Reggio Calabria 30 ottobre 2012 - Purtroppo, parlare di etica dello sport non è servito a niente. Sono costretto, mio malgrado, ad intervenire nuovamente nei confronti di Tino Scopelliti che, evidentemente, non ha capito o voluto recepire il mio personale, ribadisco solo personale, richiamo al rispetto di alcune semplici regole di comportamento.
La sua risposta, inizialmente pacata, ma più avanti livorosa ed offensiva, ha confermato, se mai ce ne fosse bisogno, i miei timori iniziali. Io non nutro questi sentimenti, perché non fanno parte della mia formazione intellettuale e familiare. Nemmeno quando mi si definisce avvocato “azzeccagarbugli” di manzoniana memoria.
Da parte mia non c’è nessuna chiusura personale verso l’egregio Tino Scopelliti, e verso qualsiasi altro candidato alla Presidenza del Coni calabrese. Tuttavia, ho il dovere, come componente di giunta uscente, di difendere l’operato di un organismo, che abbiamo tutti cercato di guidare con coscienza, lealtà, passione ed onestà. Gli errori sono sempre possibili, ma l’umiltà e l’amicizia non sono “peccati” di cui vergognarsi . Nessuno di noi è infallibile. Ma c’è una cosa sulla quale non abbiamo mai derogato, il profondo rispetto per chiunque si avvicinasse al nostro settore e entrasse a far parte di un qualsiasi organismo. Aspirare a praticare, sostenere, affiancare lo sport, a qualsiasi livello, è come entrare a far parte di una famiglia, sicuramente allargata, ma pur sempre una famiglia. Mettersi in gioco, candidandosi alla guida di un organismo importante come il Coni regionale, non vuol dire, invece, pretendere di entrare “a gamba tesa” in campo, per “abbattere” l’avversario, eliminarlo fisicamente, attaccare ed inveire a man bassa contro tutti, offendendoli, definendoli poco credibili, o addirittura, di non aver fatto nulla nel corso del loro mandato.
Non sono questi i toni con i quali si può sperare di trovare consenso, aggregare soggetti attorno ad una idea o ad un progetto. Non lo sono: specialmente nello sport, che è condivisione, amicizia, unità di intenti, spirito di gruppo. In Tino Scopelliti c’è forse una confusione di ruoli. La sua non è una candidatura politica, che tanto più si afferma, quanto più viene demolito l’avversario e giudicata inconsistente la sua attività. E’ vero che il dibattito politico di questi ultimi anni, da una parte e dall’altra, ci ha abituati a ben altro. Ma “cribbio” come direbbe qualcuno, qui la politica non c’entra. (Lo spero vivamente). Perché è lo sport, con i suoi valori, sacri, con i suoi principi incancellabili, ad essere al centro di questo confronto. E’ vero che non ho partecipato al Congresso di Alleanza Sportiva Italiana, del 20 ottobre u.s., tuttavia ho avuto la possibilità di seguirlo on-line su un sito di una importante testata giornalistica. Non c’è dubbio, però, che le frasi pronunciate, seppure residuali rispetto all’intervento nel suo insieme, risultano oltremodo offensive ed ingiuriose per la persona del Presidente del Coni regionale e per lo sport in generale. Poi, si può parlare di altro, annunciare progetti e proposte, di cui ancora peraltro non c’è traccia, e immaginare un futuro nuovo e rivoluzionario per lo sport calabrese.
