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Reggio Calabria, a chi giova il balletto delle cifre?


Il balletto delle cifre….a  chi giova…
di Enzo Cuzzola

Da giorni, in città, circola voce e si legge anche (purtroppo….) che il disavanzo del Comune di Reggio Calabria, al 31 dicembre 2010  (il buco secondo qualcuno) sarebbe di 679 milioni, attribuendo tale quantificazione alla  Corte Conti.
Non è così. Corte Conti non quantifica il debito dell’Ente, bensì gli impegni conservati a bilancio, cioè i residui passivi, questi rappresentano gli impegni per prestazioni, forniture, lavori ecc., che l’ente ha assunto, ma non è detto che siano debiti, almeno sino a quando tali impegni non si siano tradotti in effettive esecuzioni e prestazioni.
Si controlli poi il certificato al bilancio consuntivo, pubblicato sul sito del Ministero dell’interno, si vedrà come, di 679, 423 milioni circa rappresentano impegni per opere da eseguire. Si controlli poi una qualunque annualità pregressa, per esempio il certificato al consuntivo 2001 si vedrà che a quell’epoca i residui ammontavano a circa 238 milioni e pochissimi di questi erano relativi ad opere da eseguire, ma non erano certamente debiti.
Quindi 679 milioni non è l’importo del debito e non è l’importo del disavanzo.

Le regole del Tuel ed i principi contabili dell’Osservatorio sulla finanza locale stabiliscono regole e procedure per determinare entrambi i valori.
Il disavanzo è dato dalla somma tra saldo di cassa più residui attivi (somme accertate a credito) meno i residui passivi (somme impegnate a debito); al 31 dicembre 2010 era di 118 milioni, sceso a 107 nel 2011.

I debiti sono rappresentati dai provvedimenti di liquidazione emessi  a fronte di eseguite prestazioni e/o esecuzioni di opere e/o di forniture. Alla definizione di questo importo gli Uffici hanno lavorato fino alla cessazione del mio incarico, senza giungere ad una definitiva quantificazione, ma avendo approntato tutti gli interventi necessari anche sulle procedure informatiche, oggi qualcuno potrebbe portare a termine quella attività.

Tuttavia già dal primo approccio a questa problematica abbiamo potuto constatare come l’effettivo indebitamento, nei confronti dei prestatori di lavori, servizi e forniture o nei confronti di beneficiari di trasferimenti anche per conto di altri enti, non possa assolutamente superare l’importo del disavanzo di 118 milioni, dato che parecchi degli importi non correttamente imputati in bilancio (e che hanno appunto generato il disavanzo) sono stati effettivamente pagati, anzi molte volte l’imputazione impropria era avvenuta proprio per consentire il pagamento (sul tema si controlli la relazione dei Revisori al consuntivo 2010).

Importante è anche affrontare il tema dissesto. Abbiamo sempre affermato che il dissesto è da evitare, date le nefaste conseguenze che avrebbe sulla già precaria condizione socio-economica del nostro territorio, ed abbiamo sempre affermato che si può evitare, dismettendo il patrimonio immobiliare.

Corte Conti mette in dubbio la destinabilità dei proventi delle dismissioni a copertura del disavanzo, in contrasto con pronunce di altre sezioni regionali (vedasi Corte Conti Basilicata 38/2011), ma soprattutto ignorando che il Governo, nel cd decreto Salva Enti (DL 174/2012) al neo introdotto art. 243 bis, del tuel, comma 8 lettera g, prevede espressamente, per ammettere gli enti locali alla procedura di riequilibrio dei bilanci tesa ad evitare il dissesto, che l’ente abbia previsto l'impegno ad alienare i beni patrimoniali disponibili non indispensabili per i fini istituzionali dell'ente”.
Allora che senso ha, pensare al dissesto, mentre pende la conversione del decreto sopra citato (che deve avvenire entro il 10 dicembre), che il Governo ha fortemente voluto per salvare gli enti con più di 20 mila abitanti dal dissesto, istituendo la procedura del riequilibrio del bilancio, la quale sarà estesa, come da appositi emendamenti alla norma voluti dalle Camere, anche agli enti, come Reggio, per i quali Corte Conti ha avviato la procedura di dissesto guidato.

ENZO CUZZOLA

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