Condofuri (Reggio Calabria) 14.09.2014. Quando ero
piccolo ed avevo all’incirca l’età di mio figlio Francesco (8 anni) la vita muoveva
con una cadenza diversa rispetto a quella misurata oggidì: Condofuri era più
bello e gentile, profumava di aranci e limoni un po’ ovunque e a noi,
simpatiche canaglie del profondo sud, era concesso di scorazzare a piedi nudi nella
piazzetta che guarda alla Delegazione municipale senza che il parroco ci cacciasse
via a male parole… Altri tempi… tempi in cui alla sera ci si riuniva tutti attorno
al braciere, gli anziani riuscivano ancora a far valere il loro dire e i
segretari comunali non inducevano i Presidenti del consiglio a commettere
cazzate madornali… Incarnavamo, noi miserabili, la voglia di riscatto delle umili
generazioni che ci avevano preceduto; crescevamo, noi ultimi proscritti, con l’irrequieta
voglia di scagliare la nostra sfida alle
stelle, convinti com’eravamo che il mondo non poteva non essere nostro! Sentivamo
nostalgia dell’avvenire e quando,
anni dopo, mi capitò di leggere per la prima volta Papini («Non sono mai stato bambino. Non ho avuto fanciullezza. Calde e bionde giornate di ebbrezza puerile; lunghe serenità
dell’innocenza, sorprese della scoperta quotidiana dell’universo; che son mai?») non mi capacitavo di come si potesse marcare così
l’incipit della propria autobiografia. Provavo pena per quell’uomo finito…
Sempre
a quell’età i nonni mi fecero salire su di un asinello che tenevano per il
lavoro nei campi: quella fu la prima e anche l’ultima volta che gli montai in
groppa. Non ci capimmo mai io e il ciuccio! Non so, ad esser sincero, chi tra noi
due fosse più cocciuto, ma io a restare in equilibrio proprio non ce la facevo,
tanto più che Jacopo (così chiamavano
l’asinello) ce la metteva tutta per disarcionarmi… Gli è che “i malacarne -come racconta Criaco- tra loro si fiutano” per cui compresi immediatamente
che per spuntarla avrei dovuto fare a modo mio… ma la povera nonna si oppose
con decisione: troppo importante era la bestia per le faccende domestiche, dovevo
stargli alla larga! Adesso, ogni volta che in Consiglio si parla delle
nefandezze celate nell’affaire Bachelet
provo la stessa sensazione di allora: mi pare cioè di avere di fronte tanti
asinelli ostinati, refrattari alla verità, che sopravvivono (politicamente) solo per voler di qualcun altro posto al di sopra
di essi!
…che
Condofuri si sia ridotto ad essere l’antitesi di quel bel sogno d’infanzia è
sotto gli occhi di chiunque intenda vederlo, ma non per questo possiamo
ignorare il maleodorante tentativo perpetrato dalla Giunta Municipale di
camuffare il proprio fallimento amministrativo dietro l’evocazione di una perenne
(ed astratta) lotta alla mafia accompagnata dalla cattiva abitudine di girare per
la penisola dipingendo il nostro paese, ormai maledetto a noi stessi, come il
peggior covo di Anime Nere! Questo
modo di fare, cari lettori, puzza e pure parecchio poichè cozza brutalmente col
ghigno beffardo mostrato da lor signori ogniqualvolta gli si fa gentilmente
notare di aver adottato atti che fanno scempio delle fondamenta del diritto! Una
convinzione d’impunità, la loro, a
dir poco sconcertante e che costringe a domandarsi se, nell’anno di grazia
2014, lottare per la verità abbia senso… A proposito, è facile che proprio coloro
i quali oggi preferiscono far finta di non
vedere, di non sentire e di non capire alla fine di questa brutta
storia mi assegnino la medaglia al valor civile. Alla memoria, però…
Alle elementari si studiava Educazione Civica una volta a settimana.
Per aiutarci a contenere i vuoti di memoria la maestra teneva in bella mostra,
accanto a se, una verga sottile e maligna, che a vederla così esile ti pareva
impossibile potesse fare tutto quel male… Servì anche quella, inutile negarlo, ma
bisogna ammettere che il buon senso non lo si raccatta dietro l’angolo. Prendete
la Costituzione: è una bufala, a partire dall’articolo numero uno, quello che
recita “L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro…”. Avrebbero dovuto scrivere: “L’Italia è una Repubblica delle Banane e quel poco di
lavoro che c’è lo daremo agli extracomunitari”. Ecco la verità! Sta scritto
da qualche altra parte, sempre nella Costituzione, che nessuno deve essere
discriminato per le proprie opinioni politiche… ma per i tipi del Comitato
Civico ProCondofuri esser consigliere
comunale “di minoranza” pare sia una nota di demerito, un segno dell’appestato,
qualcosa che ti estromette dal viver civile per cui non sei degno nemmeno di
moderare un convegno che vanta qualche pretesa culturale… Chi glielo spiega a
quelle menti raffinatissime che tale “ragionare” è la brutta copia di quello imbastito
dal Sindaco per richiamare all’ordine il
socio Tuscano? Io ci rinuncio, avanti il prossimo… gli lascio il posto mio!
Ma io sono di Marina di Condofuri o di Condofuri?