Non mi pare di aver “diffamato” o “denigrato” l’immagine di Tino Scopelliti. Non ne avevo l’intenzione e non ce n’era bisogno. Semmai sono denigratorie e diffamanti alcune sue affermazioni, come quella in cui mi si accusa di “voler continuare a sedere e dormire sulla poltrona del Coni regionale”. E’ un giudizio di cui non può avere diritto, considerato che non ha mai partecipato ai nostri lavori ed alle nostre attività. Il giudizio sul mio operato lo daranno altri, sicuramente più legittimati a farlo. Per quanto riguarda la mia presunta velleità a fermare la “ondata di cambiamento di pensiero” nello sport calabrese, non credo di essere così onnipotente. Ma come diceva il Sindaco della Primavera di Reggio, il compianto Italo Falcomatà: “Una mosca non impensierisce un cavallo, ma tante mosche insieme possono ucciderlo”. C’è poi da dire che non ho mai avuto paura dei cambiamenti, nemmeno delle rivoluzioni, anche perché mi ritengo orgogliosamente, “figlio della Liberazione”. Ogni cambiamento, ogni evoluzione, rappresentano sempre una cosa positiva. Ma restando fedeli a principi e valori che sono irrinunciabili in un determinato settore. E lo sport ne ha da vendere. Quanto poi, al diffuso malcontento ed alla assoluta inoperosità della Giunta del Coni regionale di cui parla Tino Scopelliti è tutto da provare. Saranno le urne a decretarlo. Non certo il suo sommario e superficiale giudizio. Personalmente faccio parte del mondo del Coni calabrese dal lontano 1981. Sono quasi trentadue anni, e più di dieci vissuti accanto al Presidente Mimmo Praticò. Sono stati anni esaltanti, in cui con dignità, passione, dedizione si è cercato di far crescere e sviluppare lo sport calabrese. Superando enormi difficoltà, soprattutto di tipo economico, anche per i profondi tagli subiti dal Coni nazionale in questi anni e con l’assenza totale degli Enti territoriali. E sopperendo umilmente e dignitosamente alle difficoltà che si presentavano di volta in volta, in qualsiasi occasione.
Non credo che questo sia un peccato di cui vergognarsi. Nemmeno quello di distribuire “bottigliette d’acqua in campo”, che non si è mai pensato di far passare come “merito sportivo”, ma che è stato compiuto in spirito di servizio, così come ha fatto il Ministro dello Sport del Nicaragua, Carlos Garcia, nel 1994 nello stadio di Managua, in occasione dei Campionati mondiali di Baseball, a cui ho avuto l’onore di partecipare nella qualità di dirigente che accompagnava la nazionale di baseball. Non credo, poi, che definire una persona “novello messia” sia un termine blasfemo. Nella cultura cristiana, effettivamente, il termine “messia” coincide con la figura di Gesù. Ma nell’accezione più ampia, ed era questo il mio scopo, il termine vuol dire “Re unto”, come colui che assurge a diventare divinità. Tuttavia, se ho peccato, come dice Tino Scopelliti, da buon scout cattolico adulto quale sono, domenica prossima, da Pubblicano e non come Fariseo, andrò dal mio parroco, Don Luigi, a confessarmi.
Personalmente mi ritengo uno che è stato sempre “in campo”. Lo dimostra la mia lunga storia sportiva. Non sono certo uno che appare improvvisamente dal nulla. Mi pare strano, però, che nonostante la sua lunga militanza sportiva, l’egregio Tino Scopelliti mi chieda oggi dove sia stato finora. Forse è il caso che, invece, ci si chieda dove sia stato lui che non rammenta i dirigenti delle federazioni. Infine, per quanto riguarda “il foglio completamente bianco”, privo di iniziative di cui Tino Scopelliti parla nella sua risposta, lo invito a girarlo, e ad aprirlo, perché ci troverà la storia di una vita dentro lo sport e per lo sport. Concludo, con la speranza di essere stato molto attento al lessico, all’ipotassi ed alla paratassi, nella stesura di questo scritto; affinché non produca ulteriori malintesi ed errate interpretazioni che ci porterebbero lontano anche dai veri problemi dello sport calabrese di cui dovremmo invece discutere. Venga Lei, e ne parliamo. Maurizio Condipodero
Questa la nota di Tino Scopelliti
Riceviamo e pubblichiamo la risposta di Tino Scopelliti a Maurizio Condipodero
Egregio Signor Maurizio Condipodero,
non Le nascondo che ho avuto parecchie perplessità leggendo le sue considerazioni nei miei confronti apparse sugli organi di stampa e, poiché ho una stima e un’affettuosa conoscenza per la sua persona, mi risulta davvero difficile doverle rispondere con le dovute rispettose doglianze.
Inoltre, dati i rapporti di reciproca stima (suppongo) che abbiamo sempre avuto, avrei gradito una sua telefonata per semplici chiarimenti sulle mie dichiarazioni.
Il primo dubbio che mi assale è che, nonostante la sua professionalità lavorativa e una certa esperienza, Lei caro Signor Condipodero sia stato letteralmente raggirato da qualcuno che, ritengo, abbia approfittato della sua buona fede e della sua riconosciuta passionalità, per indurla in dichiarazioni false e tendenziose, prive di fondamento.
