ABRUZZO E MARCHE CUMULANO LA PIÙ ALTA PERCENTUALE DI PUNTI CRITICI
Roma, 14 agosto 2014 - Su 264 campioni di acqua analizzati dal laboratorio mobile di Goletta Verde, il 55% è risultato fuori legge per i parametri microbiologici previsti dalla normativa: si tratta di un punto inquinato ogni 51 km di costa. A suonare il campanello d'allarme è Legambiente nell'illustrare i dati del bilancio finale di Goletta Verde 2014, la campagna dell'associazione ambientalista realizzata anche grazie al contributo del Coou, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, di Novamont e Nau. Sono 124, rileva l'associazione ambientalista, i campioni inquinati prelevati presso foci di fiumi, canali e scarichi sospetti, mentre sono 22 quelli relativi a spiagge affollate di turisti. Le criticità sono state riscontrate in gran parte delle regioni italiane. Abruzzo e Marche cumulano la più alta percentuale di punti critici, rispettivamente con l'88% e l'83% dei prelievi risultati inquinati. Le due regioni sono state penalizzate dalle forti piogge dei giorni precedenti al campionamento e dall'elevato numero di corsi d'acqua e canali che sfociano in mare. A seguire Calabria e Lazio, rispettivamente con il 79 e 75% dei punti risultati critici. Il risultato migliore è quello relativo alla Sardegna che presenta solo il 10% di punti inquinati. Il killer del mare è ancora una volta la mancata depurazione che riguarda un italiano su tre. Dopo due sentenze di condanna, la prima nel 2012 e la seconda nell'aprile 2014, la Commissione Ue ha avviato quest'anno la terza procedura d'infrazione, la 2014/2059 per il mancato rispetto della direttiva sulla depurazione degli scarichi civili. Il procedimento riguarda 880 agglomerati urbani in tutta Italia, il 28% del totale, per l'inadeguato trattamento degli scarichi fognari.
CIAFANI, GOVERNO SBLOCCHI OPERE UTILI E A TUTELA DEL MARE - Tra le Regioni maggiormente coinvolte Campania, con il 76% degli agglomerati sul totale regionale in procedura, Calabria (53%), Sicilia (52%) e Marche (50%). In termini di carico non trattato, a riversare il maggior apporto inquinante nei fiumi e nei mari italiani sono la Campania (con 2,4 milioni di abitanti serviti da inadeguati sistemi depurativi), il Lazio (1,8 milioni di abitanti), la Lombardia (1,6 milioni) e la Puglia (1,5 milioni). «I tanti punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi e denunciati ormai da diversi anni, meritano una volta per tutte un vero approfondimento da parte degli enti competenti», spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente. «In questi anni Goletta Verde -sottolinea- ha monitorato costantemente lo stato di salute delle acque e denunciato più volte il problema di una mancata depurazione dei reflui civili. Lo stesso Governo ricorda che attualmente solo il 64% degli italiani è servito da impianti di depurazione e il ritardo rispetto agli obiettivi imposti dall'Europa ci potrebbe costare mezzo miliardo di euro a carico della collettività. Il governo Renzi sblocchi opere utili come quelle a tutela del mare invece di ricorrere al solito lungo elenco di opere stradali e autostradali». L'obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde, commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, «è quello di individuare i punti critici con particolare attenzione alle situazioni in cui intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato anche dal decreto legislativo 116/2008 che regola le acque di balneazione»
Per questo l'attenzione, rileva Zampetti, «è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti 'sospettì individuati grazie al lavoro dei circoli di Legambiente e alle segnalazioni dei cittadini. Le nostre analisi controllano il carico batterico derivante da scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque costiere e la stessa balneazione e i rilievi eseguiti denunciano in maniera puntuale le aree critiche presenti lungo la costa». Su queste, aggiunge, «è necessario intervenire per prevenire i fenomeni di inquinamento che purtroppo anche durante questa stagione estiva si continuano a registrare in diverse località balneari italiane. Sono tratti di costa a 'rischio più elevato di inquinamentò che non sempre vengono analizzati dalle autorità competenti». Anche quest'anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell'olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è stato il main partner della storica campagna estiva di Legambiente. «La difesa dell'ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», spiega Elena Susini, responsabile della Comunicazione del Coou. L'olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. «Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso -spiega Susini- può danneggiare l'ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un'auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche». A contatto con l'acqua, l'olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. «Con la nostra attività di comunicazione -conclude- cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell'ambiente provochino poco inquinamento».
