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Il CdM riduce le Province a 51, per l'UPi è un errore abolire le giunte dal 2013

PROVINCE: IN LOMBARDIA APPROVATE DELIBERE PER USCITA DA UPI   - In Lombardia 11 province su 12 hanno gia' approvato le delibere di giunta che sanciranno ufficialmente l'uscita dall'Unione province italiane (Upi), per protesta contro il riordino e i tagli attuati dal governo. Manca all'appello solo la provincia di Pavia, che non avrebbe ancora convocato la riunione di giunta necessaria per approvare la delibera. La decisione e' stata presa nei giorni scorsi, all'unanimita', durante l'ultima riunione dell'Unione province lombarde (Upl). L'uscita sara' effettiva da gennaio 2013 quando, secondo gli intenti, le province lombarde vorrebbero dare vita a un coordinamento tra le province del Nord Italia.

 PROVINCE: CDM LE RIDUCE A 51, PER UPI ERRORE ABOLIRE GIUNTE DA 2013 - PATRONI GRIFFI, RIORDINO DI PORTATA STRUTTURALE - VERSO ASSEMBLEA STRAORDINARIA PRESIDENTI  Roma 31 ottobre 2012- Il governo ridisegna la mappa delle Province: gli attuali 86 enti delle Regioni a statuto ordinario passano a 51, incluse le dieci citta' metropolitane. Salve Sondrio e Belluno, che pur non rientrando nei paletti fissati dal governo (almeno 350mila abitanti e 2500 kmq di estensione), 'strappano' una deroga legata al territorio al 100% montano, cosi' come resiste agli accorpamenti Arezzo, che dopo la 'battaglia' di cifre sul numero degli abitanti tira definitivamente un sospiro di sollievo. Se a novembre dell'anno prossimo si svolgeranno le elezioni dei nuovi enti, la riforma partira' a pieno dall'1 gennaio 2014, quando nasceranno anche le citta' metropolitane. Ma gia' dal primo gennaio 2013 vengono cancellate le giunte, con la possibilita' per i presidenti di delegare, al massimo, 3 consiglieri. "Si compira' un processo di riordino del governo del territorio di portata strutturale e ordinamentale", commenta il ministro per la P.A. Filippo Patroni Griffi. "Il governo si e' trovato in questo periodo - continua - un po' in sospeso tra spinte al mantenimento totale dello status quo e spinte volte alla cancellazione totale delle province. La scelta effettuata gia' al momento della spending e' coerente con i modelli europei che prevedono per tutti gli stati dimensioni rapportabili a tre livelli di governo e quindi anche a quel livello intermedio che da noi si chiama provincia". Eppure la strada del riordino, che per le Province delle Regioni speciali e' solo questione di tempo, si preannuncia in salita. L'Unione delle Province d'Italia, che nei mesi scorsi ha collaborato alla riforma, critica il risultato finale, colta di sorpresa dalle misure che aboliscono, tra due mesi, gli esecutivi provinciali. Ora spera in modifiche in parlamento, mentre un'assemblea staordinaria potrebbe svolgersi gia' la settimana prossima. Il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione, parla di "forzature che non tengono conto a pieno delle realta' socio economiche delle comunita'''. 

SAITTA SI APPELLA A NAPOLITANO CONTRO ABOLIZIONE ESECUTIVI - Un errore poi, secondo l'Upi, decretare la morte immediata dei governi provinciali. "Riteniamo - spiega Castiglione - che sia sbagliato avere deciso di cancellare le giunte dal gennaio 2013, perche' il vero processo di riordino inizia proprio adesso e non si puo' immaginare che un presidente, da solo, possa gestire tutti gli adempimenti che il decreto stesso gli impone di portare a termine, tra l'altro con scadenze strettissime". "Ci sara' da unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili e personale. Un percorso delicatissimo che va affrontato la massima cura - precisa Castiglione - Per questo chiederemo al parlamento di ripensare questa posizione e di prevedere giunte per gestire la fase transitoria". Il vice presidente vicario dell'Upi, Antonio Saitta (Pd), presidente della Provincia di Torino, si appella al presidente della Repubblica. "Chiediamo al garante della Costituzione, il Capo dello Stato Giorgio Napolitano - afferma - che venga garantito anche alle Province il rispetto dovuto a tutti gli organi dello Stato''.

 MONTA GIA' LA PROTESTA SU TERRITORI, A MATERA MANIFESTAZIONE IL 10 NOVEMBRE   - ''Siamo stati i primi a proporre e lavorare per la riduzione del nostro numero, ma dal governo oggi e' arrivata l'ennesima umiliazione, nel metodo e nel merito - prosegue Saitta - Il consiglio dei ministri ha compiuto la scelta di abolire le Giunte senza nemmeno informarci, senza tenere conto delle specificita' dei territori". ''Cosi' si crea una grande confusione, senza una logica chiara, imponendo delle scelte dall'alto, contro la nostra volonta''', osserva il presidente della Provincia di Treviso e dell'Upi Veneto, Leonardo Muraro (Lega), mentre il presidente della Provincia di Rieti e presidente del Consiglio Direttivo dell'Upi Fabio Melilli avverte: "Nessuno vuole passare per conservatore, ma il problema e' l'irrazionalita' di alcune scelte". Intanto sui territori gia' monta la protesta. La Provincia di Matera, destinata all'accorpamento con Potenza, sta preparando una manifestazione insieme al Comune: appuntamento gia' fissato per il 10 novembre.