La cosa che più mi infastidisce, comunque, non è che questo tentativo sia stato programmato e andato a buon fine, ma che Lei, con la sua arguzia e la sua lungimiranza, sia caduto in questo grave errore e debba fare la figura dell’avvocato Azzeccagarbugli.
Qualora Lei, invece, fosse venuto a conoscenza personalmente del mio discorso e in mala fede tenta di stravolgere le mie dichiarazioni, per la realtà dei fatti, è bene chiarire il contenuto del mio pensiero.
Accertato che Lei, Signor Condipodero, non era presente al Congresso ASI del 20 c.m. mi domando: Sa cosa ho detto? E se lo sa come si permette a stravolgere il mio pensiero? Ha avuto la registrazione del mio discorso? E se l’ha avuta, come si permette ad attribuirmi concetti che non ho espresso e che non fanno parte del mio stile di vita?
O forse crede di potermi diffamare senza prove documentali?
O crede di denigrare la mia immagine per sperare di poter continuare a sedere e dormire sulla poltrona del Coni regionale ?
Ci vuole ben altro che fantastiche dichiarazioni che io non ho mai rilasciato per scalfire la mia immagine; anche se non le farà piacere, ci sono anni di lavoro, di sportive passioni, di professionalità, di organizzazione di eventi che Lei e non solo Lei non potrà mai cancellare.
E’ dura da accettare, caro Signor Condipodero ma è una verità che gli sportivi calabresi e non solo, hanno vissuto giornalmente, partecipando, coordinando o solo assistendo; non sarà certo Lei, in questo modo, a fermare questa ondata di cambiamento di pensiero, di modi di gestire, di pianificazione, di programmazione.
Non sarà questo bieco tentativo a fermare questa ondata di meraviglioso rinnovamento.
Non dimentichi, caro Signor Condipodero, che la mia candidatura nasce proprio dal malcontento dei dirigenti sportivi calabresi, nasce dalla vostra inoperosità totale, nasce dalla voglia del fare e possibilmente fare bene.
Caro Signor Condipodero, gli sportivi calabresi sono stanchi delle parole dette e scritte, sono stufi di continue passerelle per premiazioni e atteggiamenti da “prima donna” di dubbia utilità, di continui comunicati stampa che non comunicano niente, tranne lunghe e inutili dichiarazioni del presidente del Coni uscente; gli sportivi calabresi hanno bisogno di fatti, di collaborazione, di pianificare, di programmare, non hanno bisogno di parole, parole, parole…
Non sono io a sostenere che il Signor Praticò è stato il peggior presidente che il Coni Calabria abbia mai avuto, non sono io a lamentare la sua inoperosità; io sono solo uno strumento che forse riuscirà a migliorare le condizioni del Coni Calabria, cercando la collaborazione di tutti, senza egoismi e soprattutto senza megalomanie.
Per maggiore trasparenza trascrivo testualmente le dichiarazioni da Lei giudicate offensive nei confronti del Presidente del Coni uscente: “… Non vi sono queste condizioni perché per noi sportivi i valori dell’etica, del rispetto delle regole, del rispetto altrui, della chiarezza, sono valori che ci portiamo dentro e che attuiamo tutti i giorni. E quando di fronte abbiamo persone che non la pensano come noi, che si dichiarano sportivi ma forse non lo sono mai stati, a meno che VENDERE GASSOSE AL CAMPO DI GARA DI GALLINA VUOL DIRE AVER FATTO LO SPORTIVO …”.
Caro Signor Condipodero, cosa c’è di così offensivo in questa mia dichiarazione?
Il mio intento era di sostenere che non basta entrare in un campo di calcio o in una struttura sportiva per essere definito sportivo; vendere gassose in un campo di gara, vuol dire essere un addetto alle vendite e non uno sportivo, con tutto il rispetto di chi svolge questo lavoro.
L’altra frase che le riporto testualmente è: “ SE VERRO’ ELETTO NON MI VEDRETE MAI DISTRIBUIRE, IN TRIBUNA STAMPA, BOTTIGLIETTE DELL’ACQUA, QUANDO GIOCA LA REGGINA CALCIO, perché ho una dignità di uomo ed ho una dignità anche per l’incarico che dovrò assumere…”
E Le chiedo: Lei ha mai visto il Presidente del Coni, Gianni Petrucci, distribuire bottigliette di acqua all’Olimpico di Roma, in tribuna stampa, con l’intento, forse, di accattivarsi le attenzioni e le simpatie di qualche giornalista per rilasciare interviste?
