a ordinare la strage dell’8 maggio scorso, che e’ costata la vita, oltre che ai cugini Giovanni Polimeni, 22 anni, e Vittorio Rustico, di 21, veri obiettivi dei killer, anche alla piccola Mariangela Ansalone e al nonno Giuseppe Maria Biccheri, vittime innocenti, uccise solo perche’ la loro auto,  scambiata per quella dei rivali, passava in quel momento sul luogo dell’agguato. Nella circostanza, sono rimasti feriti gravemente, e ancor oggi sono in prognosi riservata, il fratellino di 8 anni di Mariangela, Giuseppe, la mamma Francesca Ansalone e la nonna Annunziata Pignataro…Le indagini di carabinieri e polizia hanno stabilito che la strage e’ stata una vendetta della famiglia Gugliotta nei confronti dei rivali Polimeni. Nell’agosto scorso infatti, i Gugliotta subirono un agguato dove morirono Antonio Gugliotta, fratello di Giuseppe, una ragazza, Angela Bonarrigo, e il fidanzato di quest’ultima, Antonio Gangemi”.  La faida sarebbe partita nel 1992 con l’omicidio di Santo Gugliotta. In quell’agguato rimasero feriti anche i fratelli: Giuseppe, poi ucciso  il 30 aprile del 1995, assieme a Vincenzo Bonarrigo.

Mentre viaggiavano a bordo di una Mercedes: i killer crivellarono l’ auto con decine di colpi di pistola e di fucile; ed Antonio, poi ucciso il 12 agosto 1997, assieme alla madre, Angela Bonarrigo 54 anni (feriti in quell’agguato: Giuseppe Antonio Gugliotta  57 anni e Antonio Gangemi 29 anni)”.  Secondo Nicola Gratteri & Antonio Nicaso (“Fratelli di sangue “ Luigi Pellegrini editore) la faida cominciò invece, ancor prima nel luglio del 1985, quando venne ammazzato il boss Giuseppe Ferraro. La popolazione diminuisce a vista d’occhio, Nei paesi interni lo spopolamento è più drammatico. Il povero sindaco Bruno Barillaro, che fa il medico legale e deve effettuare spesso la perizia necroscopica esterna sui cadaveri, non sa più che pesci pigliare. La Chiesa attraverso i suoi vescovi ed il clero in genere, si è mossa per recuperare la pecorella smarrita. Ma occorre tempo,  pazienza e continuità.
Domenico Salvatore














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