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L'amor di patria nel convegno garibaldino di Melito Porto Salvo ma l'on. Natino Aloi scaglia il suo j'accuse contro gli scippi ed i falsi storici

“Nella continuità del progetto di Garibaldi il compimento dell’unità d’Italia (1860-1918)”. Il saluto della dottoressa Giuseppa Di Raimondo, in rappresentanza della terna Commissariale insediatasi dopo lo scioglimento per mafia del Comune e del cavaliere Paolo Praticò, presidente dei Cavalieri Garibaldini (Circolo Ippico Melitese); ma poi, anche del professore Nino Nastasi, dirigente scolastico (“Edmondo De Amicis”; il professore Vincenzo Mandalari presidente dell’ANP di Reggio Calabria; il capitano, ing. Nicola Pavone, presidente U.N.U.C.I..  Hanno relazionato: Pasquale Martinello e l’onorevole Fortunato Aloi. Hanno letto due poesie:l’architetto Natale Cutrupi e Giuseppe Bagnato. In mezzo al pubblico l’ex sindaco geometra Umberto Laface; il già presidente dei Lyons Area Grecanica ing. Pino Barbaro; l’ammiraglio Giuseppe Bellantone; il tenente Alessandro Arrabito, comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Melito P.S. e Pina Costantino, vedova del generale Michelangelo Azzarà. Lo scambio di doni:ferri di cavallo in ‘camicia rossa’ e gagliardetti a perdere 
MELITO PORTO SALVO (RC) IL CONVEGNO SULLA GRANDE GUERRA ALTRIMENTI INTESA 1^ GUERRA MONDIALE QUESTA SERA GIOVEDÍ 7 AGOSTO 2014 AL MUSEO GARIBALDINO SUL “LUNGOMARE DEI MILLE”. RIPERCORSE LA FASI SALIENTI CHE PORTARONO ALLA ‘QUARTA GUERRA D’INDIPENDENZA’
Domenico Salvatore


Dopo un incredibile black-out culturale, durato anni ed anni qualcheduno ha lanciato il sasso nello stagno. Il presidente del Circolo Ippico Melitese, Paolo Praticò alla fine dei lavori, quando…cadunt altis montibus umbrae, appare molto soddisfatto per l’esito del convegno, ripreso dalle televisioni locali, radio e stampa cartacea ed on line. È riuscito a riunire intorno ad un tavolo, addirittura tre dirigenti scolastici (Nicola Pavone, Enzo Mandalari e Nino Nastasi); un Generale dell’Esercito (Pasquale Martinello, nativo di Melito Porto Salvo; un Commissario (Giuseppa Di Raimondo) facente parte della terna, insediatasi all’indomani dello scioglimento per mafia del Comune di Melito Porto Salvo. In primis un preambolo inerente, che ci sembra doveroso per intenderci meglio. Si è parlato di Guerre Mondiali e d’Indipendenza, ma anche di…Patria, amor di Patria, Patriottismo.…Adlai Ewing Stevenson Jr :“Quando un Americano dice che ama il suo paese, egli non vuol solo intendere che ama le colline del New England, le praterie luccicanti sotto il sole, i vasti altopiani, le grandi montagne e il mare. Egli vuol dire che ama un'atmosfera interna, una luce interna nella quale vive la libertà e nella quale un uomo può tirare un sospiro di rispetto per se stesso.”. Vladimir Majacowskij.“Mai potrai smettere di amare la terra con cui hai condiviso il freddo.”.  E George Williams Curtis “Il paese di un uomo non è una certa porzione di terra, di montagne, di fiumi, e di boschi, ma è un principio; e il patriottismo è la lealtà a quel principio. Charles De Gaulle… “Il patriottismo è quando l'amore per la tua gente viene per primo; nazionalismo, quando l'odio per quelli diversi dalla tua gente viene per primo.” . Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica:“E' diffuso in tutta Italia il risveglio dell'amor di Patria, ed è per me naturale dare voce a questo sentimento.”