E se qualcuno negli anni passati lo ha fatto, non è legittimo dissociarsi e dichiarare apertamente che simile comportamento non sarà attuato dal sottoscritto?
Ho il diritto di dichiarare quali saranno i miei intendimenti ed i miei comportamenti?
E in che modo sono stato offensivo?
E che dire dell’utilizzo del termine “Novello Messia” con il quale Lei mi definisce?
Non le consento categoricamente, da uomo di fede e profondamente cattolico, di paragonarmi a qualcosa che è più grande di me e di Lei e la sua irriverenza la lascio giudicare a chi ci sta seguendo.
Rimane l’amarezza che un professionista e uno sportivo, tra l’altro componente della giunta Coni regionale, possa scadere in simili ironie e paragoni che nulla hanno a che fare con il mondo dello sport e con lo spirito che lo anima.
Ma Lei, come mai soltanto adesso scende in campo? Dove è stato fin’ora? E perché soltanto adesso si erge a paladino della legalità e della giustizia?
Mi dispiace, caro Signor Condipodero ma Lei non è credibile ai mie occhi e forse neanche agli occhi di chi legge; Lei non ha i requisiti per potermi bacchettare; sono tanti i veri sportivi che sono per me un esempio da seguire, ma Lei sicuramente non rientra fra questi.
Se proprio ritiene di dover fare qualche paternale, ebbene, la rivolga a qualche suo compagno di cordata ( non le sarà difficile individuarlo dato che vi si può contare sulle dita di una mano) che forse, essendo giudice di gara, crede, con enorme presunzione di poter essere anche giudice di vita, permettendosi di giudicare la mia persona e non il mio operato, con l’unico scopo di tentare di denigrare la mia immagine.
Se lo ritiene opportuno, comunque, sono sempre disponibile a inviarle il video del mio intero discorso (e non uno stralcio, badi bene) affinché Lei possa acquisire una vera conoscenza di quanto dichiarato dal sottoscritto in data 20 c.m.; e se vuole conoscere il mio programma e i miei sogni (che spero non restino chiusi in un cassetto), sappia che sono disponibile in qualsiasi momento a sedermi attorno a un tavolo per esporre i miei progetti e le mie proposte.
In tal caso, Le prometto, comunque, che non le chiederò di portare una relazione su quanto ha fatto il Coni Calabria in questi ultimi anni; non mi piacerebbe, vederla arrivare con un foglio completamente bianco.
Con cordialità. Tino Scopelliti
Da parte mia non c’è nessuna chiusura personale verso l’egregio Tino Scopelliti, e verso qualsiasi altro candidato alla Presidenza del Coni calabrese. Tuttavia, ho il dovere, come componente di giunta uscente, di difendere l’operato di un organismo, che abbiamo tutti cercato di guidare con coscienza, lealtà, passione ed onestà. Gli errori sono sempre possibili, ma l’umiltà e l’amicizia non sono “peccati” di cui vergognarsi . Nessuno di noi è infallibile. Ma c’è una cosa sulla quale non abbiamo mai derogato, il profondo rispetto per chiunque si avvicinasse al nostro settore e entrasse a far parte di un qualsiasi organismo. Aspirare a praticare, sostenere, affiancare lo sport, a qualsiasi livello, è come entrare a far parte di una famiglia, sicuramente allargata, ma pur sempre una famiglia. Mettersi in gioco, candidandosi alla guida di un organismo importante come il Coni regionale, non vuol dire, invece, pretendere di entrare “a gamba tesa” in campo, per “abbattere” l’avversario, eliminarlo fisicamente, attaccare ed inveire a man bassa contro tutti, offendendoli, definendoli poco credibili, o addirittura, di non aver fatto nulla nel corso del loro mandato.
