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Nel Sud delle etnie e della storia San Lorenzo del Vallo è un territorio riferimento

Nel Sud delle etnie e della storia San Lorenzo del Vallo è un territorio riferimento nel rapporto tra Grecità, Latinità e Albanesità in un Mediterraneo vissuto
di Pierfranco Bruni

Ormai da studi di prima mano posso affermare, con consapevolezza storico - scientifica, che San Lorenzo del Vallo è stato ri\popolato e abitato da un gruppo di Albanesi giunti nel Regno di Napoli, che fu Magna Grecia. Precisamente c’è da sottolineare che tra il 1517 e il 1521 che il Casali di San Lorenzo era abitato da 362 famiglie con una popolazione di duemila abitanti. (Documenti Museo di S. Martino di Napoli e Biblioteca di Bari “De Gennaris” e successivi miei approfondimenti Mibac 2004 – 2006 e Mostra con Catalogo sui Casali Arbereshe diruti).
Eravamo nell’epoca di Carlo V e della presenza nel Casale di Charles Leclerck (è in corso uno studio proprio sulla presenza degli Albanesi in San Lorenzo del Vallo). Intorno al 1532 - 1533 arrivarono i Coronei. Ma questa è storia già raccontata da Alessandro Serra nel suo testo su Spezzano Albanese.
C’è un fenomeno sul quale bisogno ritornare ad indagare proprio negli anni Rinascimentali che videro San Lorenzo al centro di una particolare questione immigrazione – emigrazione.  Nel 1521 il Casale di San Lorenzo era abitato, dunque, da 362 famiglie albanesi con una popolazione di duemila abitanti. Nel 1543, nonostante l’arrivo dei Coronei, nel censimento aprile – maggio si contano soltanto 71 famiglie di albanesi. Ci fu una vera e propria diaspora che va tuttora ricontestualizzata.
C’è da tenere presente che la nascita di  Spezzano Albanese la si fa risalire proprio agli anni 1541 – 1543. un altro dato sul quale occorre ricercare, e sul quale si sta lavorando, è la cessione del Feudo di San Lorenzo avvenuto nel 1555 che passa dai Sanseverino a Barnaba Pescara, che era un suo parente, senza nulla pretendere o barattare. Questo è elemento di scontro con la vicina Spezzano. San Lorenzo passa nelle mani dei Mendoza Della Valle soltanto nel 1619 (dallo studio di Micol Bruni con l’Università degli Studi di Bari come Cultrice della Materia in Storia del Diritto, ed esperta di Minoranze etniche storiche, sulle Capitolazioni e sui Capitoli, studio che vedrà la luce nei prossimi mesi). Ma non anticipo altro anche per questioni ancora istituzionali.
È chiaro, comunque, come ho ribadito nei miei libri, che le radici di San Lorenzo del Vallo presentano approfondimenti che vanno nella direzione che pongono al centro le identità greco – romane di questa comunità, ma c’è una forte componente (storica, culturale e di visioni geo –etnico) che rimanda ancora una volta ad una tradizione Italo – Albanese, ovvero Illirica.  
Più volte è stato sottolineato ciò (anche di recente in alcune mie pubblicazioni istituzionali per conto del Ministero dei beni e delle attività culturali) e in più circostanze l’analisi avvalora questa tesi. La componente Arbereshe di San Lorenzo del Vallo è una testimonianza che trova la sua “giustificazione” non solo in un apparato linguistico (alcuni cognomi, alcuni elementi toponomastici), ma anche in una contestualità storica che mostra una griglia di dati che consolidano una matrice “orientale” nella storia di San Lorenzo. Orientale balcanica ma anche profondamente Araba e quindi Mediterranea.

Il territorio è sempre una chiave di lettura per capire la storia e per definire linee progettuali per il futuro. Voglio portare un esempio di un piccolo paese calabrese: San Lorenzo del Vallo in provincia di Cosenza. Un paese sradicato da una temperie storica ma che "nasconde" risorse ed energie proprio sulla base di una conoscenza appropriata delle sue identità. Il contesto che è stato Magna Grecia è dentro quel territorio che è stato definito Arberia. Le infiltrazioni illiriche nel linguaggio sanlorenzano portano ad una chiave di lettura di una precisa valenza greco – romana ma la cultura spagnola (che è il portato, al di là dei conflitti che si sono verificati in tutto il Regno di Napoli) ha lasciato segni tangibili.

Il XV secolo è il secolo delle immigrazioni. Scanderbeg che moriva nel 1468 era stato un baluardo cristiano contro gli Ottomani, ovvero contro i Turchi. E i Turchi, come dice una leggenda, che arrivano dal mare diventano il vero spauracchio per quelle comunità che avevano, in modo particolare, ospitato i primi profughi albanesi. San Lorenzo non ospita i profughi albanesi (ciò è da chiarire) ma gli albanesi formano un loro luogo di accasamento proprio sul territorio di San Lorenzo e i conflitti con Alarcon Mendoza creano successivamente una ulteriore diaspora. San Lorenzo è stato un paese Arbereshe: non ci sono dubbi.