ORA E' ATTESA PER LA SENTENZA DELLA CONSULTA SU ELEZIONE INDIRETTA  ORGANI  - Sopra le righe la dimostrazione del sindaco di Prato, Roberto Cenni (Pdl), che nel pomeriggio si e' fatto intervistare seduto sul water del Municipio, per denunciare l'accorpamento di Prato e Pistoia nella citta' metropolitana di Firenze. Mentre l'Upi torna a chiedere un incontro al premier Mario Monti e al ministro dell'Economia Vittorio Grilli per una riduzione dei tagli contro il rischio dissesto in cui versano gli enti, gli occhi degli amministratori locali sono puntati sul 6 novembre. Martedi' prossimo e' infatti prevista la sentenza della Consulta, chiamata a pronunciarsi sul nuovo meccanismo, deciso dal governo nei mesi scorsi, che prevede l'elezione indiretta degli organi provinciali. Ora le Province sperano in una sentenza che apra un varco, rimetta in discussione quelle norme e riabiliti il voto popolare. 


Tagliati 35 enti. Patroni Griffi: «La riduzione processo irreversibile». Il nuovo modello dal 2014


La "nuova Italia" conta 51 Province. Ne ridisegna la mappa il Consiglio dei ministri, che ha approvato il decreto legge di riforma, completando così il percorso di riordino avviato nel mese di luglio. Il decreto prevede la riduzione del numero delle Province a statuto ordinario: si passa da 86 a 51, comprese le città metropolitane. La riforma sarà attiva a partire dal 2014 e a novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici. 

GIUNTE PROVINCE - Dal primo gennaio prossimo saranno soppresse e il Presidente potra' delegare l'esercizio di funzioni a non piu' di 3 consiglieri provinciali.

CITTA' METROPOLITANE - Dal primo gennaio 2014 diventeranno operative (si tratta di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) e andranno a sostituire le Province nei maggiori 'poli urbani' realizzando cosi', sottolinea il governo, ''il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e tuttavia rimasto finora incompiuto''.

COMMISSARI AD ACTA - Per rendere effettiva la riorganizzazione delle Province, senza altri interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati e adempimenti preparatori ''garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta''.

DIVIETO DI CUMULO DEGLI STIPENDI - Il decreto prevede il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi provinciali e comunali. Contestualmente viene confermata l'abolizione degli Assessorati. Gli organi politici dovranno avere, inoltre, sede esclusivamente nelle citta' capoluogo.

NUOVE PROVINCE ATTIVE DAL 2014 - L'effettivo riordino delle Province entrera' in vigore dal 1 gennaio 2014; a novembre 2013 dovranno tenersi le elezioni per decidere i nuovi vertici (che, come nuovo ente di secondo livello, secondo quanti previsto dal decreto Salva-Italia, potranno esprimere un consiglio provinciale e il presidente della Provincia, con la relativa soppressione della Giunta).

RICORSI - Sui ricorsi - ce n'e' ad esempio uno pendente in Consulta, il 6 novembre prossimo, sollevato dalle Regioni in tema di sistema elettorale per le nuove Province - Patroni Griffi ha ribadito la volonta' del governo di andare avanti ''con il nostro timing perche' crediamo nella legittimita' degli atti''. Il decreto legge del governo trova l'Unione delle Province d'Italia (Upi) decisamente critica: il presidente Giuseppe Castiglione critica le ''forzature fatte su alcuni territori'', disapprovando la decisione di voler cancellare le giunte dal prossimo gennaio. Quasi polemico il suo vice Antonio Saitta, secondo il quale ''la volonta' di voler cancellare l'elezione da parte dei cittadini degli organi di governo delle Province risponde alla stessa impostazione autoritaria e a nessun altra logica''.

L'ASSETTO - Dal prossimo primo gennaio verranno meno le giunte provinciali. Nella fase di transizione sarà possibile per il presidente delegare non più di tre consiglieri. E questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014. Il riassetto non prevede comunque che siano nominati dei commissari nella fase di transizione. Solo da un eventuale inadempimento dell'obbligo nei termini potrebbe scattare la nomina di un commissario ad acta per garantire i passaggi intermedi funzionali alla transizione. Il decreto prevede inoltre il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali e l'abolizione degli assessorati. Quanto agli organi politici, questi dovranno avere sede esclusivamente nelle città capoluogo.
STATUTO SPECIALE - Del riordino delle Province delle Regioni a statuto speciale, il governo si occuperà «in seguito», ha spiegato il ministro Patroni Griffi a Palazzo Chigi, «visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più».
LA MAPPA - Di seguito la nuova mappa delle Province dopo l'approvazione del decreto legge relativo al loro riordino:
PIEMONTE: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli.
LIGURIA: Imperia-Savona, Genova, La Spezia.
LOMBARDIA: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia.
VENETO: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia.
EMILIA ROMAGNA: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini.
TOSCANA: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno.
MARCHE: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno.
UMBRIA: Perugia-Terni. - LAZIO: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone.
ABRUZZO: L'Aquila-Teramo, Pescara-Chieti.
MOLISE: Campobasso-Isernia.
CAMPANIA: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno.
PUGLIA: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce.
BASILICATA: Potenza-Matera.
CALABRIA: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria.

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