Melito Porto Salvo Iamonte Carmelo al 41 bis La decisione del Ministero, su iniziativa della Procura della Repubblica reggina. In galera anche il padre, “don Natale”, quasi novantenne, che per motivi di salute, ha pure beneficiato degli arresti ospedalieri e domiciliari, i fratelli ed il cognato, difesi dai legali di fiducia Umberto Abbate e Pietro Modafferi, Maurizio Puntorieri, Antonino Curatola, Francesco Floccari
MELITO PORTO SALVO, E FU COSÍ CHE IL PRESUNTO MAMMASANTISSIMA DELLA ‘NDRANGHETA “DON CARMELO IAMONTE”, FINÍ SOTTO IL FAMIGERATO REGIME DEL 41 BIS
Domenico Salvatore
Lotta alla mafia. Si fa dura per la ‘ndrina degli Iamonte, capeggiata dal padrino ‘don Natale’. L’ultima operazione della DDA di Reggio Calabria galvanizzata dal procuratore capo De Raho, del 23 luglio 2014, contro il potente clan di Melito Porto Salvo, è stata fatale per il boss della ‘ndrangheta Carmelo Iamonte. Finito, prima in manette ed ora al 41 bis. Prima "Rose Rosse" e "Ramo spezzato"; poi "Crimine"; infine "ADA", "Sipario" e “Replica”. Hanno avuto un peso le corde vocali della “gola profonda" Giuseppe Ambrogio, esponente della cosiddetta società minore, ma ugualmente in grado di ricostruire con precisione organigramma e affari della cosca Iamonte. Il collegio di difesa, impegnato nella difesa degl’imputati, invischiati nei vari processi, tra cui Loris Maria Nisi,Umberto Abbate, Maurizio Puntorieri, Pietro Modafferi, Francesco Floccari, Nuccio Alati, sono all’opera per difendere e tutelare i diritti dei loro assistiti. La magistratura antimafia, diretta dal procuratore capo della Repubblica Federico Cafiero de Raho, aveva pochi dubbi sul ruolo apicale del”quarantunista” di Melito Porto Salvo.
Le indagini, condotte negli anni da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza nell’ambito del contrasto alla 'ndrangheta nelle articolazioni territoriali storicamente egemoni nel comprensorio di Melito di Porto Salvo (RC) hanno permesso alle forze di polizia di documentare, che attualmente Carmelo Iamonte si il capo indiscusso dell'omonima cosca, Dei figli del patriarca della ‘ndrangheta, Carmelo Iamonte era l’unico ancora in libertà; sia pure alternandosi fra galera e obbligo di firma.
mercoledì 23 luglio 2014 10:25- “Il Quotidiano del Sud” titolava…'Ndrangheta, decapitato il clan degli Iamonte. Arrestato a Melito il capo indiscusso della cosca
Carmelo Iamonte insieme ad altre 4 persone è stato arrestato dai Carabinieri di Reggio Calabria. L'uomo secondo gli inquirenti sarebbe il capo indiscusso del clan attivo a Melito Porto Salvo

REGGIO CALABRIA I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, nel corso dell'ultima settimana e in esecuzione di due diversi provvedimenti, hanno arrestato quattro presunti appartenenti alla 'ndrangheta, e precisamente alla cosca "Iamonte", operante nella zona di Melito Porto Salvo. I quattro sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso. I quattro arrestati sono Carmelo Iamonte, 49enne, di Montebello Jonico; Gianpaolo Chilà, 36enne, Bartolo Verduci, 28enne, e Francesco Verduci, 26enne, tutti e tre nati a Melito Porto Salvo.
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Strill.it…
“Scatta il processo per Carmelo Iamonte e tre presunti affiliati: il gip dispone l’immediato
“sabato 27 settembre 201419:02 di Angela Panzera – Il gip concorda con la Dda: c’è l’evidenza della prova. Fissato il processo per il 4 dicembre dinnanzi al Tribunale Collegiale di Reggio Calabria nei confronti del presunto boss Carmelo Iamonte e dei presunti affiliati alla cosca di Melito Porto Salvo ossia Giampaolo Chilà, classe 1978, Bartolo Verduci classe 1986, e Francesco Verduci, classe 1988. Il gip reggino Cinzia Barillà, accogliendo la richiesta avanzata dai pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli, ha infatti disposto il rito immediato per i quattro finiti in manette nell’operazione “Replica”. Iamonte e Bartolo Verduci sono difesi dall’avvocato Puntorieri, Chilà dall’avvocato Alati, e Francesco Verduci, alias “Penna bianca”, dai legali Abbate e Modafferi. I Carabinieri reggini eseguirono in due diverse tranche due fermi emessi dalla Procura antimafia; il primo venne eseguito il 16 luglio e spedì in cella Iamonte e Chilà, mentre i due cugini Verduci finirono in manette il 20 luglio. Adesso gli imputati potranno scegliere se presentarsi dinnanzi ai giudici del Tribunale o eventualmente chiedere di essere giudicati con il rito abbreviato. Elemento fondamentale per l’accusa sono le dichiarazioni del pentito Giuseppe Ambrogio che dopo essere stato arrestato nell’operazione “Ada” ha deciso di collaborare con gli inquirenti. Già con il suo narrato la Dda ha messo in segno un’altra operazione di polizia giudiziaria denominata “Sipario” che con quella precedente ha letteralmente decapitato la cosca Iamonte….”
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Corriere della Calabria…Giudizio immediato per Carmelo Iamonte
Il presunto boss di Melito comparirà davanti al tribunale di Reggio Calabria il prossimo 4 dicembre
Sabato, 27 Settembre 2014 19:30

“ REGGIO CALABRIA Non ci sarà bisogno neanche di udienza preliminare per Carmelo Iamonte. Il gip reggino ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli, spedendo il presunto boss di Melito direttamente di fronte al tribunale collegiale il prossimo 4 dicembre. Insieme a lui dovranno affrontare il giudizio anche Giampaolo Chilà, Bartolo Verduci, e Francesco Verduci, considerati uomini del clan e per questo arrestati nell'operazione Replica. A loro come a Iamonte non resterà dunque che da scegliere con che rito – ordinario o abbreviato – decideranno di affrontare il castello accusatorio a loro carico. A incastrarli, le dichiarazioni del pentito Giuseppe Ambrogio, esponente delle cosiddetta società minore, ma ugualmente in grado di ricostruire con precisione organigramma e affari del clan Iamonte, ma soprattutto dare precise indicazioni su quel Carmelo Iamonte considerato uno degli elementi di vertice della "società" di Melito e per questo già finito al cento delle indagini "Rose Rosse" e "Ramo spezzato…".
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Il Fatto quotidiano…
‘Ndrangheta, arrestato il boss Iamonte. “Aveva un rilevatore di microspie”
Nuovo colpo alla cosca di Melito Porto Salvo, presente anche in Lombardia a Desio. "Complicità istituzionali". Il figlio del padrino Natale Iamonte intercettato: "Se c'è qualche microspia, confondono coglioni per lampioni..."
di Lucio Musolino | 23 luglio 2014
I magistrati di Reggio Calabria, fonte www.ilfattoquotidiano.it l’hanno definita “la tecnica del continuo orecchio teso della cosca Iamonte che gode “della complicità o contiguità con ambienti istituzionali”. La famiglia mafiosa di Melito Porto Salvo sarebbe stata in grado di accedere ad informazioni a carattere riservato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. È quanto emerge nell’inchiesta “Replica” che ha portato all’arresto del boss Carmelo Iamonte, l’ultimo dei figli rimasto libero dell’anziano mammasantissima Natale Iamonte.
Il blitz ha spalancato le porte del carcere ad altri tre presunti affiliati alla ‘ndrangheta del basso Jonio reggino: Gianpaolo Chilà e i fratelli Bartolo e Francesco Verduci. “Scherza… non parlare assai, non scherzare…se c’è qualche microspia, confondono coglioni per lampioni…”. La frase è del boss Carmelo Iamonte che, spesso, rimproverava i suoi uomini invitandoli a fare attenzione alle cimici piazzate dai carabinieri. Il capo cosca era convinto di essere intercettato e aveva ragione. Nelle carte dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dal sostituto della Dda Antonio De Bernardo, è emerso che Iamonte si era dotato di un rilevatore di microspie e ha setacciato la sua abitazione localizzando una cimice occultata all’interno del vano della presa corrente”.