… durante il discorso di fine anno alla Nazione, 31 Dicembre 2003… “Il patriottismo è un ideale Vivo sentimento di amore per la propria patria. Un sentimento , che è stato variamente dipinto… legame con le proprie tradizioni, la propria lingua, le proprie radici culturali. Sentimento di devozione, amore e fedeltà per la propria patria. Il livello di patriottismo varia nel tempo e da comunità a comunità. Tipicamente, però, è più intenso quando lo stato è minacciato da un nemico esterno. Allo stesso modo alti livelli di patriottismo tendono, viceversa, a essere uniti alle cause principali di guerra. Per esempio, il patriottismo fu una delle cause principali dello scoppio della prima guerra mondiale. sventolare le bandiere, cantare l'inno nazionale partecipare a marce Riferimento ad alcuni valori morali, quali il rispetto per la bandiera contenuti simbolici e cerimoniali. L'impegno profuso, su molteplici piani (politico, militare, intellettuale, ecc.) e via di sèguito. Si parlerà di Prima Guerra Mondiale e nelle pieghe perfino di Seconda Guerra Mondiale, ma anche del Risorgimento Italiano. Di Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi (che con il ‘Re Galantuomo, alias Vittorio Emanuele II; l’Apostolo del Risorgimento alias Giuseppe Mazzini ed ‘Il tessitore’ alias Camillo Benso Conte di Cavour), hanno fatto l’Italia, una, indipendente e repubblicana. Senza nulla togliere agli altri patrioti, dai Carbonari agl’Irredentisti, che  hanno bagnato con il loro sangue, l’albero della libertà. 

Nonostante  gli spudorati falsi storici. Basterebbe vedere come sia stata relegata a semplice comparsa, poco più di una cenerentola, l’eroica Melito, che trasuda Storia patria da tutti i pori. A cominciare dalla Guerra Sicula combattuta dai figli di Giulio Cesare e Gneo Pompeo, inteso Magno (Cesare Ottaviano e Pompeo Sesto). Il futuro Augusto, aveva la sua base nel porto di Rùmbolo, tra Saline e Melito. E Giuseppe Garibaldi, sbarcò ancora, proprio a Rùmbolo, dove l’attendevano i ben numerosi patrioti come Tommaso Alati ed il sindaco Amato, che avevano preparato il terreno per l’arrivo del nizzardo. Dispiace dirlo, ma molti convegnisti di fama, non si sono indignati a sufficienza per correggere i falsi storici. Mentre gli storici di grido, continuano a mentire ed a raccontare storielle che non hanno né capo e né coda; a taroccare la Storia impunemente. Saranno importanti la Triplice Intesa, la Triplice Alleanza,  Rodolfo D’Asburgo, Francesco Ferdinando, Sarajevo, Gavrilo Princip, la tragedia di Mayerling, lo Zar, Francesco Giuseppe, Benito Mussolini e via di seguito. Ma Melito, aspetta da duemila anni che si cominci a raccontare la verità; a Riscrivere la ‘vera’ Storia, magistra vitae; che le venga restituita la dignità. Da qui, è partita l’Unità d’Italia, si voglia o no. Garibaldi ci passò tra volte ufficialmente e qualche altra ufficiosamente. I Melitesi riconoscenti intitolarono all’eroe dei due mondi, Il Corso Garibaldi, il Lungomare dei Mille, la casina dei Mille ecc. Ci vuole pazienza…”Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”. Il generale Pasquale Martinello, ha rivendicato le sue origini ‘melitote’. Interessante il suo excursus storico, a partire dalla Proclamazione del Regno d’Italia…quando il 98% della popolazione era analfabeta, sino alla così detta “Quarta Guerra d’Indipendenza”. L’Italia era fatta, come disse Massimo D’Azeglio. Ora, bisognava fare gl’Italiani. Qui viene in mente l’altro motto del poeta francese, Alfonso di Lamartine: “L’Italia è una terra di morti” e  dello storico tedesco B. Giorgio Niebühr, diplomatico a Roma dal 1816 al 1823, che scriveva: “... L’Italia è una terra di morti che camminano”. Martinello, ha sottolineato le tristi condizioni in cui versava il popolo del Mezzogiorno e l’attualità della Questione Meridionale. Poi è salito in cattedra  l’onorevole Natino Aloi, già sottosegretario di Stato alla P.I., avvocato, scrittore, saggista e giornalista; grande figura di umanista dall’eloquio forbito ed elegante, ma anche pregnante e dalla semantica  chiara. Ha difeso coi denti e con le unghie la figura mitica e leggendaria di Giuseppe Garibaldi:”In tutto il mondo ci sono statue, statuette, di vario materiale, intitolazioni di scuole, strade e piazze se non altro, ma da noi, mi sembra che si osi…dire e parlar male di Garibaldi.”. Eppure, la perfida Albione lo definì:munifico e generoso. Aloi ha tracciato un ident-kit del maestro davvero straordinario. Gli unici, ‘temuti, riveriti ed ossequiati’ dalla mafia. 