Roma, 14 agosto 2014 - Su 264 campioni di acqua analizzati dal laboratorio mobile di Goletta Verde, il 55% è risultato fuori legge per i parametri microbiologici previsti dalla normativa: si tratta di un punto inquinato ogni 51 km di costa. A suonare il campanello d'allarme è Legambiente nell'illustrare i dati del bilancio finale di Goletta Verde 2014, la campagna dell'associazione ambientalista realizzata anche grazie al contributo del Coou, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, di Novamont e Nau. Sono 124, rileva l'associazione ambientalista, i campioni inquinati prelevati presso foci di fiumi, canali e scarichi sospetti, mentre sono 22 quelli relativi a spiagge affollate di turisti. Le criticità sono state riscontrate in gran parte delle regioni italiane. Abruzzo e Marche cumulano la più alta percentuale di punti critici, rispettivamente con l'88% e l'83% dei prelievi risultati inquinati. Le due regioni sono state penalizzate dalle forti piogge dei giorni precedenti al campionamento e dall'elevato numero di corsi d'acqua e canali che sfociano in mare. A seguire Calabria e Lazio, rispettivamente con il 79 e 75% dei punti risultati critici. Il risultato migliore è quello relativo alla Sardegna che presenta solo il 10% di punti inquinati. Il killer del mare è ancora una volta la mancata depurazione che riguarda un italiano su tre. Dopo due sentenze di condanna, la prima nel 2012 e la seconda nell'aprile 2014, la Commissione Ue ha avviato quest'anno la terza procedura d'infrazione, la 2014/2059 per il mancato rispetto della direttiva sulla depurazione degli scarichi civili. Il procedimento riguarda 880 agglomerati urbani in tutta Italia, il 28% del totale, per l'inadeguato trattamento degli scarichi fognari.
CIAFANI, GOVERNO SBLOCCHI OPERE UTILI E A TUTELA DEL MARE - Tra le Regioni maggiormente coinvolte Campania, con il 76% degli agglomerati sul totale regionale in procedura, Calabria (53%), Sicilia (52%) e Marche (50%). In termini di carico non trattato, a riversare il maggior apporto inquinante nei fiumi e nei mari italiani sono la Campania (con 2,4 milioni di abitanti serviti da inadeguati sistemi depurativi), il Lazio (1,8 milioni di abitanti), la Lombardia (1,6 milioni) e la Puglia (1,5 milioni). «I tanti punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi e denunciati ormai da diversi anni, meritano una volta per tutte un vero approfondimento da parte degli enti competenti», spiega Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente. «In questi anni Goletta Verde -sottolinea- ha monitorato costantemente lo stato di salute delle acque e denunciato più volte il problema di una mancata depurazione dei reflui civili. Lo stesso Governo ricorda che attualmente solo il 64% degli italiani è servito da impianti di depurazione e il ritardo rispetto agli obiettivi imposti dall'Europa ci potrebbe costare mezzo miliardo di euro a carico della collettività. Il governo Renzi sblocchi opere utili come quelle a tutela del mare invece di ricorrere al solito lungo elenco di opere stradali e autostradali». L'obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde, commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, «è quello di individuare i punti critici con particolare attenzione alle situazioni in cui intravediamo un rischio più elevato di inquinamento, così come viene indicato anche dal decreto legislativo 116/2008 che regola le acque di balneazione»
Per questo l'attenzione, rileva Zampetti, «è stata focalizzata soprattutto alle foci e in tratti 'sospettì individuati grazie al lavoro dei circoli di Legambiente e alle segnalazioni dei cittadini. Le nostre analisi controllano il carico batterico derivante da scarichi non depurati che minacciano la qualità delle acque costiere e la stessa balneazione e i rilievi eseguiti denunciano in maniera puntuale le aree critiche presenti lungo la costa». Su queste, aggiunge, «è necessario intervenire per prevenire i fenomeni di inquinamento che purtroppo anche durante questa stagione estiva si continuano a registrare in diverse località balneari italiane. Sono tratti di costa a 'rischio più elevato di inquinamentò che non sempre vengono analizzati dalle autorità competenti». Anche quest'anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che da 30 anni si occupa della raccolta e del riciclo dell'olio lubrificante usato su tutto il territorio nazionale, è stato il main partner della storica campagna estiva di Legambiente. «La difesa dell'ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», spiega Elena Susini, responsabile della Comunicazione del Coou. L'olio usato si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. «Se eliminato in modo scorretto questo rifiuto pericoloso -spiega Susini- può danneggiare l'ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un'auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche». A contatto con l'acqua, l'olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. «Con la nostra attività di comunicazione -conclude- cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell'ambiente provochino poco inquinamento».

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