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Intercettati dal Nucleo investigativo dei carabinieri, gli affiliati alla cosca affermavano di “poter accedere – scrive la Dda – a informazioni a carattere riservato unitamente alla consapevolezza degli affiliati, ed in particolare di Chilà Gianpaolo e Iamonte Carmelo, di divenire oggetto di provvedimenti di carcerazione”.
“Quando partono i carabinieri di Melito, si sa!” è una delle frasi intercettate. Prima ancora che divenisse pubblica la collaborazione di un affiliato, Giuseppe Ambrogio, gli indagati sapevano che uno di loro si era pentito. È lo stesso Ambrogio che ha ricostruito ai magistrati l’organigramma della cosca Iamonte e i suoi collegamenti con la Lombardia e, in particolare, con Desio dove la famiglia mafiosa calabrese ha costituito un vero e proprio “locale” di ‘ndrangheta, emerso anche in occasione dell’inchiesta Infinito del 2010. L’operazione “Replica” è la naturale prosecuzione di altre inchieste contro la cosca Iamonte che ha il totale controllo di Melito Porto Salvo dove condiziona le attività economiche e le scelte politiche dell’amministrazione: l’ultimo sindaco Gesualdo Costantino è stato arrestato nell’operazione “Ada”.
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www.antimafiaduemila.com....
Melito (Rc), nuovamente arrestato il boss della ‘ndrangheta Carmelo Iamonte
21 luglio 2014 Il presunto boss della ‘ndrangheta, Carmelo Iamonte, 49 anni, torna in carcere. Il 16 luglio è stato infatti raggiunto da un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ed eseguito dai Carabinieri della locale Compagnia diretta dal capitano Gennaro Cascone. Iamonte è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso: lo stesso reato che lo aveva visto coinvolto nelle operazioni “Rose Rosse” e “Ramo Spezzato”. Su di lui, inoltre, gravano le dichiarazioni di Giuseppe Ambrogio, collaboratore di giustizia. Sono tantissime, circa una ventina, le operazioni della DDA riconducibili alla ‘ndrina degli Iamonte di Melito Porto Salvo. Natale Iamonte, presunto capo della ‘ ndrangheta di Melito Porto Salvo, fu stato arrestato a Desio (Milano), il 22 novembre del 1993. I figli di Natale Iamonte sono stati tutti arrestati, l’unico libero fino a pochi giorni fa era proprio Carmelo. Il Gip Cinzia Barillà ha provato a interrogarlo ma l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere.
strettoweb.com
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L’ANSA…”/ GAZZETTA DEL SUD
Cosca Iamonte, quattro arresti dei carabinieri
Eseguiti da militari due diversi provvedimenti restrittivi.
23/07/2014
“I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in esecuzione di due diversi provvedimenti restrittivi, hanno arrestato con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso quattro persone presunte affiliate alla cosca di 'ndrangheta degli Iamonte, che ha la sua base operativa a Melito Porto Salvo, nel Reggino. Gli arrestati sono Carmelo Iamonte, di 49 anni; Gianpaolo Chilà, di 36, ed i cugini Bartolo e Francesco Verduci, di 28 e 26 anni. Le indagini che hanno portato ai quattro arresti, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, hanno consentito, secondo quanto riferiscono i carabinieri, di confermare e documentare che la cosca Iamonte, nonostante i colpi inferti recentemente con le operazioni "Crimine", "Ada" e "Sipario", ha persistito in un'infiltrazione pervasiva all'interno della comunità, riuscendo a condizionarne le attività economiche e le scelte politiche. Le investigazioni hanno focalizzato l'attenzione sulle attività della cosca ed hanno consentito di accertare che l'organizzazione criminale, con strumenti, condotte e dinamiche tipiche e consolidate della criminalità organizzata, ha condizionato le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali e, più in generale, di tutte le attività produttive, subordinando al proprio benestare e consenso l'inizio di qualunque attività economica, attraverso il pagamento del pizzo e l'imposizione delle forniture e della manodopera". Gli Iamonte, inoltre, in alcuni casi, avrebbero indirizzato l'aggiudicazione delle gare d'appalto e dei relativi ad imprese riconducibili alla cosca. (ANSA)”
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RTV…
Il “mammasantissima” per non farsi intercettare “bonificava” la casa dalle microspie
‘Ndrangheta, “fine corsa” per il capo della cosca Iamonte, Carmelo
“Reggio Calabria. Tra i quattro arresti operati dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nell’operazione Replica, ce n’è uno indiscutibilmente “eccellente”: lo stesso capoclan Carmelo Iamonte.
Significativa la caratura criminale del presunto mammasantissima, che avrebbe portato la ‘ndrina con quartier generale nell’importante centro di Melito Porto Salvo ad accaparrarsi un amplissimo numero d’appalti pubblici e diventare un ineludibile punto di riferimento in tutte le dinamiche politico-economiche dell’intero Basso Jonio reggino. Questo, con un meticoloso controllo del territorio, imponendo il “pizzo” praticamente a ogni tipo d’attività economica, costringendo molti imprenditori ad assumere gli “amici” e – non da ultimo – in parecchi casi assumendo direttamente il controllo delle aziende d’interesse del clan.
Del resto, non va scordato che Iamonte s’era “attribuito” anche autonomamente i galloni di capoclan, nel corso di conversazioni oggetto d’intercettazione.
Ma è vero pure che il gruppo mafioso era assai addentro alle segrete cose d’inquirenti e investigatori, al punto da aver appreso molto tempestivamente del “pentimento” di Giuseppe Ambrogio, che poi avrebbe portato agli arresti dell’operazione “Sipario”.
Anche per questo motivo il capoclan e il suo principale sodale, Gianpaolo Chilà, sono stati sottoposti a fermo, prim’ancòra dell’arresto: perché per entrambi sarebbe stato concreto e imminente il pericolo di fuga.
Lo stesso Carmelo Iamonte, di contro, temendo di poter essere controllato mediante microspie e intercettazioni ambientali e comunque di poter essere arrestato da un momento all’altro, aveva l’abitudine di “bonificare” periodicamente la propria abitazione.
Mario Meliadò
Mercoledì 23 luglio 2014
Ore 10:19”
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adnkronos
'Ndrangheta, 4 arresti nella cosca Iamonte di Melito Porto Salvo nell'operazione Replica
Articolo pubblicato il: 23/07/2014
“I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in esecuzione di due diversi provvedimenti restrittivi, hanno arrestato quattro soggetti appartenenti alla cosca Iamonte di Melito di Porto Salvo. Carmelo Iamonte (49 anni) e Gianpaolo Chilà (36) erano stati fermati il 16 luglio scorso su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e successivamente il gip ha convalidato il provvedimento disponendo la custodia in carcere.
I cugini Bartolo Verduci (28) e Francesco Verduci (26) sono stati arrestati nella giornata di ieri in applicazione di un'ordinanza di custodia cautelare. Le indagini della Dda reggina hanno confermato e documentato che la cosca, nonostante i colpi inferti con le operazioni Crimine, Ada e Sipario, abbia persistito ''in un'infiltrazione pervasiva all'interno della comunità, riuscendo a condizionarne le attività economiche e le scelte politiche'', scrivono gli inquirenti. Per questo motivo l'operazione è stata denominata 'Replica'.
La cosca Iamonte, attiva a Melito Porto Salvo, ha condizionato le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali e, più in generale, tutte le attività produttive, subordinando al proprio benestare e consenso l'inizio di qualunque attività economica, attraverso il pagamento del pizzo e l'imposizione delle forniture e della manodopera. E' quanto emerge dall'indagine che ha portato a due fermi e due arresti nell'operazione Replica portata a termine questa mattina dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. In alcuni casi, l'organizzazione criminale ha anche indirizzato l'aggiudicazione delle gare d'appalto e dei lavori in favore di imprese riconducibili alla cosca.”
