San Lorenzo del Vallo. Nel Sud tra culto, Magna
Grecia e Regno di Napoli. Santità e umanità in una comunità tra storia e cristianità
di Pierfranco
Bruni
Ci
sono paesi che hanno una identità omogenea. Paesi che hanno riferimenti
articolati e si intagliano in una ragnatela che si stringe intorno a punti
storici universali all’interno del territorio.
Ci
sono paesi che sanno recuperare eredità e radici grazie alla valorizzazione
delle strutture presenti, ai reperti, al paesaggio, alle forme demo - antropologiche.
Paesi che restano nella storia e nel destino. Paesi che si perdono lungo la
storia e i destini. Ma sono i paesi che restano quelli che danno un senso al
concetto di identità in una tradizione in cui la civiltà diventa la tradizione
delle identità, nella Calabria e nei Sud che vivono nella conoscenza e nella
nostra memoria non ci sono molti paese.
Per
restare, come dicevo, i paesi devono continuare ad esistere non solo come
territorio ma anche come immagine di un territorio – comunità. Uno di questo
paesi che continua a rappresentare la storia e la continuità, grazie ad un
immaginario dentro le civiltà, è San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza,
la cui amministrazione retta da Luciano Marranghello ha posto una attività di
valorizzante di grande prestigio e studiata con attenta intelligenza.
San
Lorenzo resta nella storia perché ha radici arabe, le quali sono anche nel
“vocalizio”, nell’accentuazione di alcuni linguaggi, nella parola “acutizzata”,
nelle forme antropologiche. Radici che hanno trovato in loro intreccio nella
cultura greca. In fondo San Lorenzo rimane una comunità dalla profondità greca
che ha trovato i suoi “dettagli”, in una realtà non solo “reale”, ma anche
simbolica, in una dimensione profondamente latina.
Da
qui nasce il ceppo di San Lorenzo, anche filo – antropologico e filologico, che
non è soltanto romano, come vorrebbe far credere lo Scorza nel suo “spigolare
su San Lorenzo (libro completamente da rivedere e da approfondire perché i
vuoti, le manchevolezza la povertà di ricerca sono numerosi con una assenza di
temperie storiche), ma trova le sue radici nel rapporto, come ebbi a scrivere,
e questi elementi sono stati riportati però dallo Scorza, nei miei scritti
archeologici e storici su San Lorenzo, nel legame tra il Mediterraneo arabo –
greco e il mondo illirico.
Tale
legame si rafforzò notevolmente con la venuta degli albanesi in San Lorenzo,
soprattutto nelle prime migrazioni dai Balcani. Con la presenza albanese in San
Lorenzo si stabilì un nuovo ceppo che interagì con quello spagnolo degli
Alarcon Mendoza.
Il
mondo spagnolo ha scavi marcati. Lo stesso Santo, ovvero San Lorenzo, ha radici
spagnole, che provengono chiaramente dalla cultura religiosa dentro il mondo
romano. Il culto resta fondamentale. San Lorenzo, non è soltanto il Santo della
graticola morto a 33 anni, è una presenza della Spagna aragonese, ma anche dei
presbiteri e dei vescovi o diaconi caduto sotto l’imperatore Valeriano con
l’editto del 258, che vede anche la morte del papa Sisto II. La presenza del culto
di San Lorenzo rimanda ad una radice spagnola e aragonese. La Spagna che si incontra con la Roma – Araba – Greca.
D’altronde il culto di San Lorenzo che è mediterraneo si incontra con quello
della Madonna delle Grazie che ha dimensioni culturali orientali. San Lorenzo
martire, secondo Alfredo Cattabiani, “veniva in ordine di importanza dopo
quella dei santi Pietro e Paolo”. Il vescovo Ambrogio ricordò Lorenzo con
queste parole: “… collocato un mucchio di carboni ardenti ardenti e steso su
una graticola di ferro, Lorenzo avrebbe dovuto consumarsi a fuoco lento…Lorenzo
illuminò il mondo con quella luce da cui fu egli stesso avvolto e riscaldò
d’amore i cuori dei fedeli con le fiamme fra cui consumò il suo martirio”. Dal
culto alle stagioni recenti la storia ha una sua continuità.
