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"La mia ndrangheta" la storia di Rosy contro la violenza sulle donne - recensione di Maria Elvira Ciusa

Recensione a " La mia 'ndrangheta" Di Maria Elvira Ciusa.
La mia 'ndrangheta - Libro di Rosy Canale ed Emanuela Zuccalà edito da
Edizioni Paoline. Ottobre 2012.
Maria Elvira Ciusa e' la maggiore studiosa ed esperta vivente di
Grazia Deledda, Premio Nobel per la Letteratura.
La Ciusa e' anche ricercatrice e giornalista, molto attenta ai libri
che indagano il mondo in chiave femminile.




In occasione alla giornata internazionale contro la violenza sulle
donne ecco un libro che attraverso il racconto della sua protagonista
intreccia le storie di altre donne che la violenza l'anno conosciuta e
subita: quella della malavita organizzata.
Il Libro la mia ndrangheta riassume l'esperienza straordinaria del
Movimento delle donne di San Luca, paese considerato la "mamma" del
crimine, in cui le donne del paese dicono basta alla violenza e
scrivono una nuova pagina di storia.

Nascere in Calabria significa conoscere la vita prima degli altri.
Conoscerla nei suoi aspetti più drammatici. Il libro scritto a quattro
mani da Rosy Canale e Emanuela Zuccalà ( Edizioni Paoline) racconta
la storia di una giovane donna, Rosy, contestualizzata nella storia
più ampia di una Calabria sconvolta dai delitti di 'ndrangheta. La
protagonista molto presto viene a contatto con le immagini crudeli e
impietose di corpi dilaniati e straziati dalla violenza omicida.
E' la visione della ' ndrangheta vista da Rosy Canale, raccontata
insieme a Emanuela Zuccalà, giornalista del Corriere della Sera,
dall'interno della sensibilità di una giovane donna costretta,
perché nata a Reggio Calabria a vedere consumare, sotto il suo sguardo
attento e perciò non indifferente, le morti violente.
Lo sguardo di Rosy è sempre pieno di umanità nei confronti di chi
delinque e di chi subisce: Solo la sua pietà è ecumenica, ma la sua
denuncia nei confronti delle istituzioni ,che lasciano soli chi non
può difendersi, non ammette giustificazioni.
E' la testimonianza di una donna che ha dovuto lasciare la sua terra e
il suo lavoro di imprenditrice ,perché ha subito la violenza su di
sé, la violenza di un male nascosto e terribile che continua a
seminare odio e morti in una terra che vuole rendere inospitale.
Il racconto in prima persona di Rosy è molto ben documentato,
indubbiamente utile a chi vuole conoscere il punto di vista delle
donne, di quelle donne che sole si trovano quotidianamente a
combattere per il riscatto della propria terra con la forza e la virtù
delle donne,madri, sorelle e mogli, che aspirano a un mondo migliore
lontano dalle violenze e dalle sopraffazioni.
Questa voce non si affievolisce mai in questo libro che ci coinvolge
e comunica grandi emozioni e desiderio di partecipazione al riscatto
della "terra amara".
Lo sguardo intenso della protagonista ci osserva dalla bella
copertina in bianco e nero del libro, che la ritrae giovinetta
determinata e coraggiosa, che non teme di affrontare il male che va
illuminato .
Dopo la violenza subita dalla 'ndrangheta e dopo i fatti del 15
agosto del 2007 a Duisburg in Germania, in cui furono orrendamente
uccise sei persone, Rosy ha avuto il coraggio di uscire
dall'isolamento, per raccogliere intorno a sé il mondo femminile
oltraggiato.
Trecento sessantacinque donne, quanti sono i giorni dell'anno, si
sono raccolte intorno a lei, richiamate dalla nascita della ludoteca
"Isola rossa"nella villa confiscata alla 'ndrangheta a San Luca nella
Locride. In questo territorio ad alta organizzazione criminale, Rosy
ha fondato ed è presidente dell'Associazione non profit "Movimento
delle donne di San Luca", volto a promuove progetti sociali in un'
area senza sviluppo di lavoro.
La conclusione del libro rimane aperta alla speranza, la ludoteca
non funziona più e Rosy è andata a vivere lontano.

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