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LA REPUBBLICA
Già nel 2000 scriveva… La 'Ndrangheta sbarca in Toscana decine di ordini di arresto per droga
IL CLAN della 'ndrangheta era cresciuto e dalla Calabria aveva allargato i suoi interessi anche altrove, Toscana compresa. Sono 24 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Dda di Reggio Calabria e decine le informazioni di garanzia notificate per un'operazione dei carabinieri del Ros Firenze su un traffico di droga. Alcuni fermi sono stati eseguiti in Toscana. Carmelo Iamonte è stato arrestato ieri mattina a Marina di Massa (Massa Carrara) insieme a Cristina Tonelli, di 30 anni, originaria di La Spezia, indicata dagli investigatori come la sua compagna. A Licciana Nardi, sempre in provincia di Massa Carrara, è stato arrestato Vincenzo Di Donna, originario di Torre del Greco (Napoli), che, secondo gli investigatori, sarebbe stato legato a Iamonte, dal quale avrebbe acquistato la droga. Le indagini sono partite nel marzo ' 99 in Toscana da un' attività del Ros impegnati nella ricerca di latitanti, compresi due dei tre fratelli di Carmelo Iamonte. Quest' ultimo, che aveva anche l' obbligo di firma, si era stabilito da due anni a Massa prima, a Marina di Massa poi. Ufficialmente era senza lavoro, ma in realtà così come Di Donna aveva un tenore di vita particolarmente alto. Da Massa, questa l' accusa, avrebbe promosso e diretto, grazie anche a staffette, il traffico di droga per lo più cocaina, ma anche hashish che, dalla Calabria, arrivava in Toscana e veniva poi smerciata in altre regioni. Nell' inchiesta sarebbero indagate 96 persone, una trentina delle quali vivono in Toscana.
15 settembre 2000 sez.
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FRATELLI DI SANGUE (Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso), si occuparono di lui nel libro che ebbe un successo pari a GOMORRA di Roberto Saviano…”Nel 2002 un’altra indagine ha consentito di far luce sugl’investimenti riconducibili a Carmelo Iamonte, elemento di vertice dell’omonima cosca di Melito Porto Salvo che viveva a Massa Carrara….”
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Gli Iamonte, fonte Wikipedia, sono una 'ndrina originaria di Melito Porto Salvo. Le loro attività illecite vanno dal traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro, appalti pubblici fino al traffico di armi e di esplosivi. Sono alleati dei Moscato. In Italia si trovano anche in Toscana, Liguria, Piemonte, Valle D'Aosta e Lombardia (dove sono attivi a Desio, Bovisio Masciago e Cesano Maderno). All'estero hanno cellule nell'est Europa. I Moscato sono una 'ndrina loro alleata. Storia. Inizia ad accrescere la sua influenza e il suo potere quando il suo boss Natale Iamonte si interessa negli anni settanta della costruzione della Liquichimica di Saline Joniche. Egli organizzò la spartizione dei miliardi di lire dati dal governo italiano da dividere tra le 'ndrine del luogo e anche con famiglie canadesi. Sempre negli anni Settanta i Iamonte si inseriscono insieme ai catanesi Santapaola anche per la costruzione delle Officine Grandi Riparazioni per le Ferrovie dello Stato. Negli anni '90 a Roghudi scoppia una faida tra gli Zavettieri e i Pangallo-Maesano-Verno, in cui finiscono coinvolti per il sequestro dell'8 aprile 1992 di Giacomo Falcone, imprenditore amico degli Iamonte. Dopo 14 morti la commissione interprovinciale riesce a far concludere la faida.Nel 2009 viene alla luce da una confessione del pentito Francesco Fonti che Natale Iamonte nel 1987 abbia partecipato all'affondamento della nave Rigel, piena di rifiuti tossici, nel mediterraneo, e di una nave a largo di La Spezia e una a largo di Livorno. Il pentito viene denunciato dall'anziano boss per calunnia. Capibastone: Natale Iamonte, capobastone arrestato; Vincenzo Iamonte; Giuseppe Iamonte, arrestato; Remingo Iamonte boss arrestato nel 2013. Fatti recenti. Il 27 agosto 2004 a Montebello Jonico vengono ritrovati 12kg di tritolo appartenenti agli Iamonte. Il 19 ottobre 2004 a Montebello Jonico vengono ritrovati 45kg di tritolo. Il 12 giugno 2008 Giuseppe Iamonte viene condannato a 15 anni di carcere e 50.000 € di multa, vengono dati 3 anni e 7 mesi a Carmelo Jamonte, 3 anni ad Antonio Iamonte e a Giuseppe Iachino, 3 anni a Bartolo Iamonte e infine 2 anni e 8 mesi a Domenico Pio. Il 3 febbraio 2010 i carabinieri, durante l'operazione Leone, arrestano 67 persone che gestiva un traffico di immigrati, tra cui esponenti degli Iamonte e dei Cordì insieme a persone di origine indiana. Sono accusati di associazione a delinquere per favoreggiamento di immigrazione clandestina e per i Cordì anche le modalità mafiose . Il 24 febbraio 2012 nell'operazione Affari di famiglia i carabinieri di Reggio Calabria arrestato 5 persone presunte affiliate ai Ficara-Latella e Iamonte e sequestrano 20 milioni di euro di beni, sono accusati di estorsione nei confronti di quelle aziende che stavano eseguendo i lavori di ammodernamento della statale 106 nei tratti dove le ndrine esercitavano il loro potere (pretendevano il 4% dell'appalto) Nel dicembre 2012 viene condannato Pio Candeloro, della Locale di Desio. Il 12 febbraio 2013 con l'operazione Ada vengono emesse 65 ordinanzie di custodia cautelare contro presunti affiliati degli Iamonte, tra cui il sindaco di Melito Porto Salvo Costantino Gesualdo accusati di associazione mafiosa, traffico di droga e traffico di armi Il 20 novembre 2013 nell'operazione Sipario vengono arrestate dai carabinieri 12 persone di Melito Porto Salvo accusate di associazione mafiosa e di illeciti nell'assegnazione di appalti pubblici. Sarebbe coinvolto anche l'ex Sindaco Iaria.”.
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“NATALE JAMONTE”
• Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) 7 maggio 1927. ’Ndranghetista, a capo dell’omonima cosca operante in Melito Porto Salvo (attualmente i reggenti sono ritenuti i figli Remingo, inteso “’u bassotto”, Carmelo e Antonino). Arrestato nel 1993, fonte cinquantamila.corriere.it in regime di 41 bis, in espiazione di un ergastolo per associazione mafiosa e omicidio (fu condannato per la prima volta per associazione a delinquere nell’85). È detenuto agli arresti domiciliari ospedalieri. Nel 2013, rilevando la permanente spiccata pericolosità sociale, i giudici hanno respinto la sua richiesta di differimento della pena per motivi di salute, considerate «la discreta stabilità complessiva delle condizioni di salute, l’evoluzione cronica di discreta entità delle plurime patologie diagnosticate, la somministrazione di conferente terapia, il monitoraggio continuo», a cui è sottoposto nelle strutture ospedaliere esterne.
• Fu tra gli ’ndranghetisti che alla fine della prima guerra di mafia entrarono nella massoneria deviata (almeno secondo le dichiarazioni del pentito LAURO Giacomo, vedi), e tra i mammasantissima che alla fine della seconda guerra di mafia entrarono in Cosa Nuova (almeno secondo gli inquirenti, ma non bastò per farlo condannare per associazione mafiosa nel processo “Condello + 202”, perché secondo i giudici l’organo di vertice costituito dagli ’ndranghetisti su imitazione di Cosa Nostra non aveva nessuna incidenza sugli affari delle cosche) (vedi per tutti Antonio Nirta).