Storia e raccordi archeologici sono alla base delle radici e dei codici identitari di un paese come San Lorenzo del Vallo. Un centro che rientrava nella Chora della Magna Grecia. Si narra che San Lorenzo del Vallo fu un Feudo successivo degli Alarcon e dei Pescara. Alarcon fu un navigatore spagnolo nato intorno al 1500. Il fiume che attraversava i territori dell’area geografica comprendente S. Lorenzo era chiamato Tearo.
San Lorenzo del Vallo ha assorbito dei processi che hanno avuto una valenza storica su tutto il territorio. C'è una continuità di modelli archeologici che legano la Magna Grecia al mondo illirico e greco. Non per caso la maggior parte dei casali Arbereshe ha occupato e occupa prevalentemente quei territori che sono stati riferimenti fondamentali nella temperie magno greca.

Testimonianze archeologiche illiriche e greche sono presenti in gran parte dei contesti territoriali del Sud. Ciò avvalora la tesi di un rapporto significativo tra la Calabria e l'Albania molto prima della venuta migratoria albanese in Italia nella contestualizzazione scandaberghiana. Non bisogna dimenticare, proprio per questo, a tal proposito la stagione italo – albanese di San Lorenzo del Vallo.
La nascita di Spezzano Albanese deve molto a San Lorenzo del Vallo. Le sue radici greche, comunque, sono un segno tangibile. Come è un dato tangibile l’imponenza del castello perché in esso ci sono i modelli di un processo che ha attraversato quasi tutta la Calabria. San Lorenzo del Vallo è stato un punto di riferimento sia sul piano archeologico sia sul piano più strettamente storico.

Ho sempre sostenuto l’importanza di dare consapevolezza a un dialogo stretto tra le identità pre -greche, quelle greche e quelle romane e le epoche e le civiltà successive. Ci sono, in San Lorenzo del Vallo, rigurgiti Arabi con i quali tuttora occorrerebbe fare i conti. Il castello sembra raccogliere, attraverso le sue forme e quelle incisioni storiche, tutti quegli elementi che hanno condensato un viaggio all’interno di un mosaico di civiltà.
Il materiale riferito alla Necropoli arcaica con corredo di tipo siculo qui ben documentato. Lo scritto di Paolo Orsi, apparso su “Notizie Scavi” del 1902, è un documento che avvalora una San Lorenzo archeologica vitale nella storia della Calabria. Le immagini dei reperti, come descritti da Paolo Orsi, recuperati nelle tombe è una dimostrazione emblematica.

Significativo è il ripostiglio di denari repubblicani romani rinvenuto in contrada Masseria. L’autore di questo saggio è Giuseppe Procopio. Il testo analitico è apparso su “Notizie Scavi” del 1952. Qui si ripropone la lettura nella cronologia di E. Babelon alla quale si affianca, contrapponendosi, quella di H.A. Grueber.

Gennaro Pesce ha studiato le Arule rinvenute in San Lorenzo del Vallo in un  articolo apparso addirittura  sul “Bollettino d’Arte” del 1935.
Alla base della presenza di strutture e manufatti ci sono modelli di civiltà, i quali hanno permesso di dare una visione interpretativa ad un paese con delle storie articolate. La stessa chiesa di Santa Maria delle Grazie ha una origini i cui richiama orientali non sono da trascurare. Quanti paesi albanesi hanno tuttora una chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie?
Un interrogativo sul quale stiamo riflettendo, ma tra territori della Magna Grecia e geografia Arbereshe c’è un legame che non va trascurato perché è nei codici di un passaggio tra archeologia e storia che si dà senso alla vera identità di una comunità.
I due aspetti quello illirico e quello greco – latino sono manifestazioni di un contesto territoriale e storico ben calato nelle radici Mediterranee.
Ma lo stesso nome del Casale, ovvero San Lorenzo, nasce per una devozione a un martire di origine spagnole chiamato da Sisto II a dirigere le economie della Chiesa. Anche la storia del rapporto tra il martire Lorenzo e il Casale è una pagina da riaprire proprio sul piano tra la latinità, l’Impero Romano e la Chiesa.
C’è una data dalla quale bisogna ripartire per ricostruire, nella modernità Umanistico –  Rinascimentale, San Lorenzo del Vallo ed è il 1456. Il terremoto del 1456 intrecciò la strada ad un rapporto tra la grecità e la latinità di San Lorenzo e la storia dei profughi albanesi.

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