Non sono questi i toni con i quali si può sperare di trovare consenso, aggregare soggetti attorno ad una idea o ad un progetto. Non lo sono: specialmente nello sport, che è condivisione, amicizia, unità di intenti, spirito di gruppo. In Tino Scopelliti c’è forse una confusione di ruoli. La sua non è una candidatura politica, che tanto più si afferma, quanto più viene demolito l’avversario e giudicata inconsistente la sua attività. E’ vero che il dibattito politico di questi ultimi anni, da una parte e dall’altra, ci ha abituati a ben altro. Ma “cribbio” come direbbe qualcuno, qui la politica non c’entra. (Lo spero vivamente). Perché è lo sport, con i suoi valori, sacri, con i suoi principi incancellabili, ad essere al centro di questo confronto. E’ vero che non ho partecipato al Congresso di Alleanza Sportiva Italiana, del 20 ottobre u.s., tuttavia ho avuto la possibilità di seguirlo on-line su un sito di una importante testata giornalistica. Non c’è dubbio, però, che le frasi pronunciate, seppure residuali rispetto all’intervento nel suo insieme, risultano oltremodo offensive ed ingiuriose per la persona del Presidente del Coni regionale e per lo sport in generale. Poi, si può parlare di altro, annunciare progetti e proposte, di cui ancora peraltro non c’è traccia, e immaginare un futuro nuovo e rivoluzionario per lo sport calabrese.
Non mi pare di aver “diffamato” o “denigrato” l’immagine di Tino Scopelliti. Non ne avevo l’intenzione e non ce n’era bisogno. Semmai sono denigratorie e diffamanti alcune sue affermazioni, come quella in cui mi si accusa di “voler continuare a sedere e dormire sulla poltrona del Coni regionale”. E’ un giudizio di cui non può avere diritto, considerato che non ha mai partecipato ai nostri lavori ed alle nostre attività. Il giudizio sul mio operato lo daranno altri, sicuramente più legittimati a farlo. Per quanto riguarda la mia presunta velleità a fermare la “ondata di cambiamento di pensiero” nello sport calabrese, non credo di essere così onnipotente. Ma come diceva il Sindaco della Primavera di Reggio, il compianto Italo Falcomatà: “Una mosca non impensierisce un cavallo, ma tante mosche insieme possono ucciderlo”. C’è poi da dire che non ho mai avuto paura dei cambiamenti, nemmeno delle rivoluzioni, anche perché mi ritengo orgogliosamente, “figlio della Liberazione”. Ogni cambiamento, ogni evoluzione, rappresentano sempre una cosa positiva. Ma restando fedeli a principi e valori che sono irrinunciabili in un determinato settore. E lo sport ne ha da vendere. Quanto poi, al diffuso malcontento ed alla assoluta inoperosità della Giunta del Coni regionale di cui parla Tino Scopelliti è tutto da provare. Saranno le urne a decretarlo. Non certo il suo sommario e superficiale giudizio. Personalmente faccio parte del mondo del Coni calabrese dal lontano 1981. Sono quasi trentadue anni, e più di dieci vissuti accanto al Presidente Mimmo Praticò. Sono stati anni esaltanti, in cui con dignità, passione, dedizione si è cercato di far crescere e sviluppare lo sport calabrese. Superando enormi difficoltà, soprattutto di tipo economico, anche per i profondi tagli subiti dal Coni nazionale in questi anni e con l’assenza totale degli Enti territoriali. E sopperendo umilmente e dignitosamente alle difficoltà che si presentavano di volta in volta, in qualsiasi occasione.
Non credo che questo sia un peccato di cui vergognarsi. Nemmeno quello di distribuire “bottigliette d’acqua in campo”, che non si è mai pensato di far passare come “merito sportivo”, ma che è stato compiuto in spirito di servizio, così come ha fatto il Ministro dello Sport del Nicaragua, Carlos Garcia, nel 1994 nello stadio di Managua, in occasione dei Campionati mondiali di Baseball, a cui ho avuto l’onore di partecipare nella qualità di dirigente che accompagnava la nazionale di baseball. Non credo, poi, che definire una persona “novello messia” sia un termine blasfemo. Nella cultura cristiana, effettivamente, il termine “messia” coincide con la figura di Gesù. Ma nell’accezione più ampia, ed era questo il mio scopo, il termine vuol dire “Re unto”, come colui che assurge a diventare divinità. Tuttavia, se ho peccato, come dice Tino Scopelliti, da buon scout cattolico adulto quale sono, domenica prossima, da Pubblicano e non come Fariseo, andrò dal mio parroco, Don Luigi, a confessarmi.