• Era proprietario di un distributore di benzina e di una macelleria, nel 71, quando fu varato il “pacchetto Colombo” (dal nome dell’allora ministro dell’Industria Emilio Colombo), duemila miliardi investiti dallo Stato in Calabria per accontentare i facinorosi che nel 70 avevano sollevato i moti di Reggio Calabria (rivolta dei “Boia chi molla”, vedi Giorgio De Stefano). Trecento miliardi furono stanziati per produrre mangimi dai derivati del petrolio in uno stabilimento che doveva chiamarsi Liquichimica. Sito individuato per farci sorgere l’impianto: un terreno di dieci ettari, in località Pantano di Saline Joniche, nel comune di Montebello (a 7 km da Melito Porto Salvo), espropriato a una nobildonna napoletana, la baronessa Di Prisco Piromallo. Secondo una perizia geologica il terreno era franoso, quindi inidoneo, ma sparirono la perizia e il direttore del Genio civile di Reggio Calabria che insisteva (incidente stradale). Risolti i vari intoppi, a Iamonte spettava ripartire in modo equo tra le varie ’ndrine appalti e subappalti. Il tutto fu intercettato dalla polizia canadese tra il 22 aprile e il 10 maggio 1974, nel Reggio Bar di Montreal, gestito dal boss italo canadese Paul Violi, originario di Sinopoli, dove alcuni boss si erano riuniti per discutere su come contattare Natale Iamonte per assicurarsi qualche miliardo degli appalti (molte imprese aggiudicatarie risultarono società anonime del Liechtenstein). La fabbrica non aprì un solo giorno, ma produsse «la più lunga cassa integrazione della Calabria, ventitré anni» (Curzio Maltese). Secondo un testimone sentito nell’Operazione D-Day 3, il sito si staccò, «scivolando nel mare» (Nicola Gratteri, Antonio Nicaso). Nel 2005 l’area fu scelta per la location di qualche scena (ambientata nel deserto) del film L’uomo che sognava con le aquile (realizzato per Raiuno, attore protagonista Terence Hill).
• Altri ettari di terra furono espropriati alla baronessa Prisco per costruirci su le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato (“scandalo delle lenzuola d’oro”, in cui fu implicato l’onorevole Lodovico Ligato, vedi Pasquale Condello). Questa volta la baronessa si oppose e perciò nel 1976 le fu sequestrato il figlio Giuseppe, in vacanza a Saline Joniche (lo liberarono dopo la revoca del ricorso). L’impresa aggiudicatrice dell’appalto (valore trenta miliardi) dovette pagare una grossa tangente a Iamonte.
• Secondo le dichiarazioni di un altro pentito negli stessi anni percepiva una percentuale sui carichi di hashish ed eroina scaricati nel porto di Saline (provenienza Libano, trafficante Domenico Tegano).
• Negli anni Ottanta passò un periodo di soggiorno obbligato a Desio (Milano), dove fu ospitato dal nipote, Natale Moscato, imprenditore edile, consigliere comunale e assessore dell’Edilizia e urbanistica (nel 94 questo Moscato fu arrestato insieme a tre fratelli con l’accusa di associazione mafiosa, ma tutto si concluse con un’assoluzione generale).
• Operazione “Ramo spezzato”. 15 le ordinanze cautelari, tra gli altri nei confronti dei figli Carmelo e Antonino (4 febbraio 2007), la contestazione, associazione mafiosa e traffico di carni infette. Il procuratore Antimafia Piero Grasso, sentito dalla commissione antimafia il 26 aprile 2007: «L’elemento che ha fatto emergere un pericolo diffuso è l’assoluta “anestesia” morale di queste cosche mafiose nei confronti della salute pubblica, perché macellare animali infetti senza pensare ai possibili danni ai cittadini o ricavare formaggi dal latte degli stessi animali è qualcosa di veramente criminale, e sappiamo bene che danno ne può derivare». Il 5 marzo 2013 è diventata definitiva la condanna per associazione mafiosa nei confronti di Carmelo e Antonino, ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello con rinvio per nuova decisione su altri reati.
• Cosca Iamonte «Una potente e pericolosa struttura, facente capo a Iamonte Natale e ad alcuni dei suoi figli, con numerosi accoliti, che utilizzando il metodo mafioso, attraverso una diffusa intimidazione e provocando un generale stato di omertà, era dedita a molteplici attività illecite, acquisendo situazioni di monopolio nel campo dell’edilizia e imponendosi nel settore degli appalti, in altre attività commerciali, quale il settore delle carni, lucrando dal traffico di stupefacenti, con ampia disponibilità di armi e di materiale esplodente, ricorrendo alle estorsioni e a gravi fatti di sangue» (Cassazione, 6 dicembre 2007, processo a vari Iamonte, tra cui i figli Vincenzo, Giuseppe, Carmelo e Antonino, tutti condannati).
• Secondo le indagini la pistola usata per uccidere Francesco Fortugno (vedi Salvatore Ritorto) fu messa a disposizione dalla cosca Iamonte.
• Un Natale Iamonte compare nel memoriale scritto da un pentito della ’ndrangheta rimasto anonimo e consegnato alla direzione nazionale Antimafia (pubblicato sull’Espresso il 9 giugno 2005): «Lo stesso Comerio mi raccontò che già negli anni Ottanta aveva avuto diversi contatti con la ’ndrangheta, e in particolare con Natale Iamonte, capo dell’omonima famiglia di Melito Porto Salvo, che lo aveva aiutato riguardo all’affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi in acque internazionali davanti alla costa ionica calabrese. Comerio mi spiegò che affondava navi cariche di rifiuti pericolosi per ottenere un doppio guadagno, sia da parte di chi commissionava il trasporto, sia da parte dell’assicurazione che veniva frodata. Le sue parole mi sono state poi confermate dallo stesso Iamonte, il quale mi ha spiegato come Comerio gli avesse chiesto di fornirgli il personale di bordo per l’affondamento della Riegel, la nave della società May Fair Shipping di Malta, noleggiata dalla Fjord Tanker Shipping, a sua volta noleggiata a un’altra ditta di cui non ricordo il nome, mandata a picco nel settembre del 1987 davanti a Capo Spartivento. Iamonte mi disse che l’affondamento era avvenuto 25 miglia fuori dalle acque territoriali. La ’ndrangheta aveva fornito il capitano e il suo aiuto italiano, mentre il resto dell’equipaggio veniva da varie nazioni. Sempre Iamonte ha fatto partire un motoscafo dalla costa con i candelotti di dinamite per mandare a picco la Riegel, dopodiché il capitano e l’aiuto sono stati riportati sulla costa di Capo Spartivento, mentre l’equipaggio è stato prelevato dalla nave jugoslava Karpen collocata in zona, che l’ha portato in Tunisia» (su Giorgio Comerio, ingegnere, la Procura di Reggio Calabria aveva indagato negli anni Novanta per traffico di rifiuti radioattivi. Fu tutto archiviato).
• Ultime L’ordinanza di custodia cautelare del GIP di Reggio Calabria che ha colpito 65 presunti appartenenti alla cosca, tra gli altri, nei confronti di Remingo Iamonte e Gesualdo Costantino (sindaco di Melito). Il 20 novembre 2013 il GIP di Reggio Calabria ha disposto ordinanza di misura cautelare nei confronti di altri 12 presunti appartenenti alla cosca, primo fra tutti Giuseppe Iaria, sindaco di Melito prima dell’elezione di Costantino (Operazione “Sipario”). Il Comune, sciolto per infiltrazioni mafiose. (a cura di Paola Bellone).
Giorgio Dell’Arti
Catalogo dei viventi 2015 (in preparazione)
scheda aggiornata al 7 maggio 2014
da Paola Bellone
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Fino a questo momento i legali di fiducia, autentici principi del foro, codice alla mano, i-pad e smart-phone, nelle loro capienti borse ‘giudiziarie’, hanno tirato fuori da sotto le toghe, il meglio del meglio in materia di diritto. Per dimostrare carte alla mano che Carmelo Iamonte non fosse il padrino della ‘ndrangheta di cui parlano i mass-media; il mammasantissima del locale di Melito Porto Salvo, che condizionava la vita politico-amministrativa del Consiglio Comunale, diretto dal sindaco, dottor Gesualdo Costantino, in galera e sotto processo, al punto da farlo sciogliere per la quarta volta, di cui una ‘insabbiata’, record nazionale; il capomafia indicato unanimemente da Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, coordinati dalla magistratura. Se un capoclan ci sia, quello è ‘don Natale’. Mano dura della Giustizia dunque contro la ‘ndrangheta, la malapianta, il malaffare, la malavita; la criminalità organizzata. Lo Stato intende riappropriarsi del terreno perduto ed è già passato al contrattacco, oramai da qualche anno: per garantire la democrazia e la libertà, che come ha detto Federico Cafiero de Raho, sono seriamente minacciate.