Aiutooo… tachicardia! (speriamo che stavolta ad arrabbiarsi non sia mia
moglie…)
Sordomuto. Lo è diventato il presidente
di Look Around You, Follia Fabio, incastrato
com’è tra la necessità di adempiere alla promessa fatta dal gruppo e la sua esigenza
personale di non imbarazzare il Sindaco Mafrici che, lo sanno anche i bambini, detesta
il confronto democratico. In preda al panico, il povero Fabio ha scelto una
terza via: fare l’indiano nel tentativo di sfuggire alla
realtà…
Radio
fante
informa che dalla sede comunale fuoriescono spifferi capaci di rivelare quello
che né la Commissione d’accesso né la triade commissariale hanno voluto o
saputo cercare… A me pare, invece, che a volersi vendicare sia lo spirito dei
morti della seconda guerra (interrati in malo modo da qualche parte qui nel
paese), ma tant’è… Tutto cominciò, lo si ricorda a quelli dalla memoria corta,
con la Giunta Nucera ossequiosa delle
regole sante… L’importante, infatti, era che tutto tenesse: il turnover dei
responsabili di area agognato dagli amministratori di tutta Italia? Una
chimera! Un’opposizione che s’incazzasse almeno una volta nella vita? Un sogno
proibito! Una società civile che avesse un minimo di spina dorsale da riuscire
a denunciare malefatte e malaffare? Ma siamo scemi… Ora, a parte il fatto che si vorrebbe radere al suolo
mezzo paese (gli israeliani farebbero il lavoro sporco in men che non si dica),
le evenienze impongono di affrontar di petto la questione urbanistica. Cosa
fare, allora, per sopravvivere sulle macerie? Disgraziati che non siete altri e
venite a chiederlo proprio a me? Vi dovrei cacciar via a pedate! Cominciate, se
ne avete voglia, con il chiedervi perché alcuni, di cui si disconosceva perfino
l’esistenza, sono stati catapultati alla conquista del potere pur non avendo la
capacità per esercitarlo…
Quel cretino del mio amico, a ben vedere,
poi così cretino non era… Me lo ripeteva ogni mattina al bancone del bar di
lasciar perdere, di starmene tranquillo, di buttar via i foglietti corrosivi (quelli
verdi, per chi non…) tanto che appena ingurgitavo il primo sorso di caffè mi
partiva subito di risputarlo fuori! Alla fine non ce l’ho fatta più e gli ho
vomitato in faccia tutto quello che ne pensavo di lui, di come va il mondo, del
Potere e stronzate simili… Ho bisogno
di comprensione io: oltre allo stomaco ed ai soldi delle colazioni ci ho rimesso
pure l’amico! Quell’irriconoscente lo stesso giorno si è iscritto ad una
associazione di marciaioli dell’antimafia,
ha preso la tessera del partito “giusto” e ha poi impalmato la figlia di un
funzionario prefettizio... Oggi, tronfio, mi guarda dall’alto in basso convinto
com’è che a breve sarà cooptato nella pubblica amministrazione. Mala che vada,
penso io, finirà nella differenziata anche
lui… Ma il caffè, porco mondo,
continuo a pagarlo sempre io!
L’altro giorno, era la terza domenica di
agosto, me ne stavo a letto a leggere controvoglia il Corriere
quando mi folgorarono queste righe di Piero Ostellino, vergate per tratteggiare
una certa politica e i suoi interpreti dell’ultima ora: «…il ragazzotto è a tal
punto abituato a confondere il fare col dire che lui stesso è prigioniero delle
proprie chiacchiere… Il dover essere, rispetto all’incapacità, o alla scarsa
volontà, di fare, è la fuga in un futuro incerto e parolaio; l’unico modo di
fare politica da parte di uno sprovveduto finito in un posto più grande di lui
che non sa come cavarsela ed è costretto a credere lui stesso alle proprie
chiacchiere… Egli si rivela, così, più che un fenomeno innovativo, un caso di
regressione; un tardo figlio della Prima Repubblica, furbo e cinico…». Onestamente, ditemi
qual è il primo nome che vi è venuto in mente…
Esistono
uomini “interessanti” solo per un momento, tutt’al più per un breve periodo.
Altri, invece, ci attraggono e ci condizionano per sempre! Si tratta di uomini
il cui pensiero e il cui esempio ci cambia e ci influenza anche molto di più di
quanto siamo disposti ad ammettere… Corre tra un tipo e l’altro d’uomo la
stessa differenza che passa tra lo stile degli artisti cosiddetti “romantici” e quello degli “impressionisti”. Le opere di questi ultimi, infatti, imprigionano
stati d’animo (che, in quanto tali,
mutano rapidamente), le opere degli altri, invece, immortalando destini da compiere (o da rincorrere) impregnano totalmente il
nostro essere trasfigurandone il corso…
Nella bella intervista rilasciata ad
Eugenio Scalfari, Papa Francesco mira dritto al cuore affermando senza remora
alcuna «…Il Figlio di Dio si è
incarnato per infondere nell’anima degli uomini il sentimento della
fratellanza. Tutti fratelli e tutti figli di Dio…. E io credo in Dio. Non in un
Dio cattolico, non esiste un Dio
cattolico, esiste Dio. E credo in Gesù
Cristo, sua incarnazione. Gesù è il mio maestro e il mio pastore…». Accade nelle periferie disubbidienti
e disordinate della Calabria Ulteriore che gli ordini giungano con
ritardo e a frammenti, ma è altresì noto che non esiste peggior sordo di colui
il quale non vuol sentire… Quanto a me, ringrazio Dio per avermi donato il mio Padre Spirituale, uno di quegli uomini
(rari) capaci di cambiarti il corso della vita, il quale mi ha insegnato (insieme
a molto altro ancora…) ad amare innanzitutto coloro che non mi amano!
Tommaso Iaria – Consigliere comunale

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