Dal
Mediterraneo alla Grecia della Magna Grecia nel promo modello geografico del
Regno del Sud al Regno di Napoli.
Le
diverse fasi che visse San Lorenzo ebbero un compimento intorno alla questione
risorgimentale e prima nella fase rivoluzionaria francese che si scontrò con
una decadenza spagnola ma furono gli anni pre e post unitari che diedero una
nuova struttura alla comunità. L’interrogativo importante resta il rapporto,
tra legame e scontro, tra la presenza dei Borboni in tutto il territorio,
essendo San Lorenzo dentro il Regno di Napoli (e già “cittadina” della Sibari
competitrice di Crotone) e quella dei briganti.
Come
influì il brigantaggio in San Lorenzo e se fu un brigantaggio prettamente
politico. San Lorenzo aveva dato origine alla comunità albanese di Spezzano.
Gli albanesi giocarono un ruolo da protagonista tra il Regno delle Due Sicilie
e il Brigantaggio. San Lorenzo non rimase immune da questa realtà finora non
abbiamo documenti certi. Ma San Lorenzo geograficamente fu uno snodo. Come lo
fu ai tempi di Roma imperiale, come lo fu nella guerra tra Spartaco e
l’esercito di Crasso, come lo fu nella immigrazione dei primi albanesi ebbe una
sua particolare funzione proprio nella fase risorgimentale e da questa alla
prima guerra mondiale. Non basta elencare feriti e caduti in guerra.
Il
discorso che si pone è molto più complesso e la storia ora va letta con le sue
interpretazione e la sua visione di continuità. Il fatto forte è che San
Lorenzo non venne mai meno alla sua identità. Non venne meno neppure durante il
Fascismo. Dunque, bisogna ricostruire una storia moderna che va dalla zona
d’ombra pre risorgimentale a tutto il Fascismo.
Il
Risorgimento trovò nella Grande Guerra una sua esperienza generazionale e un
attraversamento di famiglia che hanno focalizzato il rapporto tra borghesia e
mondo contadino proprio in San Lorenzo.
D’altronde
i luoghi e le strutture hanno un senso.
Il
Concio, Gentilino, il Castello sono tre spazi e tre luoghi che legame una
realtà contadina ad un mondo aristocratico o semi – aristocratico. Una lettura
affascinante al cui centro però bisogna porre il ruolo delle famiglie che hanno
svolto un ruolo significativo nelle trasformazioni anche economiche della
comunità. Trasformazioni che sono un vissuto comune con le antropologie del
luogo.
Certo,
il castello resta uno spazio – luogo fondamentale. Ma una civiltà si muove tra
tre coordinate: le eredità, l’identità e il processo innescato con le vere
origini. Le origini sono da interpretarsi in quel mondo arabo – greco – latino
– illirico la cui testimonianza è data dalla presenta delle famiglie che hanno
cambiato, economicamente e culturalmente, il volto di una comunità.
Il
culto, resta, comunque un punto di riferimento. San Lorenzo è puntualizzare sia
come cristianità ma anche come simbolo di una realtà storica all’interno di un
territorio la cui influenza Orientale e Occidentale è abbastanza sentita.
Resta
importante un pensiero ricavato dal racconto di Ambrogio. Lorenzo avrebbe
voluto seguire nella morte il suo maestro Sisto II. Ambrogio narra: “I
discepoli deboli possono precedere il maestro, i forti lo seguono. Questi
vincono senza il maestro perché non hanno più bisogno del suo insegnamento.
Così anche Elia ha lasciato indietro
Eliseo. Io incarico te di proseguire la mia virtus
di uomo”.
Il
culto di San Lorenzo è nella storia di una comunità. Nella sua santità e nella
sua umanità.
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