Domenico Salvatore
NOTA. Per un refuso nell'articolo è stato tirato in ballo Saverio Foti, che non è un collaboratore di Giustizia, ma un testimone di giustizia. Lo stesso Saverio Foti ribadisce come nulla ha a che fare con Carmelo Iamonte e con la sua condanna.
Lo ringraziamo e ce ne scusiamo per il refuso con lui e con i nostri lettori sovrani
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Domenico Salvatore

Le indagini, condotte negli anni da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza nell’ambito del contrasto alla 'ndrangheta nelle articolazioni territoriali storicamente egemoni nel comprensorio di Melito di Porto Salvo (RC) hanno permesso alle forze di polizia di documentare, che attualmente Carmelo Iamonte si il capo indiscusso dell'omonima cosca, Dei figli del patriarca della ‘ndrangheta, Carmelo Iamonte era l’unico ancora in libertà; sia pure alternandosi fra galera e obbligo di firma.
mercoledì 23 luglio 2014 10:25- “Il Quotidiano del Sud” titolava…'Ndrangheta, decapitato il clan degli Iamonte. Arrestato a Melito il capo indiscusso della cosca
Carmelo Iamonte insieme ad altre 4 persone è stato arrestato dai Carabinieri di Reggio Calabria. L'uomo secondo gli inquirenti sarebbe il capo indiscusso del clan attivo a Melito Porto Salvo

REGGIO CALABRIA I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, nel corso dell'ultima settimana e in esecuzione di due diversi provvedimenti, hanno arrestato quattro presunti appartenenti alla 'ndrangheta, e precisamente alla cosca "Iamonte", operante nella zona di Melito Porto Salvo. I quattro sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso. I quattro arrestati sono Carmelo Iamonte, 49enne, di Montebello Jonico; Gianpaolo Chilà, 36enne, Bartolo Verduci, 28enne, e Francesco Verduci, 26enne, tutti e tre nati a Melito Porto Salvo.
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Strill.it…
“Scatta il processo per Carmelo Iamonte e tre presunti affiliati: il gip dispone l’immediato
“sabato 27 settembre 201419:02 di Angela Panzera – Il gip concorda con la Dda: c’è l’evidenza della prova. Fissato il processo per il 4 dicembre dinnanzi al Tribunale Collegiale di Reggio Calabria nei confronti del presunto boss Carmelo Iamonte e dei presunti affiliati alla cosca di Melito Porto Salvo ossia Giampaolo Chilà, classe 1978, Bartolo Verduci classe 1986, e Francesco Verduci, classe 1988. Il gip reggino Cinzia Barillà, accogliendo la richiesta avanzata dai pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli, ha infatti disposto il rito immediato per i quattro finiti in manette nell’operazione “Replica”. Iamonte e Bartolo Verduci sono difesi dall’avvocato Puntorieri, Chilà dall’avvocato Alati, e Francesco Verduci, alias “Penna bianca”, dai legali Abbate e Modafferi. I Carabinieri reggini eseguirono in due diverse tranche due fermi emessi dalla Procura antimafia; il primo venne eseguito il 16 luglio e spedì in cella Iamonte e Chilà, mentre i due cugini Verduci finirono in manette il 20 luglio. Adesso gli imputati potranno scegliere se presentarsi dinnanzi ai giudici del Tribunale o eventualmente chiedere di essere giudicati con il rito abbreviato. Elemento fondamentale per l’accusa sono le dichiarazioni del pentito Giuseppe Ambrogio che dopo essere stato arrestato nell’operazione “Ada” ha deciso di collaborare con gli inquirenti. Già con il suo narrato la Dda ha messo in segno un’altra operazione di polizia giudiziaria denominata “Sipario” che con quella precedente ha letteralmente decapitato la cosca Iamonte….”
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Corriere della Calabria…Giudizio immediato per Carmelo Iamonte
Il presunto boss di Melito comparirà davanti al tribunale di Reggio Calabria il prossimo 4 dicembre
Sabato, 27 Settembre 2014 19:30
“ REGGIO CALABRIA Non ci sarà bisogno neanche di udienza preliminare per Carmelo Iamonte. Il gip reggino ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm Antonio De Bernardo e Luca Miceli, spedendo il presunto boss di Melito direttamente di fronte al tribunale collegiale il prossimo 4 dicembre. Insieme a lui dovranno affrontare il giudizio anche Giampaolo Chilà, Bartolo Verduci, e Francesco Verduci, considerati uomini del clan e per questo arrestati nell'operazione Replica. A loro come a Iamonte non resterà dunque che da scegliere con che rito – ordinario o abbreviato – decideranno di affrontare il castello accusatorio a loro carico. A incastrarli, le dichiarazioni del pentito Giuseppe Ambrogio, esponente delle cosiddetta società minore, ma ugualmente in grado di ricostruire con precisione organigramma e affari del clan Iamonte, ma soprattutto dare precise indicazioni su quel Carmelo Iamonte considerato uno degli elementi di vertice della "società" di Melito e per questo già finito al cento delle indagini "Rose Rosse" e "Ramo spezzato…".
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Il Fatto quotidiano…
‘Ndrangheta, arrestato il boss Iamonte. “Aveva un rilevatore di microspie”
Nuovo colpo alla cosca di Melito Porto Salvo, presente anche in Lombardia a Desio. "Complicità istituzionali". Il figlio del padrino Natale Iamonte intercettato: "Se c'è qualche microspia, confondono coglioni per lampioni..."
di Lucio Musolino | 23 luglio 2014
I magistrati di Reggio Calabria, fonte www.ilfattoquotidiano.it l’hanno definita “la tecnica del continuo orecchio teso della cosca Iamonte che gode “della complicità o contiguità con ambienti istituzionali”. La famiglia mafiosa di Melito Porto Salvo sarebbe stata in grado di accedere ad informazioni a carattere riservato della Procura della Repubblica di Reggio Calabria. È quanto emerge nell’inchiesta “Replica” che ha portato all’arresto del boss Carmelo Iamonte, l’ultimo dei figli rimasto libero dell’anziano mammasantissima Natale Iamonte.
Il blitz ha spalancato le porte del carcere ad altri tre presunti affiliati alla ‘ndrangheta del basso Jonio reggino: Gianpaolo Chilà e i fratelli Bartolo e Francesco Verduci. “Scherza… non parlare assai, non scherzare…se c’è qualche microspia, confondono coglioni per lampioni…”. La frase è del boss Carmelo Iamonte che, spesso, rimproverava i suoi uomini invitandoli a fare attenzione alle cimici piazzate dai carabinieri. Il capo cosca era convinto di essere intercettato e aveva ragione. Nelle carte dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Federico Cafiero De Raho e dal sostituto della Dda Antonio De Bernardo, è emerso che Iamonte si era dotato di un rilevatore di microspie e ha setacciato la sua abitazione localizzando una cimice occultata all’interno del vano della presa corrente”.
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Intercettati dal Nucleo investigativo dei carabinieri, gli affiliati alla cosca affermavano di “poter accedere – scrive la Dda – a informazioni a carattere riservato unitamente alla consapevolezza degli affiliati, ed in particolare di Chilà Gianpaolo e Iamonte Carmelo, di divenire oggetto di provvedimenti di carcerazione”.
