Sentiti giovani in sella a scooter. Consegnato video sala giochi
NAPOLI, 7 settembre 2014 - Ha raccolto le dichiarazioni di tre testimoni «dalle quale emerge un quadro diverso dalla versione fornita dal carabiniere». Così l'avvocato Fabio Anselmo, legale dei familiari di Davide Bifolco, il 17enne ucciso da un carabiniere con un colpo di pistola durante un inseguimento, spiega la sua attività di indagine svolte nelle ultime ore nel tentativo di ricostruire la dinamica dei fatti e individuare le responsabilità. Il penalista ha reso noto di aver ascoltato sia due giovani che erano insieme con Bifolco, sia un terzo testimone oculare «che non ha alcun rapporto di parentela con la famiglia della vittima» e che non si sarebbe ancora presentato dagli inquirenti per farsi interrogare. Il legale ha sottolineato che prima ancora che alla procura di Napoli consegnerà oggi stesso i verbali e le registrazioni Commissione diritti umani presieduta da Luigi Manconi. Tra i documenti anche le riprese video delle telecamere collocate all'esterno e all'intero della sala giochi a una decina di metri dal luogo dove l'inseguimento si è concluso tragicamente, in via Chintia a Fuorigrotta, nei pressi dal Rione Traiano dove lo scooter era stato intercettato dai militari
Dalle immagini si noterebbe un carabiniere - forse non lo stesso che esplose il colpo - che poco dopo l'accaduto entra nel locale e, pistola alla mano, ordina ai presenti di rimanere fermi faccia al muro.
Tra i testimoni ascoltati dal legale, vi sono Salvatore Triunfo, che era stato bloccato mentre l'amico veniva colpito, e Enzo Ambrosino, un ragazzo che spontaneamente ha rivelato, prima davanti alle telecamere dei tg poi allo stesso avvocato, di essere lui il «terzo uomo» e non Arturo Equabile, il pregiudicato ricercato per evasione dagli arresti domiciliari la cui presenza sul motorino, secondo gli investigatori, fu il motivo che indusse i tre a non fermarsi all'alt imposto dai carabinieri. I giovani sosterrebbero tutti la versione secondo cui il militare avrebbe puntato l'arma contro Bifolco che fuggiva. Diversa la versione del carabiniere, indagato dalla procura per omicidio colposo, il quale afferma che il colpo è partito accidentalmente mentre per un braccio cercava di immobilizzare il 17enne. Circostanze sulle quali potrebbero fare chiarezza l'autopsia e l'esame balistico che si svolgeranno domani su disposizione dai magistrati della procura di Napoli titolari dell'inchiesta, i procuratori aggiunti Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio e il pm Manuela Persico.
NAPOLI, 7 settembre 2014 - Ha raccolto le dichiarazioni di tre testimoni «dalle quale emerge un quadro diverso dalla versione fornita dal carabiniere». Così l'avvocato Fabio Anselmo, legale dei familiari di Davide Bifolco, il 17enne ucciso da un carabiniere con un colpo di pistola durante un inseguimento, spiega la sua attività di indagine svolte nelle ultime ore nel tentativo di ricostruire la dinamica dei fatti e individuare le responsabilità. Il penalista ha reso noto di aver ascoltato sia due giovani che erano insieme con Bifolco, sia un terzo testimone oculare «che non ha alcun rapporto di parentela con la famiglia della vittima» e che non si sarebbe ancora presentato dagli inquirenti per farsi interrogare. Il legale ha sottolineato che prima ancora che alla procura di Napoli consegnerà oggi stesso i verbali e le registrazioni Commissione diritti umani presieduta da Luigi Manconi. Tra i documenti anche le riprese video delle telecamere collocate all'esterno e all'intero della sala giochi a una decina di metri dal luogo dove l'inseguimento si è concluso tragicamente, in via Chintia a Fuorigrotta, nei pressi dal Rione Traiano dove lo scooter era stato intercettato dai militari
Dalle immagini si noterebbe un carabiniere - forse non lo stesso che esplose il colpo - che poco dopo l'accaduto entra nel locale e, pistola alla mano, ordina ai presenti di rimanere fermi faccia al muro.
Tra i testimoni ascoltati dal legale, vi sono Salvatore Triunfo, che era stato bloccato mentre l'amico veniva colpito, e Enzo Ambrosino, un ragazzo che spontaneamente ha rivelato, prima davanti alle telecamere dei tg poi allo stesso avvocato, di essere lui il «terzo uomo» e non Arturo Equabile, il pregiudicato ricercato per evasione dagli arresti domiciliari la cui presenza sul motorino, secondo gli investigatori, fu il motivo che indusse i tre a non fermarsi all'alt imposto dai carabinieri. I giovani sosterrebbero tutti la versione secondo cui il militare avrebbe puntato l'arma contro Bifolco che fuggiva. Diversa la versione del carabiniere, indagato dalla procura per omicidio colposo, il quale afferma che il colpo è partito accidentalmente mentre per un braccio cercava di immobilizzare il 17enne. Circostanze sulle quali potrebbero fare chiarezza l'autopsia e l'esame balistico che si svolgeranno domani su disposizione dai magistrati della procura di Napoli titolari dell'inchiesta, i procuratori aggiunti Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio e il pm Manuela Persico.
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