Personalmente mi ritengo uno che è stato sempre “in campo”. Lo dimostra la mia lunga storia sportiva. Non sono certo uno che appare improvvisamente dal nulla. Mi pare strano, però, che nonostante la sua lunga militanza sportiva, l’egregio Tino Scopelliti mi chieda oggi dove sia stato finora. Forse è il caso che, invece, ci si chieda dove sia stato lui che non rammenta i dirigenti delle federazioni. Infine, per quanto riguarda “il foglio completamente bianco”, privo di iniziative di cui Tino Scopelliti parla nella sua risposta, lo invito a girarlo, e ad aprirlo, perché ci troverà la storia di una vita dentro lo sport e per lo sport. Concludo, con la speranza di essere stato molto attento al lessico, all’ipotassi ed alla paratassi, nella stesura di questo scritto; affinché non produca ulteriori malintesi ed errate interpretazioni che ci porterebbero lontano anche dai veri problemi dello sport calabrese di cui dovremmo invece discutere. Venga Lei, e ne parliamo. Maurizio Condipodero
Questa la nota di Tino Scopelliti
Riceviamo e pubblichiamo la risposta di Tino Scopelliti a Maurizio Condipodero
Egregio Signor Maurizio Condipodero,
non Le nascondo che ho avuto parecchie perplessità leggendo le sue considerazioni nei miei confronti apparse sugli organi di stampa e, poiché ho una stima e un’affettuosa conoscenza per la sua persona, mi risulta davvero difficile doverle rispondere con le dovute rispettose doglianze.
Inoltre, dati i rapporti di reciproca stima (suppongo) che abbiamo sempre avuto, avrei gradito una sua telefonata per semplici chiarimenti sulle mie dichiarazioni.
Il primo dubbio che mi assale è che, nonostante la sua professionalità lavorativa e una certa esperienza, Lei caro Signor Condipodero sia stato letteralmente raggirato da qualcuno che, ritengo, abbia approfittato della sua buona fede e della sua riconosciuta passionalità, per indurla in dichiarazioni false e tendenziose, prive di fondamento.
La cosa che più mi infastidisce, comunque, non è che questo tentativo sia stato programmato e andato a buon fine, ma che Lei, con la sua arguzia e la sua lungimiranza, sia caduto in questo grave errore e debba fare la figura dell’avvocato Azzeccagarbugli.
Qualora Lei, invece, fosse venuto a conoscenza personalmente del mio discorso e in mala fede tenta di stravolgere le mie dichiarazioni, per la realtà dei fatti, è bene chiarire il contenuto del mio pensiero.
Accertato che Lei, Signor Condipodero, non era presente al Congresso ASI del 20 c.m. mi domando: Sa cosa ho detto? E se lo sa come si permette a stravolgere il mio pensiero? Ha avuto la registrazione del mio discorso? E se l’ha avuta, come si permette ad attribuirmi concetti che non ho espresso e che non fanno parte del mio stile di vita?
O forse crede di potermi diffamare senza prove documentali?
O crede di denigrare la mia immagine per sperare di poter continuare a sedere e dormire sulla poltrona del Coni regionale ?
Ci vuole ben altro che fantastiche dichiarazioni che io non ho mai rilasciato per scalfire la mia immagine; anche se non le farà piacere, ci sono anni di lavoro, di sportive passioni, di professionalità, di organizzazione di eventi che Lei e non solo Lei non potrà mai cancellare.
E’ dura da accettare, caro Signor Condipodero ma è una verità che gli sportivi calabresi e non solo, hanno vissuto giornalmente, partecipando, coordinando o solo assistendo; non sarà certo Lei, in questo modo, a fermare questa ondata di cambiamento di pensiero, di modi di gestire, di pianificazione, di programmazione.
Non sarà questo bieco tentativo a fermare questa ondata di meraviglioso rinnovamento.
Non dimentichi, caro Signor Condipodero, che la mia candidatura nasce proprio dal malcontento dei dirigenti sportivi calabresi, nasce dalla vostra inoperosità totale, nasce dalla voglia del fare e possibilmente fare bene.
Caro Signor Condipodero, gli sportivi calabresi sono stanchi delle parole dette e scritte, sono stufi di continue passerelle per premiazioni e atteggiamenti da “prima donna” di dubbia utilità, di continui comunicati stampa che non comunicano niente, tranne lunghe e inutili dichiarazioni del presidente del Coni uscente; gli sportivi calabresi hanno bisogno di fatti, di collaborazione, di pianificare, di programmare, non hanno bisogno di parole, parole, parole…
Non sono io a sostenere che il Signor Praticò è stato il peggior presidente che il Coni Calabria abbia mai avuto, non sono io a lamentare la sua inoperosità; io sono solo uno strumento che forse riuscirà a migliorare le condizioni del Coni Calabria, cercando la collaborazione di tutti, senza egoismi e soprattutto senza megalomanie.