“Quando partono i carabinieri di Melito, si sa!” è una delle frasi intercettate. Prima ancora che divenisse pubblica la collaborazione di un affiliato, Giuseppe Ambrogio, gli indagati sapevano che uno di loro si era pentito. È lo stesso Ambrogio che ha ricostruito ai magistrati l’organigramma della cosca Iamonte e i suoi collegamenti con la Lombardia e, in particolare, con Desio dove la famiglia mafiosa calabrese ha costituito un vero e proprio “locale” di ‘ndrangheta, emerso anche in occasione dell’inchiesta Infinito del 2010. L’operazione “Replica” è la naturale prosecuzione di altre inchieste contro la cosca Iamonte che ha il totale controllo di Melito Porto Salvo dove condiziona le attività economiche e le scelte politiche dell’amministrazione: l’ultimo sindaco Gesualdo Costantino è stato arrestato nell’operazione “Ada”.
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www.antimafiaduemila.com....
Melito (Rc), nuovamente arrestato il boss della ‘ndrangheta Carmelo Iamonte
21 luglio 2014 Il presunto boss della ‘ndrangheta, Carmelo Iamonte, 49 anni, torna in carcere. Il 16 luglio è stato infatti raggiunto da un decreto di fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ed eseguito dai Carabinieri della locale Compagnia diretta dal capitano Gennaro Cascone. Iamonte è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso: lo stesso reato che lo aveva visto coinvolto nelle operazioni “Rose Rosse” e “Ramo Spezzato”. Su di lui, inoltre, gravano le dichiarazioni di Giuseppe Ambrogio, collaboratore di giustizia. Sono tantissime, circa una ventina, le operazioni della DDA riconducibili alla ‘ndrina degli Iamonte di Melito Porto Salvo. Natale Iamonte, presunto capo della ‘ ndrangheta di Melito Porto Salvo, fu stato arrestato a Desio (Milano), il 22 novembre del 1993. I figli di Natale Iamonte sono stati tutti arrestati, l’unico libero fino a pochi giorni fa era proprio Carmelo. Il Gip Cinzia Barillà ha provato a interrogarlo ma l’indagato si è avvalso della facoltà di non rispondere.
strettoweb.com
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L’ANSA…”/ GAZZETTA DEL SUD
Cosca Iamonte, quattro arresti dei carabinieri
Eseguiti da militari due diversi provvedimenti restrittivi.
23/07/2014
“I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in esecuzione di due diversi provvedimenti restrittivi, hanno arrestato con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso quattro persone presunte affiliate alla cosca di 'ndrangheta degli Iamonte, che ha la sua base operativa a Melito Porto Salvo, nel Reggino. Gli arrestati sono Carmelo Iamonte, di 49 anni; Gianpaolo Chilà, di 36, ed i cugini Bartolo e Francesco Verduci, di 28 e 26 anni. Le indagini che hanno portato ai quattro arresti, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, hanno consentito, secondo quanto riferiscono i carabinieri, di confermare e documentare che la cosca Iamonte, nonostante i colpi inferti recentemente con le operazioni "Crimine", "Ada" e "Sipario", ha persistito in un'infiltrazione pervasiva all'interno della comunità, riuscendo a condizionarne le attività economiche e le scelte politiche. Le investigazioni hanno focalizzato l'attenzione sulle attività della cosca ed hanno consentito di accertare che l'organizzazione criminale, con strumenti, condotte e dinamiche tipiche e consolidate della criminalità organizzata, ha condizionato le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali e, più in generale, di tutte le attività produttive, subordinando al proprio benestare e consenso l'inizio di qualunque attività economica, attraverso il pagamento del pizzo e l'imposizione delle forniture e della manodopera". Gli Iamonte, inoltre, in alcuni casi, avrebbero indirizzato l'aggiudicazione delle gare d'appalto e dei relativi ad imprese riconducibili alla cosca. (ANSA)”
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RTV…
Il “mammasantissima” per non farsi intercettare “bonificava” la casa dalle microspie
‘Ndrangheta, “fine corsa” per il capo della cosca Iamonte, Carmelo
“Reggio Calabria. Tra i quattro arresti operati dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nell’operazione Replica, ce n’è uno indiscutibilmente “eccellente”: lo stesso capoclan Carmelo Iamonte.
Significativa la caratura criminale del presunto mammasantissima, che avrebbe portato la ‘ndrina con quartier generale nell’importante centro di Melito Porto Salvo ad accaparrarsi un amplissimo numero d’appalti pubblici e diventare un ineludibile punto di riferimento in tutte le dinamiche politico-economiche dell’intero Basso Jonio reggino. Questo, con un meticoloso controllo del territorio, imponendo il “pizzo” praticamente a ogni tipo d’attività economica, costringendo molti imprenditori ad assumere gli “amici” e – non da ultimo – in parecchi casi assumendo direttamente il controllo delle aziende d’interesse del clan.
Del resto, non va scordato che Iamonte s’era “attribuito” anche autonomamente i galloni di capoclan, nel corso di conversazioni oggetto d’intercettazione.
Ma è vero pure che il gruppo mafioso era assai addentro alle segrete cose d’inquirenti e investigatori, al punto da aver appreso molto tempestivamente del “pentimento” di Giuseppe Ambrogio, che poi avrebbe portato agli arresti dell’operazione “Sipario”.
Anche per questo motivo il capoclan e il suo principale sodale, Gianpaolo Chilà, sono stati sottoposti a fermo, prim’ancòra dell’arresto: perché per entrambi sarebbe stato concreto e imminente il pericolo di fuga.
Lo stesso Carmelo Iamonte, di contro, temendo di poter essere controllato mediante microspie e intercettazioni ambientali e comunque di poter essere arrestato da un momento all’altro, aveva l’abitudine di “bonificare” periodicamente la propria abitazione.
Mario Meliadò
Mercoledì 23 luglio 2014
Ore 10:19”
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adnkronos
'Ndrangheta, 4 arresti nella cosca Iamonte di Melito Porto Salvo nell'operazione Replica
Articolo pubblicato il: 23/07/2014
“I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in esecuzione di due diversi provvedimenti restrittivi, hanno arrestato quattro soggetti appartenenti alla cosca Iamonte di Melito di Porto Salvo. Carmelo Iamonte (49 anni) e Gianpaolo Chilà (36) erano stati fermati il 16 luglio scorso su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, e successivamente il gip ha convalidato il provvedimento disponendo la custodia in carcere.
I cugini Bartolo Verduci (28) e Francesco Verduci (26) sono stati arrestati nella giornata di ieri in applicazione di un'ordinanza di custodia cautelare. Le indagini della Dda reggina hanno confermato e documentato che la cosca, nonostante i colpi inferti con le operazioni Crimine, Ada e Sipario, abbia persistito ''in un'infiltrazione pervasiva all'interno della comunità, riuscendo a condizionarne le attività economiche e le scelte politiche'', scrivono gli inquirenti. Per questo motivo l'operazione è stata denominata 'Replica'.
La cosca Iamonte, attiva a Melito Porto Salvo, ha condizionato le attività imprenditoriali nel settore edilizio, sia pubblico che privato, attraverso il controllo di imprese locali e, più in generale, tutte le attività produttive, subordinando al proprio benestare e consenso l'inizio di qualunque attività economica, attraverso il pagamento del pizzo e l'imposizione delle forniture e della manodopera. E' quanto emerge dall'indagine che ha portato a due fermi e due arresti nell'operazione Replica portata a termine questa mattina dai Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria. In alcuni casi, l'organizzazione criminale ha anche indirizzato l'aggiudicazione delle gare d'appalto e dei lavori in favore di imprese riconducibili alla cosca.”