Il maestro Perboni, un eroe del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, idealizzato come un’icona del Risorgimento Italiano…” Ieri sera, mentre il maestro ci dava notizie del povero Robetti, che dovrà camminare con le stampelle, entrò il Direttore con un nuovo iscritto, un ragazzo di viso molto bruno, coi capelli neri, con gli occhi grandi e neri, con le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte, tutto vestito di scuro, con una cintura di marocchino nero intorno alla vita.Il Direttore, dopo aver parlato nell'orecchio al maestro, se ne uscì, lasciandogli accanto il ragazzo, che guardava noi con quegli occhioni neri, come spaurito. Allora il maestro gli prese una mano, e disse alla classe:- Voi dovete essere contenti. Oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria, a più di cinquecento miglia di qua. Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano. Egli è nato in una terra gloriosa, che diede all'Italia degli uomini illustri, e le dà dei forti lavoratori e dei bravi soldati; in una delle più belle terre della nostra patria, dove son grandi foreste e grandi montagne, abitate da un popolo pieno d'ingegno, di coraggio. Vogliategli bene, in maniera che non s'accorga di esser lontano dalla città dove è nato; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli.Detto questo s'alzò e segnò sulla carta murale d'Italia il punto dov'è Reggio di Calabria. Poi chiamò forte:- Ernesto Derossi! - quello che ha sempre il primo premio. Derossi s'alzò.- Vieni qua, disse il maestro.Derossi uscì dal banco e s'andò a mettere accanto al tavolino, in faccia al calabrese.- Come primo della scuola, - gli disse il maestro, - dà l'abbraccio del benvenuto, in nome di tutta la classe, al nuovo compagno; l'abbraccio dei figliuoli del Piemonte al figliuolo della Calabria. Derossi abbracciò il calabrese, dicendo con la sua voce chiara: - Benvenuto! - e questi baciò lui sulle due guancie, con impeto. Tutti batterono le mani.- Silenzio! -gridò il maestro, - non si batton le mani in iscuola! Ma si vedeva che era contento. Anche il calabrese era contento. Il maestro gli assegnò il posto e lo accompagnò al banco. Poi disse ancora:- Ricordatevi bene di quello che vi dico. Perché questo fatto potesse accadere, che un ragazzo calabrese fosse come in casa sua a Torino e che un ragazzo di Torino fosse come a casa propria a Reggio di Calabria, il nostro paese lottò per cinquant'anni e trentamila italiani morirono. Voi dovete rispettarvi, amarvi tutti fra voi; ma chi di voi offendesse questo compagno perché non è nato nella nostra provincia, si renderebbe indegno di alzare mai più gli occhi da terra quando passa una bandiera tricolore. Appena il calabrese fu seduto al posto, i suoi vicini gli regalarono delle penne e una stampa, e un altro ragazzo, dall'ultimo banco, gli mandò un francobollo di Svezia.”. Conosciamo da vecchia data, l’onorevole Natino Aloi e non ci stanchiamo mai di ascoltare questo ‘libro aperto’. Ci fa piacere che i suoi punti di vista per quanto riguarda lo scippo storico di Melito, collimino con i nostri. Di storici in malafede pardon di “storionzoli” da due soldi se non di storiucoli da strapazzo, son pieni i fossi. Il tutto si è concluso con lo scambio di omaggi, offerti dal signor Paolo Praticò, di recente diventato nonno di un vispo maschietto. Ferri di cavallo in camicia garibaldina e gagliardetti a perdere. Il convegno, ha avuto il patrocinio del Comune di Melito, rappresentato per l’occasione dalla dottoressa Giuseppina Di Raimondo; uno dei tre commissari insediati al Comune, dopo il terzo scioglimento per mafia, record nazionale. Domenico Salvatore