Per maggiore trasparenza trascrivo testualmente le dichiarazioni da Lei giudicate offensive nei confronti del Presidente del Coni uscente: “… Non vi sono queste condizioni perché per noi sportivi i valori dell’etica, del rispetto delle regole, del rispetto altrui, della chiarezza, sono valori che ci portiamo dentro e che attuiamo tutti i giorni. E quando di fronte abbiamo persone che non la pensano come noi, che si dichiarano sportivi ma forse non lo sono mai stati, a meno che VENDERE GASSOSE AL CAMPO DI GARA DI GALLINA VUOL DIRE AVER FATTO LO SPORTIVO …”.
Caro Signor Condipodero, cosa c’è di così offensivo in questa mia dichiarazione?
Il mio intento era di sostenere che non basta entrare in un campo di calcio o in una struttura sportiva per essere definito sportivo; vendere gassose in un campo di gara, vuol dire essere un addetto alle vendite e non uno sportivo, con tutto il rispetto di chi svolge questo lavoro.
L’altra frase che le riporto testualmente è: “ SE VERRO’ ELETTO NON MI VEDRETE MAI DISTRIBUIRE, IN TRIBUNA STAMPA, BOTTIGLIETTE DELL’ACQUA, QUANDO GIOCA LA REGGINA CALCIO, perché ho una dignità di uomo ed ho una dignità anche per l’incarico che dovrò assumere…”
E Le chiedo: Lei ha mai visto il Presidente del Coni, Gianni Petrucci, distribuire bottigliette di acqua all’Olimpico di Roma, in tribuna stampa, con l’intento, forse, di accattivarsi le attenzioni e le simpatie di qualche giornalista per rilasciare interviste?
E se qualcuno negli anni passati lo ha fatto, non è legittimo dissociarsi e dichiarare apertamente che simile comportamento non sarà attuato dal sottoscritto?
Ho il diritto di dichiarare quali saranno i miei intendimenti ed i miei comportamenti?
E in che modo sono stato offensivo?
E che dire dell’utilizzo del termine “Novello Messia” con il quale Lei mi definisce?
Non le consento categoricamente, da uomo di fede e profondamente cattolico, di paragonarmi a qualcosa che è più grande di me e di Lei e la sua irriverenza la lascio giudicare a chi ci sta seguendo.
Rimane l’amarezza che un professionista e uno sportivo, tra l’altro componente della giunta Coni regionale, possa scadere in simili ironie e paragoni che nulla hanno a che fare con il mondo dello sport e con lo spirito che lo anima.
Ma Lei, come mai soltanto adesso scende in campo? Dove è stato fin’ora? E perché soltanto adesso si erge a paladino della legalità e della giustizia?
Mi dispiace, caro Signor Condipodero ma Lei non è credibile ai mie occhi e forse neanche agli occhi di chi legge; Lei non ha i requisiti per potermi bacchettare; sono tanti i veri sportivi che sono per me un esempio da seguire, ma Lei sicuramente non rientra fra questi.
Se proprio ritiene di dover fare qualche paternale, ebbene, la rivolga a qualche suo compagno di cordata ( non le sarà difficile individuarlo dato che vi si può contare sulle dita di una mano) che forse, essendo giudice di gara, crede, con enorme presunzione di poter essere anche giudice di vita, permettendosi di giudicare la mia persona e non il mio operato, con l’unico scopo di tentare di denigrare la mia immagine.
Se lo ritiene opportuno, comunque, sono sempre disponibile a inviarle il video del mio intero discorso (e non uno stralcio, badi bene) affinché Lei possa acquisire una vera conoscenza di quanto dichiarato dal sottoscritto in data 20 c.m.; e se vuole conoscere il mio programma e i miei sogni (che spero non restino chiusi in un cassetto), sappia che sono disponibile in qualsiasi momento a sedermi attorno a un tavolo per esporre i miei progetti e le mie proposte.
In tal caso, Le prometto, comunque, che non le chiederò di portare una relazione su quanto ha fatto il Coni Calabria in questi ultimi anni; non mi piacerebbe, vederla arrivare con un foglio completamente bianco.
Con cordialità. Tino Scopelliti
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