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LA REPUBBLICA
Già nel 2000 scriveva… La 'Ndrangheta sbarca in Toscana decine di ordini di arresto per droga
IL CLAN della 'ndrangheta era cresciuto e dalla Calabria aveva allargato i suoi interessi anche altrove, Toscana compresa. Sono 24 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dalla Dda di Reggio Calabria e decine le informazioni di garanzia notificate per un'operazione dei carabinieri del Ros Firenze su un traffico di droga. Alcuni fermi sono stati eseguiti in Toscana. Carmelo Iamonte è stato arrestato ieri mattina a Marina di Massa (Massa Carrara) insieme a Cristina Tonelli, di 30 anni, originaria di La Spezia, indicata dagli investigatori come la sua compagna. A Licciana Nardi, sempre in provincia di Massa Carrara, è stato arrestato Vincenzo Di Donna, originario di Torre del Greco (Napoli), che, secondo gli investigatori, sarebbe stato legato a Iamonte, dal quale avrebbe acquistato la droga. Le indagini sono partite nel marzo ' 99 in Toscana da un' attività del Ros impegnati nella ricerca di latitanti, compresi due dei tre fratelli di Carmelo Iamonte. Quest' ultimo, che aveva anche l' obbligo di firma, si era stabilito da due anni a Massa prima, a Marina di Massa poi. Ufficialmente era senza lavoro, ma in realtà così come Di Donna aveva un tenore di vita particolarmente alto. Da Massa, questa l' accusa, avrebbe promosso e diretto, grazie anche a staffette, il traffico di droga per lo più cocaina, ma anche hashish che, dalla Calabria, arrivava in Toscana e veniva poi smerciata in altre regioni. Nell' inchiesta sarebbero indagate 96 persone, una trentina delle quali vivono in Toscana.
15 settembre 2000 sez.
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FRATELLI DI SANGUE (Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso), si occuparono di lui nel libro che ebbe un successo pari a GOMORRA di Roberto Saviano…”Nel 2002 un’altra indagine ha consentito di far luce sugl’investimenti riconducibili a Carmelo Iamonte, elemento di vertice dell’omonima cosca di Melito Porto Salvo che viveva a Massa Carrara….”
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Gli Iamonte, fonte Wikipedia, sono una 'ndrina originaria di Melito Porto Salvo. Le loro attività illecite vanno dal traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro, appalti pubblici fino al traffico di armi e di esplosivi. Sono alleati dei Moscato. In Italia si trovano anche in Toscana, Liguria, Piemonte, Valle D'Aosta e Lombardia (dove sono attivi a Desio, Bovisio Masciago e Cesano Maderno). All'estero hanno cellule nell'est Europa. I Moscato sono una 'ndrina loro alleata. Storia. Inizia ad accrescere la sua influenza e il suo potere quando il suo boss Natale Iamonte si interessa negli anni settanta della costruzione della Liquichimica di Saline Joniche. Egli organizzò la spartizione dei miliardi di lire dati dal governo italiano da dividere tra le 'ndrine del luogo e anche con famiglie canadesi. Sempre negli anni Settanta i Iamonte si inseriscono insieme ai catanesi Santapaola anche per la costruzione delle Officine Grandi Riparazioni per le Ferrovie dello Stato. Negli anni '90 a Roghudi scoppia una faida tra gli Zavettieri e i Pangallo-Maesano-Verno, in cui finiscono coinvolti per il sequestro dell'8 aprile 1992 di Giacomo Falcone, imprenditore amico degli Iamonte. Dopo 14 morti la commissione interprovinciale riesce a far concludere la faida.Nel 2009 viene alla luce da una confessione del pentito Francesco Fonti che Natale Iamonte nel 1987 abbia partecipato all'affondamento della nave Rigel, piena di rifiuti tossici, nel mediterraneo, e di una nave a largo di La Spezia e una a largo di Livorno. Il pentito viene denunciato dall'anziano boss per calunnia. Capibastone: Natale Iamonte, capobastone arrestato; Vincenzo Iamonte; Giuseppe Iamonte, arrestato; Remingo Iamonte boss arrestato nel 2013. Fatti recenti. Il 27 agosto 2004 a Montebello Jonico vengono ritrovati 12kg di tritolo appartenenti agli Iamonte. Il 19 ottobre 2004 a Montebello Jonico vengono ritrovati 45kg di tritolo. Il 12 giugno 2008 Giuseppe Iamonte viene condannato a 15 anni di carcere e 50.000 € di multa, vengono dati 3 anni e 7 mesi a Carmelo Jamonte, 3 anni ad Antonio Iamonte e a Giuseppe Iachino, 3 anni a Bartolo Iamonte e infine 2 anni e 8 mesi a Domenico Pio. Il 3 febbraio 2010 i carabinieri, durante l'operazione Leone, arrestano 67 persone che gestiva un traffico di immigrati, tra cui esponenti degli Iamonte e dei Cordì insieme a persone di origine indiana. Sono accusati di associazione a delinquere per favoreggiamento di immigrazione clandestina e per i Cordì anche le modalità mafiose . Il 24 febbraio 2012 nell'operazione Affari di famiglia i carabinieri di Reggio Calabria arrestato 5 persone presunte affiliate ai Ficara-Latella e Iamonte e sequestrano 20 milioni di euro di beni, sono accusati di estorsione nei confronti di quelle aziende che stavano eseguendo i lavori di ammodernamento della statale 106 nei tratti dove le ndrine esercitavano il loro potere (pretendevano il 4% dell'appalto) Nel dicembre 2012 viene condannato Pio Candeloro, della Locale di Desio. Il 12 febbraio 2013 con l'operazione Ada vengono emesse 65 ordinanzie di custodia cautelare contro presunti affiliati degli Iamonte, tra cui il sindaco di Melito Porto Salvo Costantino Gesualdo accusati di associazione mafiosa, traffico di droga e traffico di armi Il 20 novembre 2013 nell'operazione Sipario vengono arrestate dai carabinieri 12 persone di Melito Porto Salvo accusate di associazione mafiosa e di illeciti nell'assegnazione di appalti pubblici. Sarebbe coinvolto anche l'ex Sindaco Iaria.”.
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“NATALE JAMONTE”
• Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) 7 maggio 1927. ’Ndranghetista, a capo dell’omonima cosca operante in Melito Porto Salvo (attualmente i reggenti sono ritenuti i figli Remingo, inteso “’u bassotto”, Carmelo e Antonino). Arrestato nel 1993, fonte cinquantamila.corriere.it in regime di 41 bis, in espiazione di un ergastolo per associazione mafiosa e omicidio (fu condannato per la prima volta per associazione a delinquere nell’85). È detenuto agli arresti domiciliari ospedalieri. Nel 2013, rilevando la permanente spiccata pericolosità sociale, i giudici hanno respinto la sua richiesta di differimento della pena per motivi di salute, considerate «la discreta stabilità complessiva delle condizioni di salute, l’evoluzione cronica di discreta entità delle plurime patologie diagnosticate, la somministrazione di conferente terapia, il monitoraggio continuo», a cui è sottoposto nelle strutture ospedaliere esterne.
• Fu tra gli ’ndranghetisti che alla fine della prima guerra di mafia entrarono nella massoneria deviata (almeno secondo le dichiarazioni del pentito LAURO Giacomo, vedi), e tra i mammasantissima che alla fine della seconda guerra di mafia entrarono in Cosa Nuova (almeno secondo gli inquirenti, ma non bastò per farlo condannare per associazione mafiosa nel processo “Condello + 202”, perché secondo i giudici l’organo di vertice costituito dagli ’ndranghetisti su imitazione di Cosa Nostra non aveva nessuna incidenza sugli affari delle cosche) (vedi per tutti Antonio Nirta).
• Era proprietario di un distributore di benzina e di una macelleria, nel 71, quando fu varato il “pacchetto Colombo” (dal nome dell’allora ministro dell’Industria Emilio Colombo), duemila miliardi investiti dallo Stato in Calabria per accontentare i facinorosi che nel 70 avevano sollevato i moti di Reggio Calabria (rivolta dei “Boia chi molla”, vedi Giorgio De Stefano). Trecento miliardi furono stanziati per produrre mangimi dai derivati del petrolio in uno stabilimento che doveva chiamarsi Liquichimica. Sito individuato per farci sorgere l’impianto: un terreno di dieci ettari, in località Pantano di Saline Joniche, nel comune di Montebello (a 7 km da Melito Porto Salvo), espropriato a una nobildonna napoletana, la baronessa Di Prisco Piromallo. Secondo una perizia geologica il terreno era franoso, quindi inidoneo, ma sparirono la perizia e il direttore del Genio civile di Reggio Calabria che insisteva (incidente stradale). Risolti i vari intoppi, a Iamonte spettava ripartire in modo equo tra le varie ’ndrine appalti e subappalti. Il tutto fu intercettato dalla polizia canadese tra il 22 aprile e il 10 maggio 1974, nel Reggio Bar di Montreal, gestito dal boss italo canadese Paul Violi, originario di Sinopoli, dove alcuni boss si erano riuniti per discutere su come contattare Natale Iamonte per assicurarsi qualche miliardo degli appalti (molte imprese aggiudicatarie risultarono società anonime del Liechtenstein). La fabbrica non aprì un solo giorno, ma produsse «la più lunga cassa integrazione della Calabria, ventitré anni» (Curzio Maltese). Secondo un testimone sentito nell’Operazione D-Day 3, il sito si staccò, «scivolando nel mare» (Nicola Gratteri, Antonio Nicaso). Nel 2005 l’area fu scelta per la location di qualche scena (ambientata nel deserto) del film L’uomo che sognava con le aquile (realizzato per Raiuno, attore protagonista Terence Hill).
• Altri ettari di terra furono espropriati alla baronessa Prisco per costruirci su le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato (“scandalo delle lenzuola d’oro”, in cui fu implicato l’onorevole Lodovico Ligato, vedi Pasquale Condello). Questa volta la baronessa si oppose e perciò nel 1976 le fu sequestrato il figlio Giuseppe, in vacanza a Saline Joniche (lo liberarono dopo la revoca del ricorso). L’impresa aggiudicatrice dell’appalto (valore trenta miliardi) dovette pagare una grossa tangente a Iamonte.
• Secondo le dichiarazioni di un altro pentito negli stessi anni percepiva una percentuale sui carichi di hashish ed eroina scaricati nel porto di Saline (provenienza Libano, trafficante Domenico Tegano).
• Negli anni Ottanta passò un periodo di soggiorno obbligato a Desio (Milano), dove fu ospitato dal nipote, Natale Moscato, imprenditore edile, consigliere comunale e assessore dell’Edilizia e urbanistica (nel 94 questo Moscato fu arrestato insieme a tre fratelli con l’accusa di associazione mafiosa, ma tutto si concluse con un’assoluzione generale).
• Operazione “Ramo spezzato”. 15 le ordinanze cautelari, tra gli altri nei confronti dei figli Carmelo e Antonino (4 febbraio 2007), la contestazione, associazione mafiosa e traffico di carni infette. Il procuratore Antimafia Piero Grasso, sentito dalla commissione antimafia il 26 aprile 2007: «L’elemento che ha fatto emergere un pericolo diffuso è l’assoluta “anestesia” morale di queste cosche mafiose nei confronti della salute pubblica, perché macellare animali infetti senza pensare ai possibili danni ai cittadini o ricavare formaggi dal latte degli stessi animali è qualcosa di veramente criminale, e sappiamo bene che danno ne può derivare». Il 5 marzo 2013 è diventata definitiva la condanna per associazione mafiosa nei confronti di Carmelo e Antonino, ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello con rinvio per nuova decisione su altri reati.
• Cosca Iamonte «Una potente e pericolosa struttura, facente capo a Iamonte Natale e ad alcuni dei suoi figli, con numerosi accoliti, che utilizzando il metodo mafioso, attraverso una diffusa intimidazione e provocando un generale stato di omertà, era dedita a molteplici attività illecite, acquisendo situazioni di monopolio nel campo dell’edilizia e imponendosi nel settore degli appalti, in altre attività commerciali, quale il settore delle carni, lucrando dal traffico di stupefacenti, con ampia disponibilità di armi e di materiale esplodente, ricorrendo alle estorsioni e a gravi fatti di sangue» (Cassazione, 6 dicembre 2007, processo a vari Iamonte, tra cui i figli Vincenzo, Giuseppe, Carmelo e Antonino, tutti condannati).
• Secondo le indagini la pistola usata per uccidere Francesco Fortugno (vedi Salvatore Ritorto) fu messa a disposizione dalla cosca Iamonte.
• Un Natale Iamonte compare nel memoriale scritto da un pentito della ’ndrangheta rimasto anonimo e consegnato alla direzione nazionale Antimafia (pubblicato sull’Espresso il 9 giugno 2005): «Lo stesso Comerio mi raccontò che già negli anni Ottanta aveva avuto diversi contatti con la ’ndrangheta, e in particolare con Natale Iamonte, capo dell’omonima famiglia di Melito Porto Salvo, che lo aveva aiutato riguardo all’affondamento di navi cariche di rifiuti tossici e radioattivi in acque internazionali davanti alla costa ionica calabrese. Comerio mi spiegò che affondava navi cariche di rifiuti pericolosi per ottenere un doppio guadagno, sia da parte di chi commissionava il trasporto, sia da parte dell’assicurazione che veniva frodata. Le sue parole mi sono state poi confermate dallo stesso Iamonte, il quale mi ha spiegato come Comerio gli avesse chiesto di fornirgli il personale di bordo per l’affondamento della Riegel, la nave della società May Fair Shipping di Malta, noleggiata dalla Fjord Tanker Shipping, a sua volta noleggiata a un’altra ditta di cui non ricordo il nome, mandata a picco nel settembre del 1987 davanti a Capo Spartivento. Iamonte mi disse che l’affondamento era avvenuto 25 miglia fuori dalle acque territoriali. La ’ndrangheta aveva fornito il capitano e il suo aiuto italiano, mentre il resto dell’equipaggio veniva da varie nazioni. Sempre Iamonte ha fatto partire un motoscafo dalla costa con i candelotti di dinamite per mandare a picco la Riegel, dopodiché il capitano e l’aiuto sono stati riportati sulla costa di Capo Spartivento, mentre l’equipaggio è stato prelevato dalla nave jugoslava Karpen collocata in zona, che l’ha portato in Tunisia» (su Giorgio Comerio, ingegnere, la Procura di Reggio Calabria aveva indagato negli anni Novanta per traffico di rifiuti radioattivi. Fu tutto archiviato).
• Ultime L’ordinanza di custodia cautelare del GIP di Reggio Calabria che ha colpito 65 presunti appartenenti alla cosca, tra gli altri, nei confronti di Remingo Iamonte e Gesualdo Costantino (sindaco di Melito). Il 20 novembre 2013 il GIP di Reggio Calabria ha disposto ordinanza di misura cautelare nei confronti di altri 12 presunti appartenenti alla cosca, primo fra tutti Giuseppe Iaria, sindaco di Melito prima dell’elezione di Costantino (Operazione “Sipario”). Il Comune, sciolto per infiltrazioni mafiose. (a cura di Paola Bellone).
Giorgio Dell’Arti
Catalogo dei viventi 2015 (in preparazione)
scheda aggiornata al 7 maggio 2014
da Paola Bellone
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Fino a questo momento i legali di fiducia, autentici principi del foro, codice alla mano, i-pad e smart-phone, nelle loro capienti borse ‘giudiziarie’, hanno tirato fuori da sotto le toghe, il meglio del meglio in materia di diritto. Per dimostrare carte alla mano che Carmelo Iamonte non fosse il padrino della ‘ndrangheta di cui parlano i mass-media; il mammasantissima del locale di Melito Porto Salvo, che condizionava la vita politico-amministrativa del Consiglio Comunale, diretto dal sindaco, dottor Gesualdo Costantino, in galera e sotto processo, al punto da farlo sciogliere per la quarta volta, di cui una ‘insabbiata’, record nazionale; il capomafia indicato unanimemente da Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza, coordinati dalla magistratura. Se un capoclan ci sia, quello è ‘don Natale’. Mano dura della Giustizia dunque contro la ‘ndrangheta, la malapianta, il malaffare, la malavita; la criminalità organizzata. Lo Stato intende riappropriarsi del terreno perduto ed è già passato al contrattacco, oramai da qualche anno: per garantire la democrazia e la libertà, che come ha detto Federico Cafiero de Raho, sono seriamente minacciate.
Domenico Salvatore
NOTA. Per un refuso nell'articolo è stato tirato in ballo Saverio Foti, che non è un collaboratore di Giustizia, ma un testimone di giustizia. Lo stesso Saverio Foti ribadisce come nulla ha a che fare con Carmelo Iamonte e con la sua condanna.
Lo ringraziamo e ce ne scusiamo per il refuso con lui e con i nostri lettori sovrani
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